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Recensione

Dice Legacy | Recensione - Costruire una città un dado alla volta

Sviluppato dal team italiano DESTINYbit, Dice Legacy è un city builder medievaleggiante unico nel suo genere: quante altre volte i vostri villici hanno avuto la forma di un dado?

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

Informazioni sul prodotto

Immagine di Dice Legacy
Dice Legacy
  • Sviluppatore: DESTINYbit
  • Produttore: Ravenscourt
  • Distributore: Koch Media
  • Piattaforme: PC , SWITCH
  • Generi: Gestionale
  • Data di uscita: 9 settembre 2021

Avevamo incrociato mouse e tastiera con Dice Legacy qualche settimana fa, lasciando in pausa il giudizio su questo peculiare city builder sviluppato dal team italiano DESTINYbit.

La nostra prima prova si era conclusa con i classici tre puntini di sospensione piazzati lì come un futuro promemoria, degli utili appunti riguardanti quello strano mix di generi e che vertevano soprattutto sull’interfaccia di gioco e sulla varietà proposta partita dopo partita.

Finalmente è giunto il momento della pubblicazione definitiva e possiamo quindi riprendere in mano il nostro taccuino e spuntare ogni croce rossa che avevamo scritto sui tanti fogli digitali.

Salvare la pelle dopo l'ennesimo naufragio

Prima di passare in rassegna la nostra scrupolosa revisione, riavvolgiamo però il nastro e spieghiamo cosa sia Dice Legacy anche a chi non è a conoscenza delle tante sfaccettature di questo titolo. Come detto in apertura, si tratterebbe di un city builder, ma il condizionale è quanto mai d’obbligo. Scordatevi infatti l’eleganza di un Cities: Skyline - forse il più celebre esponente del genere - e la sua meticolosità nel tracciare strade e configurare quartieri, perché la parola d’ordine nell’opera di DESTINYbit è sopravvivere.

Le classiche meccaniche da gestionale vengono infatti fuse con schemi quasi da survivor e danno vita ad un qualcosa che non fatichiamo ad avvicinare al mondo dei roguelike, viste le numerose partire finite in fumo e incenerite assieme alle case rase al suolo dalle fiamme, oppure che hanno visto scolpita nel ghiaccio la parola fine, con gli abitanti della città trasformati in gelide stature durante un inverno particolarmente rigido.

Ecco, se proprio dovessimo forzare un paragone, tireremmo fuori dal cilindro il nome di Frostpunk, ma anche questo parallelo va preso con delle lunghe pinze.

Un popolo a sei facce

È abbastanza complicato metter nero su bianco cosa sia davvero Dice Legacy e forse la strada migliore è proprio spiegare il funzionamento delle varie fasi di gioco. Senza troppi preamboli, la nostra nave finisce per naufragare sulle sponde di un misterioso mondo ad anello e, con i pochi sopravvissuti dalla nostra parte, ha inizio la ricostruzione della città.

Lungo la mappa sono infatti sparse le classiche risorse, come legno, pietra e cibo e quelle pianure sono il posto perfetto per piazzare un mulino con accanto un campo di grano. A questo punto basta spedire i villici al lavoro ed il gioco è fatto vero? Non proprio.

Ad ogni cittadino è infatti associato un dado a sei facce e ciascun lato determina l’azione che quella unità può fare. Ad esempio, se dopo un lancio spunta un martello, significa che quel cubetto può essere posizionato su una struttura in costruzione, se invece appare una spada vuol dire che il villico è pronto a difendere la nostra terra o, ancora, se spuntano degli ingranaggi, c’è modo di far lavorare la pedina nella taverna o in qualche altra struttura produttiva.

Il lancio dei dadi e il loro posizionamento/utilizzo è la meccanica centrale attorno cui è stato costruito Dice Legacy, una costante aleatorietà che, unita ai tempi stringenti e a delle risorse tutt’altro che infinite, mette il giocatore davanti a delle scelte costantemente sub-ottimali.

Ciascun dado può infatti essere usato un numero limitato di volte e va “nutrito” nella cucina per ristabilire il numero di tiri, a poco a poco le foreste diventano sempre più scarse, i terreni di caccia aridi e le miniere vanno svuotandosi, senza contare le stagioni invernali che mettono a dura prova la sopravvivenza della città.

Espandersi e prosperare

L’unica soluzione è piazzare un nuovo municipio lungo i confini, espandere il proprio territorio e avere così accesso a nuove risorse materiali. Il compito non è però dei più semplici e occorre gestire al meglio le scarse riserve per costruire tutte le tipologie di edifici che danno vita a delle catene di produzione in grado di aumentare le percentuali di sopravvivenza.

Una birra può scaldare un dado che si è congelato, delle erbe sapientemente trattate curano un cittadino ferito e il grano fornisce un ulteriore pasto da dare alla popolazione, che non deve dipendere solo dalla caccia. Ogni click è però un dilemma: gettare in un'enorme stufa i tronchi per scaldare gli abitanti, o impiegare il legno per costruire la scuola ed avere accesso a delle tecnologie avanzate? Il tempo è scarso, i magazzini si svuotano in fretta e non c'è mai una risposta esatta.

Ci sono poi edifici pensati per modificare i dadi, utili per trasformare un semplice villico in un cittadino più istruito e capace di sbloccare nuove tecnologie, in un valente guerriero, in un monaco o, ancora, in un mercante. Anche questo ha ovviamente un costo, a voi l'ardua scelta, senza contare la felicità che può mutare nelle varie classi sociali, fino a fare esplodere vere e proprie ribellioni.

