I videogiocatori sono un pubblico molto appassionato. Non potrebbe essere altrimenti, considerando che sono quelli disposti a fare code per comprare i loro hardware preferiti, a spendere anche 80€ per un videogioco che vogliono avere assolutamente al day-one e che, semplicemente, vivono a trecentosessanta gradi il loro amore per questo medium, giocando e chiacchierando di quello che scoprono nei mondi virtuali.
Questo si riflette però anche in alcuni aspetti più discussi, come l’atavica console war. Da tempo immemore, favorita anche da momenti in cui l’industria si faceva culla accogliente per questo tipo di “conflitti”, accade che i videogiocatori finiscano divisi in frange di tifo ultras, che in questo momento potrebbero individuarsi in tifosi PlayStation, tifosi Xbox, tifosi Nintendo e i tradizionali PC gamer.
Potremmo affiancare a questi due nicchie, gli amanti di Stadia (che sono più di quanti sospettereste) e quelli della VR, anche se in molti casi fanno parte anche di uno degli altri gruppi citati.
L’idea che ci siano videogiocatori che sono innamorati del videogioco di per sé – su qualsiasi piattaforma giri, perché quello che mi piace è il film, non il lettore Blu-Ray che lo proietta sulla mia TV – e altri che sono più vicini all’idea di “tifo” si è palesata di nuovo nelle scorse ore, quando Sony ha annunciato che anche God of War sbarcherà su PC.
E se c’è chi, analizzando l’industria nel suo insieme, vede nello sbarco su Windows di Kratos una nuova frontiera per supportare il lavoro di Sony Santa Monica, c’è chi invece si è sentito “tradito” da questa scelta. Ma perché?
Due anni di media, da PlayStation a PC
Se vi siete confrontati con i commenti di una parte della community (si parla a livello internazionale, quindi anche sui social, sotto i profili degli sviluppatori e via dicendo), avrete notato che c’era un discreto numero di persone che si mostrava per qualche motivo scontento dell’arrivo di Kratos e Atreus su PC. È un fenomeno che si era visto anche con altri annunci di questa linea da parte di Sony.
Qualcuno scriveva la lamentela che mi ha colpito di più: «abbiamo perso un’altra esclusiva». Come se, arrivando anche su PC, God of War smettesse di essere una produzione PlayStation Studios, perché potrà essere giocato senza la necessità di comprarsi una PlayStation.
Come si fa a perdere un’esclusiva? I giocatori che hanno dato la loro fiducia a Sony comprando prima PS4 e poi PS5 hanno vissuto questo viaggio nel 2018, quando God of War venne eletto GOTY battendo anche la concorrenza di Red Dead Redemption 2 ai The Game Awards. Su PC, il gioco arriverà quasi quattro anni dopo (aprile 2018 su PS4, gennaio 2022 su PC).
È per questo che non riesco a capire la sincera delusione che leggo nei commenti di questi videogiocatori, che vedono forse nell’apertura al PC una nuova Sony, lontana da quella agguerrita e che si concesse, qualche tempo fa, anche degli sfottò a Xbox One e alla sua policy per prestare dei giochi a un amico, come ricorderete.
Mi sono chiesta se non ci sia il timore, per questi giocatori, che un giorno le piattaforme spariscano del tutto (e probabilmente succederà, se continueremo a virare verso il cloud e il giocare su qualsiasi device, come sta accadendo). Forse, è il timore che non servirà più comprare una console specifica, per giocare i propri titoli preferiti da Naughty Dog, Guerrilla Games e i loro fratelli degli studi first-party di Sony.
Tuttavia, per il momento quest’ultimo è un rischio ancora remoto, perché quando venne interpellato in merito Hermen Hulst, l’uomo-tutto di Sony Interactive Entertainment e dei PlayStation Studios, rimarcò sì che Sony avesse piani per portare altri dei suoi giochi su PC, ma anche che fossero passati in media due anni dall’uscita console.
Hulst sottolineò che:
«gli utenti possono continuare a fare affidamento su di noi per quanto riguarda la creazione di contenuti esclusivi per PlayStation, che è parte della ragione per cui esistiamo».
Detto in parole povere, Sony non sta pianificando di portare dal day-one su PC le sue future produzioni, perché fintanto che ha una macchina di riferimento (PS5) non avrebbe nessun interesse ad alleggerirne una delle chiavi fondamentali per la sua appetibilità: le killer application, spesso peraltro di livello eccellente – al punto che Spencer ne vuole produrre di più, simili, nell'ecosistema di Xbox.
Il mondo è più grande della singola console
La sensazione che si ha, nel vedere una Sony che apre le maglie della sua piattaforma per far arrivare i giochi anche altrove, è quella di una compagnia che ben sa che i videogiocatori sono, ora, letteralmente ovunque.
Concedere una media di due anni di vantaggio a chi supporta PlayStation anche con l’acquisto dell’hardware è stata ritenuta la soluzione ideale, per poi far arrivare quegli stessi giochi anche su una piattaforma di diffusione capillare – e non immediatamente legata a quei conflitti da console war che citavamo in apertura – come il PC.
Il risultato è che, proprio come accennavamo nell’articolo di qualche ora fa, le produzioni dei PlayStation Studios possono così avere una coda lunga che fa seguito al lancio con tutti i clamori già fatto su PlayStation 4 o PlayStation 5.
È in quest’ottica che entra anche l’idea di mettere nella propria scuderia un team con Nixxes, specializzato nella conversione di giochi per PC.
La scelta, fino a oggi, ha pagato: Horizon: Zero Dawn, Days Gone, Death Stranding hanno tutti trovato il loro pubblico su PC, dove lo andrà cercando a breve anche Nathan Drake con la Uncharted: Legacy of Thieves Collection, e dove si accomoderà anche il possente Kratos in vista del futuro Ragnarok. Strada che, secondo i rumor, oltretutto potrebbe essere seguita anche dall'amatissimo Bloodborne.
Ma questo non toglie niente al giocatore PlayStation più accanito, che ha giocato a Horizon nel 2017 (su PC arrivò nel 2020), a Days Gone nel 2018 (è su PC dal 2021) e a Death Stranding nel 2019 (è su PC dal 2020, ma in questo caso Kojima Productions non è un team interno e il gioco è stato quindi più assimilabile a un second-party che a un first-party, anche se l’IP e l’engine rimangono proprietà di Sony).
È un dolore sprecato, allora, il sentirsi delusi per un God of War che a sua volta sbarca su PC, perché se gli utenti PC decidessero di acquistarlo, avremmo più persone che hanno vissuto un bel gioco. E un publisher che di conseguenza ha più risorse per produrne altri dello stesso livello.
È semplicemente un win-win. O, almeno, lo è per chi ama i videogiochi molto più di quanto non ami le singole console.
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