Avevamo parlato, qualche tempo fa, dello spinoso caso che aveva coinvolto Riot Games, accusata dalle sue dipendenti di pratiche sessiste e discriminatorie – poi ammesse della stessa compagnia autrice di League of Legends, che aveva deciso di risarcire le parti lese con $10 milioni complessivi, proponendo anche delle politiche di rieducazione dei suoi dipendenti per assicurarsi che tali fenomeni discriminatori non avessero modo di ripetersi.
Tuttavia, diversi organi legali – California compresa – sono intervenuti nella questione legale, sottolineando che la cifra proposta da Riot Games sarebbe tutt’altro che sufficiente a ripagare le danneggiate, alle quali dovrebbero invece spettare $400 milioni complessivi (da dividere per le 1.000 dipendenti che sono parte lesa).
La questione è diventata ancora più spinosa quando il Department of Fair Empoyment and Housing e la Division of Labor Standards Enforcement hanno fatto causa contro i $10 milioni pattuiti, ritenendo che Rosen & Saba, rappresentante legale delle querelanti, avesse accettato quella cifra perché collusa a Riot Games.
Così, diverse delle querelanti hanno trovato un nuovo rappresentante legale in Genie Harrison. Se il nome non vi suona nuovo, è perché parliamo di un’avvocatessa specializzata nei diritti delle donne, che ha già portato avanti il caso contro la Weinstein Company – da cui si è originato il fenomeno #MeToo.
La legale, affiancata da Joseph Lovretovich, sta ora studiando e analizzando la miglior soluzione possibile per trovare la cifra giusta spettante alle parti lese da Riot Games.«Queste donne coraggiose si sono ribellate alla discriminazione di genere e al sessismo e ciò che voglio è che vengano ricompensate in modo equo» ha dichiarato Harrison.
Secondo Riot Games, comunque, la cifra di $400 milioni di cui si vociferava sarebbe da intendere come «puro clickbait», quindi difficile aspettarsi che si discuta davvero di un rimborso così alto. Vedremo come evolverà comunque la vicenda nelle settimane a venire.
Fonte: GamesIndustry