Chronos Before the Ashes | Recensione - Cenere alla cenere
Se vi siete mai chiesti come si fosse arrivati al mondo di Remnant from the Ashes, eccovi la risposta
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a cura di Gianluca Arena
Senior Editor
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Gunfire Games
- Produttore: THQ Nordic
- Distributore: THQ Nordic
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE , SWITCH , STADIA
- Data di uscita: 1 dicembre 2020
Remnant from the Ashes è stato un fulmine a ciel sereno per l'industria videoludica: sviluppato con un budget limitato e distribuito senza l'imponente battage pubblicitario che caratterizza le uscite principali oggigiorno, il titolo Gunfire Games ha saputo stupire per la solidità dell'offerta ludica e per l'ottimo comparto multigiocatore.
Ci siamo quindi approcciati con una certa curiosità a Chronos Before the Ashes, prequel del succitato titolo, ovviamente ancora firmato dal medesimo team di sviluppo.Dopo aver sviscerato le versioni PS4 e Switch per voi (il gioco è stato pubblicato anche su Xbox One e PC, per la cronaca), siamo pronti a dirvi cosa ne pensiamo.
L'importanza di invecchiare bene
Originariamente sviluppato per VR e pubblicato nel corso del 2016, Chronos non faceva mistero di candidarsi come l'esperienza in realtà virtuale più vicina possibile ai tempi, alle meccaniche ed ai ritmi di gioco dei prodotti From Software, con tutto ciò che ne conseguiva in termini di originalità (pochina) e difficoltà (elevata ma non frustrante).
Gunfire Games, complice il successo del già citato Remnant from the Ashes, ha pensato bene, in accordo con il publisher THQ Nordic, di riadattare il titolo e consentirne la fruizione anche senza un visore per la realtà virtuale, sottolineando, nel processo, gli stretti legami a livello di trama e di lore che collegano questo prequel al titolo pubblicato durante l'estate del 2019.
I rimandi, infatti, sono parecchi, e sebbene chi non avesse mai giocato Remnant from the Ashes non subirà alcun tipo di handicap, sono proprio coloro i quali si sono persi per decine di ore nei mondi generati proceduralmente da quel titolo i fortunati che apprezzeranno particolarmente la narrativa ed i personaggi di Chronos Before the Ashes.
Il sostrato narrativo poggia su un mondo in declino, verosimilmente quello già visitato nel precedente titolo del franchise, che trova nei viaggi temporali la sua unica, flebile fiammella di speranza: un prescelto, di cui saremo chiamati a vestire i panni, deve recarsi in una dimensione temporalmente alternativa e porre fine all'esistenza di un famigerato drago, apparentemente la causa di tutti i mali dell'umanità.
Criptica e densa di riferimenti oscuri, la storia inizia con il freno a mano tirato, quasi più come una scusa per mettere un'arma nella mano del giocatore, ma gli avventurieri più pazienti, che non disdegneranno l'esplorazione meticolosa delle location e la lettura dei documenti di testo sparsi in giro (purtroppo non localizzati in italiano), troveranno pane per i loro denti, e saranno rimandati ad un universo coeso e ben disegnato dal team di sviluppo.
Tra varchi spazio/temporali, tiranni con le scaglie, mostruosità assortite e inaspettati alleati, la narrativa offrirà diversi spunti di riflessione ai veterani del precedente titolo, ma potrebbe comunque lasciare confusi tutti coloro che non ci avessero giocato.
Passaggio tutt'altro che indolore
Sebbene Chronos Before the Ashes non sia il primo titolo a svestirsi dei panni di esclusiva VR per divenire fruibile a tutto tondo (il più recente a venirci in mente è il sottovalutato The Persistence), gli sviluppatori non sembrano aver fatto tesoro degli errori commessi da coloro che li hanno preceduti, incappando in alcune delle stesse criticità che avevano caratterizzato titoli simili.
