Someday You'll Return, padri e figli - Recensione
Someday You'll Return è un avventura esplorativa con toni da thriller psicologico e grande enfasi sulla risoluzione degli enigmi. Ecco la nostra recensione.
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a cura di Domenico Musicò
Deputy Editor
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: CBE Software
- Produttore: CBE Software
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE
- Generi: Avventura
- Data di uscita: 5 maggio 2020
Dai Paesi dell’est europeo nell’ultimo lustro sono arrivate alcune tra le più valide e interessanti variazioni al genere delle avventure story-driven. Someday You’ll Return dei cechi CBE Software ne è uno degli esempi più lampanti, poiché è in grado di coniugare la natura sandbox ed esplorativa dell’opera assieme a un elaborato sistema d’inventario e una freschezza degli enigmi che raramente ci è capitato di vedere così ben amalgamati.
Di primo acchito potrebbe sembrare un titolo sulla falsariga di Firewatch, The Vanishing of Ethan Carter, What Remains of Edith Finch o The Suicide of Rachel Foster (e in parte lo è), ma scalfendo la superficie si nota quanto in realtà l’opera abbia molti più elementi originali e un gusto per i puzzle che va ben oltre le semplici azioni guidate o delle banali fasi di sbarramento.
Il gioco è completamente in inglese e include non poche descrizioni anche per quanto riguarda gli enigmi più articolati, con tanto di riferimenti storico-letterari e indovinelli fiabeschi, pertanto se avete serie difficoltà con la lingua è il caso che ponderiate bene la possibilità di avvicinarvi a Someday You’ll Return, che in ogni caso rimane fruibile da chiunque abbia un livello di comprensione medio/medio-basso.
Someday You’ll Return – Ogni famiglia ha dei segreti
Dopo il prologo che apre sin da subito le porte ad alcune interpretazioni sulle figure genitoriali e su come le loro azioni impattino sull’emotività dei figli, Someday You’ll Return vi metterà nei panni di Daniel, padre della piccola Stela, scappata via e dispersa nella foresta moravia. Daniel ha un rapporto molto conflittuale con la moglie e comunica con lei in modo concitato e rabbioso attraverso uno smartphone, oggetto che nel corso dell’avventura risulterà fondamentale per illuminare le zone buie e per usare un sistema di tracciamento che ricorda il nostro navigatore moderno. Daniel aveva promesso di non tornare mai più in mezzo a quei boschi, ma le vicissitudini inaspettate lo obbligheranno a tornarci per cercare la figlia smarrita e rivangare suo malgrado segreti che sarebbe stato meglio tenere nascosti.
Per raccontare la sua storia, Someday You’ll Return si prende tutto il tempo necessario, lasciandovi in balia delle vostri doti di sopravvivenza e a orientarvi tra le diverse zone che punteggiano la rigogliosa vegetazione della foresta. Ciò non significa che sarete lasciati completamente da soli, perché si tratta pur sempre di un titolo pesantemente dipendente dalla narrazione, che lega la sua conduzione a dei punti focali dove si verificano gli avvenimenti più importanti.
Tuttavia verrete lasciati spesso liberi di girovagare (col rischio di perdere la bussola) per trovare oggetti, collezionabili, appunti e dettagli che fanno da corollario alla storia, che include al suo interno momenti di tensione vicini al thriller psicologico e persino all’horror.
Someday You’ll Return sa anche come far buon uso della narrazione ambientale, e non sono poche le sezioni in cui riuscirete a carpire dagli scenari molto più di quanto testi e dialoghi lascino intendere. In tal senso, è apprezzabile il modo in cui è stato articolato il racconto, espanso nei tempi ma non annacquato, e anzi ricco di diversi spunti in grado di dipingere un quadro finale dai contorni piuttosto netti.
Someday You’ll Return racconta di incubi che non possono essere combattuti e sconfitti; parla della paternità, delle bugie, delle paure e dell’incapacità di saper accettare il proprio passato. Lo fa anche attraverso allegorie e metafore, mentre vi conduce pian piano alle rivelazioni finali e al reale motivo per cui Stela continua a scappare via. Va però ammesso che nel caso specifico siamo un gradino sotto i capisaldi del genere, e che in fin dei conti si poteva osare un po’ di più.
Negli scenari incapperete anche in alcune figure sfuggenti e in altre che sembrano immerse nei loro pensieri e che comunicano a stento, ma per la maggior parte dell’avventura sarete da soli, a ripercorrere sentieri già battuti in passato e scoprire aree che gettano nuove luci sulle verità nascoste. Potrete farlo di corsa, arrampicandovi su pareti rocciose, mentre consultate il vostro smartphone, facendo attenzione ai cartelli e ai segnali colorati che indicano sentieri diversi, trovando soluzioni non scontate per poter avanzare.
