The Signifier | Recensione - Indagini dall'inconscio
The Signifier propone sezioni investigative nell'inconscio e nei ricordi residui di chi è passato a miglior vita, tratteggiando un futuro di profonde inquietudini. Ve lo raccontiamo nella nostra recensione.
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a cura di Domenico Musicò
Deputy Editor
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Playmestudio
- Produttore: Raw Fury
- Distributore: Raw Fury
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE
- Data di uscita: 15 ottobre 2020 (PC) - TBA 2021 (console)
Con The Signifier, il mercato si arricchisce di un altro esponente del cyberpunk di matrice filosofica che finora abbiamo visto solo in produzioni minori come quella piccola perla di Observer. Nell'ultimo lustro diverse opere – soprattutto dal sottobosco indie – si sono cimentate in una narrazione che pone al centro dell'attenzione le implicazioni morali-filosofiche del transumanesimo, del valore dell'interiorità e dell'anima da tramandare a imperitura memoria e, più in generale, di tutte quelle questioni fantascientifiche (ma spaventosamente futuribili) legate alla manipolazione post-mortem dell'individualità o a parte di essa.
Sono tutti argomenti molto complessi da trattare e anche difficili da far comprendere al pubblico, soprattutto quando vengono accompagnati da un sistema di gioco dalla discreta complessità e dalla poca immediatezza. The Signifier appartiene esattamente a quest'ultima categoria, impegnato com'è a convogliare la sua conturbante idea di base anche a costo di rendere poco snella e fluida la conduzione di gioco.
The Signifier, la storia
In The Signifier prenderete il controllo di Frederic Russel, un esperto di psicologia e intelligenza artificiale e al contempo il primo ricercatore dietro a una macchina sperimentale chiamata Dreamwalker. La controversa tecnologia, pensata e sviluppata da lui e dal suo team di ricerca, consente di esplorare a fondo le memorie residue di chi è passato a miglior vita e di approfondire le dinamiche legate al regno inconscio della mente, che diventa fruibile a terzi e perde dunque quell'intoccabile esclusività di cui ogni essere umano poteva disporre come carattere distintivo di unicità.
The Signifier tratteggia un mondo ormai prossimo alla rivoluzione delle IA, aprendo alla possibilità che scienza e tecnologia possano unirsi per consentire di navigare all'interno del mondo surreale della psicologia umana, al fine di acquisire importanti informazioni da quelle zone d'ombra e quei processi mentali complessi che risultano essere ancora poco chiari per la scienza.
Questa, almeno, è la nobile intenzione per cui è nata Dreamwalker; ma com'è facile immaginare c'è un evento in The Signifier che scombina sin da subito le carte in tavola, costringendo Frederic Russel (e il giocatore) a interrogarsi sulle implicazioni morali delle azioni che di lì a breve compirà.
La morte di una donna che aveva tra le mani qualcosa di molto scottante è l'evento scatenante e al contempo il prologo di una storia che vuole non soltanto ammaliare il giocatore con un racconto denso di dettagli, ma soprattutto dargli gli strumenti per farlo riflettere sulla legittimità di intrufolarsi nell'intimità più recondita di un individuo. Un individuo che non può nemmeno impedire una simile intrusione, perché è già morto. Ecco dunque che quella macchina diventa veicolo d'indagine, utile per scandagliare i ricordi, la vita, la quotidianità e ciò che è rimasto impresso nella memoria prima di incontrare la fine definitiva.
The Signifier abbraccia così una conduzione di gioco scandita da una ricostruzione della vicenda lenta e meticolosa, poco fluida, con molti pezzi del puzzle che vanno riuniti con attenzione. E considerando che il gioco è completamente in inglese e usa talvolta termini poco comuni, il rischio che qualcuno possa perdersi per strada qualche elemento (o non comprendere appieno alcuni passaggi) in effetti esiste.
Eppure sarebbe davvero un gran peccato se vi lasciaste sfuggire The Signifier solo per questo motivo, perché è di fatto un concentrato di brillante fantascienza d'anticipazione, capace di unire una proposta di gioco con un importante focus sulle indagini esplorative, sulla psicologia sperimentale e sulle capacità delle intelligenze artificiali.
Mentre indagherete sul misterioso assassinio della vicepresidente della più grande multinazionale tecnologica al mondo, vi ritroverete in mondo distorto e surreale che di primo acchito può incutere timore e confondere; non convoglia simili sensazioni usando i toni tipici dell'orrore psicologico, quanto piuttosto quelli del dark sci-fi d'avanguardia tanto caro alle produzioni est europee (benché – badate bene – gli sviluppatori siano in realtà cileni).
