Skull and Bones | Recensione - Mare piatto
Skull and Bones si presenta finalmente sugli scaffali ad oltre sette anni dal suo annuncio iniziale: scopriamo insieme nella recensione com'è andata.
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a cura di Nicolò Bicego
Redattore
In sintesi
- Poche buone idee che non bastano a tenere coinvolti come servirebbe in un live service.
- Manca di profondità in letteralmente qualsiasi aspetto.
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Ubisoft Singapore
- Produttore: Ubisoft
- Distributore: Ubisoft
- Testato su: PS5
- Piattaforme: PC , XSX , PS5 , Luna
- Generi: Action Adventure , Multiplayer Online
- Data di uscita: 16 febbraio 2024
Skull and Bones venne annunciato nel corso dell’E3 2017, con una finestra iniziale di lancio prevista per la seconda metà del 2018. Come se non bastasse, sappiamo benissimo che i lavori sul gioco cominciarono intorno al 2013, inizialmente come un’espansione dell’ormai classico Assassin’s Creed IV: Black Flag, prima di trasformarsi in uno spin-off MMO, per poi infine diventare un progetto completamente separato dalla saga degli Assassini.
Già soltanto questo dovrebbe bastare a far sorgere davvero molti dubbi: Skull and Bones raggiunge gli scaffali ad oltre dieci anni dall’inizio dello sviluppo, e a quasi sette anni dall’annuncio originale, su PlayStation 5, Xbox Series X|S e PC.
Raramente da uno sviluppo così lungo e travagliato escono progetti in grado di reggere il peso dell’aspettativa, e certamente non alimenta ottime speranze sapere che il gioco ha cambiato anima molte volte nel corso dello sviluppo. Da una parte c’è questo, e dall’altra ci sono i proclami di Ubisoft su quello che promette essere un “quadrupla A”, in grado di giustificare l’esborso di denaro pantagruelico che la casa francese ha sostenuto nel suo nome.
Ci siamo quindi avventurati nelle acque di questa avventura piratesca con molti dubbi, ma anche con molta curiosità: adesso è il momento di scoprire com’è andata.
Diventare il pirata più famoso di tutti i tempi
La storia di Skull and Bones (che trovate già ora su Amazon) è ambientata nell’epoca d’oro della pirateria. Ci troviamo a vestire i panni di un pirata senza nome che, sfuggito per miracolo alla morte durante un attacco alla nave su cui prestava servizio, intende adesso rifarsi una nuova vita, scalando i pericolosi ranghi delle gerarchie pirata, fatte decisamente di poche regole e molto sangue versato sulla plancia della nave.
Ci piacerebbe dire qualcosa in più sul contesto narrativo del gioco, ma la verità è che, da questo punto di vista, Skull and Bones si regge sul nulla più assoluto.
Pur essendoci una sorta di trama di fondo, si tratta di un mero collante tra le numerose missioni che andremo ad affrontare, ed è evidente fin dalle prime battute che il focus del gioco non si trova certamente qui.
Sia chiaro, vista la natura live-service di Skull and Bones non ci saremmo aspettati niente di diverso; il problema, come vedremo, è che questo vascello fa acqua da tutte le parti, e se magari avere una storia di fondo da seguire avrebbe potuto quantomeno aiutare a riparare almeno una parte dei danni, la totale assenza di un tessuto narrativo degno di questo nome si fa sentire.
Tecnicamente parlando, il gioco mostra chiaramente gli anni passati in fase di sviluppo, e non sembra affatto una produzione AAA (tantomeno “quadrupla A”) da un punto di vista meramente estetico.
Anche in questo caso, trattandosi di un titolo live-service difficilmente ci saremmo aspettati un prodotto in grado di settare un nuovo standard, ma al contempo non ci saremmo neanche aspettati di trovarci di fronte ad un titolo che sembra già avere diversi anni sulle spalle e che si porta dietro un numero non indifferente di magagne tecniche.
Tra glitch e bug, animazioni poco convincenti e rallentamenti, Skull and Bones non riesce a tenere il passo con le produzioni odierne, seppure riesca in alcuni momenti a regalare degli scorci davvero memorabili, grazie ad un’ambientazione senza dubbio affascinante.
Naufragar (non) m’è dolce in questo mare
Dopo aver parlato brevemente della storia (inesistente) del gioco e del comparto tecnico, veniamo al cuore pulsante di Skull and Bones, vale a dire il gameplay che, e non poteva essere altrimenti, è dove più si sente l’effetto della lenta e travagliata gestazione del progetto.
Il gameplay si divide sostanzialmente in due sezioni: le fasi a terra e le fasi in mare. Le fasi a terra sono in pratica degli intermezzi: nella maggior parte dei casi, scenderete a terra solo per acquisire o completare missioni, ed acquistare o vendere materiale per potenziare la vostra nave.
