Assassin’s Creed Valhalla L’Assedio di Parigi | Recensione DLC – Aspettando l’Anno 2
Ci siamo tuffati in Assassin's Creed Valhalla per seguire l'Assedio di Parigi: vi raccontiamo com'è andata nella recensione del DLC:
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a cura di Paolo Sirio
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Ubisoft Montreal
- Produttore: Ubisoft
- Distributore: Ubisoft
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , STADIA , PS5
- Generi: Avventura , Gioco di Ruolo
- Data di uscita: 17 novembre 2020
Prosegue il ricco cammino di Assassin’s Creed Valhalla, nel solco della tradizione che impone almeno due DLC con cui dare seguito all’uscita originale. Un cammino già lastricato di contenuti, grazie alla nuova formula action RPG “contaminata” da una gestione assimilabile a quella dei service game, con aggiornamenti a raffica gratuiti che vanno ad offrire un gustoso intermezzo tra un’espansione a pagamento e l’altra.
Con L’Assedio di Parigi siamo arrivati al secondo add-on per il titolo di Ubisoft, quello dal quale in genere ci si attende un affondo in termini sia di storia che di contenuti. In questo caso, e lo vedremo nel corso della nostra recensione, una simile aspettativa è stata tutta da rivedere rispetto all’annuncio iniziale, dal momento che la casa francofona si è lanciata in un Anno 2 del tutto inedito con cui ha scombinato parecchio la leggibilità delle sue carte.
Sostanzialmente, il rischio è che adesso L’Assedio di Parigi non rappresenti più la chiusura di un cerchio, com’era lecito attendersi in un primo momento, ma che funga soltanto da accompagnamento per l’avvio della chiusura, da far avvenire strizzando l’occhio all’aspetto mitologico e narrativo cui i fan di Assassin’s Creed Valhalla sono più affezionati. Ma scopriamo insieme se sarà andata realmente così.
Le Parisien
Cominciamo dall’ambientazione de L’Assedio di Parigi, come dice il nome stesso una Francia medievale molto diversa rispetto a quella che abbiamo conosciuto in prodotti come Assassin’s Creed Unity e abbiamo amato negli ultimi secoli. La capitale transalpina è la protagonista indiscussa ma, com’è stato per il primo DLC, l’area giocabile ed esplorabile non si limita ad unico centro.
A confronto con L’Ira dei Druidi, la mappa è più densa in termini di situazioni di gioco e contenuti raggiungibili tra un grande vuoto e l’altro, anche se con meno paesaggi da ammirare e con le strutture molto semplici dell’epoca medievale che non spiccano particolarmente le une rispetto alle altre. In questo senso, un nome come Parigi potrebbe essere un po’ “fuorviante”, per cui tarate bene le aspettative.
Allo stesso modo, la durata è stata sensibilmente ridotta tenendo a mente il metro di paragone di Druidi, giungendo ad essere quasi la metà se parliamo della sola storia principale. Non mancano, com’è ovvio che sia quando di mezzo c’è un Assassin’s Creed dell’era moderna, i contenuti secondari e le piccole grandi innovazioni nel gameplay da navigare con del tempo aggiuntivo, ma di questo parleremo tra poco.
Da un punto di vista narrativo, Assassin’s Creed Valhalla e i suoi DLC non sembrano avere molto altro da raccontare in questa fase della loro esistenza: l’incipit e la struttura lungo la quale si dipana il racconto sono gli stessi del gioco base e de L’Ira dei Druidi, con una fazione lontana che viene a chiederci una mano contro il tiranno o la minaccia di turno, stavolta Carlo il Grosso, che palesemente appartiene alla prima categoria.
Per quanto bizzarra e non comprensibilissima, però, Eivor penserà ad una soluzione alternativa per risolvere il problema, e stavolta viene se non altro spuntata una dinamica ludica cui Ubisoft ha dimostrato col tempo di essere alquanto affezionata: non c’è più la classica piramide di un’organizzazione segreta, quindi niente Ordine né Druidi da buttare giù pezzo dopo pezzo, il che potrebbe mancare agli aficionados ma almeno rinfresca un minimo il loop.
A Plague Tale, anzi no
Aver abbandonato, in una misura non eccezionale ma comunque palpabile, certe sovrastrutture del passato recente ha permesso ad Assassin’s Creed Valhalla di aprirsi a delle soluzioni differenti con L’Assedio di Parigi, alcune delle quali dettate dal successo almeno parziale di capitoli del passato come le infiltrazioni e gli assassinii speciali.
Con le missioni d’infiltrazione, in sostanza, abbiamo la possibilità di scegliere più punti di ingresso e più approcci con cui completare un obiettivo, e portando a termine azioni indicate come rubare chiavi o raccogliere informazioni è possibile sbloccare delle sequenze particolari. Queste sequenze sono gli assassinii speciali, un buon payoff per lo sforzo compiuto.
Si tratta di cutscene realizzate ad hoc proprio per premiare l’abilità e la voglia del giocatore di cimentarsi in incarichi tutto sommato non obbligatori né necessari, e ricordano in un certo senso le abitudini della Ubisoft pre-svolta ruolistica del suo ormai miliardario franchise.
Un’altra interazione speciale progettata appositamente per il DLC riguarda i topi, con un funzionamento che – accostamento facile ma efficace, per cui ci perdonerete se ne abuseremo pure noi – ricorda molto da vicino quello di A Plague Tale. Detto che l’elemento sovrannaturale qui non è presente, i topi inondano le stradine più fetide delle città francesi, ma stavolta per allontanarli basta sguainare la propria arma e agitarla in modo che tornino nei loro ripari.
Non una meccanica originalissima e probabilmente neppure una destinata a fare la storia dell’IP, sebbene sia piacevole doversi prendere quell’istante in più prima di decidere in quale direzione e come muoversi, in una sorta di puzzle ambientale. I nemici che attaccano dalla lunga distanza, invece, vi daranno un piacevolissimo benvenuto fin da subito e li noterete girare per gli ambienti fin dalle primissime battute del vostro arrivo (un paio rappresentano delle novità, insieme ad alcuni boss per la storia principale e le side).
Restando sui contenuti secondari, la componente reiterativa rappresentata dal commercio in Druidi qui è coperta dalle missioni dei ribelli, in cui dovremo aiutare i dissidenti contro Carlo il Grosso dando una mano con sabotaggio (dando fuoco a rifornimenti e simili) o guerriglia “urbana” (ci è capitato di tendere degli agguati all’avversario politico, per definirlo così).
Come nel commercio del precedente DLC, la meccanica è piuttosto strutturata, con una barra della progressione apposita (l’Infamia) che regola potenziamenti per noi e per i nostri commilitoni, grazie ai quali migliorare la qualità dei loro armamenti nonché il numero delle unità dispiegate sul campo. Insomma, non è l’aspetto quantitativo a destare particolari preoccupazioni in questo DLC, come capita spesso con produzioni della scuderia Ubisoft.
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Voto Finale
Conclusioni Finali di SpazioGames
Pro
-
Nuova ambientazione più densa
-
Torna l'infiltrazione
Contro
-
Le novità di rilievo, come storia e gameplay, latitano
Commento
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