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Tomb Raider IV-VI Remastered | Recensione - Nostalgia imperfetta

Abbiamo giocato Tomb Raider IV-VI Remastered, nuova compilation contenente altri tre capitoli storici della saga di Lara Croft.

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a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

In sintesi

  • Un altro tuffo nei ricordi.
  • Tre avventure al prezzo di una, anche se più deboli delle originali.
  • The Angel of Darkness migliorato dove possibile.
  • Pro
    • Qualche aggiunta interessante.
    • La giocabilità è quella di fine anni '90...
  • Contro
    • ... con tutti i limiti del caso.
    • I tre giochi sono meno interessanti della trilogia originale.

Il Verdetto di SpazioGames

7.5
Tomb Raider IV-VI Remastered è un po’ come un vecchio vinile riproposto in digitale: il fascino resta, ma il fruscio del tempo non si può cancellare del tutto. Lara Croft è una leggenda, un’icona che ha segnato un’epoca, ma riproporla senza il giusto rispetto per l’evoluzione del medium è un’operazione rischiosa. Qui non si tratta solo di texture più nitide o di qualche ritocco ai controlli: il punto è che il mondo del gaming è andato avanti, e certi meccanismi che un tempo erano accettabili oggi suonano antiquati. Questa trilogia remastered - sicuramente inferiore a quella originale - è un bel tributo ai nostalgici, ma nulla di più. È come ritrovare un vecchio diario d’infanzia: sfogliarlo è emozionante, ma capisci subito perché lo avevi messo via.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Tomb Raider IV-VI Remastered
Tomb Raider IV-VI Remastered
  • Sviluppatore: Aspyr, Crystal Dynamics
  • Produttore: Aspyr
  • Testato su: PS5
  • Piattaforme: PC , SWITCH , PS4 , PS5 , XONE , XSX
  • Generi: Action Adventure
  • Data di uscita: 14 febbraio 2025

Ci sono saghe che non muoiono mai. Restano sepolte nel tempo, sommerse dalla polvere delle nuove generazioni, per poi risorgere con una fiammata, come un antico tesoro scoperto dopo decenni. Tomb Raider fa parte di questa categoria: un mito, un’icona, un fenomeno culturale che ha saputo reinventarsi più volte, a volte con risultati eccelsi, altre volte con sonore cadute di stile.

Ma la domanda resta: quanto di quel passato che abbiamo amato è ancora all’altezza del presente? Tomb Raider IV-VI Remastered è l’ultima operazione nostalgia che promette di farci rivivere tre capitoli storici della saga con una nuova veste grafica e alcune migliorie tecniche.

Sì, proprio come accaduto con la precedente compilation (che ho recensito qui). Ma è un vero omaggio o un riciclo pigro? Lara Croft è tornata, ancora una volta, ed è il momento di capire se si tratta di un glorioso ritorno o di un’illusione venduta con troppa nostalgia.

Una trilogia con qualche ombra

Quando si parla di Tomb Raider IV-VI, ci si riferisce a tre titoli che, per diversi motivi, hanno lasciato un segno nella storia dei videogiochi: The Last Revelation nel 1999, Chronicles nel 2000 e The Angel of Darkness nel 2003. Se i primi due hanno consolidato il successo della saga, il terzo ha rappresentato un fallimento tecnico e narrativo che ha segnato un punto di rottura con il passato.

The Last Revelation è stato il capitolo che ha portato Lara in Egitto, un viaggio epico tra tombe millenarie e leggende antiche. Il titolo ha saputo bilanciare esplorazione, enigmi e tensione narrativa con un design dei livelli tra i più riusciti della serie.

Chronicles, invece, ha spezzato la linearità con una narrazione a episodi, proponendo missioni che spaziavano tra il passato e il presente della protagonista, con risultati alterni.

E poi c’è The Angel of Darkness, il titolo che avrebbe dovuto rivoluzionare la saga ma che si è rivelato un disastro tecnico: controlli imprecisi, un sistema di combattimento mal concepito e un comparto narrativo che si è perso nella sua stessa ambizione.

Il lifting grafico: un miglioramento a metà

E ora, nel 2025, questi tre giochi tornano con un remaster che vuole riportarli alla gloria, ma la domanda è: quanto di quel fascino originale sopravvive in questa nuova veste?

Tomb Raider IV-VI Remastered è un pacchetto che punta dritto al cuore dei nostalgici, offrendo un viaggio nel tempo.
Uno degli elementi principali di Tomb Raider IV-VI Remastered è ovviamente la grafica rinnovata
.

Il lavoro fatto su texture e illuminazione è visibile, con ambientazioni che risultano più dettagliate e atmosfere più suggestive. Tuttavia, le animazioni e i modelli dei personaggi rimangono ancorati al passato, creando un contrasto che a volte stride.

