Sekiro: Shadows Die Twice | I Diari del Lupo Grigio: Pagina 4
La quarta pagina del Diario del Lupo, il viaggio anticonvenzionale in Sekiro: Shadows Die Twice: in questa puntata uno dei primi scontri seri.
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a cura di Adriano Di Medio
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: From Software
- Produttore: Activision
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE
- Generi: Avventura
- Data di uscita: 22 marzo 2019
Bentornati ai Diari del Lupo Grigio, la run di Sekiro: Shadows Die Twice narrata come se fosse il diario personale del Lupo. Nelle precedenti puntate abbiamo visto sia la caduta che l’inizio della rivalsa del nostro ninja preferito. La sua missione per recuperare l’onore coincide con la salvezza dell’Erede Divino, ritrovandosi però suo malgrado ad affrontare forze più grandi di lui. Quella di oggi è una puntata se vogliamo però abbastanza importante: non indugiamo quindi oltre e lasciamolo parlare.
Giorno 8: Gigante
Le cose non stanno andando bene. Ho trovato un secondo Idolo dello Scultore qui ai dintorni di Ashina, subito accanto a una grossa scalinata con due guardie e uno strano bestione incatenato in cima. I due sotto non sono un grosso problema, ma l’energumeno è troppo forte per me. Oltre all’agilità quasi imprevedibile ha anche un paio di prese praticamente letali: se riesce a prendermi o mi stritola oppure mi lancia, facendomi finire nel vuoto. Sono morto innumerevoli volte per questi suoi trucchetti, e adesso anche Anayama è stato contagiato dal Mal del Drago. Se continuo così le cose andranno a rotoli. Smetto di utilizzare il potere di resurrezione e imparo alcune abilità dalla pergamena che sopprimono visibilità e rumore prodotto, ma neanche questo basta. Finché non mi viene in mente la soluzione più ovvia: origliare i due sorveglianti dell’orco. Nessuno dei due si sente al sicuro ad averlo vicino, ma sanno anche che la belva è terrorizzata dal fuoco. Sembrerebbe l’unico modo per averne ragione, per cui devo cercare di capitalizzare le informazioni che mi ha fornito Anayama. Da quest’ultimo prelievo anche un campione di sangue da consegnare a Emma prima di andarmene.
Inaspettatamente alla Tenuta Hirata recupero ben due strumenti protesici. Dopo un po’ di osservazioni dall’alto rintraccio il focolare dei complici di Anayama: effettivamente è una fiamma un po’ troppo vigorosa per essere stata accesa alla maniera tradizionale. Molti di loro barcollano a causa dell’alcol, ma alcuni cani si aggirano alla ricerca di avanzi. Mi ci vuole un po’ prima di pulire la zona, ma ho scoperto che le shuriken sono perfette contro gli animali. Dopo aver raccolto la protesi che permette di sfoderare una vampata, procedo oltre trovando in uno dei quartieri alcuni innocenti barricatisi in casa per paura dei saccheggiatori. Uno mi accusa di aver portato il nemico in casa, l’altra invece mi implora di salvare l’Erede Divino e mi dona un’ascia retrattile. Torno immediatamente al vecchio tempio e lo Scultore subito riadatta i miei ritrovamenti per l’utilizzo con la protesi, accludendovi anche un’ulteriore pergamena per affinare la mia padronanza. La sua tosse però peggiora, e perciò consegno a Emma il campione di sangue di Anayama. Sarà meglio che si sbrighi a trovare una cura.
Ma anche con i nuovi strumenti quel terribile orco appare ancora insuperabile. Non posso soffiare fuoco all’infinito e me lo aspettavo, ma il gigante non ha una reazione esplosiva. Il fuoco lo fa indietreggiare, ma appena la fiamma si disperde mi assale con ancor più ferocia. Devo capire se c’è un altro modo, e nel cercarlo vado di nuovo alla Tenuta Hirata. Lo strumento protesico dell’ascia è lento, ma mi permette di avere ragione dei nemici con scudo. Le loro protezioni si strappano come carta di riso lasciando le gole alla portata inesorabile del colpo mortale della mia Kusabimaru. La gioia di nuovo è di breve durata: dopo la scalinata c’è un ponticello e una zona verde, con l’entrata sorvegliata da un monaco guerriero armato di yari, la lancia lunga derivata dall’arpione per le balene. Anche lui fa scempio della mia abilità, uccidendomi talmente tante volte da non riuscire a ricordare. La terribile nube del vicolo cieco comincia ad addensarsi.
