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Voice of Cards: The Forsaken Maiden | Recensione - Carte, turni e JRPG

Torniamo nel mondo di Voice of Cards, a distanza di pochi mesi dal primo capitolo.

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a cura di Nicolò Bicego

Redattore

Informazioni sul prodotto

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Voice of Cards: The Forsaken Maiden
  • Sviluppatore: Square Enix
  • Produttore: Square Enix
  • Distributore: Koch Media
  • Piattaforme: PC , PS4 , SWITCH
  • Generi: Gioco di Ruolo , Gioco di carte
  • Data di uscita: 17 febbraio 2022

Sono passati pochi mesi da quando vi abbiamo parlato di Voice of Cards: The Isle Dragon Roars, un JRPG piuttosto classico nell’anima travestito da gioco da tavolo, con il contributo alla narrazione e allo scenario di Yoko Taro. In conclusione della nostra recensione, ampiamente positiva, vi avevamo detto come il gioco ci fosse parso un’ottima base da cui partire per un eventuale secondo capitolo.

Mai ci saremmo aspettati, però, che il momento di tornare a parlare di questa serie sarebbe arrivato così presto. A sorpresa, infatti, Square Enix ha annunciato all’inizio di questo mese Voice of Cards: The Forsaken Maiden, sequel standalone (vale a dire senza legami da un punto di vista narrativo) del primo episodio.

Non solo: il gioco è stato annunciato praticamente a ridosso dell’uscita, avvenuta il 17 febbraio su PlayStation 4, Nintendo Switch e PC. Pur non aspettandoci qualcosa di rivoluzionario rispetto al primo episodio (il tempo passato è troppo poco, dopotutto), ci siamo immediatamente tuffati in questa nuova avventura, curiosi di vedere quale storia gli sviluppatori vogliono raccontarci questa volta.

Il destino di una sacerdotessa

Come vi abbiamo anticipato, Voice of Cards: The Forsaken Maiden (soltanto Forsaken Maiden d’ora in poi) è un sequel standalone del primo episodio; questo significa che non ci sono legami narrativi di sorta, e che anche se avete saltato The Isle Dragon Roars potrete acquistare questo nuovo capitolo senza perdervi niente (ma noi vi consigliamo comunque di recuperarlo, semplicemente perché è anch’esso un ottimo gioco!).

La storia di questo capitolo si apre con Nel (nome predefinito del protagonista, personalizzabile a piacimento), un giovane intento a dare gli ultimi ritocchi alla sua nave, che intende utilizzare per esplorare le isole del suo mondo.

Poco prima dell’inizio del gioco, Nel ha incontrato Jeri, una misteriosa ragazza incapace di parlare, che ha trovato dispersa da sola nel porto. Il mondo dei due eroi è minacciato da un oscuro destino: alla loro isola, infatti, manca una sacerdotessa. Le sacerdotesse sono sostanzialmente le protettrici delle isole, e la loro presenza è fondamentale per la sopravvivenza di tutti gli abitanti del posto.

Mentre è intento a svolgere una missione per conto del capo del Villaggio Capolinea, Nel fa una scoperta che potrebbe cambiare tutto: Jeri, infatti, sembra proprio essere la sacerdotessa predestinata dell’isola, ma qualcosa le ha impedito di compiere il suo destino.

Da qui comincia la loro avventura, che li porterà a solcare i mari e ad esplorare altre isole per trovare il modo di riportare la storia sulla giusta strada e scongiurare il pericolo che minaccia l’isola. Da questo nostro sintetico resoconto dell’incipit del gioco, potrete vedere come siano presenti alcune tematiche tipiche della narrativa fantastica: un eroe pronto per un viaggio di crescita, un’eroina predestinata a grandi cose ma incapace di compiere il suo destino, un oscuro presagio che minaccia la vita tranquilla degli abitanti dell’isola e così via.

Come il suo predecessore, anche Forsaken Maiden, insomma, parte con una storia piuttosto classica. Questo, però, non significa che la storia sia banale o spiacevole da seguire, anzi.

