Non è semplicissimo descrivere Ask Iwata, il libro che contiene le words of wisdom di Satoru Iwata.
L’opera raccoglie una serie di riflessioni assortite dell’ex-presidente di Nintendo scomparso l’11 luglio 2015, attingendo da varie fonti. In primis gli Iwata Asks, rubrica pubblicata sul sito dell’azienda in cui Iwata intervistava gli sviluppatori interni sui propri lavori, diventata celebre e quasi sempre fonte primaria di informazioni per quanto riguarda i videogiochi Nintendo. Poi i contenuti pubblicati sul sito Hobo Nikkan Itoi Shinbun, rivista online creata da Shigesato Itoi (creatore di Earthbound, copywriter di professione) con cui Iwata collaborava scrivendo di tanto in tanto riflessioni sul suo lavoro e sulla vita.
Ma anche contributi da parte di Shigeru Miyamoto, dalla storica segretaria dell’ex-Presidente ovvero Reiko Wakimoto, e dalla famiglia di Iwata che per la prima volta ha condiviso informazioni molto personali, permettendo di costruire un racconto più concreto della persona.
Non so quanti di voi lettori abbiano conosciuto il lavoro di Satoru Iwata mentre era in vita. Perché, tra una cosa e l’altra, sono passati sei anni dalla sua prematura scomparsa, il mercato dei videogiochi è stato stravolto almeno un paio di volte, ma soprattutto un uomo come lui non c’è più stato. Non all’interno di Nintendo, ma in tutta l’industria.
Programmatore, dirigente d'azienda, gamer
C’è un motivo se ricordiamo ancora con grande affetto Iwata-san.
Un uomo capace di chiedere scusa ai videogiocatori dopo il disastroso Direct dell’E3 2015, costringendo Reggie Fils-Aime ad un salvataggio appellandosi alla trascrizione dal giapponese, definendo quello di Iwata non un messaggio di scuse ma “una dichiarazione con cui Nintendo è pronta ad ascoltare i suoi utenti”.
Lo stesso uomo che ha puntato per primo sul metterci la faccia, una tendenza poi diventata praticamente lo standard nel mondo del business, dove i dirigenti d’azienda sono i primi a comparire nelle pubblicità e nei contenuti video. Proprio i Direct furono una delle grandi idee di Iwata, adottati adesso praticamente all’unanimità dall’industria videoludica.
Satoru Iwata era un uomo straordinario ed un dirigente illuminato. Chi ha avuto modo di lavorare con lui l’ha sempre raccontato, chi ha ascoltato o letto le sue dichiarazioni l’ha intuito, e Ask Iwata lo racconta nuovamente con una serie di dettagli inediti che completano la descrizione di un personaggio dell’industria che ci manca tanto, e di cui avremmo terribilmente bisogno. Soprattutto visto il momento storico turbolento che vive il mondo della comunicazione lato aziende.
Ask Iwata, l’avrete intuito, è in inglese. Alcune informazioni davano la traduzione in arrivo anche per altri mercati europei, tra cui l’Italia, ma non ci sono ancora notizie certe al riguardo né editori che abbiano annunciato l’acquisizione dei diritti. Il livello di inglese proposto da Sam Bett è però abbastanza familiare.
Visto il tenore dei contenuti del libro potreste essere scoraggiati dall’affrontarne la lettura per paura di non capire i passaggi fondamentali. Per rendere l’idea di quanto sia complesso l’inglese mettiamola così: se almeno una volta avete letto per intero una recensione di un videogioco in inglese, capendola completamente, non troverete nessuna difficoltà. La complessità dell’esposizione della lingua è infatti paragonabile a quella che si usa nella stampa anglofona di settore, per farvi capire.
In quanto ai contenuti, Ask Iwata è diviso in capitoli a tema, a loro volta suddivisi in sotto-capitoli che raccontano un momento della vita personale e professionale di Satoru Iwata. Questo, a loro volta, intervallati da considerazioni e momenti pivotali della sua carriera in cui l’ex-presidente ha imparato qualcosa di molto importante.
