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The First Berserker: Khazan | Recensione - Senza pietà

The First Berserker: Khazan si è rivelato un soulslike superiore alla media, ma si porta dietro alcune conclamate criticità: ecco la nostra recensione.

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

5

In sintesi

  • Un Soulslike molto difficile ma gratificante, per veri veterani.
  • Eredita la struttura di NiOh assieme ai suoi più conclamati difetti.
  • Sistema di combattimento preciso e realizzato con competenza.
  • Pro
    • Un Soulslike molto difficile ma gratificante, per veri veterani.
    • Sfoggia alcuni dei più bei boss del genere.
  • Contro
    • Eredità alcuni dei difetti più conclamati di NiOh, il che è inaccettabile dopo tutti questi anni.
    • Secondarie poco interessanti, spesso inserite per allungare il brodo.

Il Verdetto di SpazioGames

8.3
The First Berserker: Khazan è un soulslike che sa essere brutale e davvero difficile, ma mai scorretto col giocatore. Il suo sistema di combattimento così affinato, soddisfacente e vario riesce a convincere fino alla fine e regala agli amanti del genere un esponente di tutto rispetto. Basandosi forse sin troppo sulla struttura di NiOh, purtroppo finisce anche con ereditare alcune dei difetti più fastidiosi, e questo lo trattiene inevitabilmente dallo spiccare del tutto il volo.

Informazioni sul prodotto

Immagine di The First Berserker: Khazan
The First Berserker: Khazan
  • Sviluppatore: Neople
  • Produttore: NEXON
  • Testato su: PC
  • Piattaforme: PC , XSX , PS5
  • Generi: Soulslike , Azione , Gioco di Ruolo
  • Data di uscita: 27 marzo 2025

Dopo ore e ore passate a lottare senza tregua contro le forze oscure di The First Berserker: Khazan, ci si ritrova davanti a una realtà inconfutabile: si tratta di un titolo brutale, principalmente rivolto a quella nicchia di appassionati che adorano le sfide all'ultimo sangue, come i soulslike meno indulgenti insegnano.

Chi si avvicina a questo gioco dovrà prepararsi a un’esperienza che non avrà pietà di voi e che vi lascerà ben poche scorciatoie. Le mani cominciano a far male, la mente si satura e le ore sembrano dissolversi in un continuo ciclo di frustrazione e fatica, proprio come ci si aspetterebbe da un'opera che richiede il massimo dell'impegno.

La difficoltà di The First Berserker: Khazan sa essere esasperante, ma è proprio questo che rende l'esperienza tanto unica quanto indimenticabile. Ogni incontro con i boss è una prova di resistenza, una sfida da superare all’ultimo respiro; eppure, nel momento in cui si raggiunge la vittoria, la sensazione di liberazione è impagabile.

Pur non essendo mai scorretto col giocatore, The First Berserker: Khazan riesce a stimolare una sorta di masochistica dipendenza, spingendo gli utenti a tornare sulla scena dopo ogni sconfitta, cercando di perfezionare la propria strategia fino ad avere la meglio.

The First Berserker: Khazan, tra vendetta e tradimento

La storia di The First Berserker: Khazan è quella di un uomo tradito, un generale che perde il suo impero e la sua vita, per essere poi resuscitato e posseduto da un'entità oscura. Questa entità, una sorta di simbionte che ha lo scopo di compiere missioni in nome delle forze infernali, costringe Khazan a combattere per quelle che sembrano le sue stesse volontà, spinte in ultima battuta dalla sete di vendetta.

La premessa, purtroppo, resta sotto il potenziale che una tale narrazione potrebbe offrire. Se da un lato l'ambientazione si presta a potenziali sviluppi narrativi affascinanti – il tradimento dell’impero, la lotta contro il proprio destino, la commistione tra potere umano e divinità malefiche – dall’altro la storia fatica a decollare.

I personaggi che Khazan incontra lungo il suo viaggio, tra cui alcuni consiglieri soprannaturali e vecchi compagni di battaglia, sembrano quasi accessori, più funzionali a introdurre nuove meccaniche di gioco che a sviluppare una trama avvincente.

Anche i luoghi da esplorare si rivelano più come meri spazi funzionali al gameplay anziché ambienti in grado di arricchire il contesto. La scelta di dedicare ampio spazio alle meccaniche piuttosto che alla storia ha sicuramente il suo perché, ma per chi si aspettava un'esperienza narrativa più solida, potrebbe rimanere deluso.

