Immagine di Deadly Premonition 2, divertimento claudicante - Recensione
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Deadly Premonition 2, divertimento claudicante - Recensione

Sarà valsa la pena aspettare dieci anni per il detective più bizzarro del panorama videoludico?

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Informazioni sul prodotto

Immagine di Deadly Premonition 2: A Blessing Disguise
Deadly Premonition 2: A Blessing Disguise
  • Sviluppatore: Toy Box
  • Produttore: Rising Star Games
  • Piattaforme: SWITCH , PS3 , X360
  • Generi: Azione
  • Data di uscita: 10 luglio 2020

Sono passati dieci anni da Deadly Premonition, uno di quei giochi capaci di spaccare in due tanto la critica specializzata quanto il pubblico, divisi tra quanti amarono le bizzarre atmosfere, i personaggi e la storia raccontate da Swery (nome d’arte dell’autore giapponese Hidetaka Suehiro) e quanti, invece, non riuscirono a soprassedere sulle conclamate mancanze a livello tecnico e di gameplay.

Dieci anni, dicevamo, eppure nulla sembra essere cambiato: Deadly Premonition 2 A Blessing in Disguise ripercorre le orme del predecessore, e, siamo sicuri, attirerà giudizi altrettanto polarizzanti. Cominciamo con l’esprimervi il nostro.

Da Greenvale a Le Carrè

Anni dopo le vicende di Greenvale, raccontate nel primo capitolo, l’ex agente dell’FBI Francis York Morgan (adesso Francis Zach Morgan) si è ritirato a vita privata, recluso nella penombra del suo appartamento e costantemente sorvegliato dall’agenzia per cui ha lavorato per anni. Il Federal Bureau of Investigation, infatti, lo ritiene connesso alla misteriosa sparizione di una testimone chiave nel caso Clarkson, un omicidio rituale avvenuto quattordici anni prima nella cittadina di Le Carrè, in Louisiana.

A condurre le indagini c’è l’energica e fumantina agente Davis, che il giocatore sarà chiamato ad impersonare nei segmenti della storia che avvengono nel 2019: Deadly Premonition 2 si svolge parallelamente su un duplice binario temporale, alternando le sequenze dell’interrogatorio al protagonista del primo episodio, irriconoscibile nel suo accappatoio logoro, a quelle in cui controlliamo Morgan direttamente, rivivendo i suoi ricordi di quanto successo nel 2005.

Grazie a questo espediente narrativo, il gioco funge contemporaneamente da prequel e da sequel al titolo originale, e non è necessario aver portato a termine il primo episodio per comprendere a pieno la trama di questa seconda opera, sebbene la conoscenza pregressa aiuti a cogliere sfumature e riferimenti altrimenti oscuri.

Il punto di vista del giocatore oscilla quindi tra quello di una giovane agente dell’FBI, desiderosa di mettersi in mostra e convinta della colpevolezza di Morgan, e una versione “d’epoca” di quest’ultimo, non troppo diversa, nell’entusiasmo e nel sarcasmo, da quella che aveva fatto innamorare tanti videogiocatori al tempo della pubblicazione di Deadly Premonition.

Come se non bastassero due personaggi tanto abilmente tratteggiati, il cast comprende anche Patricia Woods, una ragazzina estremamente sagace che, per puro caso, si trova ad accompagnare York nella sua indagine a Le Carrè, facendo da contraltare (tanto comico quanto drammatico) allo smisurato ego del protagonista, e un’altra manciata di macchiette memorabili, dall’anziana signora patita di bowling al concierge con personalità multiple.

Esattamente come nel prodotto pubblicato dieci anni or sono, la forza del comparto narrativo di Deadly Premonition 2 non è da ricercare solamente nell’intreccio in sé, invero più banale e pilotato rispetto a quello apprezzato allora, quanto, piuttosto, nella caratterizzazione dei personaggi, nella pregnanza dei dialoghi che intercorrono tra essi, nel continuo sfondamento della quarta parete (Zach ed il giocatore sono tutt’uno) e nel numero spropositato di riferimenti alla cultura pop contemporanea e, in particolare, alla storia del cinema.

