Voice of Cards: The Isle Dragon Roars | Recensione - Yoko Taro tra JRPG e gioco da tavolo
Yoko Taro e Square-Enix propongono un'avventura dal grande potenziale, ma non tutto viene sfruttato al massimo.
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a cura di Nicolò Bicego
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Yoko Taro
- Produttore: Square Enix
- Distributore: Koch Media
- Piattaforme: PC , PS4 , SWITCH
- Generi: Gioco di Ruolo , Strategico , Gioco di carte
- Data di uscita: 28 ottobre 2021
Circa un mese fa abbiamo testato per voi la versione demo di Voice of Cards: The Isle Dragon Roars, titolo firmato da Yoko Taro in arrivo su PlayStation 4 (compatibile ovviamente con PlayStation 5), Nintendo Switch e PC.
Il titolo ci aveva colpiti per il suo modo peculiare di unire un aspetto estetico da gioco da tavolo ad un gameplay tipico dei JRPG più classici, e la demo ci aveva lasciato davvero molta voglia di saperne di più, nonostante alcune caratteristiche del gioco ci avessero trovati piuttosto dubbiosi. Finalmente, abbiamo potuto mettere le mani sulla versione finale del gioco, che abbiamo testato su PlayStation 4. Yoko Taro ha fatto centro ancora una volta?
Il ritorno del drago
Rispetto ad altri titoli firmati da Yoko Taro, Voice of Cards (accorceremo così il titolo d’ora in poi) apre le danze con un pretesto narrativo piuttosto classico per la narrativa fantastica.
Abbiamo un luogo immaginario che un tempo era stato minacciato da un possente drago, che era stato in grado di mettere in pericolo tutti gli abitanti del paese. Fortunatamente, i cavalieri del regno erano riusciti nell’impresa di sconfiggere la creatura leggendaria, portando la pace sulle loro terre. A distanza di secoli da quell’evento, però, si sparge una terribile notizia: il drago, infatti, si sarebbe risvegliato.
La regina chiama subito a raccolta i più valorosi tra i suoi guerrieri, e rivolge un bando aperto a tutta la popolazione: chi abbatterà il drago, verrà lautamente ricompensato. Proprio questo dettaglio attrae il nostro protagonista, un antieroe di nome Marren, che arriva alla sala del trono accompagnato dal suo fidato compagno dalle sembianze mostruose, Lazuli.
I due decidono di aderire alla caccia contro il drago, e ben presto nella loro strada trovano una terza persona che si unirà alla causa, la strega Orvina, che nulla vuole rivelare sulle sue vere motivazioni. Insomma, noterete uno schema abbastanza classico: una minaccia esterna che incombe su un paese pacifico, un eroe che parte per il suo viaggio insieme a dei compagni, e così via.
Ed in effetti, il gioco ha un’atmosfera quasi fiabesca, abbastanza lontana dalle avventure a cui Yoko Taro ci ha abituati. Il suo tocco, però, si nota sempre più mano a mano che si avanza nella storia. Nonostante la trama non raggiunga le vette narrative di titoli come Nier Automata, sono presenti colpi di scena e trovate inaspettate che rendono l’intreccio sempre interessante e coinvolgente. Lo stesso vale per i personaggi: quelli che all’inizio vengono presentati come macchiette archetipiche dell’immaginario fantastico vengono piano piano approfonditi.
Senza farvi spoiler, dunque, possiamo dirvi che la storia di Voice of Cards ci ha colpiti in positivo, anche se avrebbe potuto giovare di una maggiore durata, soprattutto per dare spazio ad alcuni personaggi che finiscono in secondo piano con il procedere dell’avventura.
Dal punto di vista tecnico, il gioco adotta uno stile molto particolare. Non ci muoveremo infatti in ambienti tridimensionali: tutto viene visualizzato come se fosse un gioco da tavolo, con delle caselle che rappresentano ambientazioni e personaggi.
Lo squisito character design contribuisce a rendere questo stile ancora più gradevole, e a dare a Voice of Cards una personalità visiva unica rispetto ad altri titoli del genere. Certo, è una scelta che ha dei pro e dei contro, ma abbiamo apprezzato la decisione di realizzare qualcosa di diverso dal solito.
Lo stesso discorso vale per il comparto audio. Fin dall’inizio, il narratore del gioco (che si presenterà proprio come Game Master) vi consiglierà di tenere l’audio acceso, perché sarà lui a raccontarvi tutto quello che succede. Anche questo contribuisce a dare la sensazione di stare giocando ad un gioco di ruolo da tavolo, con un Master che dà voce ai personaggi e agli avvenimenti.
Anche in questo caso, ci sono pro e contro: se da un lato questa trovata riesce effettivamente a rafforzare l’idea di stare di fronte ad un gioco da tavolo, dall’altra sentire tutti i personaggi animati dalle stesse voci va ad incidere negativamente sulla loro espressività. Ineccepibile invece la colonna sonora: fin dalle prime battute di gioco potrete apprezzare tracce davvero memorabili, che nulla hanno da invidiare a produzioni più grandi e che si legano indissolubilmente alle vicende narrate dal gioco.
Un gioco di ruolo che si veste da gioco di carte
Inizialmente, l’aspetto di Voice of Cards ci aveva fatto pensare di trovarci di fronte ad una specie di gioco da tavolo, con meccaniche di deck building legate alle carte da gioco con cui si svolgono le battaglie. In realtà, le cose stanno diversamente.