McGyver chi?
Come già anticipato, il punto di forza di Someday You’ll Return è il suo sistema di gestione dell’inventario e il modo in cui la combinazione degli oggetti e degli elementi dello scenario potranno farvi superare gli ostacoli. Nelle battute iniziali troverete una cassetta degli attrezzi fornita di chiodi, martello, cacciavite, pinza, coltello e altri arnesi necessari per tutti i piccoli lavori di riparazione e bricolage.
Trovandovi in un bosco, è chiaro che l’utilità di questi strumenti si rivelerà diversa, pertanto dovrete ingegnarvi per ottenere ciò che vi sarà utile per avanzare. Giusto per fare qualche esempio, nella parte iniziale di Someday You’ll Return dovrete attraversare un baratro, ma la scala che si trova nelle vicinanze è malferma e ha pochi pioli. Dovrete dunque esplorare l’area fino ad arrivare a una sorta di piccolo cimitero improvvisato, dal cui terreno svettano delle croci di legno legate con delle corde. Dopo averle raccolte, dall’inventario dovrete usare il giusto attrezzo per liberare dai legacci i due pezzi di legno incrociati, fissarli alla scala con chiodi a martello e ottenere la scala di fortuna che vi servirà per arrivare dall’altra parte.
Vi serve una torcia? Allora è il caso di sbrindellare un telo, assicurare le fasce di stoffa a un bastone e immergerle nel kerosene, prima di dargli fuoco con un fiammifero. E queste, badate bene, sono le azioni meno complesse da compiere: avanzando, Someday You’ll Return vi introdurrà anche alle creazioni da erborista, in cui bisognerà prima costruire un peculiare banco da lavoro e poi seguire le istruzioni per ottenere le pozioni.
Ecco dunque che dovrete raccogliere delle piante specifiche, sminuzzarle col coltello, pestare le radici con un mortaio o mettere a bollire petali e foglie. Sembra molto più difficile a dirlo che a farlo, ve lo assicuriamo, perché tutto il sistema di elaborazione è in realtà intuitivo e meno macchinoso di quanto possa sembrare. Ed è anche importante sottolineare che in Someday You’ll Return non è questa la parte preponderante. Lo è l’attenta esplorazione, la capacità di sapere esattamente cosa si debba fare senza perdersi in inutili divagazioni, e anche la tendenza a non volere che tutto venga suggerito come nella maggioranza delle produzioni moderne.
Nonostante i requisiti minimi e consigliati dicano diversamente, in realtà Someday You’ll Return regge bene la risoluzione 1440p a ultra e con 30 fps stabili persino con schede grafiche di sei anni fa come una GTX 780 Ti. Se vi accorgerete che durante le sezioni diurne il conto dei frame calerà in modo drammatico, sappiate che vi basterà cambiare la risoluzione e reimpostarla, perché al momento (è in arrivo una patch del day one e nei giorni in cui abbiamo provato il gioco arrivavano tanti micro aggiornamenti) ci sono piccoli bug grafici e di gestione dei menù. Niente di grave, comunque, perché Someday You’ll Return mostra un aspetto generale davvero gradevole e un’ampiezza degli scenari ragguardevole, al netto di qualche limite dovuto al budget, che rimane più che comprensibile.
+ Sistema d'inventario e gestione delle risorse articolato e molto intuitivo
+ Gran gusto per i puzzle e per la loro complessità
- Alcuni ottimi spunti avrebbero potuto usufruire di maggiori approfondimenti
8.0
Someday You’ll Return riesce a coniugare i toni da thriller/horror psicologico con elementi da avventura esplorativa e un gusto per gli enigmi davvero sopraffino. Ne esce fuori un’opera più complessa rispetto agli altri titoli del genere, e anche meno guidata e scontata. Il lavoro del piccolo team ceco riesce inoltre a introdurre alcune novità nel sistema d’inventario che ci hanno stregato e che contribuiscono a rendere unica la visione degli sviluppatori. Se non avete problemi con l’inglese, il consiglio è di dargli assolutamente una chance, perché si tratta di un titolo che non sta di certo al di sotto di quelli più blasonati.
Voto Recensione di Someday You'll Return - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Storia convincente, che sa dosare bene i ritmi e sa come mescolare narrazione classica e ambientale
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Sistema d'inventario e gestione delle risorse articolato e molto intuitivo
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Gran gusto per i puzzle e per la loro complessità
Contro
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Insignificanti problemi tecnici risolvibili tramite patch
-
Alcuni ottimi spunti avrebbero potuto usufruire di maggiori approfondimenti
Commento
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