Anche solo prendendo nota dei titoli e dei registi consigliati da York durante le prime dieci ore di gioco, si potrebbe allestire facilmente una rassegna cinematografica: dalla disputa sul film migliore di Malcolm McDowell ad una serie di oscuri titoli horror americani degli anni ’80, la sceneggiatura scritta da Swery è prodiga di consigli per il giocatore e si crogiola nella vasta cultura cinematografica del suo creatore.

Sebbene rispetto al primo episodio sia andato perso il fattore novità, e si facciano ancora più forti i riferimenti a Twin Peaks (Morgan richiama sempre più l’agente Cooper), la storia riesce a tenere comunque incollati allo schermo nonostante tutte le altre storture che andremo ad analizzare più avanti, e, per i fan del capitolo precedente, la sola possibilità di passare altre venti ore abbondanti in compagnia di personaggi tanto ben caratterizzati risulterà estremamente invitante.

In più momenti, rapiti dai dialoghi e dalla strambe personalità degli abitanti di Le Carrè, ci siamo sorpresi a chiederci cosa verrebbe fuori se a Swery venissero consegnati un budget da tripla A ed un motore di gioco stabile e tecnicamente valido, oppure perché la formula scelta, vista la bontà dello script, non sia stata quella della visual novel, assai meno impegnativa in quanto a valori produttivi. Forse, a pensarci bene, la risposta a queste domande interiori si perderà nei meandri del tempo come molti dei monologhi strampalati a cui York Morgan si lascia andare non appena mette piede su uno skateboard.

Come prima ma non più di prima

Quando, però, si passa dalle fasi in cui la storia viene srotolata come un tappeto dinanzi agli occhi del giocatore a quelle in cui, pad alla mano, quest’ultimo diventa protagonista, i primi nodi iniziano a venire al pettine. La struttura è la medesima del capitolo d’esordio, con un misto tra libera esplorazione della mappa di gioco, comunque abbastanza contenuta, fasi di investigazione delle scene del crimine e sporadiche sezioni shooter, con Resident Evil 4 come palese (ma lontanissimo) modello d’ispirazione.

A nostro parere, appare evidente come due delle tre sezioni di gameplay siano state inserite come puro contorno rispetto a quella primaria, che consiste tanto nella raccolta di indizi e prove quanto nei dialoghi con i personaggi non giocanti per portare avanti la trama principale.

Le fasi esplorative, infatti, pesantemente influenzate dalle pessime performance del frame rate, dopo l’entusiasmo iniziale e la curiosità di esplorare ogni angolo della pittoresca cittadina del sud degli Stati Uniti, perdono presto mordente, principalmente a causa della vuotezza della mappa e della ripetitività degli ambienti. Non a caso, dopo che per tutto il primo episodio il giocatore può servirsi solamente di uno skateboard come mezzo di trasporto, a cavallo dell’inizio del secondo viene sbloccato una sorta di viaggio rapido tra diverse location: probabilmente anche il team di sviluppo era conscio dello scarso appeal della mappa dopo un certo numero di ore di gioco.

Gironzolando per Le Carrè sarà possibile imbattersi in nemici casuali (perlopiù cani randagi, alligatori e…scoiattoli?!?), in mini-giochi carini nel breve periodo ma troppo poco approfonditi per rubare davvero ore al giocatore, come il bowling o il tiro del sasso a pelo d’acqua e in collezionabili utili a craftare talismani. Peccato che questi ultimi siano perlopiù inutili, visto il basso livello di sfida del titolo, che ci porta al secondo elemento di gameplay di contorno, ovvero le sparatorie.

La loro sporadica frequenza, la limitatezza del bestiario nemico (governato, peraltro da una IA appena passabile) e la presenza di una singola arma per gran parte della campagna indicano chiaramente che l’obiettivo primario di Swery e del suo team era raccontare una storia e presentare dei personaggi, piuttosto che coinvolgere in sequenze action degne di questo nome. Scelta condivisibile senz’altro, ma allora, come già menzionato nel precedente paragrafo, perché non optare per un genere ludico completamente incentrato sulla narrazione, come un’avventura in stile Telltale o una visual novel à la giapponese?