I capitoli, tradotti in maniera sommaria, sono in ordine: “Iwata, futuro presidente”, “La leadership di Iwata”, “Iwata, l’individuo”, “Le persone in cui Iwata crede”, “I giochi che Iwata si sforza di fare”, “Ricordando Iwata” e “Iwata, la persona”.
È facilmente intuibile il tema di ognuno di questi capitoli, per il racconto che parte dal contratto part-time di Iwata con HAL Laboratory, poi per il salvataggio dell’azienda (con l’incredibile racconto di come riscrisse e completò Earthbound in sei mesi), il passaggio a Nintendo con l’amicizia indissolubile con Shigeru Miyamoto, e infine i suoi ultimi giorni, compresi di struggente racconto di come Shigesato Itoi venne a conoscenza della malattia del suo migliore amico.
Un racconto, un manuale, un libro di consigli e aforismi
I capitoli sono narrati in prima persona, una ricostruzione ovviamente data dalla miriade di contribuiti di cui sopra, una lettura talmente scorrevole e plausibile che, solo per un attimo, ci si illude che Iwata abbia contribuito attivamente alla creazione di questo libro. In ognuno di essi ci sono una serie di sotto-capitoli, potremmo chiamarli “storie”, a tema con i momenti più importanti della sua vita.
Ad esempio nel primo capitolo c’è una sezione chiamata “Becoming president with 1.5 billion yen of debt”, in cui si racconta come Iwata decise a 33 anni di prendere in carico la presidenza di HAL Laboratory, affrontando un debito spaventoso e nel frattempo ricostruendo anche Earthbound:
“Semplicemente, diventai presidente perché non avevamo altra scelta. Non importa che io fossi a favore o contrario. Quando sono convinto di essere la persona migliore per il lavoro, io faccio un passo avanti.”
Ci sono una miriade di ragionamenti molto interessanti, spiazzanti per quanto sembrino lontani dal mondo se paragonati all’attualità. Iwata passò i primi mesi della sua presidenza in HAL a fare colloqui individuali con i dipendenti, i quali cominciavano sempre con la stessa domanda: “quello che stai facendo qui ti rende felice?”.
L’obiettivo di questi incontri, che poi sarebbero diventati un appuntamento fisso due volte l’anno, era far sì che tutti i dipendenti fossero consci della sua visione, così che tutta l’azienda potesse lavorare verso un unico obiettivo. Questo perché secondo Iwata “il management dipende dall’abilità di minimizzare gli obiettivi personali”, e “quando si tratta di persone che vedi ogni giorno al lavoro, è meglio far sì che tutto sia trasparente”.
Il libro è denso di riflessioni riguardo il lavoro e la vita, leggendolo vi ritroverete molto spesso a pensare a come questi ragionamenti possano essere applicati anche nella vostra quotidianità. Cosa che lo stesso Iwata suggerisce, ad un certo punto, perché lui stesso ha capito che i rapporti personali sono tali sia fuori che dentro l’ufficio. La trasparenza e l’onestà verso i propri colleghi e soprattutto verso i clienti, in questo caso i videogiocatori.
"Nella comunicazione con gli altri se non riesco a far passare il mio punto inizio a considerare dove potrei aver sbagliato, invece di incolpare l'altra persona. Quando la comunicazione non funziona, prendersela con gli altri non aiuta mai."
Perché Iwata era un uomo sì gentile, ma anche risoluto e mai prepotente. In un passaggio del suo ricordo Miyamoto racconta che al suo amico Satoru capitava di dover essere molto rigido, ma non si arrabbiava mai. Quando c’era un problema era più infastidito dalla delusione fornita ai clienti a causa del problema in sé, che dal dover capire di chi fosse la colpa o dove qualcuno poteva aver sbagliato.
Altri passaggi davvero illuminanti sono quelli relativi a come Satoru Iwata si approcciava al lavoro. Un uomo sempre curioso di imparare cose nuove, così come di dare credito anche a chi avesse vent’anni meno di lui ma avesse risolto un problema in una maniera che lui non aveva neanche immaginato. Un dirigente che spingeva tutti a dare il meglio, ma non prima di aver capito le potenzialità di ognuna delle persone che lavoravano con lui.