Nel corso della narrazione non mancheranno colpi di scena e sviluppi ingegnosi della trama; i personaggi, inoltre, vi faranno appassionare alle loro vicissitudini grazie ad un’ottima scrittura delle loro personalità e dei dialoghi, proprio come nel primo episodio.

Anche in questo caso, dunque, non siamo di fronte ad una delle migliori storie mai raccontate in un JRPG, ma ci muoviamo comunque su livelli piuttosto alti. Per nostro gusto, abbiamo preferito leggermente la storia di questo Forsaken Maiden, ma entrambi i titoli meritano di essere seguiti.

Abituatevi ai paragoni con il primo episodio: per forza di cose, ne sentirete molti. E non solo perché fanno entrambi parte di quella che sembra voler diventare una vera e propria serie, ma anche perché il poco tempo intercorso tra l'uscita dei due significa che le similitudini saranno ancora di più.

E questo è evidente nel comparto estetico: Forsaken Maiden riutilizza in buona parte gli asset del primo episodio, mutuando completamente lo stile grafico già visto qualche mese fa. Niente di male in tutto questo: l’estetica da gioco da tavolo ci era piaciuta allora e ci ha convinti anche stavolta.

Le location e i personaggi, dunque, saranno rappresentati da carte da gioco disposte su un tavolo, cosa che farà sentire immediatamente a casa coloro che apprezzano gli RPG in scatola.

La nostra prova si è svolta su Nintendo Switch. Pur essendo questo un titolo che sicuramente non spinge l’hardware della console, abbiamo notato qualche saltuario caricamento più lungo del dovuto. Niente di trascendentale o di particolarmente fastidioso, ma è capitato più di qualche volta.

Per quanto riguarda il comparto audio, anche in Forsaken Maiden le musiche sono uno dei fiori all’occhiello del titolo, e vi ritroverete facilmente ad ascoltare le tracce anche al di fuori delle sessioni di gioco.

Vale la pena nominare qui il Game Master: come nel capitolo precedente, le vicende del gioco sono infatti narrate da una voce onnisciente esterna, che contribuisce anch’essa a rendere il feeling da GDR da tavolo.

In Forsaken Maiden, però, la voce data al Game Master è più giovane e meno profonda di quella del predecessore; i suoi interventi, inoltre, ci sono sembrati molto più limitati e circostanziati. Preferire uno dei due stili è estremamente soggettivo, dunque dovrete giocare personalmente al titolo per capire quale tipo di narratore preferite.

Avventure da tavolo

Sul fronte del gameplay, Forsaken Maiden cambia davvero poco le carte in tavola (!) rispetto al primo episodio: sostanzialmente, siamo di fronte ad un JRPG piuttosto classico travestito da gioco da tavolo. Le novità sono davvero esigue, ma facciamo comunque una breve sintesi del gameplay per chi si fosse perso il primo episodio. Forsaken Maiden può essere diviso in due fasi di gioco ben distinte.

Le prime sono quelle esplorative: muovendo i vostri personaggi, rappresentati da una pedina, nel mondo di gioco, rappresentato da tante carte, potrete visitare villaggi, esplorare dungeon, avventurarvi nella world map che connette le diverse location tra loro.

Proprio come nel primo episodio, interagire con gli NPC presenti sulla mappa vi consentirà di sbloccare delle informazioni su di loro, visibili nell’area “Collezione” del menù: si tratta di un piccolo ma simpatico escamotage per dare più spessore a tutti i personaggi minori dell’avventura.

Rispetto a The Isle Dragon Roars, il gioco vi darà una maggiore libertà di movimento fin dalle prime ore dell’avventura; narrativamente, questo è giustificato dal fatto di avere molto presto accesso alla nave del protagonista, che vi consentirà di spostarvi a vostro piacimento.

Un’altra, piccola novità è la maggiore interazione possibile con gli elementi presenti sulla mappa: nei dungeon ci saranno più puzzle da risolvere, sarà possibile trovare dei punti per pescare in mare, ed altro ancora. Niente di rivoluzionario, certamente, ma comunque si tratta di un’aggiunta gradita alla formula.

