Etrian Odyssey Nexus Recensione
Un addio in grande stile al 3DS dalla saga di Atlus: Etrian Odyssey
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a cura di Gianluca Arena
Senior Editor
C’è un modo di fare videogiochi quasi artigianale, tipicamente giapponese, che prosegue sulla sua strada incurante degli sviluppi tecnologici, della crescita dei gioco online, delle tendenze del momento.
Il franchise di Etrian Odyssey incarna perfettamente questo spirito da un decennio abbondante e Nexus, ultimo episodio in ordine di tempo, nonché ultimo in senso assoluto per le console della famiglia 3DS, è qui a ricordarcelo ancora una volta.
Ci siamo immersi negli strati dei suoi dungeon e siamo pronti a raccontarvi la nostra esperienza.
Di editti e labirinti
Parlare di storia in un titolo della serie Etrain Odyssey è inutile quanto discutere di filosofia dei massimi sistemi con il proprio cane (tranne che con i bouledog francesi, a loro potrebbe interessare): la serie Atlus è famosa per anteporre il gameplay dinanzi a tutto il resto, con la narrativa a fare da pallido contorno al piatto principale, come testimoniato anche dalla presenza di un protagonista completamente personalizzabile e completamente silente.
Se, da un lato, questa potrebbe sembrare un’occasione persa, visto che, nei due casi in cui il team di sviluppo si è cimentato con storie leggermente più articolate, i risultati sono stati ottimi (i remake dei primi due capitoli per 3DS sono lì a dimostrarlo), dall’altro una storia appena accennata non ostacola il desiderio primario di tutti i fan della serie, cioè comporre un party affiatato e gettarsi a capofitto in labirinti sempre più complessi, popolati di nemici sempre più impegnativi.
Le premesse iniziali vedono il giocatore ed il suo party richiamati a rapporto, insieme ad altre gilde di avventurieri, sulla città galleggiante di Maginia dalla sovrana in persona, la principessa Persephone.
Per editto reale, infatti, tutti coloro che vorranno addentrarsi negli oscuri labirinti dell’arcipelago di Lemuria, sede di un enorme albero Yggdrasil, simbolo della saga, potranno usufruire del supporto della corona, a patto che al ritrovamento degli immensi tesori che si vocifera siano nascosti nelle profondità questi vengano divisi con la casata reale e, in parte, con tutta la comunità.
Come da tradizione, le interazioni sono ridotte al minimo, la città si dimostra poco più che un hub gestito via menu e le quest secondarie si rivelano utili solamente per livellare il proprio party, senza traccia di fasi story-driven nè di scelte morali di alcun tipo.
E qui torniamo al cappello introduttivo: Atlus ha sempre fatto di Etrian Odyssey una saga dura e pura, bastione della giocabilità prima di tutto e di un livello di difficoltà mai accondiscendente, e non era certo da questo sesto capitolo, che chiude il cerchio su 3DS, che era lecito aspettarsi novità clamorose.
Peraltro, la leggerezza del plot e il numero relativamente contenuto di linee di testo da tradurre hanno permesso una delle trasposizioni occidentali più rapide della storia del franchise, visto che Nexus ha visto la luce in Giappone ad inizio agosto del 2018, quindi solo una manciata di mesi or sono.
Come prima, più di prima
Etrian Odyssey Nexus si specchia con un pizzico di orgoglio in tutto ciò che di buono il franchise ha saputo offrire dagli esordi su DS, offrendo ai giocatori più navigati una sorta di enciclopedia tascabile della serie, che non mancherà di scatenare l’effetto nostalgia nei più affezionati, e ai nuovi arrivati un punto di partenza ideale, una summa di tutto ciò che Atlus ha fatto nell’ultima decade abbondante.
Questo si traduce nella presenza di diciannove classi complessive tra cui scegliere, il numero più alto che la serie ha visto fin qui, di cui una inedita (l’eroe), e le altre diciotto selezionate tra quelle più amate dei capitoli precedenti, a partire dall’esordio del 2007 e fino ad arrivare al quinto, uscito da noi solamente qualche mese or sono.
Questo significa che si potrà personalizzare il proprio party a livelli mai visti prima per la serie, affiancando il mistico del quarto episodio al ronin del secondo, piuttosto che lo shogun del terzo con il reaper del quinto: mai come prima, abbiamo passato le prime due ore di gioco a selezionare accuratamente pro e contro delle classi incluse e a comporre un party iniziale il più possibile bilanciato.
Questa estrema libertà rappresenta, nel contempo, uno dei pregi migliori della produzione, capace di adattarsi allo stile di gioco di qualsiasi amante dei dungeon crawler, e una delle barriere d’ingresso più impedienti per quanti si avvicinassero solo adesso al franchise, perché l’ampio ventaglio di scelta significa anche che le possibilità di sbagliare si sono moltiplicate rispetto al passato.
