Hypnospace Outlaw Recensione, viaggio in una rete parallela
Addentratevi in un bizzarro di simulatore del primo www
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a cura di Daniele Spelta
Redattore
I ricordi del mio 1999: un compagno di classe delle elementari che sostiene di avere le sette stelle di Hokuto ed invece erano solo cinque nei sulla pancia, l’impossibilità di giocare al Lion Trophy Show causa telefono a disco e l’inconfondibile rumore del vetusto modem che cerca di proiettare online il mio pc con estrema lentezza. Sul finire dello scorso millennio la rete non era di certo ai suoi primi vagiti, ma nessuno si sarebbe immaginato l’attuale far west fatto di buongiornissimi kafféèéè, di compagnie multimiliardarie in perfetto stile 1984 di George Orwell e fake news, un triste e desolante panorama sottolineato dallo stesso Tim Berners-Lee proprio durante il trentesimo anniversario del World Wide Web. Ai tempi internet – passatemi la semplificazione – si stava diffondendo pian piano nelle case ed era realmente una porta verso degli spazi selvaggi semi-inesplorati e questo spirito pionieristico viene ripreso e rielaborato da Hypnospace Outlaw, un bizzarro simulatore di www. creato da Jay Tholen, compositore, sviluppatore e mente alle spalle del brillante Dropsy. Bizzarro non è però l’aggettivo esatto ed è solo un eufemismo che mal racconta le incredibili assurdità a cui è stato sottoposto il mio monitor mentre su di esso apparivano pagine zeppe di pixel sgranati, stranianti immagini, una mezza dozzina di virus e tutto l’inventario del web anni ‘90, mentre dalle casse fuoriuscivano suoni midi mal digitalizzati da quell’infernale media player virtuale.
Forse mi sono espresso male, Hypnospace Outlaw non è affatto un gioco horror ma se dovessi paragonare le sensazioni provate mentre surfavo in quella distopica parodia del fu GeoCities, di certo il parallelo più azzeccato sarebbe con The Twilight Zone, conosciuto dalle nostre parti con il nome di Ai Confini della Realtà. Proprio come la celebre serie britannica, l’opera di Tholen si pone a metà strada tra la fantascienza e un racconto dalle tinte cupe, ma con un senso dell’umorismo tutto suo: non ci sono mai inutili jump scare o contenuti (troppo) disturbanti, ma tutto è così sballato da sembrare pervaso da un alone di incertezza e di inquietudine, a partire dall’incipit stesso.
HypnOS non è un sistema operativo ordinario alla Windows, Linux o iOS, ma funziona tramite una sorta di fascia da indossare in testa mentre si dorme e che collega l’utente a questo spazio virtuale old school fatto di fanzine, newsboard che sembrano più delle pagine del nostro televideo e tutta una serie di contenuti raggruppati in thread via via più numerosi che danno vita ad un proto-social network omnicomprensivo. C’è un po’ di tutto, anche una chat che non funziona e dei giochi che friggono il dispositivo collegato alle tempie, ma questo è solo la superficie di un mondo che è tutto e il contrario di tutto, dove solo esplorando e navigando attraverso i contenuti si riesce a scoprire piano piano ciò che i netizens dicono e pensano della nuova tecnologia.
In questo spazio virtuale il giocatore veste i panni digitali di un Enforcer, ossia il corpo di “polizia” che controlla i contenuti postati dagli utenti e vigila affinché le pagine di Hypnospace non vengano vandalizzate con materiale protetto da copyright, con immagini o testi violenti e che non ci siano tentativi di truffa o pericolosi malware pronti ad infettare i sistemi proprio a pochi giorni dal lancio definitivo previsto allo scoccare del nuovo anno. Dal punto di vista prettamente ludico le mansioni di sorveglianza sono legate a pochissimi click: si scopre un oggetto illecito, si sceglie la tipologia di infrazione e si ottiene della moneta virtuale in cambio del proprio operato. Detto così suona come un ruolo non proprio entusiasmante, fare lo spione non è esattamente il lavoro dei miei sogni e in effetti i primi compiti ricevuti dallo staff via mail non sono proprio dei più galvanizzanti, fra una manciata di innocenti immagini rimosse e qualche profilo segnalato. Non lo nego, l’impatto iniziale non mi aveva trasmesso chissà quali brividi e i doveri da moderatore mi lasciavano un po’ freddo, anche a causa di un’interfaccia non subito chiara e i caratteri grossolani dei testi spesso difficili da decifrare, ovviamente tutti in inglese.
