L'autore del GOTY: "piuttosto che includere gli NFT nei miei giochi, mi faccio sparare a una gamba"

Gli NFT stanno provando a farsi strada nei videogiochi, ma non in quelli del premiato Josef Fares. Piuttosto, preferirebbe un proiettile.

Immagine di L'autore del GOTY: "piuttosto che includere gli NFT nei miei giochi, mi faccio sparare a una gamba"
Avatar

a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

La questione del tentativo di far sbarcare gli NFT anche nei videogiochi sta tenendo molto banco in questo settimane. I non-fungible token sono dei contenuti digitali unici e tracciabili, al punto che possono avere anche un valore economico: alcune compagnie, come ad esempio il gigante francese Ubisoft, si sono subito lanciate in questo nuovo mercato, ritenendo che possa rappresentare un grande punto di svolta per permettere ai giocatori di "riappropriarsi" del valore che creano con il loro tempo.

Qualsiasi cosa questa visione significhi – ossia, il ritenere che l'attività ludica debba avere un tornaconto materiale per chi la pratica, il che automaticamente le impedisce di essere ludica – le opinioni sono delle più diverse.  Personalità come Peter Molyneux si sono subito buttate nella mischia – mentre altri, come gli autori di S.T.A.L.K.E.R. 2, hanno subito fatto dietrofront. C'è anche chi, peraltro, non è per niente d'accordo con quest'idea per i videogiochi.

Se già Valve si era espressa, dichiarando di non voler ospitare sul suo Steam dei videogiochi con NFT, ora a parlare è stato Josef Fares, il premiatissimo director del GOTY dei The Game AwardsIt Takes Two.

Davanti ai prestigiosi microfoni di The Washington Post, infatti, il creativo ha spiegato che piuttosto preferirebbe farsi «sparare in un ginocchio», anziché includere gli NFT nei suoi futuri videogiochi.

Come spiegato da Fares:

«Lasciate che spieghi questa cosa: qualsiasi decisione tu prenda in un gioco, se devi aggiustare il design per fare in modo che il giocatore paghi o faccia qualcosa che lo invogli a spendere dei soldi, allora per me è sbagliato. Se realizzi un gioco che abbia l'obiettivo di raccontare una storia, è sbagliato».

Chiaramente, in molti non sarebbe concordi con Fares, dal momento che creare videogiochi è un'attività economica che deve andare in profitto. A tal proposito, il game director ha sottolineato:

«Ovviamente, se chiedete a un grosso CEO che dirige una compagnia, vi direbbe che sono uno stupido, perché le compagnie riguardano il fare dei soldi. Ma io direi comunque di no. Per me, i videogiochi sono un'arte

Non c'è solo la repulsione verso il convertire in denaro qualsiasi cosa si muova in un videogioco, per Fares. Il director vincitore ai TGA 2021 ha infatti sottolineato di non voler nemmeno realizzare un gioco persistente, e il motivo è molto semplice: le persone non finiscono nemmeno i giochi single player, perché illudersi di volergli dare la rigiocabilità in un'opera che spesso non portano nemmeno a termine?

Come spiegato da Fares durante la sua intervista:

«Noi non faremo mai dei giochi live service. Le persone possono lavorarci, non sto dicendo che la rigiocabilità sia negativa per ogni gioco. Sto solo dicendo che per il tipo di gioco che facciamo noi, basato sulla storia, soprattutto single-player, il focus sulla rigiocabilità non dovrebbe esserci, perché non è quello il nocciolo.

Abbiamo già problemi col fatto che la gente non finisca nemmeno i single-player, perché concentrarsi sulla rigiocabilità?»

Anche il modello live, come sappiamo, è una via di monetizzazione cercata da molti publisher che tentano un'entrata persistente, anziché puntare all'incasso al momento dell'uscita di un'opera – che poi va a calare e ad affievolirsi via via. Ma non è qualcosa che possiamo aspettarci da Hazelight, team di Fares, che peraltro sta già macchinando il suo prossimo misterioso videogioco.

Negli scorsi mesi, su SpazioGames vi abbiamo proposto una video intervista ricca di spunti interessanti con Fares, in cui abbiamo discusso anche del modello del gaming in abbonamento, sulla scia di Game Pass, e sulla concezione che un videogioco debba per forza essere divertente – come se non potesse intrattenere in altri modi.

Intanto, il suo It Takes Two è disponibile su PC, PlayStation e Xbox, e la nostra video recensione vi aspetta qui.

Se volete avvicinarvi alle opere di Fares, date un'occhiata anche al suo interessante A Way Out.
Leggi altri articoli