Cyberpunk 2077, i rinvii non bastano: sviluppatori costretti al crunch

CD Projekt RED non è riuscita a tenere fede alla parola che la voleva uno studio votato a fare a meno del crunch per Cyberpunk 2077.

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

CD Projekt RED, una delle software house più amate al mondo e oggi al lavoro su Cyberpunk 2077, è famosa non solo per i videogiochi che realizza e per il successo raggiunto, ma anche per essere prestigiosa per gli addetti ai lavori dell'industria. Questo, però, con un prezzo da non sottovalutare: il problema del crunch.

Con questa espressione si fa riferimento alle ore di lavoro extra che possono compromettere la salute degli sviluppatori. Spesso si tratta di ore esplicitamente richieste, altre volte che ci si aspetta i dipendenti facciano (anche per non mettersi in cattiva luce rispetto a quelli che accettano questi turni), con il risultato che sono arrivate testimonianze di membri di team di sviluppo che dormivano direttamente in ufficio e non avevano tempo libero nemmeno il sabato o la domenica.

È rimasto emblematico, a tal proposito, il caso di Red Dead Redemption 2, che non è purtroppo affatto isolato. Anche la stessa CD Projekt era infatti nota per il crunch a cui i dipendenti si sono trovati a far fronte in passato, come ai tempi di The Witcher 3. Interpellata in merito a queste pratiche, la casa polacca aveva spiegato ai microfoni della testata Kotaku, con le parole di Marcin Iwinski — co-chief excutive officer del team — che si sarebbe impegnata per evitare che il fenomeno si ripetesse con Cyberpunk 2077.

Purtroppo, però, apprendiamo oggi che invece si ripeterà. La segnalazione arriva direttamente da alcuni dipendenti di CD Projekt RED, che ci sono messi in contatto con Jason Schreier, giornalista ex Kotaku e oggi in Bloomberg: hanno così inoltrato al reporter, noto per i suoi approfondimenti sulle condizioni lavorative degli autori di videogiochi, una mail firmata direttamente da Adam Badowski, a capo di CD Projekt RED, nella quale il dirigente imponeva settimane lavorative da sei giorni, con quindi la rinuncia a una parte del weekend, per i tocchi finali prima dell'uscita del gioco.

Nella mail si legge, racconta Schreier:

A partire da oggi, l'intero team di sviluppo è al massimo della potenza. [...] Lavorerete per le ore abituali, e per una giornata del weekend. Mi prendo la responsabilità di questa decisione. So che è in contrasto con qualsiasi cosa abbiamo dichiarato sul crunch. È anche in contrasto con ciò in cui credo — il fatto che il crunch non dovrebbe mai essere la risposta.

La mail di Badowski sottolineava che le ore aggiuntive sono da intendersi come pagate, come da normativa vigente in Polonia — ma cosa che non sempre succede, quando si viene spinti al crunch, in tutte le software house.

Gli sviluppatori hanno anche fatto sapere a Schreier che questa richiesta si affianca al fatto che alcuni membri del team di sviluppo in realtà stanno già lavorando di notte e nei weekend da oltre un anno.

Nonostante due corposi rinvii, quindi, CD Projekt non è riuscita a evitare una tabella di marcia e una stima della data di lancio di Cyberpunk 2077 stringente rispetto alle effettive possibilità della forza lavoro a sua disposizione, con il risultato testimoniato dai dipendenti.

La speranza è che si possa ovviare quanto prima a problematiche di questo tipo, che in passato hanno già allontanato e innescato le tristi testimonianze di personalità creative e brillanti come Amy Hennig e Cliff Bleszinski — che ha raccontato di essere stato «quasi ammazzato» dagli anni di lavoro nell'industria videoludica. Una prospettiva di cui anche i Romero hanno parlato, spiegando come non tenere conto della salute delle braccia e delle menti del videogame ci costringa a perdere per strada dei veri talenti.

Cyberpunk 2077 arriverà ufficialmente su PC, PS4, Xbox One, Xbox Series X|S e PlayStation 5 (ma, in questi ultimi due casi, solo attraverso la retrocompatibilità, mentre uscite apposite sono attese per il 2021) il 19 novembre.

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