Gerda: A Flame in Winter | Recensione - Speranza nel cuore delle tenebre
Gerda: A Flame in Winter ci racconta l'occupazione nazista in un paesino danese, facendoci sentire come poche altre volte il dramma della guerra.
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a cura di Nicolò Bicego
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: PortaPlay
- Produttore: DONTNOD
- Piattaforme: PC , SWITCH
- Generi: Gioco di Ruolo , Avventura , Avventura grafica
- Data di uscita: 1 settembre 2022
Le avventure grafiche sono uno dei generi videoludici dove la narrativa gioca una parte centrale: proprio per questo si sono spesso rivelate il genere più adatto per trattare tematiche delicate (pensiamo, ad esempio, a Gone Home, giusto per citare un esempio blasonato), in quanto lasciano i giusti spazi e tempi alla narrazione, lasciando magari il gameplay in secondo piano.
In questa casistica rientra anche Gerda: A Flame in Winter, sviluppato da PortaPlay, pubblicato da Dontnod e disponibile su Nintendo Switch e PC. Il gioco, ispirato ad una storia vera, ci porta in un villaggio danese, all’epoca dell’occupazione nazista nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Questo conflitto armato è con alte probabilità quello che più volte è stato raccontato in ambito videoludico, ma non sempre è stato dato il giusto peso al dramma umano che hanno significato quegli anni bui. E Gerda: Flame of Winter è probabilmente uno dei migliori racconti della guerra che abbiamo potuto provare, pad alla mano, almeno fino ad oggi.
Scopriamo insieme perché.
Siamo tutti vittime della guerra
La storia di Gerda: A Flame in Winter (soltanto Gerda d’ora in poi) vede per protagonista la Gerda che dà il nome al titolo. All’inizio del gioco possiamo visionare un breve prologo, che ci fa scoprire qualche elemento sul passato della ragazza, da sempre vissuta in Danimarca ma che ha anche origini tedesche. È da tempo fidanzata con un ragazzo, di nome Hansen, che sembra avere tutte le intenzioni di sposarla; tra lui e il padre di Gerda c’è un po’ di conflitto, a causa delle simpatie per il movimento nazista di quest’ultimo.
Gli anni passano, il partito nazista conquista il potere in Germania ed Hitler dà inizio al suo piano di conquista dell’Europa. Le forze naziste arrivano anche in Danimarca, persino nel villaggio di Gerda, che è ormai sposata con Hansen e lavora come infermiera in un ospedale non troppo distante da casa sua.
Ed è proprio nel momento dell’occupazione che inizia davvero la storia. Una storia che vuole mettere al centro il dramma umano della guerra, cercando di farci capire quello che hanno vissuto le persone che si sono ritrovate invischiate in una trama molto complessa, che spesso andava al di là delle loro singole vite.
Hansen ha unito le forze alla resistenza danese, mentre il padre di Gerda continua a sostenere la causa nazista; e Gerda, per metà danese e per metà tedesca, si ritroverà a dover fare delle scelte da cui dipenderanno le vite di tutti coloro che le sono cari, dovendosi dividere tra le sue due affiliazioni storiche e politiche.
Sia chiaro, ovviamente Gerda non è un gioco revisionista: lo scopo del gioco a livello narrativo non è far provare simpatia per la causa nazista (e ci mancherebbe altro), quanto quello di far comprendere quanto, in quello scontro, ci sia stato anche molto di più di quello che vediamo oggi. Soffrire con Gerda per le simpatie naziste del padre non significa giustificarle, ma piuttosto, appunto, capire cosa ci fosse dietro di esse e quanta sofferenza questo abbia causato, perfino per quelle situazioni di mezzo dove intere famiglie sono andate distrutte.
La storia di Gerda presenta moltissimi bivi; ci troveremo costantemente a fare delle scelte che avranno un impatto sullo sviluppo della nostra protagonista, sulle nostre relazioni con gli altri personaggi (e con le affiliazioni “politiche” più in generale) e sul destino di alcuni cari della ragazza.
Qualsiasi scelta farete, sarete sempre ben consapevoli del peso che avete sulle spalle. Una delle vostre prime scelte, ad esempio, vi vedrà alle prese con un nazista ferito nell’ospedale dove lavora Gerda. Cosa sceglierete di fare? Terrete fede al giuramento di Ippocrate e lo curerete? Oppure lo curerete solo per convenienza, per evitare rappresaglie? O forse vorrete voltare semplicemente la testa dall’altra parte, come suggerisce di fare il dottore, che non vuole avere niente a che spartire con i nazisti? E ancora, cosa fare con il compagno del soldato, che avete appena beccato a sgraffignare degli antidolorifici?
Questa che vi abbiamo descritto è soltanto una breve scena, e non vi abbiamo neanche elencato tutte le scelte possibili. Questo per darvi un’idea di quante sono le possibilità in ogni singola situazione di gioco.
Ormai lo avrete già capito: la narrativa di Gerda ci è piaciuta molto e, soprattutto, ci ha lasciato qualcosa. Pur raccontandoci una storia con cui avevamo già familiarità, l’abbiamo vissuta in un modo nuovo, più diretto; abbiamo sentito il peso delle scelte che, in una situazione così disperata, un cittadino qualunque di un Paese qualunque si è trovato a dover fare. Ed è qualcosa che chiunque dovrebbe provare, per tentare anche solo di avere una minima idea di quello che è successo nel secolo scorso.
