Stellar Blade | Recensione - Un asso nella manica per PS5?
Pur privo di idee davvero nuove, Stellar Blade possiede un fascino innegabile, nell'unire generi diversi a formare un action game veloce ed adrenalinico.
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a cura di Gianluca Arena
Senior Editor
In sintesi
- Un omaggio a Nier Automata, ma con un combat system più vicino ai Souls.
- Tecnicamente molto solido.
- Una base di partenza per il futuro della nuova IP.
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Shift Up
- Produttore: PlayStation Studios
- Distributore: Sony Interactive Entertainment
- Testato su: PS5
- Piattaforme: PS5 , PC
- Generi: Action Adventure
- Data di uscita: 26 aprile 2024 (PS5) - TBA 2025 (PC)
Dopo la doppia pubblicazione della demo (la prima per errore, la seconda per mostrare il primo stage a tutti i giocatori), il livello di attenzione su Stellar Blade, una delle esclusive Sony di punta di questa primavera, si è alzato, e non poteva essere altrimenti: le vibrazioni di Nier Automata, Bayonetta e Sekiro erano potenti, il comparto tecnico all'apparenza buono ed il sistema di combattimento sufficientemente impegnativo per incontrare anche i gusti del pubblico di FromSoftware.
Ma tra una demo della durata di poco più di un'ora ed un titolo che può durarne anche trenta passa tutta l'acqua del mondo: Eve vincerà la sua battaglia oppure no?
Seguiteci nella nostra recensione per avere la risposta.
Stellar Automata
Nel fosco futuro dipinto da Stellar Blade, la Terra non è più nostra: dove c'erano campi verdi oggi ci sono lande desolate, dove sorgevano enormi città ci sono solamente rovine – e, soprattutto, dove c'era gente oggi ci sono i Naytiba, grotteschi e deformi ammassi di carne estremamente ostili, che pattugliano ciò che rimane della civiltà umana come fosse casa loro.
Come anticipato dallo spettacolare quanto sfortunato atterraggio delle capsule sulla superficie terrestre messo in scena dalla demo, ciò che rimane della nostra razza si è tutto fuorché rassegnato, e manda regolarmente squadre di attacco – composte da soldati scelti e aumentati geneticamente – per sconfiggere i Naytiba e riappropriarsi del proprio pianeta natale.
Il proposito risulta però molto più facile a dirsi che a farsi: per quanto armati fino ai denti, i soldati catapultati sulla superficie terrestre difficilmente sopravvivono, tra i colpi della contraerea Naytiba e la schiacciante inferiorità numerica.
La stessa Eve, procace protagonista di cui vestiremo i panni per tutta l'avventura, sopravvive solamente per una serie di eroici sacrifici, che la strappano dalle grinfie di un Naytiba piumato particolarmente assetato di sangue.
Sin da subito, allora, Stellar Blade non lesina sulla disperazione della situazione e sul lato malinconico del vedere il nostro pianeta non solo ridotto in rovina ma ostaggio di una razza davvero repellente.
Come per altri aspetti della produzione, a livello narrativo Stellar Blade strizza l'occhio ad altri prodotti che l'hanno preceduto, su tutti Nier Automata di Yoko Taro, eppure mai come in questo caso l'adagio secondo cui l'imitazione è la più grande forma di ammirazione sembra calzare a pennello.
Un po' per andare sul sicuro, visto che stiamo pur sempre parlando di una nuova IP e di un titolo di debutto di un team di medie dimensioni, un po' per omaggiare uno dei titoli più influenti degli ultimi quindici anni, Kim Hyung-Tae ed i suoi hanno tentato di ricreare le atmosfere che hanno reso immortale l'avventura di 2B e 9S: chi non ha giocato Nier Automata (male!) non coglierà i riferimenti e le numerose somiglianze, ma anche i fan più accaniti del capolavoro di Yoko Taro e PlatinumGames vedranno Stellar Blade più come l'opera dei primi fan del director giapponese che come una copia di qualità inferiore.
Nier Blade
Come accaduto anche in altre circostanze, la demo di Stellar Blade, che pure riusciva a dare un'idea delle meccaniche di base del combat system del titolo Shift Up, non si è rivelata particolarmente indicativa della struttura del prodotto finale.
Se le basi gettate durante la prima ora di gioco risulteranno utilissime per il combattimento lungo l'intera durata del gioco, infatti, l'intelaiatura del gioco si diletta nel sorprendere, alternando per tutta l'avventura mappe aperte di dimensioni generose, in cui il titolo prende le sembianze di un vero e proprio action RPG, ricalcando pedissequamente le meccaniche di Nier, a zone molto più lineari, tanto da essere del tutto sprovviste di mappa, in pieno stile FromSoftware.
