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Recensione

Inside, recensione della versione Switch

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a cura di SirFran Snee

Incubo, tensione, controllo. Niente potrebbe descrivere meglio l’atmosfera che si respira all’inizio del platform di Playdead che è da poco sbarcato anche su Nintendo Switch, dopo aver ottenuto ampi consensi da parte del pubblico circa la versione per console e pc. Così la piccola meraviglia indie, a braccetto con Limbo, l’altro piccolo capolavoro suo fratello, arriva ora sulla portatile, offrendoci la possibilità di seguire questa storia distopica ovunque siamo. Stiamo parlando di Inside, la perla nera del genere action uscita dalla sua ostrica nel 2016 e che non ha mai smesso di brillare. In questo titolo è proprio la luce a giocare un ruolo fondamentale, poiché dovremo paradossalmente evitarla per rimanere nell’ombra e nel buio, rassicuranti e protettivi fino a un certo punto, oltre a indicare strani aggeggi che si riveleranno pregni di significato.
Chi ha già giocato questo titolo sa bene a cosa andiamo incontro: un gameplay al cardiopalma, dalla tensione che difficilmente viene smorzata, avendo tra le mani il destino di un bambino immerso in tanti ambienti diversi, uno più ostile e atipico dell’altro, dove ogni minimo rumore potrebbe essere segnale di pericolo imminente e mortale. Siamo abitanti di un mondo dove ci muoviamo come un ingranaggio impazzito all’interno di un progetto oscuro e alienante, dove l’unica possibilità che abbiamo per sfuggire alla morte è quella di nasconderci nel buio o diventare un piccolo pezzo senza identità di una catena umana senza fine. Ma perché tutto questo? Da cosa dobbiamo scappare, in questo mondo senza forma né identità? Fin dall’inizio ci è chiaro il tone of voice di questo titolo, un angolo tanto buio graficamente e narrativamente, quanto brillante per le emozioni che sa suscitare in noi. Non si punta tanto su meccaniche di gioco rinnovate o variate, al fine di sfruttare le nuove tecnologie della piattaforma su cui gira, per farci gustare appieno questo capolavoro dalla grafica e dai suoni coinvolgenti a tutto tondo. Nessuna barra della vita, nessun punteggio sullo schermo, nessuna icona. Tutto così terribilmente verosimile, amplificato dalla visione che abbiamo attraverso gli occhi di un bambino, un protagonista così lontano dagli schemi e stereotipi che siamo stati abituati a incontrare in queste situazioni. Le minori dimensioni dello schermo su cui osserviamo l’ambientazione ci aiutano a riflettere ancora meglio sulle mosse da compiere, una sensazione che perdiamo nel porting su schermo televisivo, che ci permette però di osservare meglio l’ambiente circostante, ma senza intaccare la precisione e qualità grafiche. Nemmeno la modalità di gioco varia: siamo ancora di fronte a un single-player, anche se in cuor nostro sappiamo che la possibilità di un multiplayer affiancati da giocatori quali “coraggio” e “pacificità” non ci sarebbe affatto dispiaciuta.
Ecco quindi che affrontiamo questa meraviglia con il cuore in gola, iniziando in una foresta davvero oscura e illuminata dai soli coni di luce di individui pericolosi e da qualche faro di veicoli guidati da nemici che non vedono l’ora di acchiapparci e ucciderci senza pensarci due volte, sguinzagliandoci contro sempre più cani che non ci daranno tregua e ci staranno letteralmente alle calcagna. Segue l’ambientazione nei campi di grano, che la cultura cinematografica e seriale made in USA ci insegna essere uno dei luoghi più oscuri e temibili, soprattutto per i bambini. Capannoni abbandonati, sterrati, pozze di fango e cancellate da superare in un panorama post-apocalittico à la Fear The Walking Dead: questo è il contorno ai momenti mostruosamente spettacolari in cui potremo dare vita a uomini senza volto e senza colore per impartire loro degli ordini e dare istruzioni attraverso la nostra mente. Attaccandosi a dispositivi che emanano luce, il nostro corpo sarà collegato a quello di altre persone, dando spazio a una sorta di telepatia e controllo mentale, ma è solo l’inizio di un viaggio apparentemente senza significato, stordente ed estraniante, ma starà alla nostra coscienza e sensibilità trovare il vero senso profondo di questa storia…
La forza fisica e interiore del ragazzino ci stupirà più volte, soprattutto nei momenti dove il gioco vira sul genere puzzle senza alcuna forzatura, andando a spostare pezzi e modificare pezzi del percorso per andare sempre più verso la libertà e cercare tregua alla tensione che difficilmente ci abbandonerà. Tutto rende il gioco sensibilmente e magnificamente drammatico: l’assenza di colonna sonora, dialoghi e voice-over dà la sensazione di essere davvero immersi in questo mondo, vivendo sulla nostra pelle un’esperienza che ci farà riflettere parecchio, distinguendosi ampiamente da tantissimi altre avventure videoludiche.

+ la qualità grafica non perde smalto assolutamente, aggiornandosi al nuovo software

+ il porting tra portatile e TV non perde alcun colpo e non mostra difetti

+ narrazione sempre da rielaborare e non anacronistica dopo due anni

– le dimensioni ridotte dello schermo non permettono sempre di sondare al meglio i dettagli dell’ambiente circostante

9.0

Non possiamo esimerci dal riconoscere il grande lavoro del team che ha saputo sviscerare le paure e le tensioni umane e racchiuderle in un videogioco, dove abbiamo la dimostrazione che per sopravvivere conta davvero quello che dimostriamo esternamente, omologandosi agli altri e rimanendo impotenti spettatori di uno spettacolo tanto duro quanto commovente. La vera vittoria la otteniamo rimanendo fedeli a quanto abbiamo dentro di noi, senza perderci nel buio del diktat del terrore e del nichilismo, rimanendo abbarbicati al baluardo della nostra identità personale.

Voto Recensione di Inside, recensione della versione Switch - Recensione


9

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