Come se non bastasse, non siamo gli unici abitanti di quella strana isola e, mano a mano che si esplorano i territori, dalla nebbia di guerra ecco apparire sparuti avamposti con cui interagire, in modo più o meno pacifico, fino ad arrivare alla sponda opposta della mappa, un'area colonizzata da una civiltà nemica e da cui provengono attacchi sempre più insidiosi.

L’unica via di salvezza è quindi sconfiggere i nostri rivali, radere al suolo i loro edifici e salpare per una nuova avventura.

Una mano sfortunata

Dice Legacy è un titolo originale, di cui abbiamo particolarmente apprezzato l’idea del lancio dei dadi e i vincoli che la sorte ha di volta in volta imposto ai nostri piani strategici, ma alla prova dei fatti e da un’analisi più attenta sono emersi parecchi scricchiolii.

Prima ancora che nelle meccaniche di gioco, il vero difetto va ricercato nell’interfaccia e forse anche nella direzione artistica medievaleggiante. Tutti gli edifici si assomigliano in modo evidente, non c’è modo di capire cosa si sia già costruito e cosa invece manichi alla propria città e, cosa ancora più grave, gli spazi in cui piazzare i dadi spariscono dietro le spesse mura ed è faticoso capire dove collocare un dado e quale materiale mettere accanto al cubetto appena selezionato per far partire i lavori.

Inoltre, a meno che non si imposti il livello più basso di difficoltà, non c’è modo di mettere in pausa lo scorrere del tempo, anch'esso una risorsa scarsa quando si passa la maggior parte del tempo ad interpretare una UI parecchio scarna. Come se non bastasse, la telecamera è troppo bassa e non permette di visualizzare immediatamente tutto il villaggio, con conseguenti su e giù per la mappa alla ricerca di una costruzione dispersa in mezzo a tutti quei mattoni.

Un ciclo difficile da spezzare

La stessa gestione dei dadi non è però esente da pecche. Ci siamo infatti interrogati più volte sull’utilità di trasformare i nostri villici in cittadini maggiormente specializzati, se non in poche fasi della partita, come i momenti finali in cui si ha per forza bisogno di molti guerrieri per partire all’assalto della città avversaria. Sinceramente, di monaci e mercanti abbiamo sentito molto meno la necessità.

Promosse a pieni voti le opzioni di fondere o far ascendere - quindi rendere pressoché immortali - alcuni dei propri dadi, mentre la possibilità di bloccare le singole facce/azioni ci è parsa una scappatoia fin troppo comoda e, almeno alle difficoltà più alte, avremmo preferito una soluzione di compromesso: azione bloccata, ma comunque un punto di vita in meno dopo un nuovo tiro.

Finora abbiamo spesso utilizzato aggettivi come aleatorietà, caso e sorte, tutti termini che, almeno in teoria, dovrebbero far rima con varietà, ma che in Dice Legacy vengono compressi in situazioni che sanno di già visto. Certo, è impossibile prevedere l’esito di un lancio e occorre sempre adattare le proprie mosse a ciò che la fortuna dice, ma una volta trovato un giusto compromesso fra crescita e sostenibilità ci si ritrova a costruire più o meno sempre gli stessi edifici e a sfruttare sempre le stesse tecnologie.

Le carte - o per meglio dire i dadi - vengono mischiate dalle altre modalità di gioco e dai nuovi sovrani a cui si ha accesso dopo aver terminato vittoriosamente la prima run. Queste tipologie di match differenti riescono però ad alzare l’asticella della difficoltà, ad esempio con inverni senza fine o con meno cittadini a disposizione, mettono inizialmente a disposizione alcuni dadi già specializzati, ma fanno ben poco per creare variazioni sostanziali, con le costruzioni e le tecnologie da attivare che restano esattamente le stesse.

A causa di cicli che spesso finiscono con il somigliarsi, Dice Legacy diventa quasi un roguelike puro, una vera sfida dove l’essenza stessa del match è la sopravvivenza e, fidatevi, impostando verso l’alto il livello della difficoltà, ogni inverno senza caduti è una piccola conquista ed è proprio qui che si celano le maggiori soddisfazioni, quando strategia e fortuna trovano una pacifica coesistenza. Una stretta di mano davvero rara.

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Voto Recensione di Dice Legacy - Recensione


6.7

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Una costante lotta fatta di strategia e fortuna

  • La meccanica dei dadi differenzia Dice Legacy dalla concorrenza

  • Occorre sempre rimodellare le proprie scelte

Contro

  • La telecamera e l'interfaccia non aiutano

  • Partita dopo partita viene meno il senso della scoperta

  • Le varie tipologie di match non offrono troppi sussulti

  • Qualche dubbio sulla gestione del lancio dei dadi

Commento

Ci vengono in mente ben pochi titoli come Dice Legacy. Il titolo creato da DESTINYbit è un po' city builder e un po' strategico, e data la difficoltà e la strenua lotta per sopravvivere ha anche quel tocco da roguelike che non guasta mai. Il tutto è tenuto assieme da una meccanica fresca che sa tanto di boardgame, ma in mezzo alle tante idee è facile scorgere qualche passaggio a vuoto. Oltre alle intemperie e ai soldati nemici bisogna infatti difendersi da una UI ostile e, a meno che non siate dei perfezionisti amanti delle dure prove, dopo qualche partita c'è il rischio di finire in un loop fatto di déjà vu.
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