Call of Duty Black Ops 4 Recensione | Back to classic
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a cura di Matteo Bussani
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Treyarch
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE
- Generi: Sparatutto
- Data di uscita: 12 ottobre 2018 PC, PS4 e Xbox One
Dopo la prima prova della versione finale di Call of Duty Black Ops 4 ci siamo presi un weekend per affrontare a server pieni il nuovo titolo della serie sparatutto più famosa e longeva di Activision. Questo anche e soprattutto perché, lasciata per strada la campagna single-player, era doveroso capire in che modo le novità sarebbero andate a modificare un’esperienza che, con la sua ciclica riproposizione annuale, aveva smesso di sorprendere. Treyarch, dal canto suo, il team alla guida del progetto Black Ops, era il più adatto per inaugurare una nuova stagione di successo per Call of Duty e fin dalla prima prova del gioco il profumo di un buon titolo era nell’aria, ma solo ora allo stato attuale possiamo confermare quanto prima solamente auspicavamo.
Black OPS 4 è un grande punto di ripartenza per la serie. E’ un titolo che infonde nuova linfa al brand e supporta le tre anime della sua community: quella competitiva, quella cooperativa e quella più “giovane”. Tutte fondamentali, esse parlano un linguaggio che si è allontanato sempre di più da quello della campagna single-player, che avrebbe richiesto risorse e investimenti (perlomeno in questo capitolo di rottura) che era opportuno investire altrove.
Andiamo dunque a chiudere il cerchio aperto venerdì con il format della recensione in corso, cercando di tirare le fila della valutazione del gioco, definitiva e numerica, a fronte del gran numero di contenuti che il titolo porta con sé tra Multiplayer, Blackout e Zombi.
Boots on the ground
Ricominciando dal principio, COD quest’anno costruisce la sua offerta ludica sul ritorno, auspicato e fortemente atteso, al “Boots on the Ground”, ovvero, nel gergo tecnico, quella meccanica di movimento che lega il giocatore a una gravità “classica”. Non troveremo più jetpack e tute avveniristiche e, con loro, wallrunning e double jump. Una scelta precisa che separa la frenesia del movimento dalla profondità del gunplay.
Quest’ultimo cambia a sua volta per tornare a rivolgersi a un pubblico esigente che aspettava un titolo veramente competitivo dai fasti di Black Ops 3, che potesse ergersi su basi più solide e divertenti di quelle costruite in passato. Non solo, perché una maggiore quantità di vita e la ricarica manuale rendono gli scontri più avvincenti e aggiungono variabili tecniche di non poco conto. Compatibilmente con gli standard di COD che non accenna a rallentarsi, si allunga leggermente il time-to-kill e le partite sono accese dall’inizio alla fine. In generale la sensazione è quella di un feeling delle armi più concreto e materico, con un’azione veloce ma tesa, che pad alla mano si migliora, tanto.
In particolare l’esaltazione del nuovo sistema di gioco l’abbiamo nel multiplayer, dove nelle 14 mappe e nelle 8 modalità si ritrova uno studio adeguato ai cambiamenti a cui abbiamo assistito. Le mappe non tutte completamente originali hanno due o tre piani verticali e una dimensione generalmente contenuta, le più sono studiate per avere tre/quattro punti nevralgici per gli scontri più serrati. Il meta ha già visto un predominio di fucili d’assalto e mitragliette, ma tranne nelle mappe più piccole ci sono sempre dei punti dedicati all’utilizzo del fucile da cecchino, mentre il pompa è raramente consigliabile se non a supporto delle mappe con più angoli ciechi ed edifici.
Il buon bilanciamento delle armi per il momento non ha mostrato grossissime debolezze, anche perché loadout, equipaggiamento e serie di punti si affidano all’esperienza storica della serie. Troviamo i classici dieci slot da riempire tra armi, migliorie e passive. Con talune che si sbloccano salendo di livello con il personaggio e le altre con l’arma. Per salire di livello, parallelamente all’esperienza delle partite, se ne guadagna anche compiendo determinate azioni per un predefinito numero di volte, completando così la relativa missione.