La possibilità di passare dalla grafica originale a quella rimasterizzata è una trovata nostalgica interessante, proprio come nella compilation precedente (che trovate su Amazon) ma evidenzia anche quanto il tempo sia stato crudele con alcuni aspetti del design.

Le tombe egiziane di The Last Revelation risplendono di nuova luce, con effetti di illuminazione che donano maggiore profondità agli ambienti. Chronicles guadagna un po’ di carattere grazie a texture più definite, mentre The Angel of Darkness tenta di riprendersi dalla sua disastrosa prima impressione con modelli aggiornati e colori più vivi.

Ma c’è un problema: non basta un lifting per modernizzare un gameplay che, in alcuni casi, mostra segni di un’epoca ormai passata.

Nuove funzionalità: davvero necessarie?

L’introduzione del "Flyby Camera Maker" è forse la novità più curiosa: uno strumento che consente di creare sequenze cinematiche personalizzate. È una funzione interessante, utile per i creatori di contenuti, ma che difficilmente aggiunge qualcosa di sostanziale all’esperienza di gioco.

Stesso discorso per la modalità Foto ampliata, che permette di immortalare Lara in pose e ambientazioni suggestive. Nulla di rivoluzionario, ma almeno una funzione in più per chi ama condividere le proprie avventure sui social.

Più utile, invece, è l’aggiunta del contatore di munizioni su schermo, un dettaglio piccolo ma efficace per migliorare la gestione dell’equipaggiamento. Una di quelle modifiche che ti chiedi perché non ci fossero già all’epoca.

Ma la vera curiosità di questo remaster era capire se The Angel of Darkness sarebbe stato finalmente sistemato. Il titolo è stato criticato per i suoi controlli legnosi, il combat system poco reattivo e una trama che, pur avendo ottime potenzialità, si incartava su se stessa.

Il remaster cerca di salvare il salvabile: i controlli sono stati leggermente migliorati, il frame rate è più stabile, e alcuni bug sono stati risolti. Tuttavia, resta un titolo nato male, e non basta una mano di vernice per renderlo quello che avrebbe dovuto essere.

Insomma, alla fine della fiera, Tomb Raider IV-VI Remastered è un pacchetto che punta dritto al cuore dei nostalgici, offrendo un viaggio nel tempo per chi ha amato i capitoli classici della saga.

Il lavoro di rimasterizzazione è buono, ma non eccelso: la grafica migliorata e alcuni piccoli aggiustamenti migliorano l’esperienza, ma non risolvono del tutto le rigidità di un gameplay che, oggi, può risultare frustrante per i nuovi giocatori.

Il problema di questa operazione è che, pur essendo un omaggio alla storia di Lara Croft, non riesce a nascondere i limiti strutturali dei giochi originali. Il fascino resta, le atmosfere sono ancora potenti, ma l’età si fa sentire.

Per i fan storici, potrebbe essere un ritorno alle origini piacevole e nostalgico. Per chi si avvicina per la prima volta, il rischio è quello di trovarsi di fronte a un’esperienza fin troppo macchinosa.

Questo remaster è senza dubbio una celebrazione, un tributo a un’icona che ha segnato la storia dei videogiochi. Tuttavia, non si può fare a meno di avvertire un senso di rimpianto, come se si fosse persa l’occasione di rendere davvero giustizia a Lara Croft e alla sua eredità.

Un’eroina del suo calibro merita rispetto, un trattamento che sappia valorizzare il suo passato senza limitarsi a un mero lifting estetico su un’opera che, nel bene e nel male, porta con sé il peso del tempo.  

È un po’ come cercare di rilanciare una rockstar del passato affidandosi all’autotune: l’illusione può funzionare per un momento, attirando i nostalgici e mascherando le imperfezioni, ma sotto la patina di modernità rimane intatto il DNA di un’altra epoca.

Il fascino originale è ancora lì, certo, ma accompagnato da quelle inevitabili rughe che non si possono semplicemente cancellare con un filtro digitale.

Chi ha vissuto quegli anni e ha un legame affettivo con la saga probabilmente proverà un genuino piacere nel tornare a esplorare tombe dimenticate e città perdute, riscoprendo quel senso di avventura e mistero che ha reso celebri questi capitoli. 

Tuttavia, chi si avvicina per la prima volta a queste avventure dovrebbe riflettere attentamente prima di immergersi in un’esperienza che, pur restaurata visivamente, mantiene intatti i suoi limiti strutturali.

Il gameplay, con i suoi controlli rigidi e il level design spesso punitivo, potrebbe apparire più macchinoso che gratificante per chi è abituato alla fluidità e all’accessibilità dei titoli moderni. Non si tratta solo di una questione estetica, ma di un modo di concepire il gioco che appartiene a un’altra epoca, con tutte le sue sfide e le sue inevitabili asperità.

Lara Croft è stata grande, lo sarà sempre. Ma il tempo, a volte, è il vero enigma impossibile da risolvere.

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erano già obsoleti all'epoca questi tre giochi, per fortuna poi arriverà il legend
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