Il cuore pulsante di The First Berserker: Khazan è senza dubbio il suo sistema di combattimento, che presenta tre armi principali: lo spadone, la lancia e le doppie lame. Ognuna di esse offre un'esperienza di combattimento completamente diversa e degli alberi delle abilità dedicati. La loro gestione e la capacità di adattabilità sono fondamentali, se non si vuole continuare a sbattere contro lo stesso muro per ore e ore, soprattutto perché a differenza di altri, The First Berserker: Khazan si rivela un gioco difficile da rompere anche sul medio e lungo periodo.

Sebbene a differenza del punitivo e brutale Sekiro il gioco lasci spazio a un paio di errori, i punti vita sempre molto elevati dei boss costringono ad avere sempre il massimo livello di attenzione e tanta dedizione alla causa.

Parate, schivate e combo da adattare ai propri attacchi non lasciano quindi spazio a una sommaria improvvisazione: ogni movimento e ogni strategia devono essere eseguite con precisione chirurgica, e sebbene a differenza del punitivo Sekiro il gioco lasci spazio a un paio di errori, i punti vita sempre molto elevati dei boss costringono il giocatore ad avere sempre il massimo livello di attenzione e tanta dedizione alla causa.

Gli scontri alla fine dei livelli sono delle lotte brutali che possono far vacillare anche i giocatori più esperti. In tal senso, è importante far notare che The First Berserker: Khazan è uno dei pochi titoli del genere che dispone anche della difficoltà facile, che aumenta il danno inferto dal protagonista e diminuisce quello subito, senza tuttavia alterare i reali equilibri di gioco.

Questo significa che anche così non sarà una passeggiata di salute, ma c'è perlomeno la volontà di rendere fruibile l'opera anche a chi mal digerisce i giochi hardcore.

Gli incontri clou sono concepiti per mettere alla prova ogni singola abilità del giocatore, costringendolo a imparare i pattern dei nemici e a rispondere con tempismo perfetto. La sensazione è che l'ordine di alcuni boss sia un po' scombinato, con alcuni che sono molto più accessibili di altri contro cui si erano sudate le proverbiali sette camicie.

Un gameplay tra classicismo e forti déjà-vu

Il level design è, nella sua essenza, molto tradizionale per un souslike del genere: i livelli sono ben progettati, i checkpoint sono posti a distanze ragionevoli e le scorciatoie sono sempre piazzate in maniera intelligente. Questo è indubbiamente un punto a favore di The First Berserker: Khazan, che sviluppa la sua conduzione di gioco esattamente come faceva NiOh.

Ecco, se dovessimo proprio fare un parallelo, The First Berserker: Khazan aderisce molto più alla serie di Koei Tecmo che non ad altre. Questo però porta con sé anche diverse conclamate problematiche – ed evidenti scopiazzature – che dopo tutti questi anni si digeriscono con grande difficoltà.

Per esempio, la struttura delle missioni secondarie è identica: si accede dall'hub e si portano a termine delle mansioni che costringono il giocatore a passare di nuovo dalle stesse zone rimaneggiate e con nemici diversi, e si propongono obiettivi spesso noiosi o messi lì solo per allungare il brodo. Cosa non necessaria, visto che Khazan ha già una lunghezza considerevole. 

Anche qui c'è il solito bottino sovrabbondante che vi fa continuamente entrare nei menù per agghindarvi con gli equipaggiamenti migliori, rimanendo con una gran quantità di oggetti di scarto da vendere e trasmutare.

Ci sono persino alcuni livelli, soprattutto i villaggi con zone avvolte dalle fiamme, molti sentieri e parecchie zone che sono pressoché uguali a quelli visti su NiOh, restituendovi un fortissimo senso di déjà-vu solo in parte mitigato dallo stile grafico differente ma non di certo meno oscuro.

Dopo i primi livelli, incontrerete poi un personaggio che vi chiederà di raccogliere, in maniera facoltativa, degli esserini nascosti dentro i vasi che sono sostanzialmente come i Kodama. I punti di contatto tra le due opere non finiscono di certo qui, e chi ha giocato in lungo e in largo i giochi si Team Ninja lo noterà immediatamente.

Questo non fa di The First Berserker: Khazan un clone senz'anima, ma lo inquadra inequivocabilmente come un prodotto assai derivativo. Va tuttavia ammesso che che l'opera di Neople è molto più rifinita nel sistema di combattimento, che sa essere molto preciso e appagante.

