Knights of Honor II: Sovereign | Recensione - Novelli strateghi
Knights of Honor II: Sovereign è un grand strategy dalle ambizioni contenute, ma non sottovalutate l'opera targata Black Sea Games
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a cura di Daniele Spelta
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Black Sea Games
- Produttore: THQ Nordic
- Distributore: THQ Nordic
- Piattaforme: PC
- Generi: Strategico
- Data di uscita: 6 dicembre 2022
Knights of Honor II: Sovereign è un gioco d’altri tempi, non solo per la sua ambientazione medievale sempre più spesso ignorata o per i suoi lunghissimi tempi di sviluppo, dato che il primo annuncio risale oramai a inizio 2019.
In un panorama rivolto con forza crescente verso termini come complessità o profondità – giusto per citare due casi recenti: Crusader Kings 3 o Victoria 3 – lo strategico in tempo reale sviluppato da Black Sea Games sceglie di imboccare la strada opposta e si rivolge ad una fetta di appassionati che non ha né tempo né voglia di districarsi in infiniti menù o arzigogolate statistiche, per poi magari abbandonare dopo pochi minuti ogni futile tentativo di comprensione.
Non saremo al cospetto della nuova avanguardia in questo genere, ma attenzione a non etichettare con aggettivi come superficiale Knights of Honor II: Sovereign (lo trovate su Amazon), perché nella sua immediatezza anche questo viaggio nell’Europa tra l’XI e il XIV Secolo ha il suo perché.
Il fascino del medioevo non tramonta mai
Uno dei principali punti di forza di Knights of Honor II è la sua ambientazione che, lo diciamo con una quasi totale certezza, è sempre fissa nei cuori di tutti gli aspiranti generali da mouse e tastiera.
Già dalla scelta della fazione emerge però con forza un certo senso di approssimazione. Ad inizio campagna è possibile selezionare fra tre date di partenza - 1100 d.C, 1224 d.C e 1360 d.C - ma il numero di scenari è destinato ad aumentare grazie alla già prevista introduzione delle mod.
La mappa comprende in quasi tutta la sua interezza l’Europa – ad esclusione delle propaggini più settentrionali della Scandinavia – il Nord Africa e il Medio Oriente; le varie province in cui è suddivisa subiranno delle modifiche in termini di regni, ducati e repubbliche in base alla opzione temporale impostata.
Durante le lezioni di storia, Knights of Honor II era però probabilmente distratto, perché le imprecisioni sono abbondanti, crediamo anche a causa di una necessaria limitazione per quel che riguarda le fazioni da scegliere. Ad esempio, il Sacro Romano Impero è rappresentato da una generica Germania, che comprende anche entità comunali come Milano, Bologna o Firenze teoricamente indipendenti ai tempi, oppure la Lituania rappresentata ancora come un regno pagano nel tardo XIV Secolo.
Un altro elemento che ci ha fatto storcere il naso è la casualità con cui le risorse vengono distribuite nei vari territori, come miniere, boschi e pascoli. Questa randomizzazione aumenta di certo la rigiocabilità, ma genera anche stranezze geografiche e crea un evidente sbilanciamento a favore di alcune province, che saranno più ricche in partenza senza una vera giustificazione.
Sono tutte imprecisioni che destano dubbi per un appassionato di storia, ma che probabilmente passeranno tranquillamente in secondo piano per chi non ha grandi pretese sulla perfetta ricostruzione del Medioevo nostrano.
Un'epoca senza troppi fronzoli
Una volta scelta la potenza con cui affrontare la campagna si entra nel vivo di Knights of Honor II, in un sistema di gioco che si avvicina – senza pretese emulative – a quello presentato nelle varie opere Paradox, soprattutto per quel che riguarda la gestione delle province, l’evoluzione della dinastia regnante e la diplomazia, il tutto in tempo reale nonostante una strana assenza del trascorrere di mesi e anni.
Per misurare però la distanza rispetto a Crusader Kings 3 basta citare la snellezza del tutorial che, tramite pochi indizi e una manciata di rapide spiegazioni, mette subito in chiaro quali siano i compiti del giocatore.
Il vantaggio è che non servono le classiche partite a vuoto prima di padroneggiare le varie meccaniche di gioco e gli ingredienti per un ottimo strategico sono tutti presenti, solo in una versione semplificata e che non permette piani troppo elaborati.
Per spiegare questo concetto, prendiamo in considerazione la corte, dove arruolare mercanti, generali, chierici, diplomatici e piazzare anche figli vari. Questi agenti hanno numerosi tratti e svariati bonus che garantiscono vantaggi economici o nelle relazioni con gli altri regni, ma non c’è nessun contrappeso a queste abilità, non c’è nessun rischio di tradimento o una potenziale rivolta se si sceglie di mandare in guerra un comandante al posto di un proprio parente per una potenziale conquista. L’unica avvertenza è non licenziare troppo velocemente questi consiglieri per non scontentare le varie classi sociali, come i contadini, i nobili, il clero, i mercanti e i guerrieri.