Alzo la mano e faccio mea culpa: avevo completamente sbagliato approccio. Hypnospace Outlaw non è un titolo come gli altri e non va giocato tenendo sotto mano esclusivamente il taccuino delle missioni da eseguire, ma è una vera e propria realtà alternativa in cui immergersi, perdersi e lasciarsi trascinare dal flusso continuo di pagine che cambiano ed evolvono al passaggio del giocatore-moderatore. Ogni spazio virtuale racconta la sua storia e merita di essere approfondito facendosi catturare da quella ragnatela di hyperlink che trasformano l’opera in un racconto coerente e dalle mille sfaccettature. Hypnospace Outlaw riporta alla luce le inquietudini nei confronti di quello che era un mondo sconosciuto, in cui si accumulano ben presto leggende urbane, miti, visioni distopiche e serie inquietudini dirette verso chi tira i fili di questo cyberluogo. Ma c’è anche la voglia di scoprire e la tipica ingenuità ancora non del tutto svanita di chi approccia il web senza alcun tipo di filtro, mettendo nero su bianco la propria vita da annoiato ingegnere che di notte diventa un esploratore del web.
Con il procedere del gioco si ampliano a dismisura le connessioni e la dashboard si popola di centri di discussione sempre nuovi, dalla comunità in cui si ritrovano i conservatori patriottici a stelle e strisce fino alla zona dedicata ai teenager, con le immancabili dichiarazioni di amore, gruppi punk e atti di bullismo. Il risultato è un ecosistema fatto di litigi tra fittizi profili online, band rock con tanto di tracce da ascoltare, presunte cospirazioni sataniche, preghiere dedicate ai defunti e pupazzi di neve con i tipici occhiali da sole anni ‘90.
Hypnospace Outlaw gioca su due differenti livelli: da un lato riflette la nostalgia nei confronti di un web costruito a forma e immagine dei suoi stessi utenti, liberi – all’apparenza – di esprimere le proprie emozioni, passioni e hobby in spazi sì ingenui, ma incredibilmente avveniristici in questo passato alternativo. Dall’altra parte il titolo è anche una finestra sul presente e non sono poche le metafore dei nostri tempi, modellate, ricreate e trasmesse con forza da quell’ammasso di pixel mal messi a fuoco. Dietro il nome della Merchansoft, corporazione che dirige e guida HypnOS, è possibile leggere molti dei tratti che caratterizzano le nostre Google o Facebook e da qui sorgono tutti i dilemmi sulla censura, sulla libertà di espressione e su i suoi limiti: come vanno trattati i luoghi di ritrovo 2.0 di fanatici della patria, amanti di una goffa trota cartoon anti-comunista, con tanto di mitra, carri armati e gattini postati sulla propria pagina?
È facile rimanere disorientati in Hypnospace Outlaw, finire sommersi in quel groviglio di connessioni e ritrovarsi nel bel mezzo di una pagina dedicata agli ufo o peggio ancora, cliccare per sbaglio su qualche link pericoloso e scaricare un virus: quanto ti odio Professor Helper. La totale libertà di movimento ha il suo fascino, ma alle volte intacca l’incedere del gioco: preso dall’ennesima assurda storia o alla caccia di qualche altro SquisherZ – l’alter ego creepy dei nostri Pokémon – ogni tanto mi ritornava alla mente che inizialmente avevo anche un compito da svolgere, solo che tutto quel navigare mi aveva fatto smarrire la bussola e non ricordavo nemmeno quale fosse la missione assegnatami.