Ma anche la persona che ha guidato fortemente la produzione di DS e Wii, due tra le console più di successo e culturalmente dirompenti che Nintendo abbia mai prodotto. Un processo fortemente collaborativo dove tutti gli sviluppatori lato hardware e software erano tenuti a dare le proprie idee, a fornire suggerimenti e critiche perché tutti fossero a conoscenza di cosa si stava facendo, e delle potenzialità.
“Se non riesci ad uscirtene con qualcosa di nuovo nel giro di sei mesi o un anno, qualcosa che faccia dire ai clienti ‘Wow, prima che me ne rendessi conto stavo giocando tutto il tempo’, sei finito. […] A meno che tu non riesca a shockare le persone, non guadagnerai mai nuovi consumatori.”
Lo stesso Miyamoto, del quale Iwata ha sempre raccontato di essere “il follower numero uno al mondo”, che, ammettendo di non capire niente di computer, si rivolgeva anche agli sviluppatori junior perché gli spiegassero come funzionavano le macchine, così che lui potesse mettere la sua creatività al servizio della tecnologia, e non il contrario.
Iwata era anche la persona che decise che era giunto il momento che i dirigenti nipponici imparassero l’inglese, debuttando negli Stati Uniti in prima persona ed imparando la lingua d’Albione per cui non era mai stato molto portato. Questo perché credeva fortemente nel fatto che se qualcuno pensa di essere pronto per qualcosa, deve farlo.
Ask Iwata contiene anche molti aneddoti, retroscena curiosi, e in generale svela la filosofia con cui Satoru Iwata ha guidato Nintendo attraverso la sua era più creativa, che poi si è riversata inevitabilmente in quella attuale. Ma ciò che di bello fornisce questo libro non è la storia dei videogiochi, che è comunque interessante, ma l’umanità intesa come vita, e approccio alla vita. Mai sottotitolo fu più corretto per un libro probabilmente, perché di words of wisdom, parole sagge appunto, questo libro è stracolmo.
Ask Iwata è un libro che serve a tutti noi
Ask Iwata racconta, attraverso la figura di Satoru Iwata, una serie di frammenti di vita ed idee di grande saggezza che si possono applicare ad ogni aspetto della nostra esistenza. È, ovviamente, la celebrazione definitiva di una figura che nel mondo dei videogiochi rimarrà per sempre unica.
Siete a capo di un’azienda piccola o grande; avete in carico un progetto amatoriale o professionale; non sapete come affrontare un problema nel mondo del lavoro; avete un conflitto con una persona o un gruppo di individui; avete perso interesse nel mondo dei videogiochi; vi serve in generale un po’ di vera saggezza nella nostra vita, non quella dei guru del marketing: Ask Iwata è il libro che fa per voi.
“Se persone che non giocano ai videogiochi iniziano a giocarci e realizzano quanto questi giochi possano essere divertenti, c’è il potenziale per un cambiamento drastico. E se le persone che giocano ai videogiochi si sentono più a loro agio nella società, produrre videogiochi classici [riferimento ai videogiochi casual di Wii] sarà più facile che mai.”
Vedendo a cosa abbiamo assistito dal 2015 ad oggi, nel mondo videoludico, Ask Iwata è un libro che consiglieremmo anche ad una manciata di grandi aziende e publisher. CD Projekt Red, Sony, ed un altro po’ di nomi che potete aggiungere voi, Nintendo inclusa. Perché sono convinto che Satoru Iwata, con la sua filosofia per cui il videogioco deve poter arrivare a tutti e non avere ostacoli, non avrebbe mai voluto che Super Mario 3D All-Stars venisse venduto solo per qualche mese, così come che un amiibo di The Legend of Zelda contenesse al suo interno una dinamica pay-to-win.
Questo articolo non vuole essere una recensione del libro. Doveva esserlo in realtà, ma alla fine della lettura ho realizzato che non ha senso ridurre ad un voto il giudizio su un libro che parla della vita, più che di videogiochi. Ma se vi serve una valutazione, eccola: leggetelo.
Ask Iwata è disponibile in inglese su Amazon al miglior prezzo. Vi consigliamo di acquistarlo prima che vada in ristampa.