In Sound Mind, nuovo horror in arrivo su PS5 e Xbox Series X - Provato
In Sound Mind è il thriller/horror di nuova generazione dai creatori di Nightmare House 2. Ecco cosa è emerso dopo la nostra prova.
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a cura di Domenico Musicò
Deputy Editor
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: We Create Stuff
- Produttore: We Create Stuff
- Distributore: Modus Games
- Piattaforme: PC , XSX , PS5
- Generi: Survival Horror
- Data di uscita: 29 settembre 2021
Non poteva che scatenarsi grande curiosità quando abbiamo scoperto che In Sound Mind veniva associato alla dicitura “horror next-gen“. D’altra parte, siamo proprio in quel periodo dell’anno in cui si rincorrono annunci e si iniziano a vedere i primi sprazzi di nuova generazione, tra titoli che dimostrano i primi timidi salti tecnologici e altri che ci provano con risultati non sempre così degni di nota.
Pensare a un horror di nuova generazione, e più nello specifico a In Sound Mind, significa sperare anche nell’evoluzione di un genere che nella maggior parte dei casi si rivela bloccato nel solito pantano di cliché abusati e di una moria di idee che alla lunga non potrà giovare alla causa. Eppure è anche difficile pretendere che in qualche modo sia uno studio indie a poter ingranare la marcia e mettere sulle proprie spalle il peso degli altri. In Sound Mind, dalla nostra prova di una demo di circa due ore, non ha mostrato assolutamente nulla di next-gen, e già da ora si configura come un gioco che difficilmente potrà andare oltre i soliti schemi che tutti hanno ormai bene in mente.
Memorie da seppellire, ricordi che affiorano
Gli sviluppatori hanno specificato che In Sound Mind non è un horror alla stregua di titoli come Outlast, ma che si avvicina più alle suggestioni di Alan Wake. Non si tratta di un paragone, sia chiaro: è solo un modo per far comprendere dove vorrà andare a parare il progetto di We Create Stuff, già autori di Nightmare House 2. E in effetti il terrore non diventa mai palpabile, mai opprimente; non si sente addosso quel costante senso di pericolo e insidia che rende ogni passo incerto e cauto.
È sull’atmosfera che vuole costruire la sua enfasi In Sound Mind, presentandoci un personaggio che si risveglia in uno scantinato anonimo e sconosciuto senza ricordare alcunché di ciò che è accaduto nella sua vita. Da lì muoviamo i primi passi, senza avere punti di riferimento, senza una spiegazione che possa farci comprendere l’antefatto. Una voce narrante austera e beffarda, quasi canzonatoria, pare conoscere ogni recondito segreto del protagonista, e interviene a intervalli regolari attraverso i telefoni a muro dello stabile che di tanto in tanto trillano e squarciano il silenzio di un palazzone immerso nella penombra.
Sembra suggerirci che c’è qualcosa nel nostro passato che non vogliamo ricordare, che in qualche modo stiamo mettendo da parte. E mentre tra file di testo ed eventi inattesi si iniziano a trovare i primi pezzi di un puzzle che pare intricato e legato a doppio filo al protagonista e ai suoi affetti più cari, In Sound Mind crea letteralmente dal nulla alcuni salti temporali che raccontano nel dettaglio alcuni eventi inquietanti.
Nelle due ore circa di gioco offerte da In Sound Mind siamo infatti incappati in alcune aree in cui dovevamo inserire delle audiocassette in un vecchio mangianastri, e nel momento in cui premevamo il tasto per la riproduzione potevamo vedere, attraverso le finestre, il tempo che accelerava in modo incontrollato, proiettando strane e gigantesche ombre all’interno delle stanze, come se il mondo attorno a noi stesse cambiando d’improvviso. In realtà, quel mondo non si trova esattamente fuori dalle mura che ci ospitano, ma dentro i corridoi di una mente devastata.
Quello di In Sound Mind è un palazzo dell’architettura impossibile, ma non come quella in constante mutamento di Control. Si tratta piuttosto di zone che sembrano rispecchiare memorie perdute, ansie, brutti ricordi che forse sarebbe stato meglio tenere sepolti. Nelle fasi in cui l’audiocassetta viene mandata avanti del tutto, quel palazzo non ci sarà più, e anzi aprirà le porte verso altri orizzonti mnemonici dai colori bigi e mai sgargianti, come se fossero sbiaditi dal tempo che è ormai trascorso irrimediabilmente. È esattamente in queste aree che In Sound Mind dà il meglio di sé, offrendo cambi di prospettiva nella storia e tratteggiando figure inquietanti che sono in realtà persone vicine a Milton Haven, protagonista di un’avventura intrigante e ancorata più al thriller, che non all’horror puro.
Sebbene idealmente i salti temporali funzionino, non si può negare che siano frutto di uno sviluppo a compartimenti stagni dove diverse parti vengono collegate in maniera un po’ artificiosa l’una all’altra, facendo perdere quell’omogeneità che ci si aspetterebbe da qualunque videogioco. Chiaramente abbiamo provato solo una piccola demo, ma l’impressione è che si tratti di una caratteristica di gioco talmente fondante da non poter essere modificata in maniera importante prima del lancio. A scanso di equivoci, la critica va solo al senso di distacco che si avverte da un ambiente e l’altro, e non all’idea di base, che invece risulta essere molto buona a livello narrativo.
