Syberia e l’indecisione finale
Scegli un lavoro, un fidanzato, una vita. Oppure, scegline un'altra, e vedi come va a finire
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a cura di Francesco Ursino
Attenzione: l’articolo contiene spoiler vari sulla saga di Syberia
Con l’arrivo di Syberia The World Before annunciato qualche tempo fa, sono andato inevitabilmente indietro nel tempo ripensando al primo capitolo della saga di Benoît Sokal, il tutt’ora impareggiato Syberia. Con Syberia 2 che tentava (spesso riuscendoci) di tenere il passo, e lo sciagurato Syberia 3 di pochi anni fa, le aspettative non sono delle più rosee. Se il futuro è incerto, nulla vieta però di tornare indietro e ricordare perché le avventure di Kate Walker sono rimaste – per buone ragioni – nella mente degli appassionati di avventure grafiche. Questa puntata de Il Dettaglio parla proprio di questo, e lo fa scegliendo di concentrarsi su una singola scena.
Valadilène e dintorni
Ridendo e scherzando il primo Syberia è stato pubblicato 18 anni fa, che è un lasso di tempo abbastanza importante sia per i videogiochi, che per il mondo in generale. Mentre facevamo ancora i conti con l’attentato alle Torri Gemelle, e cose come Facebook o Youtube semplicemente non esistevano, Microids pubblicava la sua avventura. Quel preciso periodo videoludico vedeva le avventure grafiche in grande difficoltà, tant’è che a ogni uscita di rilievo si diceva che quel dato gioco aveva dato nuova vita a una categoria di giochi in decadenza. Oggi, tra la frammentazione dei generi e la scena indie che sforna titoli a ripetizione, non ci si fa molto caso, ma il primo Syberia ha davvero ridato luce ai punta e clicca.
Considerazioni storiche a parte, la bellezza del primo Syberia, la cosa che gli altri due titoli non hanno potuto eguagliare, è la semplice bellezza della sua storia. Ci sono tutti gli elementi di una struttura narrativa classica, che vengono mostrati anche in maniera piuttosto scolastica. Perché Syberia è il viaggio di Kate ma anche il viaggio dentro Kate, e le due cose vanno di pari passo.
L’avvocatessa newyorchese che viene spedita in un paesino francese chiamato Valadilène incontra la sua prima complicazione narrativa quando deve trovare Hans, ma al tempo stesso viene affiancata dal suo fido alleato Oscar, automa che lei stessa provvede a terminare. Lo sviluppo dell’intreccio “esterno” si identifica quasi totalmente con il viaggio in treno attraverso l’Europa, mentre lo sviluppo “interno” a Kate lo si intuisce dalle telefonate che questa riceve dai suoi colleghi o amici.
Come a Barrockstadt, quando Dan, il fidanzato di Kate che sembra averne fin sopra i capelli di un po’ tutta la vicenda, chiama la ragazza chiedendole di tornare. La nostra eroina, già a questo punto della storia, sembra però già definitivamente lontana dal suo vecchio mondo, in un certo senso accelerando rispetto alla trama vera e propria, che regalerà un finale emozionante.
Lascio o raddoppio in Syberia?
Ed è proprio il finale il culmine del viaggio interno ed esterno di Kate, una sequenza breve ma al tempo stesso emozionante, che si può ammirare in questo video. Un po’ come scrivevo in uno speciale dedicato a The Last of Us di qualche tempo fa, anche in questa sequenza è chiaramente visibile il turbine di emozioni che si scatena in Kate. Dubbio, curiosità, voglia di tornare a casa, ma anche voglia di rimanere con Hans.
Nei pochi secondi che la separano da Hans e la portano all’aereo con cui dovrebbe ritornare alla sua vecchia vita, la giovane protagonista è presa dal dubbio, dalla voglia di continuare a vedere se davvero esistono i mammut, come dice proprio Hans. E alla fine prevale la sua curiosità, la voglia di visitare nuovi posti al confine del mondo incrociando personaggi che sembrano essere lì da tempo immemore, che si sono mossi e sempre si muoveranno nello stesso modo.
Non è da sottovalutare, in questa scena, il fatto che ci si trovi ad Aralbad, un luogo a quel punto già visitato almeno un paio di volte. E per “un paio di volte”, in un’avventura grafica, si intendono ore e ore di ragionamenti, teorie e un generale esaurimento nervoso legato agli enigmi logici presenti in quell’area. La breve sequenza del finale che vede Kate tornare all’indietro nell’hotel già visitato qualche ora prima serve anche a far ricordare al giocatore tutto quello che aveva fatto nelle ore precedenti. Un espediente semplice ma particolarmente efficace, come del resto la musica.
La musica del primo Syberia è un argomento che meriterebbe da solo un altro speciale ma, in questa sede, ci limitiamo a sottolineare la grande carica drammatica del sottofondo scelto, capace veramente di far capire l’entità della decisione di Kate. Che correndo indietro verso il treno di Hans sa di lasciare la sua vecchia vita, in un viaggio che potrebbe essere senza ritorno.
E dopo, che ne è stato di Kate?
Syberia 2 e Syberia 3 continuano le avventure di Kate ma, dopo la scena finale del primo Syberia, è ovvio che le cose siano molto cambiate. Quella breve sequenza sancisce la fine della vecchia Kate, e mentre il suo viaggio “materiale” continua in terre sempre più remote, quello “spirituale” sembra trovare una conclusione proprio alla fine del primo capitolo. E anche per questo che la protagonista, in Syberia 3, rifiuterà categoricamente di tornare negli Stati Uniti, pagandone le conseguenze. Ed è anche per questo che alla fine di Syberia 2 la protagonista saluta in lacrime il suo amico Hans, in viaggio con i mammut. Lacrime che, un po’ come nel primo atto, comprendono un misto di emozioni, dalla gioia alla tristezza.
Ricordare Syberia, in particolare il primo capitolo, è sempre un esercizio di nostalgia videoludica particolarmente piacevole. Le musiche, i personaggi e la storia di Kate trovano una sintesi perfetta nel finale, in cui il viaggio dell’eroina e quello di Hans trovano conclusione e allo stesso tempo si rinnovano. Qual è il vostro momento preferito delle avventure di Benoît Sokal?
Voto Recensione di Syberia e l’indecisione finale - Recensione
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