The Game Awards 2018: gli annunci, le assenze e quel GOTY che farà discutere

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a cura di Paolo Sirio

La liturgia annuale degli eventi a sfondo videoludico si è conclusa, dopo la lunga nottata passata incollati ai monitor e ai nostri computer per seguire The Game Awards 2018. Abbiamo sforato le tre ore e le quaranta news, con decine di trailer che sono arrivati dal Microsoft Theater di Los Angeles, in quello che è stato un coverage estenuante ma come da tradizione divertente e a suo modo appagante. Sono stati tanti gli annunci, o world premiere che dir si voglia, alcuni dei quali di alto rango, così come parecchie le assenze su cui non avremmo mai scommesso, anche quelle di alto rango, e una distribuzione dei premi che siamo sicuri farà discutere per i mesi a venire.

crash-team-racing

Gli annunci

The Game Awards è nato come un evento con l’intento di celebrare i videogiochi, l’industria che c’è alle loro spalle e le persone, i volti e le mani che li creano. E un inizio migliore, francamente non lo avremmo potuto immaginare per l’edizione 2018.

Appena terminato il pre-show, in cui il produttore e presentatore Geoff Keighley (si piace un sacco, ma se siamo qui a chiacchierare è oggettivamente merito suo) ha sintetizzato la filosofia dietro il progetto con un’intervista preregistrata e sono piovuti i primi reveal, è stato il momento per un passaggio storico per il gaming: Shawn Layden, presidente di Sony Interactive Entertainment America e Worldwide Studios, Phil Spencer, head of Xbox, e Reggie Fils-Aimé, presidente di Nintendo of America, sono saliti insieme sul palco per proferire un discorso di grande unità e amicizia tra le piattaforme e i giocatori che le popolano. Una circostanza che ha pochi precedenti, se non nessuno, e pone la parola fine ad un rapporto in particolare tra Sony e Microsoft incrinato nell’ultimo anno dalla querelle sul gioco cross-play.

Concluso questa che riteniamo una parentesi doverosa su TGA 2018, possiamo passare la palla ai videogiochi veri e propri, gli assoluti protagonisti di questa lunga notte losangelina (che non è l’E3 ma gli somiglia sempre di più). Da notare come i big si siano prodigati di portare materiale in arrivo entro la metà dell’anno, ad eccezione di un teaser di cui parleremo tra qualche riga e che di certo non ci spiace.

Diversi gli annunci di grande impatto, e non possiamo non menzionare per primo Crash Team Racing Nitro Fueled, il remaster del gioco di kart con il bandicoot arancione e la sua scalmanata banda di amici/nemici. L’operazione era stata suggerita da una brevissima campagna di teasing nei giorni scorsi e si è concretizzata in un prodotto che – pur non mettendo sul piatto la mole contenutistica della N. Sane Trilogy, visto che rimasterizza solo il capitolo originale – alza l’asticella servendo dei tracciati e dei mezzi aggiuntivi rispetto al capostipite per PlayStation.

Ci sarà gioco online e offline, oltre ad una pletora di modalità che abbiamo già avuto modo di scoprire nel titolo di base e che avremo modo di raccontarvi più nel dettaglio in un’anteprima dedicata. Da un punto di vista grafico, il lavoro sembra ampiamente simile a quello della trilogia summenzionata, il che dovrebbe essere una garanzia di qualità se consideriamo quanto sorprendente fu scoprirla lo scorso anno. Il lancio è previsto già per il 21 giugno 2018, in simultanea su PS4, Xbox One e Nintendo Switch.

Altro reveal di una certa importanza è stato quello di Far Cry New Dawn. Far Cry 5 è uscito all’inizio dell’anno e con New Dawn diventa chiara l’intenzione di Ubisoft di lanciare un gioco minore o sperimentale delle proprie serie subito dopo le release principali: fu così con Primal dopo FC4, è stato così con Assassin’s Creed Odyssey dopo Origins, e quindi la trovata post apocalittica ci sorprende fino ad un certo punto. Il gioco comincia poco dopo la fine del quinto capitolo della serie, in cui l’ambientazione – la stessa – di Hope County in Montana è stata completamente stravolta a seguito di una nuclearizzazione.

Avremo la possibilità di esplorarvi alcune nuove location create ad hoc, così come di giocare nei panni di una protagonista femminile (non sappiamo ancora se a nostra scelta o meno tra due sorelle). Ci sarà una co-op, così come un armamentario rivisto per riflettere il tema à la Fallout: in particolare, la balestra modificata con una sega circolare sembra proprio sarà una colonna portante  del gameplay, visto che ci è stata proposta a più riprese tra copertina, teaser e trailer completo. Day one fissato ad aprile 2019, e sarebbe stato francamente difficile chiedere di meglio.