Quando qualche settimana fa scrivevamo che le fonti principali di ispirazione per il team coreano erano Nier Automata e Sekiro, con una spruzzata di Bayonetta, ci avevamo preso, anche se non nei modi che pensavamo: la rigenerazione dei nemici ad ogni checkpoint utilizzato, la necessità di osservare le movenze nemiche e digerire i pattern degli avversari per non soccombere, la concreta possibilità di essere sconfitti anche da avversari che non siano i boss sono tutti elementi che provengono dalla scuola dei Souls di Hidetaka Miyazaki e del suo team.
D'altro canto, la presenza di un hub centrale che propone un gran numero di missioni secondarie al giocatore, quella di mappe aperte di vaste dimensioni liberamente esplorabili e la distribuzione piuttosto generosa (anche troppo, come vedremo) di punti abilità e potenziamenti avvicinano l'esperienza di gioco molto di più ai character action game classici.
L'ornitorinco che ne viene fuori funziona inaspettatamente bene, però: che sia lasciando libertà al giocatore su mappe aperte, rinchiudendolo in strutture lineari e strizzando l'occhio finanche a Dead Space (con sezioni da sparatutto in terza persona), o coinvolgendolo in boss fight coreografiche ed estremamente spettacolari, Stellar Blade riesce sempre a divertire.
Certo, lo fa senza proporre nulla che non si sia già visto, prendendo in prestito idee da altri titoli ma mescolandole con brio, a formare un unicum coeso e vario, che non accusa stanchezza se non sul finire della corposa campagna principale, completabile in un lasso di tempo compreso tra le venti e le trenta ore circa, a seconda di quanto il giocatore deciderà di invischiarsi nei destini degli abitanti di Xion.
Il protagonista dello spettacolo è sicuramente il sistema di combattimento, che sulle prime strizza l'occhio a quello di Sekiro per poi spostarsi maggiormente, con tutto il peso della difficoltà che decresce, su quello di un character action game più classico, come un Bayonetta o un Devil May Cry: l'osservazione dei nemici rimane un punto fermo, ed il balletto di attacchi, parry, parate e contrattacchi fulminei rimane spettacolare dall'inizio alla fine dell'avventura, soprattutto quando ci si trova ad affrontare dei veri e propri colossi.
Eppure la curva della difficoltà si appiattisce troppo rapidamente, con la cima della montagna da scalare che si presenta durante le prime quattro o cinque ore di gioco, seguite da una lunga e confortevole discesa, che culmina sul finale in un paio di picchi di difficoltà affatto commisurati al resto dell'avventura.
Dopo un inizio ripido, in cui una Eve ancora troppo debole può prendere schiaffi a destra e a manca (a seconda dell'abilità del giocatore, s'intende), Stellar Blade tende la mano al giocatore e gli offre su un piatto d'argento tutti i mezzi per diventare una vera e propria macchina da guerra, banalizzando, in un certo qual modo, un sistema di combattimento altrimenti molto buono, che avrebbe invece beneficiato di un livello di sfida più alto – che probabilmente sarà a disposizione degli amanti delle run multiple, visto che portando a termine l'avventura in modalità Normale si sblocca quella Difficile.
D'altro canto, una scelta che non ci sentiamo di condannare eccessivamente, perché alzare l'asticella della difficoltà oltre un certo limite avrebbe rischiato di alienare tutta la platea che era stata attirata più dalle somiglianze con Bayonetta e Nier Automata che da quelle con uno qualsiasi dei giochi del filone souls.
Nondimeno, il bilanciamento complessivo poteva essere curato meglio, se è vero che abbiamo completato in toto cinque dei sei alberi delle abilità disponibili ben prima dello scontro finale e che – dopo ore in cui abbiamo abbattuto qualsiasi ostacolo il gioco ci tirasse contro senza troppe difficoltà – ci siamo imbattuti, come anticipato, in due notevoli picchi di difficoltà in occasione degli ultimi due avversari del gioco.
Al netto di queste ingenuità dal punto di vista del livello di sfida e dalla generale mancanza di idee davvero originali, non fatichiamo ad amettere che Shift Up e Sony hanno fatto centro, e siamo sinceramente curiosi di vedere come si evolverà questa nuova IP in futuro.
