Black Mirror: Bandersnatch | Recensione (a bivi) dell'episodio speciale su Netflix
a cura di Marcello Paolillo
Senior Staff Writer
Black Mirror: Bandersnatch è un piccolo evento. Dopo aver passato quasi quattro ore con il naso dentro all’episodio interattivo e aver assistito a tutti i finali possibili, la sensazione di trovarmi di fronte a un esperimento che cercasse di far entrare il genere delle serie TV all’interno del terreno delle avventure interattive, è stato inizialmente piuttosto forte. Poi è subentrata la consapevolezza che in realtà a Charlie Brooker – produttore e sceneggiatore storico della serie – non interessa far felice lo spettatore, bensì stordirlo con le sue idee, i suoi trucchi e le sue certezze. Ecco quindi che la nostra recensione di questo nuovo episodio di Black Mirror sarà a bivi, proprio come Bandersnatch.
RACCONTAMI LA TRAMA | NON VOGLIO SAPERLA
La serie ideata da Brooker ha sempre dipinto il mondo in cui viviamo in una maniera pericolosamente “vera”, tanto che alcuni episodi (specie quelli delle prime due stagioni) si sono in parte avverati negli anni successivi. Con Bandersnatch, Charlie non immagina un futuro spaventoso ormai alle porte, bensì ci riporta indietro negli anni ’80: Stefan è un ragazzo che sogna di programmare videogiochi, il quale decide ben presto di dare vita a un gioco interattivo tratto da un libro game realmente particolare. Una volta preso coscienza che Bandersnatch è in realtà un prodotto in grado di portare lentamente alla follia (così come ha portato alla pazzia lo scrittore del romanzo originale, interpretato nientemeno che dal celebre sviluppatore britannico Jeff Minter), saremo a decidere alcune azioni di Stefan – non così tante in realtà – dal cosa fargli mangiare a colazione a quale musica ascoltare, fino a scelte che condizioneranno uno dei cinque finali differenti pensati per lo spettatore.
Tralasciando i dettagli della trama, che il più delle volte porterà in ogni caso a un epilogo mai troppo piacevole, la sensazione sarà però che il libero arbitrio non sarà mai veramente ”libero” e che nella maggior parte dei casi le scelte porteranno sempre e comunque a uno dei finali prestabiliti. Non sarete in alcun modo protagonisti della vicenda, bensì “spettatori attivi” di un’interattività narrativa che è più simile a una grande presa in giro. La possibilità di esplorare la storia, approfondire i personaggi e le loro situazioni si tramutano in scelte preimpostate che quando davvero vorresti poter scegliere ciò non accade mai. E qui entrate di nuovo in gioco voi:
LIBRO GAME? MAI SENTITI | ME LI RICORDO DAL 1983
Nel caso non abbiate mai giocato a Night Trap, Her Story e le decide di libri game (o film interattivi) usciti negli ultimi 30 anni su console, PC e sistemi di intrattenimento di vario genere, troverete Bandersnacth una delle cose più innovative di sempre. Poter interagire con lo schermo, essere parte integrante della storia e poterla condizionare in qualche modo, sarà qualcosa di unico e sconvolgente. Specie nel caso abbiate meno di trent’anni, questo episodio di Black Mirror sarà una delle cose più significative mai viste in TV. E Charlie Brooker è un dannato genio.
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Se invece sai benissimo che i libri game esistono sin dagli anni ’80 e che Charlie Brooker non ha in realtà inventato un ben niente, Bandersnatch sarà per voi un bislacco tentativo di portare l’intrattenimento digitale verso nuove strade (presumibilmente, in un vicolo cieco). Oltre al fatto che preso come “semplice” episodio speciale di Black Mirror, la qualità è anche piuttosto bassa (specie se paragonata a quella, elevatissima, delle prime due stagioni della serie). Una messa in scena interattiva della durata di 5 ore. Tra un mese ve ne sarete già dimenticati.
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+ Buona l'idea dei bivi...
- Tono generale piuttosto pacchiano
6.5
[COMMENTO FINALE UNO] Black Mirror: Bandersnatch sarà per voi un’esperienza straniante, unica e – ci si augura – la prima di una lunga serie di esperimenti a tema interattivo. Charlie Brooker è un dannato genio, tanto che l’aver creato un episodio realizzato con una così forte componente innovativa (mai vista prima) lo scaraventa di diritto nell’olimpo dei più grandi autori contemporanei di serie TV. Una volta entrati nel “Black Mirror” sarà difficile uscirne.
[COMMENTO FINALE DUE] In realtà, l’unica spiegazione possibile a un prodotto come Bandersnatch è che a Charlie Brooker i videogiochi proprio non piacciono. Che siate sviluppatori (folli e con tendenze suicide) o fruitori del prodotto stesso (di base asociali e vittime di assurde cospirazioni governative). E Brooker ha scelto di rimarcare – stupidamente – con un episodio interattivo che così interattivo proprio non è. Tra un mese, ve ne sarete già dimenticati.
Voto Recensione di Black Mirror: Bandersnatch | Recensione (a bivi) dell'episodio speciale su Netflix - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Tematica affascinante
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Buona l'idea dei bivi...
Contro
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... se solo fossero davvero incisivi.
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Tono generale piuttosto pacchiano