Immagine di Far Cry 6 Pagan: Control - Com'è il secondo DLC dedicato a Pagan Min? - Recensione
RECENSIONE DLC

Far Cry 6 Pagan: Control - Com'è il secondo DLC dedicato a Pagan Min? - Recensione

Il secondo DLC di Far Cry 6 ci ha convinti ancora meno del primo. Vi spieghiamo perché nella nostra recensione.

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Informazioni sul prodotto

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Far Cry 6
  • Sviluppatore: Ubisoft
  • Produttore: Ubisoft
  • Distributore: Ubisoft
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , PS5
  • Generi: Azione , Sparatutto
  • Data di uscita: 7 ottobre 2021

Abbiamo spiegato nella nostra recensione di Far Cry 6 (che trovate qui) quanto la reiterazione della medesima formula abbia danneggiato una serie che ha bisogno di una svolta importante, se non vuole sprofondare nell'anonimato.

Lo abbiamo ripetuto poi nella disamina del primo DLC dedicato a Vaas, quasi come a voler sottolineare ulteriormente come si sia creata una frattura che è ormai risanabile solo con un netto cambio di rotta.

Lo ha capito la critica, lo ha capito con una certa fatica il pubblico e lo hanno capito persino i fan più oltranzisti; ma fin quando le vendite saranno soddisfacenti, Ubisoft non ha in effetti grandi motivazioni per cambiare delle fondamenta che reggono ancora bene, in termini di introiti.

L'intenzione di lasciare tutto così com'è è talmente palese che gli sviluppatori hanno deciso di compiere il passo successivo: non cambiare nemmeno di una virgola la struttura del secondo DLC rispetto al primo, che stavolta è dedicato al cattivo di Far Cry 4, Pagan Min.

Pagan Min: Controllo - Il secondo DLC di Far Cry 6

Se non fosse per la diversa ambientazione (ma torneremo anche su questo aspetto) e il personaggio con un'estetica differente, avrete l'impressione di giocare allo stesso contenuto di due mesi fa. A essere onesti non è solo un'impressione, perché a conti fatti si tratta solo di un reskin sbrigativo che non fa nulla per dissimulare in qualche modo la sua reale essenza.

Anche questa recensione avrebbe potuto essere sostanzialmente identica a quella precedente, con piccole variazioni riguardanti il solo canovaccio narrativo che è poco più di una scusa per aggiungere altra carne al fuoco. Un vecchio e reiterato adagio afferma che la speranza sia sempre l'ultima a morire, ed è sostanzialmente vero nella maggior parte dei casi: anche noi avevamo speranze residue che il secondo DLC di Far Cry 6 potesse rappresentare non tanto una variazione in grado di cambiare un po' le carte in tavola, ma quanto meno un modo per smentirci e farci comprendere quanto la serie avesse ancora qualcosa da dire.

Noi siamo convinti che una totale ristrutturazione potrebbe portare a grandi cose, se affrontata col giusto piglio, ma di fronte a un simile contenuto non siamo così certi che la grande macchina per una nuova primavera della serie possa davvero partire. Eccoci dunque a raccontarvi delle stesse dinamiche di gioco, degli stessi obiettivi da portare a termine, delle stesse missioni e degli stessi requisiti da soddisfare per arrivare in fondo all'espansione.

Ve le raccontiamo di nuovo solo per dovere di cronaca e per rinfrescarvi un po' la memoria, qualora vi foste persi il DLC dedicato a Vaas (che rimane ancora il personaggio più rappresentativo della saga, pur non dimostrando particolari meriti in ambito di scrittura e profondità). In sostanza, giocherete all'interno della mente di Pagan Min per combattere i suoi demoni e trovare finalmente la strada della redenzione. Nel farlo, scoprirete alcuni dettagli personali del pittoresco personaggio, che hanno un peso grossomodo identico a quello del precedente DLC (quindi assai trascurabile).

Se nell'espansione di novembre dovevate raccogliere i tre pezzi della del pugnale per completare l'avventura, stavolta i pezzi saranno di una maschera. Le parti in questione si otterranno dopo aver portato a termine le rispettive missioni principali, ma ce ne saranno altre satellite che vi consentiranno di migliorarvi costantemente, requisito essenziale per non avere troppi grattacapi.

