Wo Long: Fallen Dynasty | Recensione - Tra Nioh e Sekiro
Wo Long: Fallen Dynasty avrebbe potuto anche chiamarsi Nioh 3, viste le similitudini con la serie di punta di Team Ninja. Possono bastare le nuove aggiunte per fare di questo nuovo progetto un titolo di successo? Ve lo diciamo nella nostra recensione.
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a cura di Domenico Musicò
Deputy Editor
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Team Ninja
- Produttore: Koei Tecmo
- Distributore: Koei Tecmo
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , PS5
- Generi: Soulslike
- Data di uscita: 03 marzo 2023
Durante le fasi promozionali, Wo Long: Fallen Dynasty ha seguito il medesimo percorso di Nioh: demo pubbliche con tanto di feedback dei giocatori, attento bilanciamento della difficoltà e dei sistemi di gioco, e pubblicazione del prodotto che arriva finalmente sugli scaffali. Il fatto che anche la base sia la stessa della serie di punta di Team Ninja è però un dato di fatto su cui è necessario riflettere, che nasce in realtà da oltre vent'anni di gestione al risparmio da parte di Koei Tecmo.
Che la reiterazione continua di uno schema di successo sia una costante lo si era già capito dai tempi dei vari Dynasty Warriors e Dead or Alive, che tendevano a cambiare poco e niente di volta in volta, presentando seguiti con evoluzioni spesso nulle o largamente trascurabili. Con Nioh il vizietto è rimasto intatto e, dopo aver criticato il modus operandi basato sul grande riciclo già in Nioh 2, non ci aspettavamo un'operazione del tutto simile anche per un progetto che porta un nome diverso.
Koei Tecmo ha però ben compreso di avere per le mani una base granitica, che ha finora sostenuto con gran successo le ultime opere create da Team Ninja. Pur avendo promesso a noi stessi che non avremmo più perdonato una simile operazione, va comunque affermato che Wo Long: Fallen Dynasty ha al suo interno diverse nuove aggiunte che giustificano parzialmente l'esistenza stessa di questa nuova serie.
Il successo di Sekiro, nella fattispecie, ha dato una forte impronta ad alcune delle meccaniche più di rilievo, ma senza esagerare troppo.
Wo Long: Fallen Dynasty e i tumulti dell'antica Cina
Wo Long: Fallen Dynasty è ambientato nella Cina del 184, durante gli ultimi anni della dinastia Han. La dinastia imperiale che per anni ha prosperato è ormai giunta sull'orlo del collasso, pronta a capitolare durante la rivolta dei Turbanti Gialli guidata dalla Via dei Taiping di Zhang Jiao.
In un contesto dark fantasy che si adagia sullo stesso solco tracciato dalle produzioni procedenti, Wo Long: Fallen Dynasty (lo trovate su Amazon per PS5) racconta l'epopea di un guerriero accompagnato da alcuni dei personaggi più di rilievo del periodo, caratterizzati in maniera non dissimile da quanto già visto nei molti capitoli di Dynasty Warriors.
Aspettatevi dunque una trama dove frammenti di storia reale verranno in contatto con la forte preponderanza di elementi fantastici, con demoni che calcano quelle terre e antiche forze maligne pronte a cambiare per sempre i destini dei protagonisti.
La conduzione di gioco prevede una struttura a missioni selezionabili dal tipico menù preparatorio, da cui si può anche valutare l'ipotesi di portare a termine alcune secondarie. Qualora non doveste essere abbastanza forti per la missione che state affrontando, potrete recarvi presso uno dei checkpoint e viaggiare altrove, salendo di livello e adattando quindi i vostri parametri alla sfida corrente.
Rispetto a Nioh è un passo in avanti, e in generale si nota una continuità maggiore che finalmente evita di spezzare quel flusso prima intrappolato in compartimenti stagni.
Wo Long: Fallen Dynasty ha maggiore organicità, senz'altro, ma ancora una volta deve fare i conti con la fastidiosa e continua tendenza al riciclo della software house.
Lo noterete in particolar modo quando affronterete le missioni satellite, che sono in sostanza delle parti estrapolate dall'avventura principale con qualche rimaneggiamento qua e là e una diversa ora del giorno per conferire alla scena un'atmosfera diversa. Si tratta in sostanza della stessa bruttura a cui abbiamo assistito diverse volte, con l'aggravante che da allora nulla è mai cambiato.