Nella fattispecie, ci riferiamo all'estrema semplificazione a più livelli, dalla mancanza di equipaggiamento indossabile a quella di attacchi a distanza, passando per un level design assai meno arzigogolato di quello dei classici evidente fonte di ispirazione. La necessità di non far spendere troppo tempo nei menu a chi indossa un caschetto per la realtà virtuale ha comprensibilmente portato a sfoltire il loot, gli oggetti rinvenibili ed utilizzabili – e persino le armi a due mani, apparentemente assenti in favore della canonica accoppiata arma ad una mano/scudo: se queste limitazioni facevano rima con la natura di esclusiva per realtà virtuale del progetto originario, mal si sposano con un action RPG per console, soprattutto alla luce della numerosa e ben fornita concorrenza.
Qui, ci si deve accontentare di un combat system affatto malvagio ma decisamente basilare, con poche movenze a disposizione tanto del nostro alter ego quanto dei nemici, ben differenziati tra loro a livello estetico ma dotati di un'intelligenza artificiale rivedibile. Una generale legnosità ed un feeling dei colpi inferiore a quello dei migliori esponenti del genere non consentono a Chronos Before the Ashes di svettare in una nicchia di prodotti che vede non solo produzioni di alto rilievo, ma anche indie interessanti (come il recente Mortal Shell) farsi largo di mese in mese.
Tornando al level design, abbiamo constatato come esso alterni buoni spunti a fasi in cui zoppica, pur nella sua semplicità: in assenza di una mappa, ci siamo ritrovati spesso a perdere l'orientamento, complice il riutilizzo di asset grafici e la poderosa dose di backtracking di cui il titolo è intriso. Eppure, e questo non fa che aumentare i rimpianti, le buone idee non mancano: la meccanica per cui ad ogni morte il nostro personaggio invecchia di un anno, partendo dalla maggiore età appena compiuta della prima run e fino ad arrivare ad essere un anziano canuto e ricurvo, è l'unica ad aggiungere un po' di profondità tattica ad un titolo altrimenti fin troppo semplicistico.
Ogni dieci anni, al nostro alter ago sarà garantito un buff passivo a scelta tra una rosa di vari, che comprende, tra gli altri, un rafforzamento delle statistiche, l'aumento di esperienza guadagnata o dei danni inflitti; nel contempo, però, il peso dell'età graverà sulle spalle del nostro avatar, dapprima larghe e solide e poi, di anno in anno, sempre più cadenti: con l'età, il peso dei colpi incassati aumenterà, e la capacità di schivare ed assorbire i danni con lo scudo in dotazione caleranno drammaticamente, influendo, per forza di cose, sullo stile di gioco.
Ci è piaciuta anche la relativa libertà che il gioco concede dalla barra della stamina, onnipresente misuratore delle battaglie in tutti i titoli da Dark Souls in giù: qui è possibile portare attacchi senza limitazioni, ma il giocatore imparerà presto sulla propria pelle (e su quella sempre più rugosa del proprio eroe) che attaccare a testa bassa senza leggere le movenze dei nemici equivale ad imboccare la strada più corta verso l'ultimo checkpoint.
In ultimo, sottolineiamo come il gioco si riveli particolarmente adatto a tutti coloro che hanno avvertito l'assenza di puzzle negli ultimi soulslike: qui ve ne sono in abbondanza, ulteriore eredità della natura VR del titolo base, e sebbene alcuni si siano rivelati piuttosto ottusi, dobbiamo ammettere che una manciata di essi è stata capace di darci filo da torcere.
L'ultimo dei problemi
Non siamo rimasti particolarmente colpiti dall'aspetto meramente tecnico del prodotto, eppure riteniamo che la generale pochezza poligonale e un set di animazioni piuttosto risicato siano tra gli ultimi problemi della produzione. Una telecamera nervosa e fin troppo imprecisa, piuttosto, è un altro degli spiacevoli retaggi della prima pubblicazione del titolo, con il risultato che spesso abbiamo preso colpi in maniera assolutamente gratuita a causa di una nefasta combinazione di inefficienza della visuale e posizionamento infido dei nemici.