Non c’è davvero altro da dire su queste fasi, perché le interazioni possibili sono davvero limitate, e non c’è molto da vedere. Da quello che sappiamo sul dietro le quinte di Skull and Bones, in alcune fasi dello sviluppo era stato previsto un ampliamento del gameplay su terra, ma in questa versione finale è rimasto davvero poco.
Il cuore del gioco, dunque, si sposta tutto nel mare aperto. Una volta salpati con la vostra nave ed usciti dalla zona sicura, vi troverete a fare i conti con tutte le minacce nascoste nell’oceano, dalle navi nemiche ad abitanti di questo grande blu che non sempre saranno contenti della vostra presenza.
Le somiglianze con Black Flag qui diventano ancora più palesi: al netto di alcune differenze, il comando della nave ricorda molto da vicino quanto visto nell’epopea di Edward Kenway (che potete rivivere grazie ad Amazon).
Si tratta quindi di un approccio molto “arcade”, in un certo senso, alla navigazione: non aspettatevi una componente simulativa o una resa anche solo lontanamente realistica di quello che succede su una nave. Le vostre maggiori preoccupazioni saranno issare o ammainare le vele a seconda del vento, della velocità di cui avete bisogno e della stanchezza della ciurma, e poco altro.
Questa semplicità la ritroviamo anche nei combattimenti, che ancora una volta ricordano molto quelli visti in Black Flag. Avrete a disposizione diverse bocche da fuoco sulla vostra nave, e il combattimento si traduce sostanzialmente nel cercare il posizionamento migliore per colpire il nemico. Proprio per via della grande semplicità, non c’è spazio per alcuna profondità strategica: a decidere le sorti della battaglia è in larga parte il livello raggiunto dal vostro armamentario, più che la vostra abilità.
Certo, è prevista anche la possibilità di abbordare le navi nemiche, ma nel caso in cui l’abbordaggio abbia successo tutto avviene in un filmato: non sguainerete la vostra spada, piuttosto vi limiterete ad aspettare qualche secondo per vedere il bottino raccolto dalla vostra ciurma.
Fa strano dirlo per un gioco live-service che sicuramente non manca di contenuti, ma Skull and Bones è tutto qui: il combattimento navale è l’unico vero centro dell’attenzione, unito al sistema di miglioramento della nave, dato che le missioni sono perlopiù fetch quest che ruotano tutte intorno al farvi raccogliere certi oggetti o materiali.
Certo, ci sono delle variabili: ad esempio, alcuni materiali possono essere raccolti dall’ambiente circostante, attraverso degli appositi minigiochi che si avviano passando vicino al punto d’interesse.
Ma, in generale, lo schema del gioco segue un filo molto lineare: accetta la missione, combatti, usa i soldi e/o i materiali per migliorare la nave, accetta una nuova missione, e così via.
Dobbiamo ammettere, da una parte, che c’è un senso di progressione all’interno del gioco, e soprattutto nelle prime battute questo riesce a regalare una buona dose di soddisfazione, anche grazie al fatto che i combattimenti navali, pur nella loro semplicità, riescono comunque a divertire.
Il problema è che ci si rende presto conto che Skull and Bones è contemporaneamente ricco di contenuti ma anche privo di qualcosa di realmente interessante da raccontare. Non c’è una trama, non c’è profondità nei combattimenti, non ci sono missioni interessanti: tutto è finalizzato perlopiù ad un miglioramento delle proprie capacità che diventa presto fine a se stesso. In poche parole, manca un qualsiasi mordente che spinga a continuare a giocare.
Paradossalmente, neanche la sua natura multiplayer gli viene granché in aiuto: anche qui, le interazioni con gli altri sono stranamente ridotte per un gioco che dovrebbe puntare molto sulla componente sociale, senza contare che comunque rimane il problema di fondo, vale a dire la mancanza di un motivo per continuare a giocare, anche con gli amici.
Sia chiaro, sappiamo benissimo di stare parlando di un titolo live-service, per cui le sorti di Skull and Bones saranno decise in larga parte dal supporto della community e della stessa Ubisoft: non sarebbe la prima volta che un titolo uscito in condizioni tutt’altro che ottimali viene completamente rivisto grazie a corposi aggiornamenti post-lancio, e sicuramente questo è un caso in cui ce ne sarebbe grande bisogno.
Tuttavia, visto che Skull and Bones viene lanciato come titolo a prezzo pieno, non possiamo che giudicare questo sforzo iniziale come poco più che sufficiente. C’è una buona idea di base, perché i combattimenti navali funzionano e divertono, e l’ambientazione piratesca rimane comunque sempre affascinante e poco battuta nel mondo videoludico rispetto al potenziale che potrebbe esprimere; al contempo, la cronica mancanza di profondità nelle meccaniche e l’assenza di un vero mordente per continuare a giocare rendono Skull and Bones un titolo vuoto, che lascia davvero poco una volta spenta la console.
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Voto Recensione di Skull and Bones | Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Essere pirati ha sempre il suo fascino
-
Combattimenti navali divertenti...
Contro
-
... ma la mancanza di profondità si fa sentire
-
Completamente privo di mordente