Atomic Heart | Recensione - Ascesa e fallimento del comunismo
Nella nostra recensione vi raccontiamo come Atomic Heart è riuscito a cogliere nel segno da quasi tutti i punti di vista. Ecco la nostra analisi critica dell'opera prima di Mundfish.
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a cura di Domenico Musicò
Deputy Editor
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Mundfish
- Produttore: Focus Entertainment
- Distributore: Focus Entertainment
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , PS5
- Generi: Sparatutto
- Data di uscita: 21 febbraio 2023
Prima di essere un titolo ambizioso e in grado di mostrare come uno studio al suo primo progetto possa già puntare alle stelle, Atomic Heart è un'opera capace di coniugare brillanti implicazioni fantascientifiche e spietate critiche alle ideologie impossibili del comunismo.
Disegnando un'allostoria dove pericolosi progressi scientifici e derive politiche hanno preso il sopravvento, Mundfish guarda a presente, passato e futuro degli estremismi di sinistra e li rende miserevoli, smontando tesi che ritiene pericolose e nate da correnti del pensiero che non guardano mai alla realtà dei fatti, alla realizzabilità di quelle idee e alle implicazioni deleterie che recano con sé.
Al contrario di come il vano e involuto chiacchiericcio della rete voleva far credere, Atomic Heart è portatore di un messaggio fantapolitico diametralmente opposto rispetto a quello frettolosamente supposto, che mostra dapprima la facciata splendente del progresso tecnologico e le linde bandiere dell'egualitarismo, per poi scavare a fondo fino a riportare in superficie tutto il marcio che da sempre avviluppa l'uomo e le sue più egoistiche intenzioni.
Atomic Heart e un futuro alternativo che profuma di morte
Atomic Heart mette in scena un'ucronia in cui l'Unione Sovietica è uscita vincitrice dalla corsa alle tecnologie, diventando il cuore nevralgico della rivoluzione scientifica che ha cambiato per sempre il modo di vivere degli abitanti e della nazione. In un contesto in cui gli umani vivono apparentemente in armonia coi loro fedeli e servili robot, rendendo al contempo reali i miti propugnati dall'URSS, le scoperte di un brillante scienziato puntano a un nuovo futuro per l'intera umanità.
Nonostante i vantaggi della tecnologia basata sui polimeri sia stata cruciale per il destino dell'Unione Sovietica durante la Seconda Guerra Mondiale, il Partito Comunista si opponeva inizialmente all'uso onnipervadente di quella che è stata in realtà una svolta unica in ambito scientifico. Dopo le prime resistenze politiche, i vantaggi del progresso – e la possibilità di sotterfugi espansionistici senza precedenti – hanno condotto nel 1955 alla polimerizzazione universale, con risvolti solo apparentemente benevoli.
Nel corso delle circa venti ore richieste per il completamento della campagna principale, a cui ne vanno aggiunte una quindicina per portare a termine attività secondarie e scandagliare a fondo il mondo di gioco, Atomic Heart (lo trovate su Amazon in versione PS5) riesce sempre a tenere sulla corda il giocatore, mescolando continuamente le carte in tavola senza svelare mai davvero, fino all'ultimo, i reali rapporti di equilibrio tra bene e male.
Atomic Heart propone tematiche e personaggi mai monodimensionali, scevri da banalizzazioni e polarizzazione nette. La scala di grigi dove moralità, convenienza, giustizia, buon senso ed equilibri si affastellano è davvero ampia, e anche quando si arriverà al momento clou non mancheranno alcuni risvolti narrativi in cui sarà difficile prendere una posizione chiara, senza che questa abbia idealmente delle insidie morali.
Questo non significa che dobbiate necessariamente fare delle precise scelte per indirizzare la storia, ma che la brillantezza dei temi socio-politici e soprattutto fantascientifici è talmente notevole da dare adito a futuri possibili, predittivi e mai stocastici, e a suggerimenti a cavallo tra l'avveniristico e l'inquietante.
Chi ha letto autori come Huxley, Asimov, Dick, Silverberg, Orwell e i fratelli Strugackij sarà ampiamente ricettivo alla narrazione stratificata e complessa di Atomic Heart, che delinea e approfondisce la propria storia con un linguaggio puntuale e affascinante, benché talvolta sovrabbondante nelle soluzioni dialogiche.
