Deadly Premonition
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a cura di Dr. Frank N Furter
In ogni generazione videoludica ci sono stati titoli che hanno letteralmente spaccato in due la critica specializzata, laddove il primo esempio che affiora alla mente è quel God Hand tanto bistrattato quanto amato da due diverse scuole di pensiero. Sembra condividere la stessa sorte l’emblematico Deadly Premonition, una sorta di survival horror che mischia elementi da sparatutto in terza persona à la Resident Evil 4, con una forte componente free roaming unita alla suspense tipica di un thriller americano. Descritto così appare come il messia videoludico, un mix irresistibile al quale nessuno può sottrarsi. In realtà il titolo degli Access Games ha diviso così tanto la critica perché si rivela una costante montagna russa fatta di punti altissimi che si avvicendano ad altrettanti molto bassi. La nostra analisi evidenzierà ogni pregio e difetto, senza fermarsi alla prima – quanto mai sbagliata in questo caso – impressione.
Benvenuti a Greenvale…O forse sarebbe meglio dire Twin Peaks. Per chi non la conoscesse, questa serie culto che fece impazzire il mondo agli inizi degli anni ’90 narrava le vicende di un agente dell’FBI proveniente dalla grande città mandato ad investigare su un misterioso delitto avvenuto in una piccola e tranquilla cittadina americana. Potremmo definirla la “campagna” americana, le classiche comunità composte da appena qualche migliaio di persone che vivono grazie al duro lavoro, rispettano sani principi conoscendosi tutti gli uni con gli altri. Lo scenario perfetto utilizzato da innumerevoli scrittori e registi, la provincia americana è sempre stato un setting evocativo per raccontare storie oscure, malate, celate sotto una coltre di spaventosa normalità. Lo stesso fa Deadly Premonition, vi prende per mano portandovi a spasso in ogni angolo della contea di Greenvale per conoscere i personaggi chiave della storia, i luoghi, le abitudini del posto, senza dimenticare un cast di fondo composto da persone normali che vi parleranno di loro stesse, dei loro sogni e di cosa piacerebbe fare loro. L’atmosfera inquietante generata dalla città è impareggiabile, e non si esagera affermando che nessun altro titolo di questa generazione può vantare lo stesso impatto psicologico. Ovviamente il discorso si estende anche alla caratterizzazione del personaggio principale, l’agente Francis York Morgan. Un tipo strano, che parla con un amico immaginario di nome Zach, tabagista, caffeinomane a tal punto da leggere la fortuna nella tazzina, amante di cinema e della buona tavola. Francis è un mix esplosivo, vario e ben costruito, ambiguo al limite della follia, intelligente e comico. Si potrebbero scrivere migliaia di caratteri sulle diverse sfaccettature del suo incredibile carattere, le citazioni di grandi film del passato (Lo Squalo, Tremors, Ritorno al Futuro) o l’amore per i Ramones o ancora l’analisi metodologica di ogni cibo che gusta, mostrando il più delle volte una meraviglia sincera davanti alle cose più semplici. I comprimari recitano la loro parte alla perfezione, forse scadendo più di una volta in stereotipi tipici del genere thriller, senza mai però offuscare l’interpretazione generale. La trama è la colonna portante di tutta la produzione, da sola sorregge l’impalcatura del gioco (capirete più avanti perché) spingendo il giocatore a proseguire per svelare il mistero che si nasconde nella storia della città. La trama corre costantemente sul doppio filo della spiegazione razionale e del soprannaturale, intrecciandosi più volte per confondere le idee e creare una sequenza di colpi di scena, soprattutto nel finale, davvero ben riusciti. Chi cerca una storia interessante permeata da un’atmosfera particolare potrebbe già ritenersi soddisfatto dell’acquisto.