Piuttosto sono gli specialisti a soffrire maggiormente di un problema di sbilanciamento. Nelle partite classiche in cui non si fa parte di un team consolidato, è difficile applicare le sinergie fra gli specialisti e la gente tende a preferire quelli più generici e quelli che eventualmente danno un potenziamento personale più accattivante: Seraph che sblocca una magnum “one shot one kill”, Nomad che sguinzaglia un poderoso mastino da guerra e Prophet che libera le scariche dal suo fucile a impulsi ci sono sembrati più ricorrenti degli altri. In ogni caso le potenzialità lato competitivo sono enormi e abbinare l’abilità di tag dello scout con un piazzamento di Torque o una 9-bang di Ajax alla cieca può davvero cambiare le sorti di una partita.
Le modalità classiche e quelle nuove strizzano l’occhio all’evidente natura competitive del multiplayer di Black Ops 4 e non mancano di emulare i competitor, ora più che mai CS GO e Rainbow Six Siege. Furto e postazione sono tra le nostre preferite, ma tutte indipendentemente dalla mappa hanno un evidente studio di bilanciamento alle fondamenta.
Se dunque il gamplay risplende fulgido nell’insieme della modalità multiplayer, non manca qualche problemuccio, perlopiù di carattere tecnico a tenere l’esperienza con i piedi per terra. Le texture in questa modalità si caricano davvero troppo lentamente, soprattutto in fase di scelta di personaggio ed è capitato più di una volta di essere inseriti in una partita praticamente agli sgoccioli.
E’ capitato poi di spawnare sotto i colpi avversari, finendo gambe all’aria in un secondo, nonostante la mappa non fosse dominata dalle forze nemiche. Per il resto, il quadro è quello di un gioco che ha dalla sua uno storico tecnico di tutto rispetto, sia per fluidità sia per il comparto online. Su PS4 la qualità grafica è buona, seppur non eccezionale, e gli FPS sono inchiodati ai 60 in ogni situazione. Il matchmaking poi è puntuale, spesso molto rapido e la stabilità del netcode non ci ha mai fatto disconnettere da una partita per cause di forza maggiori.
E’ l’ora del Blackout
Blackout è la modalità Battle Royale. Tra i 100 o 88 sfidanti a seconda della modalità, soltanto uno, o una squadra, potrà vantare la vittoria, in una mappa che tende a restringersi a intervalli regolari fino a diventare veramente piccola verso lo scadere del tempo.
Le partite si svolgono in circa venti minuti e mentre la mappa è sempre la stessa, armi equipaggiamento e munizioni vengono distribuite casualmente sul territorio di volta in volta, e noi dobbiamo cercare minuto dopo minuto di migliorare il nostro equipaggiamento, cercando di sopravvivere contro gli avversari che troveremo innanzi.
Niente di nuovo dunque, e così infatti ci aspettavamo. Solo che ritroveremo negli agglomerati urbani le mappe che hanno fatto la storia di COD, mentre giocheremo secondo le regole dello shooting solido “Boots on the ground” che vi abbiamo descritto precedentemente. Una combinazione che allo stato attuale ci è piaciuta molto, perché mantiene la serie all’interno di binari di normalità e coerenza notevoli, senza venir snaturata da elementi survival. Ci sono i veicoli, con i loro pregi (movimento rapidissimo terrestre o aereo)e i loro difetti, tra cui su tutti la rumorosità.
Dopo un buon numero di partite, possiamo dire che Blackout in Black Ops 4 da una parte non stravolge un genere super inflazionato che ha già i suoi punti di riferimento, ma dall’altra offre un’ottima alternativa sia per il fan di COD che vuole farsi una partita al “suo” titolo senza la frenesia e il ritmo di una partita multiplayer, sia dall’altra per chi conosce il battle royale e vuole approcciare uno shooting più serio e competitivo, senza per forza gettarsi in pasto alla mattanza del competitivo.
C’è dunque l’anima distintiva della serie e c’è in pieno quella Battle Royale: due interpretazioni che convivono bene assieme e che offrono un divertimento facile e immediato, pur non perdendosi nel marasma di manchevoli emuli dell’ultimo periodo.
A livello tecnico la modalità presenta un matchmaking molto rapido che beneficia del trend di mercato e del meccanismo intrinseco di riciclo di utenti che ottimizza al massimo l’affluenza nonostante l’alto numero di giocatori richiesto per partita, dall’altra è vittima di un calo grafico rispetto al multiplayer molto marcato.
Le texture sono delle grandi distese di colori e alcuni assets lasciano il tempo che trovano. Compromessi che però, considerando PUBG su Xbox, non ci sembrano nemmeno così problematici e che anzi, considerato il genere, mantengono Blackout nella parte alta della classifica.
Qualcuno ha detto Zombi?
