Immortality | Recensione - Le porte della percezione
Sam Barlow raggiunge nuove vette con le sue sperimentazioni, facendo ancora una volta centro. Scoprite come ci è riuscito nella nostra recensione.
a cura di Domenico Musicò
Deputy Editor
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Sam Barlow
- Produttore: Half Mermaid Productions
- Distributore: Half Mermaid Productions
- Piattaforme: PC , XSX , MOBILE , APPLE , PS5
- Generi: Avventura , Avventura grafica
- Data di uscita: 30 agosto 2022
Cosa è successo a Marissa Marcel? Immortality richiama a sé la curiosità dei giocatori attraverso questa domanda a cui non è mai stata trovata una risposta, lasciando questioni aperte, irrisolte, ingarbugliate, protese verso l'imperscrutabile.
Se il brillante Her Story aveva indicato una chiara direzione per proporre un metodo alternativo di narrazione nel medium di riferimento, Telling Lies aveva rafforzato lo stile di Sam Barlow e ampliato la portata delle sue ambizioni.
Con Immortality l'autore si è spinto oltre, creando un intreccio più complesso, che ancora una volta lascia adito a congetture e verità non del tutto emerse anche dopo aver ottenuto tutte le informazioni ritenute cruciali per risalire al fatto compiuto.
Se avete familiarità coi precedenti progetti dell'autore, dunque, dovrete avvicinarvi senza alcun indugio a questa sorprendente opera che sa bene come coniugare il linguaggio del cinema a quello ancora giovane del videogioco.
Immortality, storia di una stella spenta
Immortality narra in modo assai inconsueto la storia di una giovane promessa del cinema di nome Marissa Marcel, scelta tra tante dal regista Arthur Fischer per interpretare il ruolo principale del film gotico Ambrosio.
Quel film del '68 non uscì mai nelle sale, così come i due successivi: Minsky del '70 e Two of Everything del '99. Da quel momento in poi, di Marissa Marcel non si seppe più nulla e si perse ogni traccia.
Poco dopo emersero dei filmati riguardanti il girato di quei tre film, capaci di coprire circa trent'anni di vita – lavorativa e non – dell'attrice. I filmati in questione includono delle scene girate per le tre pellicole, alcuni dietro le quinte, dei provini, parti improvvisate e qualcos'altro che scoprirete in modo apparentemente casuale.
Avverrà quando inquietanti intrusioni sonore e disturbi video faranno capolino negli spezzoni che pensavate di guardare in maniera passiva, affannandovi a cercare indizi, incongruenze o qualunque altra cosa che potesse aiutare la vostra logica a costruire vicende che solo di primo acchito vi appariranno confuse e parzialmente inconcludenti.
L'errore comune in cui potrebbero incappare i giocatori più superficiali è proprio quello di pensare che Immortality sia solo un'accozzaglia di filmati da spulciare in sequenza, trovando un filo logico e una sorta di coerenza narrativa da rimettere a nuovo unendo idealmente i pezzi di un puzzle.
Se questo valeva in larga misura per le precedenti opere di Barlow, che comprendevano comunque un'importante parte attiva del giocatore, in Immortality si aggiunge la meccanica della manipolazione, che consente attraverso determinati strumenti di intervenire anche sullo scorrimento dei singoli fotogrammi.
Tramite il cosiddetto "match cut" potrete invece sbloccare ulteriori stralci di filmati, semplicemente cliccando o interagendo con certi elementi di scena o sui corpi degli attori, che conducono a video che recano con sé dettagli sovrapponibili o con similarità estetiche. Il filmato di approdo non sarà però sempre il medesimo, anche insistendo sullo stesso oggetto o volto.
Se, dunque, lo sblocco e l'immediato passaggio a un altro filmato possono generare confusione, anche per via di salti temporali che possono in effetti far perdere la bussola, sarà proprio il giocatore a scandire tempi, modalità e ordine tramite cui vuole pavimentare il proprio cammino narrativo.