In Sound Mind – In fuga dagli orrori
La struttura di gioco e gli elementi di gameplay di In Sound Mind non si allontanano molto dai classici del genere di stampo indipendente. Si consideri infatti che già dall’inizio troveremo una torcia utile a rischiararci il cammino e con batterie da utilizzare con parsimonia, se non si vuole rimanere anzitempo al buio. Buio che non nasconde orrori e minacce da cui scappare a gambe levate, poiché nella nostra prova è capitato solo un paio di volte di avere a che fare con dei nemici.
Il primo incontro è avvenuto in un lungo corridoio di quello che sembrava una sorta di albergo caduto in malora, con la creatura che eseguiva semplici ronde e poteva essere bypassata con molta facilità, prima che si voltasse e tentasse di aggredirci. Il monster design, in questo caso specifico, è apparso sin troppo generico e poco ispirato, incapace di trasmettere quella sensazione di ribrezzo, terrore o pericolo che ci si aspetterebbe da una nemesi che vuole annientarci.
È andata molto meglio la seconda volta, all’interno di un centro commerciale enorme, sperduto e abbandonato in cui bisognava trovare una via di fuga. Si trattava di una sorta di boss fight piuttosto particolare, che s’innescava nel momento in cui, d’improvviso, una voce disperata di donna faceva capolino in quel silenzio spettrale che non lasciava presagire nulla di buono. La donna fluttuava, con la sua oscena parte inferiore da polpo che sembrava richiamare esteticamente i suoi capelli scarmigliati, riflesso di un’anima in pena che non trova pace.
Senza armi a disposizione, potevamo difenderci solo in un modo dalla sua incombente presenza incorporea: farla specchiare. La battaglia si trasformava in una fuga continua in cui, tra corridoi e angoli ciechi, dovevamo trovare dei grandi specchi fino a fermarci appena davanti, così da osservare come alle nostre spalle la sua figura si dannasse alla sua stessa ripugnante vista. L’approccio a quel combattimento non è stato per niente casuale, poiché si collega direttamente a un dettaglio narrativo importante che si lega a ciò che ha angustiato quella donna quando era ancora in vita.
In Sound Mind ha parecchi dettagli secondari legati alla storia, che intrigano e spingono a scoprire quale sia la portata del racconto; e in tal senso non vediamo l’ora di scoprire gli esiti che porteranno il protagonista a scontrarsi col suo passato e con le verità nascoste che si animano nel suo subconscio. I puzzle sono ben congegnati, e al netto di parecchio backtracking necessario per trovare gli oggetti utili alla loro risoluzione, da questo punto di vista In Sound Mind appare già soddisfacente. Ci è capitato anche di reperire una scheggia di vetro, fondamentale per tagliare nastri e corde che impedivano di superare alcune aree. E siamo anche entrati in possesso di una pistola, ma attenzione: In Sound Mind è un titolo lontano dalle logiche dei survival horror con armi da fuoco, motivo per cui non sarà affatto possibile sparare a qualunque cosa apparirà su schermo.
I dubbi maggiori, com’è facile intuire, risiedono proprio nella proposta globale del prodotto, che appare tutto fuorché una novità. Ed è anche graficamente distante dalle bellezze che ci sta facendo assaporare la next-gen. Tecnicamente, In Sound Mind ha l’impellente necessità di migliorare, e non ci riferiamo solo a texture, shader e modellazione poligonale, ma proprio a quell’estetica globale che al momento relega In Sound Mind a un horror molto più vicino al recente passato, che non al futuro avveniristico che potremo saggiare fra qualche mese.
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+ Puzzle ben congegnati
+ Gli approcci ad alcune battaglie risultano essere diversi dal solito...
- Tecnicamente non dà affatto l'idea di un gioco next-gen
- Meccaniche di gioco ancorate al passato e non originali
La storia di In Sound Mind potrebbe regalare qualche sorpresa agli amanti dei thriller/horror in cerca di emozioni forti, e se dopo due ore di gioco siamo rimasti con una buona dose di curiosità addosso, si capisce che quanto la sua narrativa sia migliore di tanti altri progetti simili senza arte né parte. Va però detto che appare come un gioco sin troppo derivativo, con meccaniche e grafica che di next-gen non hanno davvero mostrato granché. Eppure In Sound Mind si rivela intrigante, carico di mistero, per certi versi anche particolare nel suo modo di proporsi: con salti temporali che scavano nella memoria del protagonista, che mettono allo scoperto i meccanismi subdoli della mente.
Voto Recensione di In Sound Mind - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Storia con buoni spunti, in grado di incuriosire
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Puzzle ben congegnati
-
Gli approcci ad alcune battaglie risultano essere diversi dal solito...
Contro
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... Mentre altri hanno dei problemi piuttosto evidenti
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Tecnicamente non dà affatto l'idea di un gioco next
-
gen
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Meccaniche di gioco ancorate al passato e non originali
Commento
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