Tales of Symphonia Remastered | Recensione - Massimo risultato, minimo sforzo?
Un classico che avrebbe meritato un trattamento migliore
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a cura di Gianluca Arena
Senior Editor
Informazioni sul prodotto
- Produttore: Bandai Namco
- Distributore: Bandai Namco
- Piattaforme: PS4 , XONE , SWITCH
- Generi: Gioco di Ruolo
- Data di uscita: Inizio 2023
Tales of Symphonia rappresentò uno dei migliori esempi di un action RPG nella generazione di console che vide protagoniste GameCube, PS2 e, in misura minore, anche la prima Xbox di Microsoft – ed era quindi solo questione di tempo prima che venisse ripescato e riproposto per il pubblico odierno.
Come abbiamo visto negli ultimi anni, a prescindere dalla qualità del prodotto originario, c'è modo e modo di riproporre vecchi classici sulle macchine di attuale generazione, e possiamo purtroppo anticiparvi che quello usato per il titolo Bandai Namco non è dei migliori.
Andiamo a scoprirne insieme i motivi, ricordandovi che trovate ancora sulle nostre pagine la storica recensione dell'epoca di uscita, completa di voto.
Il viaggio della prescelta
Sylvarant è sull'orlo di una crisi energetica, causata dall'intensivo sfruttamento delle risorse naturali e dalla continua richiesta di mana necessario a finanziare guerre inutili e conflitti locali.
L'unica speranza del pianeta morente è rappresentata dalla possibilità di avviare una rigenerazione, risvegliando la dea della prosperità affinché possa donare nuova vita alla terra prosciugata e martoriata dagli umani.
Al netto degli evidenti, ed inquietanti, riferimenti all'attuale stato del pianeta Terra, le vicende raccontate oscillano sempre brillantemente tra l'ironia tipica delle produzioni nipponiche dell'epoca ed un tono generale che vira verso il catastrofico, nonostante i colori accesi e la giovane età media dei personaggi.
Colette è la vera protagonista di Tales of Symphonia Remastered – la classica prescelta che, volente o nolente, dovrà caricarsi sulle spalle il destino di tutto un mondo: fortunatamente per lei, non sarà sola in questo monumentale impresa e, come accaduto spesso in questo tipo di produzioni, proprio il valore dell'amicizia viene sottolineato ampiamente dal plot.
Il nostro alter ego per la maggior parte del tempo sarà Lloyd, che rimane uno dei protagonisti più amati del longevo franchise dei Tales of, ma in combattimento sarà possibile, come nell'originale, passare al volo da un combattente all'altro, cosicché ognuno possa vestire i panni del suo personaggio preferito.
La storia e i colpi di scena, nel complesso, risultano abbastanza telefonati, ma a tenere a galla la narrativa ci pensa un cast principale ancora estremamente godibile, con personaggi che danzano sul confine tra divertenti macchiette e persone con sentimenti e motivazioni reali.
Di certo non lascerà nessuno a bocca aperta a quasi vent'anni di distanza, insomma, ma non è certo nella scrittura che risiedono le problematiche principali di questa riproposizione.
Quasi immutato
Le meccaniche di gioco base sono rimaste identiche a quelle apprezzate ai tempi della pubblicazione della Director's Cut per Playstation 2, e siamo quindi dinanzi ad un JRPG estremamente classico nel suo alternare villaggi e dungeon, con questi ultimi che presentano piacevoli puzzle ambientali che li differenziano sostanzialmente gli uni dagli altri – facendo un po' il verso, sebbene in versione estremamente semplificata, a quelli del franchise The Legend of Zelda.
Il nocciolo del gameplay si rivela ancora godibile per gli appassionati duri e puri, ma ovviamente le nuove leve, che magari provengono dal recente e ottimo Tales of Arise, potrebbero rimanere scottate dalla legnosità generale e da scelte di game design ovviamente figlie dei tempi.
Avrebbe enormemente giovato alla cosiddetta quality of life anche l'introduzione della possibilità di salvare manualmente in qualsiasi momento, invece che nei punti prestabiliti dal gioco come vent'anni fa – o, quantomeno, un sistema di autosalvataggio, che risparmiasse al giocatore meno abile (o più disattento) di doversi sorbire cut-scene già viste o di dover pigiare ossessivamente sui tasti frontali del controller per saltare dialoghi a cui ha già assistito.
Le rimasterizzazioni migliori (quella recente di Metroid Prime è solo l'ultimo esempio) hanno ormai abituato il pubblico ad un certo livello qualitativo quando si parla di riproposizione di vecchi titoli, e Tales of Symphonia Remastered semplicemente non raggiunge questo livello in tutta una serie di piccoli campi, che, sommati, lasciano un po' di amaro in bocca.
A rendere il combat system ancora moderno, sebbene non esente da colpe, ci sono trovate come gli attacchi combinati o il sistema di IA del party, accuratamente personalizzabile nel menu, così da plasmare a piacimento il comportamento dei membri del party non controllati direttamente dal giocatore.