In sostanza è la stessa cosa del DLC di Vaas, visto che anche qui c'è la palese imposizione di dover rifare più volte la stessa strada per accumulare denaro al fine di sbloccare determinate armi e abilità. Come detto nel precedente articolo, immaginate di essere un ariete che colpisce di continuo una porta fin quando non la butta giù e avrete un’idea piuttosto chiara di ciò che sarete costretti a fare in questa espansione.

Cambiare tutto per non cambiare niente

Tornano anche qui i soldi da guadagnare, i buff che lasceranno cadere dei nemici e la zona franca attraverso cui potrete gestire l'armamentario e le abilità da impostare di volta in volta. Morire significa però perdere tutto (o quasi, se avrete nel frattempo sbloccato ciò che parzialmente ve lo impedisce), pertanto l'avanzamento sarà più lento del previsto e certe sfide potrebbero apparirvi inizialmente insormontabili.

Come già segnalato, l'IA è rimasta la medesima e non è dunque in grado di impensierire minimamente il giocatore, soprattutto se costui ha di fronte un singolo avversario che è costantemente in ritardo di reazione e non è mai capace di prodursi in manovre di aggiramento o in quelle essenziali per prevenire una prematura dipartita. Ecco dunque che, per contravvenire a questa grossa problematica, Ubisoft ha deciso di gettarvi letteralmente addosso una gran quantità di nemici, facendo lievitare artificiosamente il tasso di difficoltà.

Oltre a notarlo nel gioco principale, continuerete ad accorgervene pure qui, in particolar modo quando sarete chiusi in arene di pochi metri quadrati in cui spuntano dal nulla soldati che vi spareranno addosso e cani che vi aggrediranno in pochi istanti.

La soluzione adottata continua a fare acqua da tutte le parti, perché in definitiva va letta come una costrizione ad avere più cure da spendere e armi migliori per infliggere più danni, cosa non sempre possibile durante i primi tentativi.

I nemici, così come i cani, sono dei reskin di quelli visti nell'altro DLC, con nessuna reale differenza tangibile. L'ambientazione è naturalmente ispirata a Kyrat, paesino himalayano immaginario che faceva da sfondo a Far Cry 4. Si tratta indubbiamente di un insieme di zone più caratteristiche rispetto al grande anonimato di una foresta davvero molto generica e poco ispirata. Tuttavia, la sensazione di già visto colpisce forte sin da subito, dando la netta sensazione che anche qui sia stato fatto un lavoro molto rapido di rimodellazione e cambio cosmesi.

La grandezza della mappa è equivalente a quella precedente e anche qui potrete affrontare missioni che vi consentiranno di scoprire qualcosa in più del passato di Pagan Min. Inoltre, l'avventura è affrontabile in cooperativa. Affinché ciò diventi possibile, è necessario che entrambi i giocatori siano in possesso di una copia di Far Cry 6, mentre non è obbligatorio che i due compagni abbiano acquistato il DLC. Basterà infatti che uno mandi un invito all'altro per farlo partecipare alla sessione, dandogli a sua volta la possibilità di interpretare il villain e avere uno sviluppo del personaggio che viaggia in parallelo e senza diversità tra uno e l'altro.

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Voto Finale

Conclusioni Finali di SpazioGames

Pro

  • Altre missioni per giocatori che non ne hanno mai abbastanza...

  • Dettagli (poco rilevanti) sul passato del villain

Contro

  • ... Che sono uguali a quelle del DLC precedente

  • Un reskin palese della precedente espansione

  • Stessa struttura di gioco, con tutti i problemi che si porta dietro da tempo

Commento

Quantità a discapito della qualità: è questo il motto che accompagna anche il secondo DLC di Far Cry 6 dedicato a Pagan Min. Vi ritroverete a fare sempre le stesse missioni, con l'aggravante che si tratta in sostanza di un reskin palese della precedente espansione, senza contenuti davvero inediti (al di là di dettagli sul passato del villain) a giustificare una nuova infornata di attività che fanno legna e non risultano mai essere significative. Data l'ennesima occasione sprecata, immaginiamo che anche l'ultimo DLC si adagerà sulle medesime basi.
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