La seconda fase di gioco sono ovviamente le battaglie. Gli incontri sono casuali, ciò significa che non vedrete i nemici sulla mappa, ma vi imbatterete casualmente in loro muovendovi tra le caselle.

Per quanto riguarda il battle system, non ci sono sostanziali novità: si tratta di un classico sistema di combattimento a turni, dove le azioni sono rappresentate da carte di gioco che necessitano di un certo quantitativo di gemme per essere eseguite.

Gli attacchi appartengono quasi sempre ad un elemento, e questo va sempre tenuto in considerazione perché i nemici hanno resistenze e debolezze alle diverse tipologie di attacco, cosa che dovremo cercare di sfruttare a nostro vantaggio.

Nonostante l’impianto di gioco sia lo stesso, anche qui abbiamo notato dei piccoli cambiamenti. Innanzitutto, la frequenza delle battaglie ci è sembrata maggiore, soprattutto in alcune sezioni, al punto da risultare quasi fastidiosa in alcuni frangenti. Non è un difetto talmente ingente da inficiare sull’esperienza di gioco complessiva, ma ci saranno momenti in cui vi ritroverete a sbuffare per quell’incontro di troppo di cui non sentivate assolutamente il bisogno.

Anche la difficoltà ci è sembrata ricalibrata: il gioco è leggermente più difficile del predecessore, pur mantenendosi comunque su un livello di sfida complessivamente medio-basso, che accoglie a braccia aperte chi in un JRPG cerca principalmente un’esperienza narrativa.

Una cosa che invece avremmo voluto vedere e che è ancora assente è un aggiornamento del bestiario: anche dopo aver incontrato ed affrontato una tipologia di nemico, le sue debolezze e resistenze non vengono comunque memorizzate al suo interno. Questo vi costringerà a ricordarvi le caratteristiche di ogni singola creatura, che può essere ostico a lungo andare.

Chiariamoci, vista la difficoltà tarata verso il basso difficilmente vedrete la schermata di game over soltanto per esservi dimenticati le debolezze e resistenze di un nemico; ciò non toglie, però, che un bestiario più completo sarebbe stato un fattore positivo per la quality of life del gioco.

È quindi il momento di tirare le somme per questo Forsaken Maiden: nelle sue 10-15 ore di longevità, il gioco ripropone pedissequamente quanto offerto dal primo episodio, con qualche ritocco minore qua e là a livello di gameplay. Il suo punto forte è la storia, che abbiamo trovato un gradino superiore a quella di The Isle Dragon Roars.

Complessivamente, non ci sentiamo di penalizzare il gioco per la mancanza di novità perché questa formula è ancora troppo recente per dare avvisaglie di stanchezza. Ciò nonostante auspichiamo che per il prossimo capitolo gli sviluppatori decidano di prendersi del tempo in più, introducendo magari modifiche ben più sostanziose ad un gameplay che, comunque, offre già un’ottima base da cui partire.

Versione recensita: Nintendo Switch

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Voto Recensione di Voice of Cards: The Forsaken Maiden - Recensione


8

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Storia appassionante

  • Ottima colonna sonora

  • Ancora divertente...

Contro

  • ... ma praticamente privo di novità, ereditando i limiti del predecessore

  • Talvolta gli incontri casuali sono troppo frequenti

Commento

Voice of Cards: The Forsaken Maiden non introduce grandi novità rispetto al primo capitolo, ed in effetti non ce lo aspettavamo visto il breve lasso temporale intercorso tra i due. Questo sequel standalone, che può essere giocato da solo vista la totale assenza di legami narrativi col predecessore, riprendere in toto le meccaniche già introdotte senza introdurre modifiche sostanziali. Fortunatamente, la formula risulta ancora abbastanza fresca da essere divertente senza bisogno di modifiche, e la storia vale davvero la pena di essere vissuta. Vedremo se il terzo capitolo di quella che sta diventando una vera e propria serie vedremo un deciso salto di qualità.
***

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