Il videogioco vuole affermarsi sempre di più come un mezzo di comunicazione espressiva che veicoli messaggi e riflessioni, anziché come mera paidia che, finita la sessione di gioco, lascia poco. È un argomento di cui abbiamo parlato con piacere di recente, evidenziando la crescita di questo medium, e di cui hanno parlato anche Michael Koch e Jean-Luc Cano, rispettivamente creative director e scrittore di Life is Strange 2 – da poco arrivato alla sua conclusione.
La politica nel videogioco
Nel corso di una lunga e interessante intervista concessa a GameSpot, i due autori hanno parlato anche dei temi politici raccontati nel gioco, mettendo in evidenza che tutte le opere che raccontino qualcosa hanno, con sé, anche un messaggio politico. Comprese quelle che decidono di non dire nulla.
Come spiegato da Koch:
Penso, personalmente, che ogni opera creativa, che si tratti di un film o di un libro o di un videogioco, sia in un certo senso intrinsecamente politica, perché ci sono degli esseri umani dietro alla storia che stai scrivendo. Ovviamente, tutti abbiamo delle nostre opinioni, delle nostre credenze, e non penso potrebbe essere possibile scrivere una storia sincera e genuina se dovessi andare contro a quello in cui credi.
Ecco perché anche un approccio timido a una tematica, o poco convinto, secondo Koch è già un’espressione politica:
Penso che, se una storia o comunque un gioco decidessero di trattare un argomento in modo timido, allora quella sarebbe già una scelta politica – la scelta di non parlarne. Non penso, insomma, che ci siano opere che possano essere del tutto apolitiche. Per questo abbiamo semplicemente deciso, con questo gioco, di raccontare semplicemente la storia più genuina possibile delle persone che coinvolgeva. Voglio dire, puoi vederlo anche da te: noi siamo – Jean-Luc, Raoul, io stesso – siamo tutti dei tizi bianchi. Questo significa che, di base, abbiamo una vita davvero facile. Non dobbiamo affrontare delle oppressioni o niente di sistemico contro di noi, per questo è più facile.
Questa consapevolezza ha portato gli autori a voler parlare di questi temi in Life is Strange 2, seppur con la paura di non riuscire a farlo nel modo consono:
Non eravamo certi di essere le persone giuste, o se ci fosse perfino concesso, per raccontare questa storia. Abbiamo però incontrato tante persone, le abbiamo intervistate quando stavamo viaggiando negli Stati Uniti per cercare di ricreare il viaggio di Sean e Daniel.
L’intolleranza nel mondo reale
Cano ha voluto sottolineare anche la volontà di parlare dell’intolleranza, visto che viviamo in un mondo sempre più connesso eppure sempre più intollerante:
Noi, come creatori, ecco… il mondo sta diventando di giorno in giorno sempre più intollerante. Pensiamo che il nostro lavoro sia anche quello di parlare di persone o comunità che non sono sempre ben rappresentate nei videogiochi. Volevamo dare loro voce e magari parlare di argomenti che non sono trattati molto spesso, nei videogame.
Vi ricordiamo che Life is Strange 2 è disponibile con tutti i suoi episodi su PC, PS4 e Xbox One. Avete già letto che gli sviluppatori sarebbero interessati a raccontare una nuova storia in un ipotetico Life is Strange 3?
Fonte: GameSpot