Alcune suggestioni sulla stessa falsariga le troviamo anche nell'opera più significativa di Bloober Team, che ha fatto da apripista al cyberpunk moderno, mentre in The Signifer si esplora maggiormente il concetto di significante introdotto dallo psicanalista e filosofo francese Jacques Lagan.
Gameplay
Ridotta ai minimi termini, la teoria spiega che la coscienza umana è composta da più significanti che trovano la propria coerenza solo se associati, ma chiaramente c'è molto di più di quanto appena detto (e per gli interessati, sarebbe senz'altro il caso di approfondire con dei testi più esplicativi per il tema).
Tutto ciò ci serve anche per introdurre lo schema di gioco di The Signifier, che cala il giocatore in ambienti che hanno di fatto più di una chiave di lettura e sono composti da diversi elementi a cui serve una concordanza. Attraverso il Dreamwalker è infatti possibile indagare all'interno delle diverse aree passando dalla realtà oggettiva a quella soggettiva, scoprendo così cambiamenti sensibili che vengono determinati dal filtraggio emozionale di una coscienza non ancora del tutto svanita.
Se dunque la realtà oggettiva offre al giocatore una fisionomia degli ambienti piuttosto chiara e interpretabile dagli strumenti che ogni essere umano possiede, quella soggettiva contiene elementi personali dell'inconscio altrui.
The Signifier vi spinge così a manipolare alcuni elementi degli scenari, a dargli la giusta interpretazione, a interagire con quelli che vengono chiamati "raw data" al fine di elidere dei blocchi che offuscano le verità oggettive. Entrando in contatto con elementi raw vi renderete conto di avere davanti degli oggetti informi e non catalogabili, ma se riuscirete a ricostruire con esattezza le parti della vicenda avrete finalmente un ulteriore elemento che rende meno fosco il quadro e al contempo vi farà avanzare nell'avventura.
Avventura che ha tra l'altro dei momenti in cui esistono dei dialoghi che punteggiano qua e là la narrazione, che viene poi rimpolpata da diversi file di testo e dalle voci che si affastellano nell'inconscio altrui in procinto di sbiadire.
In poche parole, la progressione di The Signifier è scandita da una sequela di puzzle che vanno risolti saltando da una realtà e l'altra, analizzando meticolosamente gli ambienti e sperimentando con diverse soluzioni che potrebbero non apparire per nulla chiare di primo acchito. Se da una parte tutto ciò concorre a creare mistero e ad aumentare la difficoltà, dall'altra si tratta di un difetto della produzione, che non è sempre in grado di offrire quella chiarezza di base che serve al giocatore medio per comprendere in che modo bisogna agire.
The Signifier sembra quasi crogiolarsi nel suo schema quasi elitario, al punto da presentare per larghi tratti una lentezza pachidermica che supera le tempistiche dilatate tipiche del genere. Questo, se mescolato a certe azioni piuttosto macchinose, frena un po' la vivacità di gioco, tenuta in vita solo dalle stimolanti tematiche che tratta.
Artisticamente il gioco di Playme Studio brilla in particolar modo nelle sezioni ambientate nell'inconscio, dove le zone assumono le tonalità bigie dei ricordi in sbiadimento che perdono concretezza e le pareti vibrano nell'incertezza tipica di una struttura in decadimento, con pareti squinternate e contorni incerti.
Tuttavia risulta difficile incensare la qualità grafica di tutto il resto, che viene in qualche modo coperta da questi escamotage che alterano le percezioni, mettendo di fatto una pezza dove ce n'è più di bisogno. Rimane però di grande fascino il modo in cui gli sviluppatori hanno realizzato l'idea stessa di subconscio esplorabile, così come i legami tra neuroscienze, psicologia e fantascienza, riunite qui in un connubio che concettualmente funziona molto bene e lascia aperte le porte a un futuro che in un giorno non troppo distante potrebbe essere anche il nostro.
Se volete giocare a The Signifier su PC e non avete ancora una tastiera da gaming, vi segnaliamo questa vasta scelta di modelli.
Voto Recensione di The Signifier - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Fantascienza d'anticipazione con tematiche controverse e di grande interesse
-
Il passaggio tra le diverse realtà offre più chiavi di lettura...
Contro
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... Ma spesso non è così facile districarsi tra gli ambienti e capire come agire
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Conduzione di gioco un po' troppo lenta, con uno schema di gioco senza compromessi
Commento
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