Recensione

.hack//G.U. Last Recode, recensione della raccolta dall'era PS2

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Informazioni sul prodotto

Immagine di .hack//G.U. Last Recode
.hack//G.U. Last Recode
  • Sviluppatore: CyberConnect 2
  • Produttore: Bandai Namco
  • Distributore: Bandai Namco
  • Piattaforme: PC , PS4 , SWITCH
  • Generi: Gioco di Ruolo
  • Data di uscita: 3 novembre 2017 - 11 marzo 2022 (Switch)

La saga di .hack, molto famosa una decina d’anni fa grazie alla quadrilogia di giochi di ruolo uscita su PS2, è rimasta dormiente da un decennio, visto che Bandai Namco non ha dato seguito alla trilogia che aveva seguito quei titoli, peraltro mai nemmeno ufficialmente distribuita sul suolo europeo. Oggi, in un’epoca di collezioni e rimasterizzazioni, era inevitabile che qualcuno pensasse di riproporre i tre episodi di .hack//GU (Rebirth, Reminisce e Redemption), che molti videogiocatori italiani si erano persi al tempo della sua prima uscita, e che lo facesse su PS4, console che si avvicina a grandi passi alle settanta milioni di unità installate.
Stavolta, quindi, la raccolta ha un senso: vediamo com’è venuta.
Metagame
A detta di molti, il sostrato narrativo alla base di questa trilogia (come anche dei quattro titoli che l’hanno preceduta) rappresenta uno degli aspetti migliori della produzione, tanto da dar vita ad anime e manga parallelamente alla pubblicazione dei videogiochi.
A distanza di oltre dieci anni dal debutto originario, in effetti, l’intreccio e la caratterizzazione dei personaggi non hanno perso un’oncia del loro valore, e, sebbene alcune delle tematiche trattate siano state riprese più volte tanto in ambito videoludico quanto altrove (basti pensare alla saga di Sword Art Online, giusto per citarne una), la storia rimane uno dei punti di forza della produzione, nonostante la consueta verbosità di talune opere giapponesi.
The World è un MMO che va per la maggiore tra i più giovani, in un mondo molto vicino a quello attuale: Haseo, un adolescente appassionato di videogiochi, decide di iscriversi e, dopo aver installato il programma, effettua il suo primo login, ansioso di calarsi nella nuova realtà.
Appena materializzato il suo avatar, il nostro si imbatte in due personaggi di livello superiore, che si offrono di fargli da guida ed avviarlo ai rudimenti di gioco: è così, in maniera brillante, che il primo dei quattro volumi contenuti in questa raccolta si apre, celando un tutorial dietro ai primi minuti di gioco, in un continuo gioco di specchi e di metagame.
Dopo una fase introduttiva utile a provare il combat system, però, Haseo scopre a sue spese quanto spietata possa essere la rete: i due giocatori lo attaccano e ne uccidono l’avatar, prima di essere a loro volta barbaramente giustiziati da un misterioso, terzo giocatore.
Fast forward di qualche mese ed Haseo, dopo settimane di pratica ed esperienza, è adesso un PKK, ovvero un uccisore di assassini di avatar, e si è guadagnato il soprannome di Terror of Death grazie al livello raggiunto e alla potenza del suo equipaggiamento.
Contrariamente a ciò che pensa, però, il nostro non è in cima alla catena alimentare virtuale di The World, se è vero che un giocatore di nome Tri-Edge non solo lo batte in duello, riportandolo al primo livello e spogliandolo di tutto il suo equipaggiamento, ma causa anche il coma a Shino, amica di Haseo, che sembra somatizzare le sofferenze del suo avatar.
Apparentemente, la storia dietro l’intera trilogia ruota intorno alla vendetta, e con essa a tutti i sentimenti umani connessi, ma c’è molto di più dietro le vicende ed i personaggi cui i ragazzi di Cyberconnect diedero vita sul finire dell’era PS2: tradimenti, insospettabile introspezione psicologica, domande esistenziali sul significato della vita e del gioco e sulla pericolosità della rete sono solo alcuni degli ingredienti con cui la narrativa di Last Recode è cucinata.
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Pochi aggiustamenti ma buoni
A livello di gameplay, l’impalcatura da giochi di ruolo di azione che avevano originariamente i tre titoli è rimasta immutata, com’era normale attendersi visto che non si parla di remake ma di una raccolta, ma gli anni sono stati clementi con la produzione Cyberconnect2, e lo stesso team di sviluppo si è adoperato per apportare una serie di piccoli miglioramenti che hanno modernizzato i loro prodotti e migliorato, nel complesso, l’esperienza di gioco.
Se dovessimo descrivere la struttura di gioco a coloro i quali sono totalmente a digiuno del franchise dipingeremmo i titoli contenuti in questa raccolta come degli MMORPG offline, con un combat system in tempo reale non troppo distante da quello di prodotti come Sword Art Online e i Tales of: il giocatore è chiamato ad esplorare una serie di mappe generate casualmente da un sistema basato su tre parole, ognuna delle quali determina fattori come la tipologia di nemici e il livello di difficoltà complessivo, all’interno delle quali sono presenti, in disegual misura, mostri (in abbondanza) e tesori, da rinvenire dentro appositi scrigni.
Il party è composto da tre membri ma il giocatore avrò controllo attivo solamente su uno dei tre, con gli altri due gestiti da un’intelligenza artificiale generalmente buona, che ci è parsa peraltro migliorata rispetto a quella dei titoli nella loro versione PS2.
Il combat system, già veloce ed immediato nella sua forma originale, si giova enormemente del passaggio ai sessanta frame per secondo, guadagnando ulteriormente in velocità e spettacolarità, sebbene le battaglie Avatar, che ricordano molto alla lontana uno sparatutto aereo in tre dimensioni, risultino ancora poco godibili, soprattutto a causa di una certa legnosità dei controlli, fortunatamente riscontrata solamente in questi frangenti.
In tutti gli altri, invece, Last Recode si pone come un gioco di ruolo d’azione rapido ed al passo con gli standard odierni, tanto in quanto a presentazione audiovisiva (come vedremo nel paragrafo dedicato,), quanto nel livello di difficoltà, ammorbidito dal team di sviluppo per far sì che anche le nuove generazioni potessero fruire di questa quadrilogia senza alcun problema.
Piccole accortezze come una maggiore capienza dell’inventario (precedentemente limitato a sole trenta unità di spazio), la possibilità di mappare i quattro tasti frontali di Dual Shock 4 a diverse skill e l’aggiunta di un’opzione per ritentare immediatamente un combattimento in cui si è avuta la peggio testimoniano la volontà del team di sviluppo di non adagiarsi sugli allori, proponendo un prodotto al passo con i tempi.
Ovviamente, la parte del leone non poteva essere che dell’episodio totalmente inedito, che riesce a non risultare posticcio e, anzi, ad inserirsi brillantemente non solo nella timeline degli eventi (prende inizio a pochi mesi dalla fine del terzo episodio) ma anche nella continuità ludica, rivelandosi un’aggiunta gradita ed opportuna, che impreziosisce il pacchetto anche per quanti avessero già giocato all’epoca i primi tre titoli, affidandosi al mercato di importazione.
Come tutti i prodotti che constano di algoritmi per la generazione procedurale dei dungeon, Last Recode perde qualcosa nelle fasi di pura esplorazione, appesantite da scenari piuttosto simili tra loro e da ambientazioni tremendamente spoglie, ma, d’altro canto, a guadagnarne sono la rigiocabilità e l’appeal delle missioni secondarie disponibili.
Un’aggiustatina al trucco
Abbiamo già visto come il passaggio ai sessanta frame per secondo abbia giovato enormemente alle fasi di combattimento del titolo, che reggono il confronto con questo strabiliante 2017 videoludico, e Cyberconnect2 ha svolto un buon lavoro anche dal punto audiovisivo, a partire dall’innalzamento della risoluzione, portata al full HD, per finire con un migliore bilanciamento dell’audio durante le cutscene, che risultano assai più godibili , nonostante tradiscano l’origine del prodotto a livello di espressività dei volti e mole poligonale complessiva.
Le fasi di esplorazione, nonostante la discreta varietà di ambientazioni, risultano un po’ monotone, tra location spoglie e texture di superficie non impeccabili, ma i modelli di tutti i personaggi principali (antagonisti compresi) sono stati pesantemente rimaneggiati, offrendo alla produzione un look più moderno.
A livello di extra, poi, vanno segnalati il Parody Mode (che offre bizzarre scenette del cast principale) e un’enciclopedia interna ricchissima, che consente di immergersi ancora di più nell’universo narrativo del prodotto Bandai Namco e di recuperare anche gli eventi dei quattro titoli che fungono da prequel agli .hack G.U. (occhio agli spoiler!).
Strabiliante, infine, il conteggio del monte ore di gioco offerto da Last Recode: ognuno dei titoli compresi nella compilation (con la parziale eccezione del quarto, leggermente più breve) richiede almeno venticinque ore di gioco per essere portato a termine, che possono diventare facilmente trenta o trentacinque qualora si decidesse di dedicarsi alla grande quantità di missioni secondarie.
Una semplice addizione matematica consente quindi di quantificare l’offerta ludica in quasi centocinquanta ore di gioco, peraltro proposte a circa cinquanta euro, prezzo al lancio di questa collection.

