Fallout 76: sopravvivere in Appalacchia

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a cura di Filippo "Xsin" Consalvo

Una settimana di BETA ci ha permesso di scoprire un po’ l’Appalachia, il soprintendente, la storia dei soccorritori, i nuovi pericoli del post guerra e le difficoltà della sopravvivenza in un mondo ormai stravolto, ma ci ha permesso anche di vivere Fallout in una maniera inedita: a fianco di un amico. La scommessa di Bethesda è finalmente partita ufficialmente, il gioco è stato rilasciato, i server sono partiti a pieno regime e tutti i giocatori del mondo hanno potuto iniziare la loro avventura per la ricostruzione dell’America.  Vi avevamo già parlato delle prime ore di gioco nel nostro precedente articolo, cosi in questi primi giorni dopo il lancio ci siamo concentrati ad analizzare un po’ gli aspetti che potrebbero definire il gameplay a medio termine, alternando in quasi egual misura l’esperienza in single player e in compagnia. Un’analisi che comunque va presa con la dovuta cautela, in attesa del massiccio update di Lunedì, di una recensione definitiva e del continuo supporto post lancio che Bethesda continuerà a offrire nei prossimi mesi, se non anni.

fallout 76

Partiamo da quello che riteniamo essere l’aspetto più influente: la sopravvivenza. Avendo reintrodotto il bisogno di mangiare e bere costantemente, pena la drastica riduzione dei PA (Punti Azione), le provviste ricoprono un ruolo non indifferente e una buona parte del proprio tempo va investita nel procacciarsi, conservare, cucinare e consumare cibi e bevande. Dalla carne in scatola a lunga conservazione alle costate di cane selvatico che si deteriorano nel tempo, bisogna fare attenzione ad avere sempre in scorta alimenti che possano placare sia la fame che la sete, senza dimenticare che questi sono utili anche per ripristinare PS o guadagnare bonus vari, proprio come nei precedenti Fallout. Rispetto a questi ultimi, però, Fallout 76 presenta una minima ma ingombrante differenza: il tempo continua a scorrere, aprire il Pip Boy non blocca l’azione, i nemici non smettono di consumare i propri PS (Punti Salute) mentre scegliamo l’alimento più adatto alla situazione e le droghe non danno più quell’effetto rallentatore che spesso aiutava ad abbattere anche il Deathclaw più temibile.

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Psycho, Buffout e Jet diventano improvvisamente meno influenti, dunque, anche perché i loro effetti sui parametri vengono spalmati su intervalli di tempo di 2 o 5 minuti, poco legati alla durata di un dungeon, quindi non si sente la necessità di prenderli prima di addentrarsi, nella speranza che non si rivelino necessari, ma non sono facili da consumare quando l’azione è così densa e pericolosa da renderli utili, impegnati come si è a trovare qualcosa che ripristini i PS più velocemente di quanto si stiano esaurendo. Se a questo si aggiunge il principio conservativo del giocatore di Fallout secondo il quale “non si butta niente”, “ogni cosa può sempre servire” e “questo è prezioso, lo tengo per situazioni più difficili” si capisce come si arriva presto ad avere anche un problema di peso, che i vari talenti e le essenziali carte da equipaggiare possono arginare ma non risolvere del tutto.Il punto quindi è che magari procurarsi il necessario per sopravvivere non è estremamente complicato e difficilmente si arriva ad avere un problema di fame o di sete, ma di sicuro è un punto da tenere in considerazione e che può rivelarsi problematico nei dungeon più lunghi se non si è preparati al 100%, perché la carne va a male, non ci sono cucine da campo, l’acqua sporca è letale, i nemici continuano ad arrivare, scegliere con calma dal menu delle provviste non è sempre possibile e alla fine “trasporti troppo peso, consumerai i tuoi PA”.

La soluzione? Essere fortunati e trovare tanti stimpak e rimedi: i primi per stare sempre tranquilli sui PS, concentrando quindi le provviste in base a quanto soddisfino la richiesta di cibo e acqua, i secondi per curare le malattie da alimenti crudi, dandoci la possibilità di consumare quando non si ha alternativa verdure e carni anche se non cucinate, per quanto zuppe e carne cotta offrano bonus davvero allettanti. E comunque qualche punto in forza in più, per aumentare il peso trasportabile, non guasta affatto.

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In attesa della patch annunciata, alla release Fallout 76 si è un po’ confermato il tipico gioco di Bethesda: con qualche problema tecnico. In particolare il male che continua ad affliggere l’Appalachia rimane il framerate, che in tutte le nostre prove si era mostrato parecchio scostante e in alcune sezioni persino invalidante, con freeze di diversi secondi e bug poco simpatici. Bethesda ha rivelato più volte di stare lavorando senza sosta per risolvere, ma il livello tecnico e l’impatto grafico del gioco non riescono a giustificare una tale pesantezza: per quanto affascini con i suoi tramonti e le sue distese incontaminate o contaminate, graficamente il gioco è rimasto indietro di qualche anno. Dalle strutture in legno squadrettato alle rocce che sembrano pre renderizzate, passando per specchi che non riflettono, mucchi di macerie sempre uguali e un’interazione con l’ambiente praticamente inesistente, un framerate così deludente è quasi ingiustificabile, soprattutto considerando che anche dopo la release il numero di giocatori contemporaneamente connesso per server non è aumentato di molto rispetto alla BETA.Rimaniamo fiduciosi per la patch in arrivo e gli update futuri, ma non bisogna dimenticare che il gioco è stato rilasciato a prezzo retail standard e su console è necessaria anche la relativa sottoscrizione per poter giocare online, quindi Bethesda ha bisogno di convincere il più in fretta possibile quella grossa fetta di giocatori che è ancora propensa al “magari lo prenderò più in là”.Nel frattempo, chi ha già iniziato potrà barattare la pazienza di queste prime fasi con un vantaggio temporale non indifferente, tra livello più alto e armi migliori, ma chi si aspetta un’esperienza completa, solida e senza problemi tecnici farebbe meglio ad aspettare ancora. Sempre che Bethesda riesca davvero a risolvere tutti i problemi, portando davvero l’esperienza tipica della serie in un mondo multiplayer in cui gli early starters potranno un giorno dire “io c’ero”.

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