DreadOut 2, spiriti rancorosi e folklore indonesiano - Recensione
DreadOut 2 arriva 6 anni dopo il primo capitolo e racconta la vita di Linda dopo gli avvenimenti nefasti, tra misteri ineffabili e gli orrori inesplicabili del folklore occulto indonesiano. Ve lo raccontiamo nella nostra recensione.
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a cura di Domenico Musicò
Deputy Editor
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Digital Happiness
- Produttore: Digital Happiness
- Piattaforme: PC
- Generi: Survival Horror
- Data di uscita: 20 febbraio 2020
Nonostante la tiepida accoglienza riservata al primo capitolo, con DreadOut 2 gli indonesiani Digital Happiness tentano di rilanciare la propria serie horror sul mercato, consci del fatto che il genere ha nuovamente un altissimo picco di popolarità. Approfittando dell’onda lunga dei survival horror e di tutti quei titoli che in qualche modo stanno ribadendo quanto le tematiche cupe siano tra le più apprezzate, DreadOut 2 si unisce al già nutrito gruppo di opere del terrore con la volontà di eliminare gli evidenti problemi emersi in passato.
Asian Terror
Il primo DreadOut si presentava come un titolo chiaramente ispirato a Project Zero, con le meccaniche classiche della cattura dei fantasmi tramite macchina fotografica che, nel caso specifico analizzato, venivano quasi del tutto replicate da un più moderno smartphone. La protagonista era Linda, una giovane studentessa delle superiori che, assieme ad alcuni suoi compagni e alla professoressa, passava una giornata diversa dal solito, lontana dai banchi di scuola. Il piccolo gruppo scopriva suo malgrado di aver smarrito la via ed essere rimasto confinato in un remoto villaggio indonesiano, dove antiche usanze e avvenimenti paranormali finivano col risvegliare antiche presenze demoniache.
DreadOut 2, dopo i catastrofici avvenimenti del primo capitolo (su cui preferiamo non approfondire ulteriormente), continua a seguire le vicende della stessa protagonista. Linda deve adesso lottare con le conseguenze psicologiche di quella gita funesta che le ha cambiato per sempre la vita, affrontando inoltre una forza misteriosa dopo la rottura di un sacro sigillo: il serpente Blorong è adesso libero di scorrazzare assieme ai fantasmi che popolano le aree che la protagonista dovrà epurare, ma c’è una novità che cambia e rende più vario anche il sistema di gioco studiato per DreadOut 2. Stavolta le entità spiritiche si divideranno in due gruppi: intangibili e fisici. I primi vanno combattuti tramite l’utilizzo dell’IrisPhone, in maniera del tutto identica a quanto visto nel gioco precedente; le entità fisiche sono invece immuni all’influsso mistico degli scatti fotografici, pertanto vanno eliminati utilizzando delle vere e proprie armi, molte delle quali saranno di fortuna e non sempre equipaggiabili per lunghi periodi.
+ Più dinamismo nei combattimenti, con nemici incorporei e altri fisici, da affrontare in modi differenti
+ Eliminati quasi del tutto gli enigmi privi di senso che flagellavano il capostipite
- Tecnicamente non è cambiato molto rispetto a più di un lustro fa
- Alcune scelte di game design continuano a causare non poca frustrazione
6.4
Nonostante le migliorie e le variazioni al gameplay classico, con l’introduzione delle armi e di più dinamismo per affrontare i combattimenti con le entità spiritiche della tradizione indonesiana, DreadOut 2 non riesce a far fare alla serie un decisivo passo in avanti, risultando in ultima battuta un moderato upgrade rispetto al capostipite. Frenato da balbuzie tecniche e inadeguatezze conclamate del sistema di gioco, il nuovo titolo di Digital Happiness non riesce ad emergere dal mare magnum dei survival horror.
Voto Recensione di DreadOut 2 - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Introduzione delle armi
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Più dinamismo nei combattimenti, con nemici incorporei e altri fisici, da affrontare in modi differenti
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Eliminati quasi del tutto gli enigmi privi di senso che flagellavano il capostipite
Contro
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Input poco reattivi
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Tecnicamente non è cambiato molto rispetto a più di un lustro fa
-
Alcune scelte di game design continuano a causare non poca frustrazione
Commento
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