Mortal Kombat 11 è finalmente ufficiale, dopo mesi e mesi di ammiccamenti da parte di Ed Boon e dei doppiatori storici. Il momento della presentazione è stato coerente con la figura di Boon, ovvero divertente e mai banale: il creatore della serie è salito sul palco dei TGA per premiare il miglior gioco sportivo, award consegnato poi a Forza Horizon 4, e ha annunciato per l’occasione una clip che avrebbe dovuto sintetizzare i candidati. In quel momento è invece partito il trailer d’annuncio del gioco, al termine del quale si è limitato a dire era partita la clip sbagliata e ha ripreso con nonchalance il proprio compito di presentatore. Non abbiamo molti dettagli al momento, ma sappiamo già che ci sarà un nuovo sistema di personalizzazione dei lottatori che porterà la customizzazioni a livelli senza precedenti nella storia lunga 25 anni del franchise. Inoltre, è stato promesso un nuovo motore grafico e, affianco ai combattenti storici, un set di personaggi inediti che scopriremo nei prossimi mesi. L’appuntamento è per un community reveal di gennaio 2019, in stile Call of Duty, e il lancio del mese di aprile.

Chiudiamo la rassegna degli annunci main con il teaser di Dragon Age, The Dread Wolf Rises. Sapevamo che a dicembre ci sarebbe stato un importante reveal a tema Dragon Age e BioWare non ha deluso affatto le aspettative, con l’unica presenza a lungo termine della nottata (da rumor, ci vorranno altri tre anni per metterci sopra le mani). Il breve video mandato in onda a The Game Awards non ci dice granché, ma fa un buon lavoro nel lasciare intendere che si tratterà di un sequel di Dragon Age Inquisition in termini di storia. Sul proprio blog ufficiale, la software house canadese ha ammesso che “non condivideremo dettagli per ora” ma che per l’occasione è stato assemblato un nuovo team con veterani della serie e di altre produzioni amatissime come Jade Empire e persino Baldur’s Gate. Il progetto sarà gestito dal creative director Matthew Goldman, che non a caso è stato art director in Baldur’s Gate II: Throne of Baal ed è da 18 anni al lavoro presso lo studio di casa EA. Il suo obiettivo è creare “mondi vasti mondi vivi” e nel messaggio consegnato alla community c’è un riferimento a “divertenti combattimenti party-based”, “companion coloriti, romance e scelte epiche”, per cui sembra proprio che quel riferimento alla “legacy” della saga di Casey Hudson a novembre non sia stato messo lì per caso.

Altri annunci hanno riguardato The Outer Worlds, il nuovo RPG/FPS di Obsidian Entertainment che sarà disponibile nel 2019 per PC, PS4 e Xbox One e dall’aspetto sembra essere ben oltre ogni più rosea aspettativa; The Last Campfire, un “Hello Games short” dai creatori di No Man’s Sky che sicuramente ci ha colti un po’ alla sprovvista ma non vediamo l’ora di scoprire; The Pathless, dallo studio del toccante Abzu; Psychonauts 2, che si è esibito nel suo primo trailer e ha messo nero su bianco la promessa di uscire nel 2019; Rage 2, che con il solito divertente trailer over the top ha puntellato la propria data d’uscita fissata a maggio del prossimo anno.

Devil May Cry 5, che avrà diverse demo da qui al lancio di marzo, la prima delle quali è disponibile da oggi in esclusiva su Xbox One; Marvel Ultimate Alliance 3: The Black Order, che recupererà l’amata serie action isometrica con protagonisti Avengers, X-Men, e tanti altri eroi della Casa delle Idee con il twist di una visuale (opzionale) dietro le spalle del personaggio e una sorprendente esclusiva Nintendo Switch; Super Smash Bros. Ultimate, infine, che ha celebrato il day one con l’annuncio del primo Challenger Pack di cinque con Joker di Persona 5 – che cos’è questo, un episodio crossover? Certo che lo è, forse il più grande di tutti.

death stranding

Le assenze

Come dicevamo in apertura, tenendo presente che The Game Awards 2018 si presenta quale una serata celebrativa del medium e dell’industria, e che comunque ha avuto tantissimo materiale da sgranocchiare, non ci piace porre eccessivamente l’accento sulle assenze rispetto alle aspettative. Nel nostro speciale avevamo volutamente fissato la barra di quelle aspettative molto in alto, ma non possiamo negare che alcuni annunci non fatti o trailer non visti facciano alquanto rumore, in virtù del fatto che ci era sembrato di leggere dei teaser nelle dichiarazioni di certi protagonisti. È così che, dopo la sparata social di Randy Pitchford sul numero 3 e su come questi giorni sembrassero una sorta di pre-E3 invernale, non vedere Borderlands 3 per l’ennesima volta ci ha lasciato un attimo perplessi e consegni il gioco almeno alla fine del prossimo anno, se non proprio alla next-gen. Discorso simile per The Avengers Project che, presentato a gennaio 2017, non si è ancora visto quando mancano pochi mesi al secondo anniversario di quell’annuncio a sorpresa. In questo caso la delusione, dovuta al fatto che i fratelli Russo sono stati dei (simpatici) presentatori all’evento, è stata perlomeno mitigata dal recupero di Marvel Ultimate Alliance su Switch.