Atlus ha tentato di risolvere il problema (se così vogliamo chiamarlo) in due modi: consentendo un respec quasi completo in diversi punti dell’avventura (con il primo possibile già dopo una manciata di ore) e inserendo la già citata classe dell’eroe, una delle poche sovrapotenziate che la storia del franchise abbia visto, tanto da limitarne la presenza ad un solo slot per squadra.
Il consiglio per coloro i quali fossero completamente a digiuno del genere è allora quello di inserire in squadra un eroe, un paio di tank ed un paio di guaritori in seconda linea, così da andare sul sicuro quando le cose inizieranno a farsi complicate.
Eh sì, perché, come da tradizione, il livello di difficoltà, pur leggermente meno intransigente rispetto alla trilogia iniziale, rimane di alto profilo, con mostri numerosi, coriacei e dotati di attacchi tremendamente fastidiosi.
Sia chiaro: un buon senso dell’orientamento e la pazienza di gestire ad ogni ritorno al villaggio il micromanagement delle truppe non sono le uniche abilità richieste da Etrian Odyssey Nexus.
A fronte, quindi, di un gameplay granitico e di una profondità davvero invidiabile, i difetti della produzione sono da ricercare nell’assoluta mancanza di novità di rilievo e nel riutilizzo massiccio di asset grafici dai precedenti capitoli, che denotano sì la volontà di rendere omaggio alla storia del franchise ma anche una certa pigrizia in fase di programmazione, parzialmente perdonabile considerata la natura del progetto stesso e l’età dell’hardware ospite, che non avrebbe comunque permesso chissà quali voli pindarici.
All star
Come per l’offerta ludica, anche quella tecnico/artistica omaggia il meglio che la serie ha fin qui offerto e tenta di rimescolarlo, proponendo al giocatore una sorta di best of: al character design una vecchia conoscenza della serie, quello Yuji Himukai già autore di tutti i capitoli fino al quinto e attualmente al lavoro anche sull’attesissimo Fire Emblem Three Houses per Switch, e alle musiche l’inossidabile Yuzo Koshiro, considerato uno dei compositori videoludici viventi più influenti (Sonic, Streets of Rage, Shenmue e Persona Q sono solo alcuni dei suoi lavori migliori).
La colonna sonora di Etrian Odyssey Nexus propone nuovi arrangiamenti di brani storici della saga, compresi quelli del terzo episodio, l’unico non pubblicato su 3DS, così come brani inediti, perfetti per le atmosfere claustrofobiche e tese che da sempre caratterizzano la serie.
A fronte di un lavoro di ottima fattura sul fronte artistico, come dimostrato anche dal rilascio di un artbook celebrativo con tutte le edizioni fisiche del gioco, anche sul versante tecnico, pur dovendo scendere a patti con il vetusto hardware ospite, Atlus ha fatto il meglio che poteva, con mostri vari, ben animati e sempre molto ben disegnati e rallentamenti assenti anche nelle fasi più concitate.
In assoluto, comunque, è il comparto sonoro quello che brilla di più, e consigliamo vivamente l’utilizzo di un paio di auricolari di qualità per goderne al meglio.
Chiosa finale sulla longevità, virtualmente infinita: se la quest principale può essere portata a termine in un tempo variabile tra le quarantacinque e le sessanta ore, a seconda di quante missioni secondarie si deciderà di intraprendere, la presenza di diciannove classi assicura una rigiocabilità eccezionale, che potrebbe portare a fondere la cartuccia prima di quanto si possa pensare.
+ Longevità stellare
+ Colonna sonora che merita auricolari di qualità
+ Gameplay loop sempre ipnotico dopo dodici anni
- Non sempre gentile con i neofiti
8.1
Etrian Odyssey Nexus rappresenta una summa di quanto di buono il franchise ha fatto nei suoi dodici anni di esistenza, tra labirinti dal level design diabolico, mostri ferali e un livello di personalizzazione incredibile. Certo, chi si aspettava novità potrebbe rimanere deluso, ma non era dall’episodio con cui Atlus si congeda da 3DS che ci si doveva aspettare stravolgimenti alla formula: siamo dinanzi ad un gioco cosiddetto “hardcore”, con picchi di difficoltà notevoli e con una buona dose di grinding richiesto, ma la soddisfazione di conquistare l’albero di Yggdrasil ancora una volta, combattendo strato dopo strato, è immutata dal primo episodio. Il messaggio per i neofiti è di non lasciarsi scoraggiare: alle iniziali difficoltà seguiranno grandi soddisfazioni.
Voto Recensione di Etrian Odyssey Nexus Recensione - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Una sorta di raccolta del meglio della serie in una sola cartuccia
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Longevità stellare
-
Colonna sonora che merita auricolari di qualità
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Gameplay loop sempre ipnotico dopo dodici anni
Contro
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Le novità latitano
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Non sempre gentile con i neofiti
Commento
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