Perdersi in Hypnospace Outlaw fa proprio parte del gioco, ma se non si sta attenti ad ogni minimo dettaglio si corre il rischio di trovarsi spiazzati senza sapere bene cosa fare. Le prime mansioni vengono portate a termine senza troppe fatiche, girovagando anche un po’ a caso nei pochi elementi inizialmente a disposizione. L’immediatezza lascia però ben presto spazio a dei veri e propri enigmi, con tanto di sottotesti da leggere ed interpretare per utilizzare al meglio l’indispensabile barra di ricerca o per sfruttare i collegamenti che appaiono ai lati dello schermo. Al netto di qualche passaggio fin troppo criptico e che rallenta il fluire di una narrazione via via più coinvolgente, Hypnospace Outlaw si è dimostrato un ottimo titolo investigativo in cui occorre unire tutti i puntini con sagacia e tener traccia di password nascoste per scovare pagine segrete in un mare popolato da hacker e malware.
Hypnospace è un luogo assurdo e affascinante e poco importa se per venire a capo di un enigma ho perso lunghi minuti fra GIF di pizze animate, black humour, sette avventiste e sponsor su cui campeggiavano mega hot-dog. Ho pure riempito il desktop del mio HypnOS con dei wallpaper dal gusto decisamente kitsch che non vedevo da una ventina di anni e ho speso buona parte dei miei Hypno Coin per scaricare decine e decine di file audio da riprodurre in una sorta di Winamp che ho personalizzato con delle skin così brutte da fare tutto il giro e diventare bellissime. Ho anche avuto la pazienza di accudire il mio virtual pet per circa dieci minuti prima di annoiarmi a causa delle sue incessanti richieste di cibo e cure: ciao Angelic Hamster, che i pixel ti siano lievi.
Hypnospace Outlaw ricrea alla perfezione il feeling originario di quel web lasciato alla mercé della fantasia dei propri utenti, le pagine sono una cornucopia di immagini animate veramente sgraziate e scritte dal font che varia tra l’illeggibile e il cattivo gusto, ma tutto questo contribuisce a creare un’estetica unica e vivida a cui si unisce un impianto audio anch’esso squisitamente spesso sgradevole, fatto di un’accozzaglia di tracce cacofoniche e mal tollerabili dalle nostre raffinate abitudini di cittadini di un internet che forse ha fallito la sua missione originaria.
+ Nostalgico ma attuale
+ Esteticamente bizzarro e affascinante
+ Un ottimo puzzle game...
- Ci si mette un po' a prender confidenza con le interfacce
8.5
Hypnospace Outlaw è difficile da inquadrare utilizzando delle semplici parole e le sue qualità non si esauriscono esclusivamente nell’ottima componente da puzzle game e nei suoi enigmi, ma tutto quello che è uscito dalle mani e dalla testa di Jay Tholen merita di essere vissuto e attraversato esattamente come avremmo fatto navigando nel web di una ventina di anni fa. Il piacere della scoperta è uno dei motori principali che spinge il giocatore ad indagare a fondo la vera natura di Hypnospace e della Merchansoft, ma l’esperienza assume una valenza a 360° attraverso la ricostruzione di una sub-cultura digitale parallela estremamente sfaccettata, affascinante e alle volte completamente assurda.
Voto Recensione di Hypnospace Outlaw Recensione, viaggio in una rete parallela - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Unico
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Nostalgico ma attuale
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Esteticamente bizzarro e affascinante
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Un ottimo puzzle game...
Contro
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... Anche se capita di perdersi e non sapere che fare
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Ci si mette un po' a prender confidenza con le interfacce
Commento
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