In un’intervista con il portale 4Players, incentrata su Death Stranding, Hideo Kojima ha rivelato che dopo l’esperienza di Metal Gear Solid V: The Phantom Pain per lui sarebbe stato impossibile tornare a fare titoli non open world.
Kojima ha spiegato che “dopo aver provare un action game in un open world, non puoi semplicemente tornare indietro su altre cose. Questo è ciò che ho pensato, per via dell’interattività”.
“Ci sono ovviamente altri modi di fare un gioco, un gioco lineare, ad esempio. Ma io non posso tornare indietro dopo aver fatto l’esperienza di avere un mondo su larga scala in un gioco”.
Il game designer e director ha riconosciuto che “lo storytelling in un gioco open world è la sfida più grande”, dal momento che “il giocatore la libertà più grande possibile (…) e perciò non sei mai davvero sicuro di quello che il giocatore farà”.
“In Phantom Pain ho avviato una sorta di esperimento partendo in una maniera lineare e, una volta che il mondo si apre, la storia si sfuma in un certo senso. Alcuni fan di Hideo Kojima non erano felici del fatto che la storia avesse un ruolo secondario, ma lo facemmo in maniera molto consapevole”.
In Death Stranding, “questa è stata la sfida più grande e l’ostacolo più grande: è un open world, ma allo stesso tempo non volevamo ridurre l’importanza della storia, quindi i fan dei giochi di Hideo Kojima non saranno delusi”, per cui sembra che la lezione sia stata imparata (via ResetEra).
In termini di narrazione, l’esclusiva PS4 sarà particolarmente ambiziosa e tratterà in eguale misura la connessione e la sua assenza, spingendoci a riflettere sull’isolamento e le sue cause nel mondo reale.