Alcuni potrebbero storcere il naso per la pura bidimensionalità del sistema, che locka sempre il nemico più vicino a Lloyd di default e riduce il tutto ad una sorta di picchiaduro bidimensionale all'acqua di rose, ma per l'epoca, considerando che la stragrande maggioranza dei congeneri si appoggiava al collaudato (ma statico) sistema a turni, il combat system di Tales of Symphonia fu una vera e propria rivelazione.
Nessuna modifica è stata apportata agli aspetti invecchiati peggio – come la mappa del mondo di gioco, in cui controllare la telecamera è un incubo, soprattutto mentre si cerca di evitare i nemici che spawnano a pochi passi dal nostro personaggio: tutte limitazioni accettabili tre generazioni di console fa, ma delle quali speravamo di liberarci nel 2023.
Troppa sufficienza
Nell'innalzare la risoluzione complessiva per renderla presentabile sugli attuali televisori (siamo finalmente passati al full HD rispetto ai 720p della riedizione vista su PlayStation 3), il team di sviluppo ha però "dimenticato" di adeguare anche la maggior parte delle texture di superficie, lasciandole in bassa risoluzione con un effetto abbastanza straniante durante le fasi esplorative, sulla mappa del mondo e anche nei menu, che risultano non perfettamente a fuoco su un televisore OLED 4K come quello su cui è avvenuta la nostra prova della versione PS4, giocata in retrocompatibilità su Playstation 5.
Ancora più assurdo è che, avendo usato la versione PS2 e non quella GameCube come base per questa rimasterizzazione, anche su macchine enormemente più potenti di quelle dell'epoca il gioco giri a 30 fps, togliendo velocità a battaglie altrimenti ancora piuttosto godibili, nonostante la già citata semplicità del combat system.
Peraltro dobbiamo segnalare qualche calo prestazionale in certe situazioni, quando i particellari e gli effetti a schermo abbondano: niente che renda il titolo ingiocabile, beninteso, ma siamo rimasti sinceramente basiti considerata la potenza delle attuali console e la data di uscita del titolo in questione.
Questa è forse la più lampante dimostrazione di come lo sforzo produttivo dietro a Tales of Symphonia Remastered sia stato minimo, per una operazione di rimasterizzazione che, nonostante senta il peso degli anni in certi comparti, rimane godibile e consigliabile a tutti gli appassionati di giochi di ruolo di matrice giapponese.
Rispetto a quanto ricordiamo della versione originale, che avemmo modo di giocare e finire all'epoca su GameCube, il miglioramento più evidente è da ricercare nei tempi di caricamento che – pur mantenendosi abbastanza frequenti, una limitazione dovuta al motore di gioco e quindi non aggirabile – sono adesso fulminei, quantomeno nella versione da noi testata.
Siamo contenti solo a metà anche della parte audio: se la colonna sonora firmata dall'inossidabile Motoi Sakuraba rimane, a distanza di due decadi, un piccolo gioiellino da riascoltare, con motivi energici e chitarre che la fanno da padrone, avremmo qualcosa da dire riguardo al missaggio dell'audio soprattutto per quanto concerne il parlato, che rimane di bassa qualità con volumi mediamente ridotti, che rendono alcuni dialoghi difficili da udire con la medesima chiarezza degli effetti sonori e delle musiche.
Questa problematica, come alcune delle altre fin qui riportate, potrebbe essere risolta con delle patch mirate, ma al momento di redigere questo pezzo dobbiamo analizzare lo stato attuale del gioco, alla luce della sola patch uscita dopo il day-one del titolo.
In conclusione, segnaliamo anche un prezzo probabilmente troppo elevato se rapportato agli effettivi interventi effettuati sul titolo originale: se, in senso assoluto, considerate le decine di ore necessarie a vedere i titoli di coda, i quaranta euro richiesti per la versione digitale del titolo possono sembrare sensati, alla luce della pigrizia del team di sviluppo e del deludente port, una decina di euro in meno avrebbero aiutato a digerire meglio tanto la sostanziale mancanza di interventi sul codice originale quanto l'assenza del sequel Dawn of the World, incluso invece nella raccolta pubblicata su PS3 dieci anni fa.
Non che quest'ultimo fosse un capolavoro inenarrabile, sia chiaro, essendo diverse spanne sotto il titolo qui recensito, ma la sua assenza abbassa il rapporto tra la mole di contenuti offerta ed il costo finale, almeno fino al primo, inevitabile, calo di prezzo di questa nuova versione.
Versione recensita: PS4 (in retrocompatibilità su PS5)
Voto Finale
Conclusioni Finali di SpazioGames
Pro
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Ancora godibile in molti suoi aspetti...
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Cast di personaggi memorabile
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Sistema di combattimento basico ma adrenalinico
Contro
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...ma invecchiato maluccio in altri
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Rimasterizzazione deludente
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30 fps anche su PS5
Commento
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