Voice of Cards è un JRPG piuttosto classico a livello di gameplay, ed utilizza la veste di gioco da tavolo solo come travestimento. I nostri protagonisti sono rappresentati da una pedina, che potremo muovere sulla plancia di gioco per avanzare nell’avventura. Alcune caselle sono vuote e servono soltanto a fare da ambientazione; altre, invece, contengono personaggi, negozi, eventi o altro ancora.
Lo svolgimento del gioco è piuttosto lineare: una location conduce all’altra, ed avremo sempre un ben chiaro obiettivo da portare a termine. Questo non significa, però, che l’esplorazione non sia incentivata: parlando con i personaggi presenti sul tabellone, infatti, potremo scoprire dettagli importanti sulla nostra missione e sul mondo di gioco, o ancora scoprire le loro storie, che potremo visionare in un’apposita sezione del menù di pausa.
Come in ogni buon JRPG, un ruolo importante è rivestito dalle battaglie e dal battle system. Una volta usciti dalle mura delle città, ci troveremo in una sorta di “overworld”, dove potremo incontrare nemici casualmente muovendoci tra le caselle. Gli incontri casuali, meccanica tanto classica quanto ormai poco usata, fanno da apripista ad un battle system che guarda anch’esso al passato del genere.
Le battaglie utilizzano carte da gioco, sia per rappresentare i personaggi, sia per rappresentare le azioni a nostra disposizione. Come avevamo anticipato, a questo aspetto visivo non corrispondono meccaniche di deck building, come ci si sarebbe potuti aspettare. La nostra “mano”, infatti, sarà semplicemente costituita dalle azioni a disposizione del nostro personaggio, alcune delle quali richiederanno l’utilizzo di gemme per essere utilizzate.
Il combattimento avviene a turni, ed alla fine di ciascun turno riavremo nuove gemme da utilizzare. Le azioni disponibili sono anch’esse prevedibili: abbiamo attacchi base, attacchi elementali, modificatori delle statistiche, magie curative e così via. Insomma, tutto quello che vi aspettereste dal più classico dei Final Fantasy o Dragon Quest, per tagliare corto.
Non ci sono particolari sorprese nelle battaglie, se non in qualche fase avanzata del gioco. Ed è un po’ un peccato, perché abbiamo avuto la sensazione che quest’idea avrebbe potuto essere sfruttata più a fondo dagli sviluppatori, approfittando dell’anima di gioco da tavolo di Voice of Cards. Anche la componente spiccatamente RPG lascia un po’ a desiderare: abbiamo avuto la sensazione che il gioco prevedesse binari fin troppo stretti per i nostri personaggi, sacrificando qualsiasi libertà nella gestione del team.
Passi il richiamo all’epoca d’oro del genere, ma avremmo comunque preferito un approccio più moderno alla gestione della squadra e all’evoluzione dei personaggi, che manca davvero di profondità.
Il gioco, inoltre, non è particolarmente difficile, anzi. La maggior parte delle battaglie possono essere completate senza particolari noie, a patto di fare attenzione alle solite resistenze e debolezze. Ed è un peccato, perché la mancanza totale di sfida elimina ogni componente strategica: perché dovrei cambiare il mio approccio alle battaglie se il mio team è in grado di spazzare via qualsiasi nemico senza difficoltà?
Non vogliamo essere troppo negativi, però. Il gioco, in fin dei conti, ci ha divertito molto, pur tenendo conto della sua semplicità e dei suoi limiti. Forse, in questo caso, il monte ore relativamente basso per il genere (parliamo di circa dieci-dodici ore di gioco), ha giocato in favore di Voice of Cards, che alla lunga sarebbe stato appesantito dai difetti di cui abbiamo parlato.
Le ore di gioco possono aumentare grazie alla presenza di mini-giochi, che una volta sbloccati saranno disponibili anche nel menù principale. Si tratta di veri e propri giochi di carte, un diversivo interessante ed a suo modo appagante se siete appassionati del genere.
Tornando al gioco principale, però, abbiamo avuto la sensazione che Voice of Cards potrebbe costituire benissimo una base per il futuro. Il gioco funziona, ci ha divertiti molto, e nonostante alcuni difetti ci sentiamo di premiare lo sforzo fatto dagli sviluppatori per proporre qualcosa che sia al contempo inedito e radicato nella più classica tradizione JRPG; pensiamo però che con queste idee di base si possa fare molto di più, sia a livello di storia (magari allungando l’avventura di qualche ora) sia, soprattutto, a livello di gameplay, dove si potrebbe utilizzare in modo più convincente l’animo di gioco da tavolo.
Staremo a vedere se Square Enix e Yoko Taro decideranno di dare una seconda chance a questo mondo.
Versione recensita: PS4
Se siete appassionati delle opere di Yoko Taro, vi consigliamo di recuperare l'ottimo Nier Replicant ad un prezzo scontato.
Voto Recensione di Voice of Cards: The Isle Dragon Roars - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Ottima storia e buon cast di personaggi...
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Divertente ed immediato
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Ottimo comparto estetico e sonoro
Contro
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... non tutti approfonditi a dovere
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Si sarebbe potuto osare di più a livello di gameplay
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In alcuni frangenti sacrifica la profondità in nome dell'immediatezza
Commento
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