L’importanza di essere un free roamingL’esplorazione libera della città è l’ingrediente chiave in grado di rendere possibile quello che abbiamo descritto poco sopra. L’atmosfera è dunque data dall’opportunità di girare la cittadina in completa solitudine, far visita agli abitanti, parlarci, risolvere i loro problemi attivando così delle sottoquest (circa sessanta in tutto), utili per ottenere maggiori informazioni e denaro. Grazie alle vetture messe a disposizione dalla polizia di Greenvale sarete in grado di esplorare ogni angolo della contea; ma attenzione, una macchina ha bisogno di benzina e non è indistruttibile dunque abbiatene cura altrimenti finirete a piedi. Essere in parte un free roaming fa di Deadly Premonition quello che non è stato Alan Wake. L’ambientazione è praticamente la stessa: boschi estesi per chilometri e una piccola cittadina sperduta tra le montagne. L’accostamento ci permette dunque di rafforzare quanto detto in precedenza, ovvero l’importanza della libera esplorazione per un titolo che punta tutto sull’atmosfera da thriller ed elementi paranormali. Il puro girovagare per la mappa viene anche incoraggiato dalle molte attività secondarie: in precedenza abbiamo accennato a ben sessanta sottomissioni, inoltre troverete pontili dove pescare, oltre ai pesci, munizioni o regali a sorpresa. Ben sessantacinque carte da collezionare (sparse in tutto il perimetro di gioco) rappresentanti i protagonisti e gli oggetti chiave dell’avventura, possibilità di lavorare part-time, giocare a freccette, pranzare con i colleghi al dipartimento di polizia o alla tavola calda, farvi la barba, cambiarvi d’abito (dopo qualche giorno noterete delle mosche ronzarvi attorno per la scarsa igiene) e così via: le attività sono molteplici e potrebbero portarvi via molto tempo. Il tempo è un altro fattore importante, dato che la vostra indagine sarà scandita da intervalli temporali ben precisi entro i quali dovrete raggiungere il punto indicato sulla mappa. Fortunatamente non si tratta di una serrata corsa all’ultimo minuto, avrete tempo in quantità per gestire le indagini e le attività secondarie senza alcun problema. Tutta l’avventura è suddivisa in sei macro sezioni costituite da ben ventisei mini-capitoli: al termine di ognuno sarete ricompensati con dei soldi in base alle vostre azioni e a quante medaglie, carte e sottoquest avete completato durante quel capitolo. Per questo motivo sono presenti anche delle classifiche online dove registrare i tempi di completamento e il denaro guadagnato. La longevità si attesta tra le sedici e le diciotto ore, senza contare però le quest secondarie, grazie alle quali supererete tranquillamente le venticinque ore di gioco.
L’agghiacciante rovescio della medagliaSe da una parte abbiamo una trama ben sviluppata ed un’atmosfera senza pari, dall’altra fanno capolino un comparto tecnico a dir poco arretrato e diverse grosse mancanze nel gameplay. Il protagonista è l’unico a vedere una dimensione alternativa simile a quella che i fan di Silent Hill conoscono bene: in altre parole, un otherworld che muta un posto normalissimo in un vero e proprio incubo. Ogni volta che Francis si troverà nella condizione di analizzare una data situazione, cercherà di analizzare lo spazio dove si trova tramite una tecnica chiamata Profiling. Sostanzialmente, per far sì che le immagini e i suoni oscurati nella mente del protagonista diventino interpretabili, dovrete cercare degli indizi chiave per sbloccare man mano i tasselli del puzzle. Non mancano delle fasi più dedicate all’azione in stile sparatutto in terza persona, con la possibilità di usare armi da fuoco e da mischia (queste ultime hanno una durata che varia a seconda dell’oggetto utilizzato). Il sistema di controllo è praticamente identico a quello di Resident Evil 4, laddove Francis non può muoversi e sparare allo stesso tempo dando così modo ai nemici di avvicinarsi e accerchiarlo. All’inizio non sarà difficile eliminare i propri avversari, soprattutto dopo aver capito la loro strategia d’attacco, e spesso schivarli ricorrendo al classico slalom risulta la soluzione migliore. Nel complesso, il sistema di controllo regala ben più di un momento frustrante, soprattutto all’aumentare del numero dei nemici. E’ inoltre poco comprensibile la scelta di dare al giocatore una pistola con colpi infiniti (al