Fumetto The Last of Us | Il Sogno Americano e le origini di Ellie
Il fumetto della serie Naughty Dog arriva finalmente in Italia: scopriamo di cosa parla e come se la cava
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a cura di Paolo Sirio
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Naughty Dog
- Produttore: Sony Interactive Entertainment
- Distributore: Sony
- Piattaforme: PS4
- Generi: Action Adventure
- Data di uscita: 19 giugno 2020
Dopo un’attesa durata abbastanza inspiegabilmente sette anni, arriva in Italia a The Last of Us Il Sogno Americano, il fumetto che compone un tassello piuttosto importante della storia della serie Naughty Dog e che si propone di aiutare a comprendere la psicologia di uno dei personaggi più complessi del gaming –quella Ellie che nel secondo e divisivo capitolo è stata in grado di mettere in crisi persino il fan più sfegatato con azioni che superano il confine di una moralità dubbia e sforano nella crudeltà, nei confronti del giocatore prim’ancora che del nemico di turno, come mai era accaduto nei videogiochi.
Alla luce di come sono andate le cose nel prosieguo della saga, è ancora più interessante mettere le mani su The Last of Us Il Sogno Americano, in modo da fare un passo indietro e cogliere ulteriori sfumature relative ad un personaggio tanto articolato e sfaccettato, così come del mondo in cui si muove, in cui non esistono valori assoluti ma solo esseri umani (o esseri che un tempo umani lo furono) che provano con le unghie e con i denti a sopravvivere.
Con queste premesse, la lettura del volume è stata tutto fuorché un sogno, prevedibilmente, ma ci ha concesso spunti di riflessione e approfondimento interessanti sul franchise di punta della software house californiana e del catalogo PlayStation, a poche settimane dall’uscita di un The Last of Us Parte II che nel bene e nel male è destinato ad essere il caso della generazione.
Il fumetto
The Last of Us Il Sogno Americano giunge sul suolo italiano a ben sette anni dalla pubblicazione originale, frutto di un accordo siglato da Dark Horse Comics e Sony ancora prima che uscisse il primo capitolo della serie e che prevedeva che alla sceneggiatura ci sarebbe stata la penna di Neil Druckmann, mente dietro la creazione dell’intera proprietà intellettuale.
Già questo aspetto fa ben sperare relativamente alla produzione e, scrutandola per bene, anche a proposito della serie TV in cantiere presso HBO; il fatto che ad un lavoro cross-mediale di questa portata prenda parte attiva, sia scrittore ma pure giudice e garanzia, il creatore del materiale d’origine è un tipo di operazione che specialmente dalle parti di Hollywood hanno faticato ad apprezzare ma che da qualche tempo a questa parte sta prendendo finalmente piede, per assicurarsi se non altro un livello di fedeltà al canone dello spessore che merita un’IP simile.
La pubblicazione originale è avvenuta in quattro albi separati, mentre in Italia arriva un volume unico da cento pagine firmato Cosmo Comics. Carta e copertina sono piuttosto spesse ma lucide, quindi preparatevi all’idea di avere la compagnia di riflessi qualora leggeste sotto il sole o peggio utilizzando l’illuminazione artificiale della vostra camera (come è capitato a noi).
Detto di questi particolari, passiamo allo stile visivo adottato da Il Sogno Americano, che almeno inizialmente vi spiazzerà se siete abituati al tono grave su cui ruotano i due giochi di The Last of Us. Faith Erin Hicks, co-scrittrice e disegnatrice, ha optato per uno stile fanciullesco che, perlomeno nelle prime battute della lettura, ci ha fatto stropicciare gli occhi tanto non sembrava adatto al ricordo della serie che ci eravamo ricostruiti dopo aver giocato il secondo episodio.
Tuttavia, proseguendo nella lettura e giungendo in particolare ad una manciata di snodi, si può apprezzare come mai Hicks abbia compiuto una scelta simile: con questo stile, la sua intenzione era rendere l’idea della ragazzina, Ellie, che vede cose nuove, si emoziona, si arrabbia e si trova di fronte a situazioni disumane. È come se questo registro visivo non fosse altro che il filtro della protagonista, non il modo in cui è il mondo ma il modo in cui lei lo vede e lo rielabora.
L’obiettivo è centrato in pieno: quello che Ellie vede e sente intorno a lei spiega come mai sia cresciuta così in fretta, tratteggia ad ogni occasione possibile le caratteristiche che ne definiscono la personalità fin da bambina – è cocciuta per un tratto ereditario ma anche cazzuta, nel senso che si batte pure quando è in minoranza e fintanto che le rimane un respiro in gola – e aggiungono sfumature che accompagnano ancora meglio i particolari sulla sessualità del personaggio, il perché e il come se ne parli, introdotti nel DLC Left Behind; il fumetto ci dice di più, inoltre, della condizione degli Stati Uniti del tempo, messi a ferro e fuoco da un conflitto senza soluzione con gli infetti a costituire un mero sfondo alle aberrazioni umane.