Bellezza e solidità
Spostando il focus sull'aspetto tecnico della produzione, non possiamo che dirci più che soddisfatti nel complesso.
Delle tre modalità visive presenti abbiamo optato per la maggior parte delle ore di test per quella bilanciata, che promette alte prestazioni (60 fps) anche in presenza di un'immagine in 4K, sebbene upscalata tramite temporal antialiasing da una risoluzione di partenza più bassa, ad occhio compresa tra i 1080 ed i 1440p.
Pur non perfetta, con qualche fluttuazione del frame rate che nelle situazioni più concitate scende attorno ai 50 fps, questa modalità tiene botta per la maggior parte del tempo, senza sacrificare troppo il colpo d'occhio e offrendo prestazioni generalmente in linea con le aspettative, soprattutto considerando che la totalità dei nostri test è avvenuta prima della patch day-one, che migliorerà ulteriormente la situazione.
La modalità Performance risulta più stabile nei suoi 60 fps, con una risoluzione di 1440p (ugualmente upscalati): anche questa si rivela ideale per gli amanti degli action game duri e puri, sebbene tolga un po' di luce alle scene di intermezzo e offra una qualità dell'immagine generalmente inferiore alle altre due modalità.
Nonostante offra una risoluzione nativa a 4K ed un frame rate sempre ancorato a 30 fps, non ci sentiamo di consigliare la modalità Risoluzione, perché la velocità ed i rapidi tempi di risposta richiesti dal sistema di combattimento ne soffrono: in ogni caso, parliamo della modalità più bella da vedere, che rende giustizia al lavoro svolto da Shift Up.
Nota di merito per le cut-scene, tutte girate in-game e tutte a 60 fps senza alcun risparmio in fatto di animazioni particellari, espressività dei volti, shader di alta qualità per i modelli dei personaggi: permane un minimo di effetto "plasticoso", soprattutto in presenza di fonti di luce piuttosto forti, ma l'effetto visivo è ottimo e la qualità dell'immagine con esso.
Tra i contro dobbiamo segnalare marginali fenomeni di pop-in delle strutture più lontane, lo sgradevole effetto di alcuni nemici in lontananza animati con un frame rate inferiore per non sovraccaricare il motore di gioco (espediente molto in voga su Switch) e finanche un paio di crash, che ci hanno rimandato senza preavviso alla dashboard di PS5.
La pletora di opzioni di accessibilità non può che essere aggiunta, invece, alla lista dei pro: nell'apposito menu il giocatore può modificare a piacimento, attivare o disattivare un lungo elenco di voci, dal motion blur all'oscillazione della telecamera, passando per le dimensioni del testo e la modalità per chi soffre di daltonismo, fino ad arrivare alla sensibilità degli input e del controller.
Ci sono anche aiuti non da poco per il gameplay, come la possibilità di passare sempre i QTE (che sono pochi, ma alcuni dei quali piuttosto rilevanti) e di lockare automaticamente il nemico più vicino una volta entrati in combattimento: la volontà di non tagliare fuori nessuno da parte di Shift Up è evidente, e con tutti questi modificatori attivati il gioco diviene consistentemente più accondiscendente, ma lasciare libertà ai giocatori, per quanto ci riguarda, è sempre una scelta di design vincente.
Come per il gameplay, insomma, il punto di vista da cui si osserva Stellar Blade può fare la differenza anche nella valutazione tecnica: come titolo di debutto di un team di medie dimensioni su console, dopo anni di sviluppo solo su smartphone, il risultato è ottimo, sebbene lontano dai grandi titoli single player di prima fascia di Sony, come God of War e Horizon.
Menzione finale per la colonna sonora, decisamente di valore nonostante non regga il paragone con quella di Nier Automata, che rimane, ad oggi, una delle opere migliori (se non la migliore in assoluto) dello Studio MONACA: anche qui soavi voci femminili, archi e melodie intrise di malinconia si alternano a motivi decisamente più aggressivi e ritmati, che accompagnano gli scontri con i titanici boss.
Il livello è comunque molto alto e l'accompagnamento musicale aggiunge spessore all'esperienza di gioco, con il tema principale (lo stesso ascoltato nella demo) che vi rimarrà in testa molto a lungo.
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Voto Recensione di Stellar Blade
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Sistema di combattimento veloce, reattivo, fisico
-
Non lesina sui contenuti
-
Comparto tecnico e performance sempre soddisfacenti
-
Colonna sonora degna dello studio MONACA
Contro
-
Manca di idee veramente nuove
-
Qualche problema nel bilanciamento della difficoltà
Commento
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