Questo ragionamento è applicabile in molti altri ambiti – come per le crociate, semplici spedizioni indette dal Papa contro qualche regno islamico o pagano, guerre su cui però non si ha mai un diretto controllo e che in fin dei conti non presentano differenze morali o decisionali rispetto a un qualsiasi altro scontro.
Un territorio da amministrare
La gestione di una propria provincia non si discosta da questa “leggerezza” complessiva. Ogni insediamento principale ha i suoi classici slot per gli edifici e la sua popolazione residente, genera degli introiti e il livello di felicità ne determina la stabilità.
Tenere sotto controllo questi parametri è un esercizio mentale che ogni navigato stratega riuscirà a compiere in pochi click, visto che non ci sono reali margini di errori né spazi per i più classici dilemmi tra rischi e ricompense. Dovete aumentare la felicità del popolo? Costruite una bella taverna – magari con un bordello in aggiunta – e i cittadini avranno il loro luogo di svago.
Serve aumentare il flusso di cassa? Il mercato è la perfetta soluzione per generare una maggiore entrata di denaro e anche per aumentare le risorse necessarie per instaurare gli scambi commerciali.
Oltre ad una UI piccola e non di immediata lettura, la vera pecca della gestione territoriale è l’impossibilità di giocare in modo verticale. Sempre per tornare in ambito Paradox, in Europa Universalis IV anche le piccole città possono dire la loro, soprattutto gli snodi commerciali come Venezia o i centri urbani della Lega Anseatica, in grado di diventare vere e proprie metropoli dal peso specifico consistente sullo scacchiere internazionale.
Purtroppo Knights of Honor II non prevede uno stile di gioco simile, visto che le singole province hanno dei limiti molto stretti in termini di risorse, di edifici da costruire e di truppe da arruolare.
Alla pugna!
Questa restrizione, assieme alle condizioni di vittoria, implica per forza di cose una spinta espansiva, una conquista spada alla mano delle province confinanti. In ambito bellico, Knights of Honor II pone il giocatore davanti ad un bivio e le battaglie possono essere simulate in modo automatico – tanto per cambiare, come accade in molti giochi Paradox – oppure essere vissute in prima persona, esattamente come i Total War ci hanno insegnato da circa vent'anni a questa parte.
Purtroppo, l’opera di Black Sea Games si rivela ancora una volta la copia sbiadita della sua fonte di ispirazione e le battaglie hanno un contenuto tattico davvero impalpabile.
La principale delle cause è una selezione delle truppe davvero generica e limitata, che si spinge poco oltre al solito schema carta-forbice-sasso rappresentato dal rapporto di forza-debolezza tra la fanteria, la cavalleria e le truppe da lancio.
Le mappe in cui si svolgono gli scontri sono inoltre delle distese piane senza troppi spunti e tutta l’azione avviene in modo rapido e confuso, con pochi margini per delle mosse tattiche. Infine, l’ultimo elemento che ci ha fatto propendere sempre di più verso l’automatizzazione dei duelli è stato l’aspetto grafico, momento in cui Knights of Honor II è parso, come detto in apertura, un reperto storico uscito da qualche era videoludica passata, a causa di modelli davvero retrò e per via di animazioni legnose che poco aggiungono alla drammaticità delle battaglie.
Un intricato scacchiere
Le inevitabili guerre di cui è ricco Knights of Honor II trovano il loro epilogo o nella distruzione totale di uno dei due contendenti, oppure si risolvono grazie agli sforzi diplomatici dei vari regni coinvolti. I trattati stipulabili comprendono i classici patti di non aggressione, gli scambi commerciali e le varie alleanze offensive e difensive, ma soprattutto poggiano su una AI credibile e dal comportamento lineare e leggibile.
Ogni azione compiuta nel mondo di Knights of Honor II ha le sue ricadute e le potenze estere reagiscono in modo sensato alle nostre guerre o all’ennesimo tentativo di infiltrare una spia dentro le loro mura. Certo, anche in questo ambito non siamo al cospetto di nessuna rivoluzione, ma durante tutte le nostre campagne non abbiamo mai assistito ad improvvisi cambi di umore o a tradimenti inaspettati.
Per concludere, Knights of Honor II è il perfetto punto di partenza per chiunque voglia avvicinarsi al genere degli strategici – e in qualche modo alla sottocategoria dei grand strategy – e, al netto dei molti compromessi, il titolo creato da Black Sea Games si è rivelata un’esperienza fresca e divertente, due aggettivi che forse troppo spesso vengono sacrificati al cospetto di opere più complesse, profonde e (giustamente) in molti casi anche più appaganti.
Voto Recensione di Knights of Honor II: Sovereign - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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L'ambientazione medievale è sempre un punto a favore...
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Ha tutto ciò che serve ad un grand strategy...
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L'AI è sempre coerente e di facile interpretazione
Contro
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... Anche se l'accuratezza storica è approssimativa
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... Ma in una versione decisamente light
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Purtroppo le battaglie in tempo reale sono davvero dimenticabili
Commento
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