Passiamo infine alla modalità Zombi. Qui il gioco cambia completamente marcia, trasformando il suo lato cooperativo in quello anche più narrativo della produzione. Ci sono ben tre campagne, appartenenti rispettivamente a due filoni principali Caos e Etere. Ne vedremo tante altre aggiungersi nel corso dello sviluppo dei DLCs, ma già per il momento non possiamo di certo lamentare la quantità di contenuti.
La prima di nome IX è ambientata in un anfiteatro romano in cui un’arena di gladiatori ha assistito alla trasformazione del popolo in zombi, a causa dello stesso manufatto che nella seconda ha afflitto con la stessa piaga il Titanic nel momento del suo inabissamento. La terza invece, Blood of the Dead, è un remake della storica (Black Ops II) Mob of the Dead.
A separarle, oltre che concettualmente la storia, c’è una vera e propria divisione delle specialità che possono essere gestite in maniera autonoma dai diversi distributori presenti, rappresentati nelle prime due da altari delle divinità Danu, Ra, Zeus e Odino, mentre invece nella terza da una rivisitazione dei classici distributori automatici.
Si possono poi utilizzare una combinazione di elisir, da trovare e poi utilizzare in partita, condivisa ad entrambe le storie, da scegliere in base a quelle recuperate dal laboratorio, e il talismano che va a potenziare una relativa specialità. Più sono rari da trovare più essi sono potenti e concedono al giocatore un po’ miglioramento più marcato.
Una modalità che nel suo continuo ripetersi svelerà come al solito i suoi easter egg e un sistema di progressione che ci è sembrato ben caratterizzato e che di base riprende la tradizione della serie e che supporterà la nota longevità.
A livello grafico e tecnico non possiamo lamentare nessun problema. Anzi, a livello artistico la resa del fantastico anfiteatro romano ci è piaciuta non poco, mentre a livello di design si è rivelata sicuramente più ispirata la mappa dedicata al Titanic.
Come piccola nota a parte vogliamo segnalare al lettore che tutte le modalità citate ad esclusione di blackout possono essere giocate offline con impostazioni personalizzate, contro i bot. Non solo, perché tutte le modalità poi, inclusa blackout, possono essere affrontate in split screen ad almeno due giocatori. Zombi addirittura in 4.
Non c’è invece molto altro da aggiungere alla modalità single-player specialisti rispetto a quanto illustratovi nella recensione in corso, che risulta solo un tutorial leggermente più dettagliato del solito, che illustra con partite offline e qualche cutscene abilità e caratteristiche dei singoli specialisti.
+ Il multiplayer cambia e funziona
+ Zombi ricchissimo
+ Blackout mantiene intatta l'anima di Cod
+ Si può giocare tutto in splitscreen
+ Online solido
- Il tutorial degli specialisti da rivedere
- Alcuni specialisti fanno più comodo di altri in molte modalità
8.4
Call of Duty Black Ops 4 è un punto di ripartenza fondamentale per la serie. La rivoluzione contenutistica che ha fatto tanto parlare, ovvero il cambio tecnico campagna-battle royale, in realtà è soltanto la punta dell’iceberg di modifiche e migliorie che ha investito il vecchio corso della serie. Al di là di un lato tecnico ancora migliorabile, un’offerta che poteva forse azzardare qualcosina in più e qualche specialista più sottotono di altri, infatti, Treyarch ha messo in piedi un ottimo Call of Duty, che parla ai suoi giocatori diretti dimostrando di sapere ascoltare la propria community che, oramai è inutile negarlo, è fatta di competitive, di cooperazione Zombi e di nuove leve dei videogiochi.
L’esport ha trovato nuova linfa per la prossima stagione come non faceva dai tempi di BO3, Zombi ha più contenuti che mai per tutti quelli che già ci perdevano le proprie ore e i nuovi giocatori troveranno in Blackout un ottimo punto di ingresso, così come i vecchi un po’ di rilassamento tra una partita a controllo e l’altra.
Voto Recensione di Call of Duty Black Ops 4 - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Shooting appagante
-
Il multiplayer cambia e funziona
-
Zombi ricchissimo
-
Blackout mantiene intatta l'anima di Cod
-
Si può giocare tutto in splitscreen
-
Online solido
Contro
-
Tecnicamente qualche sbavatura
-
Il tutorial degli specialisti da rivedere
-
Alcuni specialisti fanno più comodo di altri in molte modalità
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