Se Microsoft aveva tenuto basso l’hype presentandosi a novembre con X018, Nintendo ha proseguito sulla strada dell’ermetismo, evidentemente con l’intenzione di non pestare i piedi a Smash con un Metroid Prime 4 troppo ingombrante e troppo poco pronto per un’esibizione pubblica. Alien Blackout era anch’esso atteso per gli Oscar dei videogiochi ma, vedendo che il team assemblato da 20th Century Fox lo ritenga un progetto per le piattaforme del futuro, ci può stare si sia trattato di un semplice fraintendimento causato dal font adottato per la tagline di The Game Awards quest’anno. Last but not least, Sony e Death Stranding. Nonostante la presenza di Layden, il publisher giapponese ha mantenuto la linea che l’ha portato a cancellare la PlayStation Experience di quest’anno e il suo impegno all’E3 2019, non mostrando alcunché dei titoli in lavorazione e nemmeno altre produzioni. Se al rumor di Ghost of Tsushima avevamo detto di credere poco, lascia un po’ perplessi che Dreams non abbia ancora una data d’uscita così come la beta ancora oggi promessa cascasse il mondo per il 2018. Annunciarla qui e magari pubblicarla istantaneamente avrebbe potuto essere una bella opportunità di rilancio per un gioco che ha bisogno di una cassa di risonanza simile.

L’assenza di Hideo Kojima, ugualmente a quella di Naughty Dog, era stata annunciata con debito anticipo ma nessuno aveva creduto al vecchio trollone giapponese, che si pensava stesse creando come suo solito del buzz intorno alla propria comparsa sul palco. Ci si aspettava oltre al consueto appuntamento con il trailer, una finestra di lancio o persino una data d’uscita, complice anche la recente dichiarazione di Norman Reedus che se lo aspetta per inizio 2019. E invece nulla di tutto questo si è verificato, facendo probabilmente più rumore di quanto ne avrebbe generato in caso contrario e lasciando con la sensazione che la situazione in casa PlayStation potrebbe essere più seria (o next-gen) del previsto.

god of war

La questione GOTY

Per chiudere, nel rispetto del fatto che stiamo parlando di un evento denominato “The Game Awards”, un breve passaggio sul premio più importante, quello di Gioco dell’Anno. Tra lo stupore generale, la statuetta relativa alla stagione 2018 è stata assegnata a quel gran pezzo di esclusiva PS4 che è God of War. Tanto di cappello: chi vi scrive lo ha adorato, il nostro Matteo Bussani ne ha riconosciuto i pregi a suo tempo con un bel voto, le vendite sono state eccellenti e sappiamo che tanti di voi lo hanno spolpato restando piacevolmente colpiti dalla svolta del franchise di Santa Monica Studio.

Tutto benissimo, insomma, se non fosse che questo è stato l’anno di Red Dead Redemption 2, una produzione che ha alzato l’asticella da qualunque prospettiva lo si guardi, e che a The Game Awards 2018 si può dire senza timore di essere smentiti ha fondamentalmente floppato, pur vincendo contro GoW nel conteggio degli award (4 contro 3). Le premiazioni hanno però un valore più consistente di quanto non si pensi: God of War è stato premiato infatti in quanto gioco, portandosi a casa non solo il goty ma anche il best director, che ci sentiamo di condividere per il lavoro svolto da Cory Barlog e l’achievement del grande piano sequenza, e il miglior action adventure.

Red Dead Redemption 2 ha in pratica vinto soltanto i premi tecnici, come da tradizione degli Oscar quando si vuole accontentare il film che perderà nella sfida che conta davvero, non spuntandola neanche nella categoria di competenza in termini di genere che lo vedeva alla vigilia più che favorito. Gli è stato insomma riconosciuto il valore artigianale, per la cura riposta nella scrittura, nel sonoro e nella performance, e si è affermato più che a livello di puro gaming ha semplicemente avuto un altro davanti che gli era superiore: che il gioco è una cosa e il simulatore di vita nel far west ne è un’altra. Una questione che potrebbe indurre in riflessioni circa gli open world e la loro stessa natura, perché se a perdere è stato il loro miglior esponente, allora ad uscirne sconfitto è un intero genere e modo di fare videogiochi.

The Game Awards 2018 è andato e ci ha lasciato con tante nuove produzioni da attendere per l’inizio del prossimo anno e oltre, piccole (come non citare Ancestors: The Humankind Odyssey, Among Trees e Hades, il nuovo titolo in accesso anticipato dei creatori di Bastion e Transistor) o grandi che siano. Quest’anno non ci sono state macchiette sulla scia del rant di Josef Fares nel 2017 e neppure momenti ilari o gaffe, in uno show che ha tagliato al massimo i tempi morti, ha mantenuto sempre un ritmo sostenuto e ha riservato alcune performance musicali di qualità ed equilibrate nella durata. Non ha avuto grosse argomentazioni per passare alla storia in termini di reveal ma si è confermato come appuntamento piacevole e prezioso per ampliare il parco software dei big nei 6-12 mesi successivi, nonché lanciare qualche benvenuto teaser che si sarebbe perso nella baraonda dell’E3.

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