livello di difficoltà normale), senza contare l’alto numero di munizioni sparse in città o acquistabili all’armeria. Questo vanifica quella sensazione di precarietà tipica del survival horror, una grossa svista per un titolo che tra i suoi scopi annovera anche quello di incutere paura nel giocatore. E non bastano le sessioni di fuga dal killer misterioso o i momenti in cui dovremmo nasconderci nella stessa stanza in cui si aggira il losco individuo dal cappotto rosso: la prima volta che ne affronterete uno vi ritroverete spiazzati, ma andando avanti la situazione si ripeterà tale e quale a prima, rovinando così la suspense.Lo stato di salute di Francis, mostrato tramite la classica barra dell’energia, è ulteriormente verificabile tramite ulteriori indicatori: battito cardiaco, fame e sonno. Il primo si riempie quando correte, mirate ad un nemico, trattenete il respiro per non farvi scoprire o usate la sirena della polizia per andare più veloci, se raggiunge il limite massimo il protagonista avrà un attacco d’asma, non potrà correre e mirare sarà praticamente impossibile. La fame questa può essere saziata grazie a un vasto numero di cibi acquistabili o sparsi per la città, mentre il sonno può essere combattuto con il caffè, oppure dormendo un numero stabilito di ore all’hotel dove soggiornate o nei rifugi disseminati nella contea. Un così alto numero di necessità ha richiesto un inventario spazioso, supportato da una valigetta che ricorda i “cassoni senza fondo” dei vecchi Resident Evil. In questo caso gli spazi sono limitati, anche se ogni oggetto all’interno del baule potrà essere depositato diverse volte occupando un solo slot.
La tecnica dopo di tuttoDeadly Premonition “vanta” un campionario molto variegato di difetti per quanto riguarda il lato puramente tecnico. Molte volte non sembra neanche di giocare su una console di questa generazione, e non si tratta solo di mero impatto visivo. In primis le animazioni, legnose ed estremamente ripetitive. Il doppiaggio è molte volte fuori sincrono, senza parlare della scadente traduzione italiana dei sottotitoli. I modelli poligonali di Francis e di qualche comprimario sono passabili, ma il discorso è diverso per la popolazione di Greenvale, ridotta a pochi esemplari di donne e uomini tutti uguali tra loro. Texture di bassa qualità, aliasing su ogni superficie, pop up continui, in sostanza il comparto tecnico di Deadly Premonition è una nave che cola a picco. Persino il design dei nemici appare limitato ed è un peccato, perché l’idea iniziale di affrontare creature umanoidi che camminano all’indietro piegandosi quasi completamente sulla schiena non era per nulla malvagia, nonostante la chiara citazione a L’Esorcista. Discorso leggermente diverso per le ambientazioni durante le fasi alternative, le quali appaiono per la maggior parte del tempo come la versione “sporca” della realtà, e non una visione malata delle forze oscure che si celano dietro il misterioso assassino. Non mancano alcuni tocchi di classe, affidati molte volte al simbolismo di oggetti particolari, importanti ai fini della trama. Fortunatamente la colonna sonora può vantare alcune tracce davvero azzeccate, anche se tendono a ripetersi troppo spesso. L’effettistica risente di vari difetti, tra cui una cattiva sincronizzazione tra il momento dell’impatto e la distruzione di un determinato oggetto.
– Grande atmosfera
– Storia intrigante
– Caratterizzazione del protagonista profonda come pochi
– Componente free roaming in grande spolvero
– Prezzo budget
– Tecnicamente arretrato
– Gameplay dei combattimenti frustrante
– L’effettistica sonora soffre di problemi di sincronizzazione
– I sottotitoli italiani evidenziano diversi errori di sintassi
8.4
Deadly Premonition ha spaccato in due la critica videoludica, molte volte impreparata a titoli di questo genere. La nostra promozione a pieni voti si deve all’aver apprezzato una storia ed un’atmosfera uniche, in grado di mettere in secondo piano difetti tecnici e di gameplay. Gioca a favore anche il prezzo budget, addirittura inferiore ai venti euro se acquistato online, una spesa che verrà sicuramente ripagata. Dall’altra parte abbiamo il dovere di mettere in guardia quella tipologia di giocatori che fa della tecnica una componente imprescindibile per i propri gusti, ai quali chiaramente l’acquisto è sconsigliato.