Al contempo, nonostante gli obiettivi di gioco da sbloccare che la dicano lunga sulla "fine" effettiva, sarà sempre l'utente a stabilire (anche senza aver visto tutto) se ciò di cui si è reso testimone gli basterà o meno. Succedeva anche coi giochi precedenti, che la logica deduttiva potesse non lasciare spazio ad altri dubbi.
Succede anche in Immortality, che però si muove su territori più arditi, subliminali, a cavallo tra finzioni e realtà, suggestioni, temi esistenzialisti, simbolismi e la natura criptica dell'arte da scoprire, capire e interpretare.
Il destino di Marissa Marcel non è solo oggetto di indagine da parte del giocatore, ma è soprattutto il cuore di un racconto che si ramifica verso il grande ignoto legato al mistero della vita, arrogandosi il diritto di porre domande sul rapporto delle esistenze che si abbarbicano le une alle altre, che tracimano oltre i vincoli della carne.
In questo, Immortality è molto cinematografico e fa di tutto per usare al meglio il linguaggio della settima arte, ponendosi come opera alta che è destinata per sua natura a rimanere di nicchia. Ed è, in tal senso, una diretta evoluzione delle investigazioni segrete che venivano condotte nei precedenti giochi di Barlow.
Montaggio, ordine, deduzione
Nel curiosare tra i filmati che verranno resi disponibili in ordine sparso, il giocatore si ritroverà a passare da spettatore passivo a vero protagonista, intento a catalogare documenti di cui capirà completamente il senso solo dopo aver conosciuto le personalità coinvolte nella vita di Marissa Marcel. La snella interfaccia di gioco, utile a rendere funzionali le azioni davvero fondamentali, prevede sostanzialmente dei filtri che consentono di dare forma alla propria griglia personale di filmati.
Se, dunque, un giocatore preferirà indagare sulla vicenda seguendo il flusso del periodo storico e delle date dei film, un altro ancora potrebbe decidere di costruire il proprio castello seguendo un ordine completamente diverso, senza che tuttavia ne risulti mai compromessa la conduzione di gioco o l'efficacia del flusso narrativo.
Sebbene si possa arrivare ai titoli di coda piuttosto presto, non sono allo stesso modo celeri i tempi per avere davvero un quadro del tutto completo. E anche una volta sazi, non è da escludere che possiate ancora scandagliare a fondo i contenuti residui.
In Immortality non c'è spazio per errori di gestione, né per esiti che possano risultare in qualche modo compromessi, perché di fatto fa in modo che arriviate allo sblocco di certi filmati importanti senza ostacolarvi e senza proporvi a lungo dei video poco pregnanti. Quando tra quei filmati avvertirete come una sorta di perturbazione, di rumore fuori posto che persiste e disturba, sarete spinti in modo naturale a capirne la natura più profonda.
E sarà in quei momenti che Immortality dapprima vi spiazzerà, provocandovi inquietudine e incredulità, per poi lasciarvi addosso la consapevolezza che starete in qualche modo progredendo, condotti senza soluzione di continuità verso rivelazioni che provengono da un altro dove, che non sono mai davvero state impresse sulla stessa pellicola che stavate sezionando fino a qualche istante fa.
E dove vi conduce davvero Immortality, se la sua mancata finitezza è in realtà transizione verso nuove supposte o reali certezze?
Se l'immortalità è un perpetuo fluire in tempi e luoghi che non conoscono fine, come può la morte essere una conclusione? Come può un gioco che presenta titoli di coda anzitempo non esaurirsi dopo il finale? Esiste una coscienza cosmica, un'eco che si propaga nel vuoto in attesa di essere intercettata, ascoltata e compresa?
Immortality non manca di chiarezza, ma si propone con l'inconsuetudine delle cose rare e preziose, quelle che sfuggono da banali certezze e si rifugiano nelle segrete alcove del sapere, dove con difficoltà ci si può affacciare senza essere travolti dall'abbacinante luce dell'ignoto.
Versione recensita: PC
Voto Recensione di Immortality - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Brillante nel modo di proporsi e di presentare narrazioni sfaccettate e rivolte verso i grandi quesiti della vita
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Uno dei migliori esempi di arte messa al servizio dell'autorialità
Contro
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Il processo di ricerca e analisi può generare momenti di tedio