Ne esce fuori un racconto di estremo interesse, corposo ma non diluito con inezie, con l'ampio respiro che meritano le storie complesse e sfaccettate, agevolate da un'ampia gamma di situazioni e intrighi.
La tenuta della narrazione non varrebbe quasi nulla se a sostegno non ci fosse un valido impianto di gioco che sia ambizioso almeno quanto la scrittura. Anche da questo punto di visto, Atomic Heart non delude e anzi fa sue alcune delle meccaniche migliori dei mostri sacri del genere, rielaborandole per inserirle con cognizione di causa nel tessuto di gioco.
Un cuore atomico e il vestito migliori delle grandi occasioni
Battezzato sbrigativamente come il Bioshock sovietico, all'interno di Atomic Heart si trovano in realtà non solo alcune delle migliori suggestioni del visionario Ken Levine, ma anche tanto di Half-Life, di Prey e della scuola Bethesda. Con questo non si vuole dire che la creatura di Mundfish sia un pot-pourri che mira a includere tutto il meglio del genere senza renderlo organico. Al contrario, si tratta di un titolo che guadagna robustezza proprio grazie agli elementi che funzionano meglio in quei giochi, ma che al contempo mira a essere unico e a seguire una propria direzione.
Il sistema di combattimento prevede l'uso di armi mêlée e da fuoco, assieme a poteri come una scossa elettrica potenziabile – e con diversi effetti sui nemici robotici e sulle macchine inserite all'interno delle aree. Se le bocche da fuoco sono grossomodo quelle classiche, ossia pistole, fucili, mitragliatrici e lanciamissili, di maggior interesse sono le abilità passive e quelle utilizzabili, che prevedono il congelamento, la produzione di agglomerati polimerici, una sorta di scudo e diverse facilitazioni legate alle capacità di movimento.
Tutte insieme, se sommate e organizzate in maniera lungimirante, possono dare vita a molti stili di gioco completamente personalizzabili, anche al di là delle effettive debolezze dei nemici e delle soluzioni più logiche da adottare.
A corroborare quanto detto c'è infatti la possibilità di smontare le armi e le loro parti migliorative in modo da riavere indietro le risorse, così da riutilizzarle per altri scopi e per cambiare a piacimento le modalità di approccio alle battaglie. Se non al livello più facile, già a quello di base diventa necessario sperimentare un po' senza abbandonarsi troppo alle consuetudini.
A ciò va aggiunta la struttura di gioco mutevole, che spazia da aree al chiuso ad altre open world che fungono da enormi intersezioni. Proprio in quest'ultime (che nonostante una discreta gestione delle traversate restano a nostro avviso un po' meno riuscite rispetto a quelle nei grandi edifici), è possibile scandagliare con attenzione case, vecchi stabili e zone facoltativi che servono a sbloccare progetti speciali. Il livello di sicurezza molto elevato e la nutrita presenza di macchine e robot di guardia impediscono l'esplorazione libera effettuata con calma, anche se abbiamo apprezzato non poco la libertà offerta nel gestire senza restrizioni le sessioni all'aperto.
Come già lasciato intendere, è al chiuso che Atomic Heart dà il meglio di sé, con grandi palazzoni tematici che appaiono quasi come dei dungeon che alternano scontri, una nutrita presenza di puzzle molto ben strutturati e diverse sezioni di sbarramento non sempre completamente a fuoco e bilanciate alla perfezione. Se si considera la gestione dei checkpoint e dei punti di salvataggio, inoltre, è possibile che dobbiate ricaricare quello ancora precedente per battere un'altra strada e migliorare il vostro armamentario.
In questo, Atomic Heart (lo trovate su Amazon in versione PS5) resta forse un gioco vecchio stile, ma la possibilità di tentare soluzioni diverse lo rende meno restrittivo di quanto si voglia far credere. La parte del leone la fanno senza dubbio i puzzle, che si legano spesso a doppio filo con le migliori dimostrazioni di level design degli ultimi anni, che si appaiano alle meraviglie viste a Villa Meccania in Dishonored 2.