I livelli sono ben progettati, i checkpoint sono posti a distanze ragionevoli e le scorciatoie sono sempre piazzate in maniera intelligente.

Gli autori si sono concentrati su meno armi, ma sono state approfondite con grande competenza le movenze, le animazioni e i tempi per eseguire combo, parate, schivate, contrattacchi e parry, regalando ai giocatori un titolo capace di dare enormi soddisfazioni quando lo si padroneggia completamente.

Dal punto di vista tecnico, The First Berserker: Khazan si difende bene grazie a una grafica solida che si fregia di ambienti dettagliati e modelli dei nemici ben realizzati, che enfatizzano l'aspetto oscuro e minaccioso del mondo di gioco.

La grafica in cel shading è morbida e non dà mai quel fastidioso effetto da fumetto grezzo, complice anche un comparto artistico dalla direzione ben decisa, sebbene un po' troppo piatta.

Insomma, The First Berserker: Khazan è un soulslike per veri veterani che saprà ricompensarvi con soddisfazioni immense per ogni vittoria conquistata. La difficoltà è un ostacolo costante e assai aspro, ma la possibilità di perfezionarsi e di adattare le proprie strategie rende l’esperienza interessante anche per chi è pronto a mettersi alla prova a una difficoltà più modesta.

Non è un gioco per tutti, questo è evidente, ma se cercate una sfida che sappia premiare la perseveranza, potrebbe ben presto assurgere al ruolo di esperienza soulslike più gratificante di quest’anno.

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5 Commenti

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The First Berserker: Khazan è troppo difficile, Neople depotenzia alcuni boss dopo le lamentele dei fan. Ma alla difficoltà facile è paragonabile a un dmc, god of war per dire?
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Eppure, a me questi giochi continuano a sembrare tutti uguali, differenziati solo dalla difficoltà.
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Premessa, sono un veterano dei Souls, per cui Khazan per me rispecchia l'essenza del genere ed è il combat system ad elevarlo. Un vero Souls è così, inutile lamentarsi della difficoltà eccessiva, altrimenti parleremmo di tutt'altro genere di gioco. Le boss fight sono molto ben fatte ed "oneste", nel senso che non hanno ricorso all'artificio classico dei colpi dei boss che per quanto tu possa schivare, ti seguono comunque, come accade spesso in Wukong ad esempio (che non è proprio un Souls magari, ma forse rende l'idea, perché non so se sono stato in grado di far comprendere appieno a cosa mi riferisca). Certo, i boss sono piendi di punti vita, il che allunga un po' il brodo, e spesso hanno diverse fasi, ma va bene così. Non è un prodotto perfetto, ma il ritorno dei colpi, la precisione dei controlli, è decisamente appagante. Ad ogni modo e come sempre, de gustibus.
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Boh onestamente è la prima volta che sono così in difficoltà con un Souls...c'è qualcosa che non funziona...
Li ho contati per curiosità...contro Viper ho dovuto fare più o meno 250 perry di cui 3/4 perfetti...ora io capisco tutto ma qui siamo al masochismo,non mi sento più le mani...
Vorrei risottolineare che le boss sono stupende ma è una mattanza,si fanno troppi pochi danni e lo scontro diventa una maratona di perry perfetti che hanno bisogno di una concentrazione fuori dal comune...
E siamo soltanto ai primi boss....
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Premessa, sono un veterano dei Souls, per cui Khazan per me rispecchia l'essenza del genere ed è il combat system ad elevarlo. Un vero Souls è così, inutile lamentarsi della difficoltà eccessiva, altrimenti parleremmo di tutt'altro genere di gioco. Le boss fight sono molto ben fatte ed "oneste", nel senso che non hanno ricorso all'artificio classico dei colpi dei boss che per quanto tu possa schivare, ti seguono comunque, come accade spesso in Wukong ad esempio (che non è proprio un Souls magari, ma forse rende l'idea, perché non so se sono stato in grado di far comprendere appieno a cosa mi riferisca). Certo, i boss sono piendi di punti vita, il che allunga un po' il brodo, e spesso hanno diverse fasi, ma va bene così. Non è un prodotto perfetto, ma il ritorno dei colpi, la precisione dei controlli, è decisamente appagante. Ad ogni modo e come sempre, de gustibus.
Concordo su tutta la linea
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