Tre titoli inediti in Europa e un quarto tutto nuovo a cinquanta euro

Buon lavoro di ammodernamento

Narrativa ancora affascinante

I sessanta fps giovano al combat system

Le battaglie Avatar sono monotone come lo erano dieci anni fa

Difficoltà media leggermente diminuita

8.0

.hack G.U. Last Recode è un pacchetto decisamente interessante per tre diversi motivi, ognuno dei quali basterebbe anche da solo per raccomandarne l’acquisto: in primis, offre per la prima volta al pubblico europeo tre (anzi, quattro) titoli che meritavano di uscire dall’ombra in cui sono rimasti confinati per undici anni, offrendo centocinquanta ore di gioco ad un prezzo assai invitante.

Secondariamente, parliamo di tre titoli la cui qualità ondeggia dal buono al molto buono, per cui il loro recupero non ha senso solamente dal punto di vista filologico ma anche da quello puramente ludico.

Last but not least, Cyberconnect2 non ha semplicemente innalzato la risoluzione e migliorato qualche texture, ma ha lavorato sodo su ognuno dei giochi per smussarne gli angoli e renderli appetibili anche ad un pubblico del tutto nuovo, aggiungendo peraltro un episodio inedito come classica ciliegina sulla torta.

Consigliato, quindi, non solo ai fan della serie, ma anche a quanti siano alla ricerca di prodotti longevi, ben narrati, coinvolgenti.

Voto Recensione di .hack//G.U. Last Recode - Recensione


8

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