Compagni e fratelli di sangue
Tra gli esempi migliori che meritano di essere citati ci sono le rotazioni dei quadranti di diverse stanze a mo' di cubo di Rubik che alterano la fisionomia di alcune zone, o le strutture e le piattaforme cangianti dovute alle polarità magnetiche da dover invertire di continuo per trovare la propria via.
Il modo in cui il design dei livelli è stato strutturato è di alto livello, e queste due soluzioni lo dimostrano ampiamente, ma non mancano di certo altri momenti di gioco in cui edifici a tema come musei e teatri sanno sempre come sorprendere per stile e soluzioni visive.
Se questi puzzle stimolano l'ingegno e obbligano a vedere il tragitto da percorrere secondo nuove prospettive, altri enigmi scelgono invece di prendere altre direzioni. Nella fattispecie, alcuni sono basati sulla fisica, altri sulla logica, altri ancora sul calcolo delle rifrazioni, ma non c'è mai nulla che sia eccessivamente frustrante.
Da apprezzare, inoltre, è il fatto che il gioco non dia suggerimenti come succede invece nella gran parte dei titoli moderni, e che inviti invece i giocatori a vedersela da sé. Questo ci riporta indietro a quando le facilitazioni erano assenti – anche se Atomic Heart, nel segnalare le missioni, è piuttosto standardizzato e incline a lasciare su schermo un segnalino che indica inequivocabilmente il punto in cui dirigersi.
Poco male, perché il modo in cui vengono presentati gli obiettivi non è mai ripetitivo e non mostra il fianco alle inutili e tediose diluizioni che hanno decretato la rovina di quelle opere che misuravano la qualità della propria offerta col numero di ore globali.
Atomic Heart dura quel che dura per necessità e mai per trattenervi a forza nel suo mondo. Se non vi interessano le secondarie e alcune attività satellite, non sarete obbligati a diventare più forti per avanzare, ma vi basta rimescolare le vostre carte e organizzarle con maggiore strategia.
Certo, nella parte finale sarete avvertiti che forse è il caso di prepararvi al meglio, e non nascondiamo che la difficoltà globale abbia dei picchi da non sottovalutare. Tuttavia, riteniamo che degli aggiornamenti possano riequilibrare la situazione, assieme a delle sbavature che in effetti sono presenti.
Atomic Heart è un progetto di grande ambizione, che è stato in lavorazione per cinque anni per mano di uno studio di sviluppo al suo primo gioco in assoluto. Punta al massimo della qualità, ma va detto che non sempre ci riesce. Le sbavature nell'open world sono più evidenti, come ad esempio l'assenza della fisica dell'acqua contro i corpi solidi, o tutta una serie di elementi palesemente meno rifiniti e più raffazzonati del solito. Nei filmati, i volti e il taglio delle scene non sono sempre al top, e sembra quasi di guardare un'opera vecchia di qualche anno.
Non ci sono opzioni che vi lasciano scegliere qualità e prestazione, e abbiamo apprezzato la gestione dinamica di Mundfish, che ha saputo trovare la quadra senza crolli di performance, clamorose incertezze o brutture visive che avrebbero rovinato in parte la bellezza del progetto.
Abbiamo provato il gioco unicamente in versione PS5, dove è possibile scegliere se attivare o meno i grilletti adattivi. Il test su console Sony è stato superato, ma non abbiamo la più pallida idea di come siano le altre versioni.
Atomic Heart ci ha sorpresi e ha spazzato i numerosi dubbi che aleggiavano attorno al progetto durante le fasi promozionali. Qualche spigolosità poteva e può ancora essere appianata, certo, ma se questa è l'opera prima di un team emergente, non possiamo far altro che guardare con estrema curiosità al futuro di Mundfish, che ha dimostrato di avere enorme talento e davvero tanto da dire anche a livello di scrittura.
Versione recensita: PS5
Voto Recensione di Atomic Heart - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Racconto fantapolitico di grande spessore
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Possibilità di personalizzare il proprio stile di gioco in ogni situazione
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Puzzle intelligenti, stimolanti e legati a doppio filo a soluzioni di level design di alto livello
Contro
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Le parti all'aperto sono meno riuscite di quelle al chiuso
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Qualche sbavatura tecnica e una cosmesi generale inferiore rispetto a quella mostrata nelle fasi promozionali
Commento
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