Gioco PS5 accusato di razzismo cambia il colore dei personaggi

Little Devil Inside nella bufera dopo la presentazione dell'11 giugno

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a cura di Paolo Sirio

Little Devil Inside, una delle sorprese dell’evento PS5 dell’11 giugno, è stato accusato di razzismo per la raffigurazione troppo marcata di alcuni personaggi ispirati alla cultura africana.

Dalla presentazione del gioco, uno dei primi per la nuova PlayStation, si sono sollevate numerose polemiche riguardo al modo in cui questa cultura viene rappresentata.

In particolare una scena del trailer esibito all’evento Sony, in cui possiamo vedere personaggi con maschere, labbra marcate e dreadlock, ha dato molto fastidio agli appassionati.

Lo sviluppatore Neostream Interactive ha ascoltato la community in questi giorni e deciso rapidamente che cambierà l’aspetto di tali personaggi ritenuti controversi.

Questo modo di prestare attenzione ai commenti dei fan ha portato a storture come la cancellazione di intere sezioni da giochi già pubblicati, anche se in questo caso l’intervento, per quanto tardivo, è stato almeno apportato prima del lancio.

«Gli stereotipi razzisti di ogni tipo non erano assolutamente intesi, non eravamo al correnti delle connotazioni stereotipate e vogliamo scusarci con chiunque si sia sentito offeso dal design dei personaggi», si legge in una nota appena pubblicata su Facebook.

Little Devil Inside (Neostream Interactive).

«In aggiunta, nessuno (non soltanto dei membri del team) ha mai commentato o anticipato qualcosa sul design dei personaggi. Ad ogni modo, questi personaggi non sono stati rivelati pubblicamente in alcun luogo prima dell’evento», continua lo studio, forse per deresponsabilizzare Sony, che ha ospitato il reveal del gioco su PS5 questa settimana.

«L’intenzione del design era creare personaggi che fossero protettori/guardiani di una particolare regione mistica del mondo di Little  Devil Inside», raccontano dal team di sviluppo a proposito di questo look particolarmente esotico.

«Non stavamo producendo design di personaggi riferiti ad alcuna tribù umana reale africana e/o afro-americana» ma qualcosa di completamente scollegato, o almeno questa è l’opinione della software house indipendente.

Little Devil Inside (Neostream Interactive).

«Il focus era sulla creazione di maschere colorate e i nostri designer hanno fatto ricerche sulle maschere da tutte le varie culture. Come personaggi nel gioco, si muovono in gruppi e usano cerbottane che paralizzano all’istante».

La nota approfondisce anche un riferimento reale che è stato preso come ispirazione dai designer, ovvero i piccoli Kakamora di Oceania, il film Disney.

In aggiunta alle scuse, però, Neostream ha annunciato che cambierà l’aspetto dei personaggi, rimuovendone i dreadlock, cambiando le labbra, cambiando il tono della pelle e modificando le cerbottane in modo che risultino meno macchiettistiche.

Chuchel (Amanita Design).

«Questo è il nostro primo titolo e siamo ancora un po’ naive in molte aree», hanno chiuso dall’etichetta indie, scusandosi ancora per il disguido.

Visto il momento storico che attraversiamo, con film storici come Via col Vento rimossi dalle piattaforme digitali perché ritenuti offensivi, non sorprende che anche il gaming venga coinvolti in questo delicato processo.

Non si tratta del primo caso, del resto, di cambiamenti in corsa di giochi e sviluppatori che desiderano evitare di risultare offensivi per il proprio pubblico: era successo anche con Chuchel di Amanita Design.

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