La produzione Dark Horse Comics non si accontenta di essere una cartolina oppure di cristallizzare questo o quel particolare già accennato dalla serie: ci sono diversi episodi che fanno da spartiacque tra la Ellie ragazzina innocente e quella del gioco, con parti che diventano più scure per sottolineare questo passaggio e segnano un’evoluzione del personaggio già nel corso del racconto; un’evoluzione che significa tanto sia che la si guardi con la lente degli amanti che con quella dei detrattori della Parte II.
Abbiamo menzionato un conflitto e non possiamo non spendere qualche parola sulle Lucciole. Prima di tutto, la notizia è che, sì, The Last of Us Il Sogno Americano si prende la responsabilità di utilizzare la traduzione letterale per definire quelle che nel gioco abbiamo conosciuto come Luci in Italia (ma che in realtà hanno in Fireflights il loro nome originale). La localizzazione ha deciso di ignorare quanto fatto nella serie videoludica dal 2013 al 2020, sbagliando o a ragione ma mantenendo se non altro una coerenza negli anni, e ha aderito alla proposta lessicale di Druckmann, evidentemente non riscontrando i profili di ambiguità che erano stati invece colti al tempo della prima release.
Potrà far strano leggerne così, ma le Lucciole sono lo stesso gruppo che abbiamo conosciuto nella saga, e che recita una parte ben specifica nel grande quadro dipinto da Naughty Dog. L’organizzazione rappresenta per molti, e allo stesso modo per Riley ed Ellie, la sola possibilità di un futuro fuori dallo schema militaresco ordito dalla società post-Cordyceps, nonché una chance di tornare alla libertà che non interessa più a quegli Stati Uniti che hanno virato bruscamente verso il regime con il pretesto del virus.
Ci sono spunti nel racconto che, più di ogni altro nel franchise, costituiscono da antefatto alla situazione delle Lucciole all’inizio del primo The Last of Us, in cui sono messe molto male numericamente per via del nervosismo e della litigiosità dei suoi componenti, le vite dei quali sono di continuo appese ad un filo sia per la precarietà della vita dopo la crisi sanitaria che per le operazioni rischiose che compiono sulla base di informazioni frammentate.
Ne Il Sogno Americano ci sono un vecchio e un nuovo mondo, e attraverso il filtro di Ellie ci sono diversi frangenti in cui si riflettono addosso all’altro, restituendo l’idea di come una persona nata a fine del mondo “avvenuta” possa guardare con stupore ad ogni futilità del mondo contemporaneo – che sia un cabinato, un cavallo, l’atmosfera natalizia o l’istituzione stessa di un centro commerciale.
Il nuovo mondo è un posto molto più brutale, uno in cui la protagonista viene mandata, ignara delle ragioni o del mandante, ad un collegio militare e lo vive a lungo come unico spicchio di vita, e uno in cui la minaccia degli infetti è dilagante e palpabile: che sia passata tramite un videogioco o un fumetto è sempre là.
Coerentemente con la visione originale di The Last of Us, che ritiene l’epidemia soltanto una cornice alle storie delle donne e degli uomini che con loro condividono il mondo e la condizione di moribondo in cui si ritrovano a galleggiare su sponde diverse dello stesso fiume, questo non è un fumetto sugli infetti: non aspettatevi The Walking Dead.
Tuttavia, c’è una porzione del testo in cui fanno la loro comparsa e, mentre non vogliamo rivelarvi le coordinate né i particolari di quest’incontro, possiamo parlarvi di una rappresentazione dallo stile pop, con colori acidi e onomatopee “a tutto schermo” che paiono stonare stonare con la serietà della condizione del mondo descritto fin lì e con la gravità del discorso condotto dai giochi.
È evidente come, però, il “filtro Ellie” sia stato applicato anche in questa circostanza e voglia convogliare al lettore la visione di questo o questi eventi così come vengono vissuti dal personaggio; se non altro, il fumetto fa un buon lavoro nell’accendersi e conseguentemente nello spegnersi per riprendere il tono iniziale fino a sfociare in quello, drammatico e senza luci, che abbiamo apprezzato nei due capitoli e soprattutto in quello del 2013.
Il rapporto con i videogiochi
The Last of Us Il Sogno Americano è un prequel dell’intera serie videoludica, ed è ambientato a Boston prima che Ellie possa fare la conoscenza di Marlene, personaggio chiave del gioco originale. In quanto tale, il fumetto getta le basi per l’incontro tra la protagonista e Riley, un’altra ragazzina che vive nel collegio militare a cui viene affidata Ellie e nel quale finisce con l’aiutarla a sopravvivere ai soprusi dei nuovi compagni di scuola.
Riley aveva fatto il suo esordio in The Last of Us come aneddoto raccontato dalla piccola Ellie, prima di venire presentata in qualità NPC a tutto tondo nel DLC Left Behind. Il Sogno Americano si prefigura come antefatto diretto di quel contenuto aggiuntivo e leggerlo, come abbiamo anticipato a proposito della personalità di Ellie, consente di avere un accompagnamento ancora più dettagliato di quanto non sia stato sinora dell’evoluzione della protagonista fino alla Parte II.
