I The Game Awards 2018 sono stati più sorprendenti del previsto, considerando che stiamo pur sempre parlando di una cerimonia di premiazione in stile Oscar per il cinema, con il surplus di qualche annuncio inedito che è escluso dalla dinamica degli Academy Awards. Uno show che si è dimostrato anche più puntuale del solito, attento a diluire i tempi morti, ed in generale a garantire il giusto bilanciamento tra intrattenimento e celebrazione del medium videogioco.
Lo ha fatto attraverso le premiazioni sì, ma anche con momenti importanti come la premiazione di Dominique “SonicFox” McLean, vincitore del Best Esports Player che ha raccontato brevemente la sue esperienza dell’ultimo anno da giocatore, dopo aver ricordato di essere “tutto ciò che un Repubblicano odia” (gay, nero e furry) ed aver dichiarato di aver devoluto il premio dell’Injustice 2 Pro Series Grand Finals di Chicago alla famiglia del collega Curtis “Rewind” McCall, il cui padre è afflitto da un cancro al terzo stadio.
Storie di videogiochi e videogiocatori insomma, ma il momento più importante della serata – senza nulla togliere a tutti gli altri protagonisti – è insito in soli 90 secondi, tra i primi momenti della serata dei The Game Awards 2018.
Salgono sul palco Shawn Layden (presidente di Sony Interactive Entertainment Worlwide Studios), Phil Spencer (responsabile della divisione Xbox in Microsoft), e Reggie Fils-Aimé (direttore operativo di Nintendo of America). Un trio di personaggi decisamente importanti, i volti dell’Occidente di Sony e Nintendo, più il patron di tutto quello che significa “Xbox” nel mondo, sullo stesso palco per la prima volta. Nessuna gara, nessuna presentazione, ma un discorso condiviso ed enunciato in parti eguali che diventa il leit-motiv della serata e quello che crediamo debba essere il manico della scure che finalmente si abbatterà sull’indecente console war più becera.
“Questa è la sera dei The Game Awards. Siamo riuniti come una community per celebrare i videogiochi, la più coinvolgente ed immersiva forma di intrattenimento nel mondo. Come industria siamo più forti quando ci riuniamo, uniti dal nostro amore per la forma artistica dei videogiochi. Ci uniamo agli spettatori ed ai giocatori di tutto il mondo per celebrare la creatività, l’innovazione, ed il ruolo che i videogiochi rivestono nella cultura popolare.Insieme continueremo ad invitare nuove voci, creatori, e giocatori nei nostri mondi, perché quando tutti giocano, noi tutti vinciamo. Perché quando vediamo la forza delle community di giocatori unite, ci ricordiamo che non abbiamo mai assistito ad una sfida che non siate stati in grado di superare. Siamo uniti nel nostro impegno nel guidare e spingere questa industria in avanti con nuovi videogiochi, nuove esperienze, e nuovi modi per permettere a tutti di giocare.
Buona fortuna a tutti i nominati. Congratulazioni a tutti i vincitori. Godetevi i The Game Awards.”
Un discorso semplice, a tratti retorico, senza nessun guizzo o particolare spunto di riflessione, ma che è importantissimo per il momento ed il luogo in cui viene pronunciato, e non ultimo da chi.
La guerra delle esclusive vere, finte temporali, le discussioni sul cross-play, chi vince o perde l’E3, il distacco sempre più diffuso a livello globale tra lettori/videogiocatori e la stampa di settore. Concentratevi bene sulle parole scelte per comporre questo breve comunicato: i The Game Awards prendono una posizione molto netta rispetto a tutto ciò, ed è un allontanarsi totalmente da certe logiche che non fanno altro che rovinare l’immagine del medium e dell’industria, già logorata dalle continue polemiche sulla dipendenza dai videogiochi ed il legame con i comportamenti violenti, tra le tante.
Abbiamo discusso, e continueremo a farlo, sul premio dato a God of War come gioco dell’anno che per molti sarebbe spettato a Red Dead Redemption 2. È giusto farlo, con i modi ed i torni corretti, perché proprio per l’importanza del videogioco rispetto alla cultura popolare che viene citata nel discorso, è importante che si diffonda un dialogo, uno scambio di opinioni che non fa altro che accrescere il valore del medium e dei suoi appassionati. Confrontarsi su come due opere di grandissimo pregio, come quelle di Santa Monica Studios e Rockstar Games, abbiano influenzato un 2018 già ricchissimo di uscite di valore è un investimento in termini di tempo ben più utile che stilare una lista di esclusive per la propria console preferita e sbatterle in faccia ai membri dell’altra barricata.
C’è un’industria che investe, lavora, rischia, ha successo o fallisce, apre e chiude progetti, firma o strappa contratti. Al di là dei discorsi sterili fatti spesso sulla proverbiale aria fritta, il mercato dei videogiochi va avanti. Oltre all’aspetto economico c’è una forma d’intrattenimento che si evolve giorno dopo giorno, che viene riconosciuta dal New York Times come arte, che sviluppa nuove tecnologie come l’Adaptive Controller di Xbox, che rivoluziona lo storytelling, il game design, i modi di concepire l’hardware come Nintendo Switch. È molto bello che i The Game Awards si siano aperti così, e non poteva esserci un modo migliore di farlo probabilmente.
Perché il messaggio è molto semplice: mentre voi fate la console war, loro continuano a lavorare.