Esteticamente, Gerda è davvero piacevole da vedere. Le ambientazioni sembrano tutte dei dipinti realizzati a mano, ed anche i modelli low-poly dei personaggi sono convincenti, soprattutto quando inquadrati dall’alto. Quando invece l’azione si fa ravvicinata, i modelli convincono un po’ meno, soprattutto per quanto riguarda le animazioni, eccessivamente legnose.
Si tratta comunque di difetti minori, che non hanno impattato l’esperienza generale, molto fluida anche su Nintendo Switch (a proposito, potete recuperare l'esclusiva edizione a tema Pokémon su Amazon).
Per quanto riguarda il sonoro, il gioco si compone di tracce di grande atmosfera, in grado di sottolineare le emozioni del momento raccontato: tensione, ansia, tristezza, rabbia, dubbio. Non sono brani che rimangono impressi nella mente, ma è un accompagnamento davvero ben fatto che narra una storia coerente con il comparto visivo.
Minimizzare le perdite
Veniamo quindi al gameplay di Gerda. Si tratta sostanzialmente di un’avventura grafica con visuale dall’alto, in cui potremo muovere Gerda attraverso diverse location. Il ritmo del gioco è scandito dal passare delle giornate, ed ogni giorno avremo un tempo limitato. Starà quindi a noi decidere dove andare, cosa esplorare e con chi parlare.
Il gioco non presenta veri e propri enigmi, la maggior parte dell’azione si svolge semplicemente tramite dialoghi. Come vi abbiamo già anticipato, spesso saremo chiamati a fare delle scelte per rispondere alle situazioni che ci si presentano davanti; oltre ad avere un impatto sulla storia, queste scelte hanno anche conseguenze a livello di gameplay.
Gerda prende infatti in prestito alcuni elementi RPG. Alcune risposte ci faranno infatti acquisire dei punti caratteristica (ad esempio, punti compassione). Questi punti non sono accumulati per sempre, ma possono essere spesi in certe situazioni per sbloccare delle opzioni altrimenti inaccessibili.
Lo stesso può dirsi per la nostra affiliazione politica. Le scelte che faremo ci faranno stare dalla parte dei danesi o dei tedeschi, ed il gioco terrà traccia di ogni decisione in un senso o nell’altro; in certi frangenti, potremo fare delle scelte soltanto possedendo un certo punteggio di affinità con quella fazione.
E lo stesso succede, infine, con alcuni oggetti: dovremo sempre stare attenti alle location che esploriamo e ai personaggi con cui parliamo, perché spesso potremo ottenere degli oggetti che si riveleranno fondamentali in un secondo momento, come ad esempio delle medicine.
Ci sono poi alcuni casi in cui l’efficacia di una nostra decisione viene decisa con un lancio di dado invisibile per noi: potremo influire sulle probabilità dell’esito, ma saremo sempre, almeno in parte, vittime della fortuna. Questa meccanica, tipica dei GDR da tavolo, si dimostra particolarmente adatta qui, perché trasmette bene la sensazione di ansia di non avere il controllo sul proprio destino.
In ogni caso, avrete capito che il gameplay di Gerda (se volete recuperare il gioco su Switch, potete acquistare del credito direttamente su Amazon) ruota tutto intorno alle interazioni con i personaggi e alle scelte che faremo. È un gioco non semplice da digerire, perché lo scopo non è vincere – o meglio, non proprio.
Quello che intendiamo dire è che non esiste, in Gerda, una route migliore. Ogni scelta che farete, per quanto possa portarvi gioia, vi porterà anche ad affrontare conseguenze negative e perdite. Non si tratta di vincere: si tratta piuttosto di minimizzare le perdite e di fare in modo che più persone possibili possano vivere per vedere la fine della guerra.
Proprio per questo, comunque, l'opera è altamente rigiocabile: una prima partita vi durerà intorno alle otto ore, ma rigiocando l’avventura potreste vivere una storia completamente diversa o quasi.
Se vorrete farlo o meno, dipenderà da voi. Dopotutto, la Gerda che sceglierete di essere si legherà profondamente a voi, e sarà difficile immaginare una Gerda che ha fatto scelte diverse. Qualora ve la sentiste, però, la possibilità di farlo è lì per voi: potrete vedere come sarebbero andate le cose se aveste agito diversamente, chi avreste potuto salvare in una versione alternativa della storia e chi invece avreste perso.
Tirando le somme, Gerda: A Flame in Winter è un gioco che ci sentiamo di consigliare a tutti gli appassionati di esperienze narrative. Il gioco vi racconterà una storia che vi appassionerà, che vi farà stare male in certi momenti e che vi farà gioire in altri per le piccole vittorie che anche in un terribile conflitto armato potevano essere raggiunte.
In ogni caso, qualunque sarà la Gerda che deciderete di essere, il gioco vi lascerà qualcosa. E anche solo per questo varrebbe la pena vivere questa storia.
Versione recensita: Nintendo Switch
Voto Recensione di Gerda: A Flame in Winter - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Storia intrigante e sistema di scelte complesso
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Esteticamente intrigante
-
Molto rigiocabile
Contro
-
Le animazioni non convincono del tutto
Commento
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