Va inoltre aggiunto che chi viene dai due Nioh avrà un forte, potentissimo senso di déjà-vu che lo investirà a ogni pie' sospinto, con situazioni che sanno di già visto, villaggi con le stesse strutture e conformazioni e persino alcuni nemici che ritornano con qualche scarna novità estetica e del moveset.
Da questo punto di vista di tratta senza dubbio di una scelta che siamo costretti a condannare, e che al contempo evita a Wo Long: Fallen Dynasty di poter raggiungere valutazioni stellari. Lo diciamo anche perché questa nuova produzione si porta dietro letteralmente gli stessi difetti del passato.
Per esempio, ancora una volta avrete a che fare col bottino sovrabbondante e con parti dell'armamentario elargite con enorme facilità, che vi costringeranno tutte le volte a entrare di continuo nei menù per controllare se i nuovi pezzi dell'equipaggiamento saranno migliori di quelli già in dote, scoprendo nella maggior parte dei casi che tutta quella roba è sostanzialmente inutile e da rivendere per pochi spiccioli.
Se non siamo al re-skin palese poco ci manca, e sono pochi i casi in cui si vede in effetti qualcosa di nuovo.
Quando ci si trova davanti a delle novità, è facile rendersene conto grazie al chiaro sfruttamento di una maggiore verticalità, al design più intricato e tentacolare delle mappe e agli elementi resi finalmente diversi per dare un senso al doppio salto, che consente di raggiungere piattaforme distanti o sopraelevate.
Proprio l'aggiunta del balzo è uno degli elementi che cambiano alcune delle dinamiche legate al sistema di combattimento, che richiede adesso una maggiore precisione e un'attenzione elevata durante gli scontri.
I cambiamenti alla formula di gioco
Partiamo dal semplice presupposto che gran parte del sistema di combattimento di Nioh è stato letteralmente travasato in Wo Long: Fallen Dynasty, senza però le combo e il controverso ritmo Ki. Detto ciò, le aggiunte più di rilievo sono l'introduzione delle stregonerie, la possibilità di farsi accompagnare da massimo altri due compagni offline o online, il sistema di morale e la barra dello spirito.
Quest'ultima risulta la più determinante per gli equilibri delle battaglie, almeno quanto lo era la cosiddetta postura in Sekiro. La barra, che tende a tornare gradualmente verso la zona centrale, va in deficit quando si subiscono dei colpi o quando si utilizzano potenti attacchi legati allo spirito.
Sale invece se si gioca in maniera molto aggressiva e si mettono a segno dei fendenti ben piazzati; allo stesso modo, se si preme col giusto tempismo il tasto per il parry, soprattutto durante gli assalti imparabili, è la barra del nemico che crolla, dandovi modo di eseguire dei colpi devastanti mentre l'avversario è stordito.
Da quanto detto, è evidente quanto questa meccanica sia fondante e quanto sia necessario fare pratica per non morire in continuazione. In Wo Long: Fallen Dynasty (lo trovate su Amazon per PS5) la difficoltà elevata può essere parzialmente bypassata grazie alla possibilità di livellare liberamente, magari anche ripetendo una sezione più di una volta; pertanto, riteniamo scongiurato il rischio che venga tagliata fuori una grandissima percentuale di giocatori.
Oltretutto, la finestra di input per la reazione rapida è leggermente più permissiva rispetto a quella di Sekiro, motivo per cui vi basterà studiare solo un po' le movenze avversarie per avere la meglio.
Probabilmente la barriera all'ingresso potrebbe scoraggiarvi un po' ma vi assicuriamo che dopo il prologo avrete parecchie occasioni per riequilibrare i livelli di forza e lottare alla pari.
Ad aiutarvi ci sarà un sistema di morale, che fa aumentare la vostra determinazione uccidendo più nemici o mandando a segno colpi speciali o fatali (fino a un massimo di 25 per zona). Aumentare il proprio morale significa anche subire meno danni, ma se andrete incontro alla sconfitta, preparatevi a vederlo crollare almeno fino a quando non vi sarete vendicati al tentativo successivo.