Così com’è, invece, Deadly Premonition 2 è un pastiche che funziona solo a tratti, alternando buone cose a fasi di stanca, e puntando tutto sulla forza della narrazione e sul fascino di ambientazione e personaggi per trainare un comparto ludico altrimenti zoppicante. Ma allora, e torniamo alle domande spontanee e lecite, perché il voto in calce a questa recensione non è una sonora bocciatura? Semplice: perché Deadly Premonition 2, nonostante tutto, ci ha divertito.

Non sempre, e non in un modo che potrebbe incontrare i gusti di tutti i nostri lettori, ma il prodotto Toybox, tra un bug e una fase shooting piatta, ha riservato quest secondarie completamente fuori di testa, dialoghi brillanti che ci hanno strappato più di una risata, personaggi memorabili, dalla nuova protagonista Aaliyah Davis a Patricia Woods, e, soprattutto, quell’atmosfera kitsch eppure incredibilmente invitante che solo certi b-movie possiedono.

Ecco, giocare a Deadly Premonition 2 non è poi così diverso dallo stravaccarsi sul divano con una serie di snack di dubbio gusto e godersi un qualsiasi film di Sam Raimi con Bruce Campbell protagonista, un Carpenter o un Romero d’epoca: l’equivalente videoludico del junk food, in altre parole.

Disastri tecnici

A livello tecnico, Deadly Premonition 2 si dimostra gravemente insufficiente sotto diversi punti di vista, tanto da oscurare anche i (pochi) aspetti positivi della produzione, come il doppiaggio e la colonna sonora, che hanno saputo catturarci come quelli del predecessore.

La lista delle cose che non funzionano come dovrebbero è lunga e dolorosa, e l’imbarazzo della scelta è anche dovuto alla pigrizia del team di sviluppo, che ha candidamente ammesso di non essere al lavoro, almeno nell’immediato, su una patch correttiva, proprio a pochi giorni da un update che, invece, migliora le performance della versione Switch del primo capitolo. Si parte dalla modellazione poligonale, discreta per i personaggi principali ma limitata per tutto il resto, dai modelli di case, autovetture e PNG fino ai mostri nemici, che si muovono con goffa lentezza e con un set di animazioni striminzito.

Fenomeni di bad clipping, di pop-up delle texture, di compenetrazioni poligonali multiple e di desincronizzazione dell’audio sono abbastanza frequenti da far perdere la pazienza, anche se, ad onor del vero, più che l’aspetto tecnico in sé, sono le performance del prodotto quelle che lasciano più basiti.

Il framerate, passabile negli ambienti al chiuso, scende abbondantemente sotto la soglia dei venti frame per secondo durante le fasi all’aperto, soprattutto qualora si scelga di correre (dando vita ad un’animazione orripilante!) o di esplorare Le Carrè con il nostro fido skateboard, a proposito del quale dobbiamo fare due osservazioni aggiuntive.

Una è che la scelta di non rendere disponibili altri mezzi di locomozione più convenzionali, come auto o moto, potrebbe dipendere proprio dal fatto che, in quel caso, il framerate sarebbe sceso ulteriormente, sfociando nella pura e semplice sequenza di diapositive. La seconda è che, a causa di un mixaggio audio pessimo, il rumore delle rotelle dello skateboard finisce con il coprire gli esilaranti monologhi interiori del protagonista durante le fasi esplorative, privando il giocatore di alcune tra le battute migliori dell’intero gioco.

Ci sono poi i caricamenti, non troppo frequenti girovagando per la cittadina fittizia della Louisiana, dato che il gioco carica tutta l’area all’aperto in un singolo caricamento, ma obbligatori, e tremendamente lunghi, all’ingresso e all’uscita da ogni singolo edificio del gioco, come anche qualora si scelga di adoperare un peculiare servizio di taxi, sbloccabile dopo poche ore.