Nel fumetto possiamo apprezzare come Riley abbia un’influenza sulla protagonista e la plasmi con il suo esempio: Ellie inizialmente non si fa problemi a pensare di appoggiare il fronte dell’esercito, poi li combatte perché si lascia allettare dalla prospettiva di un futuro migliore presentata da Riley quando le parla delle Lucciole.
Da alcune angolazioni è un rapporto simile a quello intrattenuto con Dina, principalmente perché la protagonista assume un atteggiamento che è uno e uno solo quando la persona a cui tiene è in pericolo, e che quasi ne “normalizza” le pulsioni; averlo letto dopo il secondo The Last of Us ha reso come riconoscibile questo suo particolare comportamento ed è probabilmente quello più umano avuto dal personaggio nel suo intero arco narrativo.
Tuttavia, fin da Il Sogno Americano, la ragazza mostra di avere una personalità da cane sciolto e di seguire molto l’emotività del momento dettata dalla giovane età, oltre che dal carattere. È un tratto che è ritornato prepotente in The Last of Us Parte II e che nel racconto su carta di Druckmann, dove non esita a puntare la pistola contro gente che soltanto poco prima aveva aiutato o ad abbracciare e proteggere in situazioni potenzialmente letali sull’onda dei sentimenti, viene motivato in maniera più approfondita.
Allo stesso modo, le origini di Ellie vengono sfiorate più e più volte, crogiolandosi anche qui nel piacere di tracciare la storia di un personaggio che rimarrà misterioso ed enigmatico probabilmente fino a quando non verrà messo il punto finale alla saga (ammesso che questo momento sia all’orizzonte). Anna, sua madre, torna come un fantasma che tocca la bolla del racconto da fuori continuamente, che sia con una menzione o con una serie di oggetti lasciati alla figlia.
Sfruttando questa presenza/assenza che per certi versi ricorda il modo in cui Laura Palmer tira i fili della storia di Twin Peaks pur non essendoci, nel fumetto viene spiegato da dove arrivino due oggetti iconici del franchise, ed iniziano a venire costruiti il legame affettivo che si è instaurato tra quegli oggetti e la ragazza così come il rapporto Marlene ed Ellie che nel gioco originale eravamo stati portati a dare quasi per scontato.
Tematicamente, Il Sogno Americano è un episodio di The Last of Us a tutti gli effetti, dal momento che mantiene alte le colonne portanti innalzate dai due capitoli della serie videoludica e fa in modo che cambino soltanto medium. Si concede frammenti di azione, è asciutto e brutale, ma è quando spegne la luce e lascia i personaggi soli con i loro pensieri che affonda il colpo, esattamente come nei giochi.
Il mondo del fumetto è, ugualmente a quello dei giochi, uno in cui non esistono buoni e cattivi. La scrittura ne è così consapevole al punto da presentare intere fazioni prima in un modo, poi in un altro, un po’ per confondere le idee, un po’ per dare alla narrazione un valore di equidistanza che trasmetta il messaggio che non esistono giusto e sbagliato in questo microcosmo, soltanto persone aggrappate alle loro speranze, siano essere a corto o lungo raggio.
Incontriamo voci di corridoio che descrivono le Lucciole come terroristi e veniamo messi di fronte alle conseguenze dei loro gesti di rivolta, poi le vediamo sotto assedio da parte di soldati spietati e siamo mossi a compassione per quanto sembrano indifese; in un’altra scena sentiamo una paternale di un soldato che si svena a spiegare perché l’esercito sia l’unica cosa che separa gli uomini dagli infetti, la vita dalla morte.
Nel mezzo ci sono i contrabbandieri, figure simili a quelle di Joel, che proprio come Joel non hanno a cuore cause più alte – anzi, se i loro interessi andassero in contrasto con queste cause, non si farebbero scrupoli a buttarle giù – e neanche hanno interesse affinché venga mantenuta un’illusione d’ordine in un mondo che secondo loro non ha più alcunché da dire se non l’adesso e l’oggi.
Persino la presentazione di questi personaggi, che sembrerebbe arrivare in un momento abbastanza superfluo, è un modo di Druckmann per mostrarci che le Lucciole non sono tanto meglio perché non si fanno problemi ad uccidere a sangue freddo: che in The Last of Us è uomini contro uomini, tutt’altro che uomini contro contro infetti, e che in questa contesa è l’umanità stessa a vedere sbriciolata la sua anima.
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The Last of Us Il Sogno Americano è un tassello importante nel quadro complessivo della serie e uno di quelli che aiuta a comprendere ancora meglio di quanto non sia stato possibile finora, grazie al lavoro certosino sulla narrazione nei videogiochi di Naughty Dog, tutte le sfumature della figura di Ellie, dei personaggi che le gravitano intorno e dei rapporti che costruiscono. Se siete appassionati del franchise PlayStation e volete approfondirne le origini, non lasciatevelo sfuggire.