In diversi momenti della storia sarete accompagnati da un alleato che agirà liberamente, e presso uno dei diversi checkpoint potrete richiamarne un altro ancora tramite l'uso limitato di un oggetto specifico.
Maggiori saranno le sortite offensive coi compagni, più aumenterà il grado di affinità, rendendo gli alleati più reattivi e pronti a difendervi. Considerato l'uso limitato dell'oggetto in questione, non riteniamo che possano esserci eccessivi sbilanciamenti; al contrario, chiedere aiuto può rivelarsi una strategia vincente di fronte a boss temibili o quando si ritiene di essere quasi vicini alla vittoria in seguito a parecchi tentativi andati a vuoto.
Wo Long: Fallen Dynasty tende poi a premiare l'esplorazione grazie alla possibilità di issare delle bandiere in dei punti meno visibili del solito, così da sfruttare maggiormente i livelli di tempra del protagonista.
Quando sceglierete invece di distribuire i punti accumulati per evolvere le vostre capacità, è bene capire anche quale sarà la vostra inclinazione di gioco. Ai cinque parametri sono infatti associati degli elementi, legati a loro volta a degli incantesimi di potenza crescente, da lanciare sempre tenendo conto delle effettive garanzie offerte dalla barra dello spirito.
Vi possiamo assicurare che il gioco si può portare a termine anche senza farne uso, ma se preferite avere un approccio più tattico, Wo Long: Fallen Dynasty vi dà anche questa opportunità supplementare. Allo stesso modo, nonostante gli autori abbiano dichiarato nelle fasi promozionali che sarebbe stato incoraggiato l'uso di armi diverse a seconda delle situazioni, la verità è che potete averla vinta anche usando sempre la stessa tipologia per tutta l'avventura, pur con qualche difficoltà in più. Wo Long: Fallen Dynasty, anche in questo, è proprio come Nioh.
Ed è grossomodo come Nioh anche il comparto tecnico, che nonostante gli oggettivi aggiornamenti ha logicamente perso un po' di smalto e risulta oggi più arretrato rispetto alle altri produzioni più in vista.
Complice la natura cross-generazionale dell'opera, assieme all'imponente riciclo di vecchi asset a cui non sono state ritoccate le brutte texture slavate, Wo Long: Fallen Dynasty non è esattamente il meglio che ci si potesse aspettare. Le sbavature sono tante, c'è uno stacco visibile tra personaggi e scenari soprattutto durante i filmati con grafica in-game, e in generale ci si imbatte nelle stesse brutte consuetudini dei titoli precedenti.
Lo abbiamo provato esclusivamente su PS5, dove non si registrano cali di frame rate o incertezze visive legate a grossi bug o glitch. Nella versione per console Sony è inoltre possibile scegliere se dare precedenza al dettaglio grafico a soli 30 fps o se favorire invece questi ultimi, raddoppiandoli.
Considerato il genere, la natura del gioco e la necessità di non perdere frame per reagire sempre prontamente, è inutile sottolineare quanto sia consigliato scegliere proprio quest'ultima opzione.
In definitiva, Team Ninja riesce ancora una volta a centrare il bersaglio, ma sta chiaramente campando di rendita riciclando continuamente la stessa formula di successo da ben sei anni. Le aggiunte ci sono e cambiano in effetti l'approccio ad alcune battaglie, ma chi ha spolpato i titoli precedenti del team di sviluppo avrà inevitabilmente la sensazione di giocare a un prodotto che include al suo interno davvero tanto, fin troppo, dei giochi precedenti.
Versione recensita: PS5
Voto Recensione di Wo Long: Fallen Dynasty - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Il sistema di morale spinge anche all'esplorazione ed è ben implementato
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La barra dello spirito è un elemento che richiama la postura di Sekiro e invita a un approccio aggressivo e basato sull'abilità
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Aggiunta delle stregonerie legate ai parametri di crescita del personaggio
Contro
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Riciclo imponente di asset da Nioh e comparto tecnico che inizia a invecchiare
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Riciclo interno delle missioni secondarie, letteralmente estrapolate dalle principali
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Gli stessi difetti di Nioh riportati di peso senza alcuna correzione e una marea di situazioni di gioco già viste
Commento
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