In questo mare di mediocrità, che non cambia più di tanto alternando la fruizione in modalità portatile o sul televisore di casa (con quest’ultimo che, anzi, evidenzia maggiormente le storture della produzione), spiccano un doppiaggio di ottimo livello, che vede il ritorno della voce di Francis York Morgan dal primo episodio e che stride con il resto dei valori produttivi, ed una buona colonna sonora, capace di sottolineare egregiamente tanto i momenti più frivoli quanto quelli che sfociano nell’horror.

Bene anche dal punto di vista della longevità complessiva, a fronte, però, di una rigiocabilità quasi nulla: tirando dritto, e perdendosi gran parte dei contenuti secondari del gioco, si può arrivare ai titoli di coda in una ventina di ore, un valore che sarebbe anche commisurato al prezzo di lancio (circa cinquanta euro), se non fosse per le summenzionate, gravi mancanze a livello tecnico.

La presentazione e la pulizia del codice attuali non meritano quindi l’esborso, ma al primo calo di prezzo Deadly Premonition 2 A Blessing in Disguise potrebbe comunque fare la felicità di una certa nicchia di videogiocatori, a condizione di soprassedere su un comparto tecnico davvero obsoleto.

Potete portare a casa Deadly Premonition 2 approfittando di un piccolo sconto sulla copia retail.

+ Trama e personaggi degni di Swery

+ Un fascino unico, nonostante tutto

+ Doppiaggio e colonna sonora di buon livello

- Non migliora il capitolo precedente

- Gameplay zoppicante

- Disastroso tecnicamente

- Costoso

6.9

Deadly Premonition 2 A Blessing in Disguise è il decimo cucchiaino di cioccolato bianco consecutivo, l’hamburger tutto grassi e proteine che adorate mangiare pur sapendo quanto fa male, il caffè annacquato che solo chi è stato negli Stati Uniti può dire di aver provato. Il titolo Toybox è disastroso a livello tecnico, derivativo nelle meccaniche di gioco e difficilmente proponibile a tutti coloro che si siano avvicinati ai videogiochi nel corso dell’ultima generazione di console. D’altro canto, è latore di un’atmosfera ed un fascino unici, che solo il folle tocco di Swery riesce a dare, e risulterà ossigeno puro che tutti coloro che sono cresciuti a pane e cinema o che hanno amato serie tv come Twin Peaks, True Detective o X-Files. Ci siamo divertiti nel giocarlo per questa recensione? Sì, senza dubbio. Lo consiglieremmo senza riserve ai nostri lettori? Probabilmente no, quanto meno non al prezzo di lancio. Ma, nonostante tutte le innegabili problematiche, rimane un’esclusiva Switch a cui, prima o poi, daremmo un’occhiata, se fossimo al posto vostro.

Voto Recensione di Deadly Premonition 2: A Blessing Disguise - Recensione


6.9

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Trama e personaggi degni di Swery

  • Un fascino unico, nonostante tutto

  • Doppiaggio e colonna sonora di buon livello

Contro

  • Non migliora il capitolo precedente

  • Gameplay zoppicante

  • Disastroso tecnicamente

  • Costoso

Commento

Deadly Premonition 2 A Blessing in Disguise è il decimo cucchiaino di cioccolato bianco consecutivo, l'hamburger tutto grassi e proteine che adorate mangiare pur sapendo quanto fa male, il caffè annacquato che solo chi è stato negli Stati Uniti può dire di aver provato. Il titolo Toybox è disastroso a livello tecnico, derivativo nelle meccaniche di gioco e difficilmente proponibile a tutti coloro che si siano avvicinati ai videogiochi nel corso dell'ultima generazione di console. D'altro canto, è latore di un'atmosfera ed un fascino unici, che solo il folle tocco di Swery riesce a dare, e risulterà ossigeno puro che tutti coloro che sono cresciuti a pane e cinema o che hanno amato serie tv come Twin Peaks, True Detective o X-Files. Ci siamo divertiti nel giocarlo per questa recensione? Sì, senza dubbio. Lo consiglieremmo senza riserve ai nostri lettori? Probabilmente no, quanto meno non al prezzo di lancio. Ma, nonostante tutte le innegabili problematiche, rimane un'esclusiva Switch a cui, prima o poi, daremmo un'occhiata, se fossimo al posto vostro.

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