Fortunatamente, è possibile ricentrarla alla pressione di un tasto, ma nel mezzo della battaglia, magari contro più di un nemico, dover combattere anche una telecamera capricciosa non è esattamente divertente.
Se il caricamento ritardato delle texture di superficie e la scarsa distruttibilità degli ambienti sono marchi distintivi, ahinoi, dell'Unreal Engine utilizzato per il gioco, una palette cromatica decisamente smorta e il senso di già visto che pervade le ambientazioni sono invece da ricondurre al lavoro del team di sviluppo, qui assai meno ispirato di quanto visto in Remnant from the Ashes, per non parlare del diffuso aliasing che affligge la produzione, che diventa particolarmente evidente su pannelli dalla diagonale generosa.Proprio per questo motivo, e per la relativa stabilità del framerate, ancorato a 30 fps, la versione che si è fatta preferire, durante le nostre prove è quella per Nintendo Switch: sulla console ibrida Nintendo, soprattutto in modalità portatile, i compromessi grafici di Chronos Before the Ashes si rivelano più facilmente accettabili, un po' perché le dimensioni dello schermo contribuiscono a mascherarli, un po' perché la maggiore luminosità dello stesso contrasta i grigi dominanti e le diverse scene buie del gioco.
Come accaduto, quindi, anche con altre produzioni carenti dal punto di vista tecnico, a parità di costo (e con una minore dimensione del file di gioco, più che dimezzato sulla macchina Nintendo) consiglieremmo la versione Switch a chi volesse esplorare il mondo fantasy creato dai ragazzi di Gunfire Games.
Spogli e assai poco attraenti i menu (in entrambe le versioni da noi testate), che, come già fatto notare, sono dirette emanazioni di quelli del titolo originale, nel quale si doveva spendere meno tempo possibile a navigare l'interfaccia per ovvi motivi: un restyling sarebbe stato molto gradito. Bene, invece, dal punto di vista della longevità complessiva, non tanto per la quantità esorbitante di contenuti (tirando dritto si può venire a capo del gioco in una quindicina scarsa di ore), quanto piuttosto perché la durata è commisurata tanto al prezzo richiesto (leggermente inferiore a 30 euro) quanto alle meccaniche di gioco, che sarebbero invecchiate precocemente (perdonateci il gioco di parole) qualora l'avventura si fosse protratta per il doppio o il triplo del tempo.
Chiosa finale per la mancanza della localizzazione: chi ci legge sa benissimo che difficilmente, in presenza quantomeno dell'inglese, ce ne lamentiamo, ma stavolta la mancanza della nostra lingua risulta quantomeno peculiare per almeno un paio di ragioni. Una è che in Remnant from the Ashes era presente non solo in forma scritta ma anche nella traccia audio, e l'altra è che tantissime altre lingue, verosimilmente anche meno parlate della nostra nel mondo (come il polacco, non ce ne vogliano i nostri amici di Cracovia), fanno la loro bella comparsa nel menu.
Il gioco è perfettamente godibile anche senza capire una parola della lingua d'Albione, quantomeno nelle sue meccaniche base, ma dei sottotitoli avrebbero premiato il background narrativo dell'opera, che così rischia di andare completamente sprecato.
Se volete mettere le mani su Chronos Before the Ashes vi raccomandiamo di approfittare del prezzo e della sicurezza di Amazon.
Voto Recensione di Chronos: Before the Ashes - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Prezzo budget
-
Meccanica dell'invecchiamento ben congegnata
-
Su Switch offre il meglio di sè
Contro
-
Telecamera nervosa ed incostante
-
Dinamiche ruolistiche troppo leggere
-
Combat system legnoso e con pochi sbocchi creativi