Giorno 9: Illuminazione
Le morti si accumulano ancora per molto tempo. Alterno i miei viaggi dai dintorni di Ashina alla Tenuta, cercando di capire un modo per venirne a capo. L’orco incatenato sta diventando un simbolo a metà tra l’iracondo e il demoralizzante. Accumulo essenza e imparo altre abilità sulla pergamena, tra cui la riduzione del rumore e il contrattacco mikoshi, difficile tecnica ideata per contrastare gli affondi di lancia. Almeno in teoria mi sarà utile contro il Cacciatore di Shinobi Misen’in Enshin che mi sbarra la strada alla Tenuta: del resto la sua arma preferita è proprio la yari. Non riesco ancora a padroneggiarla, dovrò allenarmi presso Hanbei ancora per un po’. Questo finché non realizzo una cosa: non poche volte mentre studiavo le abilità ho raccolto dai nemici caduti delle piccole anfore piene di olio. Erano quelle che avanzavano loro dall’aver appiccato gli incendi alla Tenuta. Se le usassi in abbinamento allo strumento protesico della vampata, l’effetto sarebbe assai più esplosivo.
Accumulo le anforette, le appendo alla cintura e torno dal gigante. Il mostro ancora una volta è troppo forte per me e devo impratichirmi sia col tiro che con il tempismo per attivare il getto di fiamme, ma l’effetto è grandioso: l’orco impregnato d’olio prende fuoco e terrorizzato cerca di spegnersi con gemiti scimmieschi. Assesto una quantità di colpi fino a che mi sembra quasi di entrare nelle sue carni, le fiamme si estinguono e lui riprende a colpire ma ormai non mi fermo. E quando il mio istinto me lo comunica mi arrampico su di lui e gli assesto un colpo mortale… Solo per accorgermi che anche dopo aver subito tale fendente il gigante si rialza. È spaventato e un po’ barcolla, ma è ancora vivo e si lancia su di me con ancora più ferocia. D’istinto attivo il braccio protesico ma niente si accende: ho finito le cariche. Il gigante mi abbranca come un amante indesiderato e mi scaglia ululando contro il muro di pietra del castello, facendomi assaporare ancora una volta l’oblio.
Reprimo la frustrazione strisciante che mi assale quando rinvengo all’Idolo dello Scultore. Altri tentativi si susseguono, e molte volte il mostro vince dopo pochi secondi con una di quelle maledette prese. Un paio di occasioni devo tornare alla Tenuta Hirata per rifornirmi d’olio, ma alla fine devo ancora una volta ricordarmi che il mio mestiere è quello di shinobi, e che quindi devo smetterla col duellare faccia a faccia. L’ultimo tentativo: colpisco l’orco prima che si liberi, poi appena si slega fuggo col rampino. Nella sua limitatezza mentale l’orco si dimentica di me e comincia a girare in cerchio sulla scalinata. Aspetto pazientemente, poi mi calo dall’albero e mi confondo con la vegetazione: appena è di spalle lo assalgo e gli assesto il primo colpo mortale. L’orco geme e si colora di sangue scuro, poi grugnendo parte all’assalto. Di nuovo inizia la perversa danza, e nonostante la scoordinazione ha aumentato la forza che mette in ogni manrovescio. Mi uccide con una presa, ma mi rifiuto di arrendermi ancora una volta e attingo al potere dell’Erede che mi strappa dalla morte. Altre due volte cerca di afferrarmi e altre due volte le fiamme lo avvolgono, ballando con l’olio che impregna la sua pelle. E infine Kusabimaru affonda nel suo collo, in un secondo colpo mortale sufficiente a non farlo mai più rialzare.
In questa quarta pagina dei Diari del Lupo Grigio abbiamo visto lo scavalcamento di quello che per molti giocatori rappresenta il primo, grande scoglio di Sekiro: Shadows Die Twice. L’Orco Incatenato è infatti un avversario molto difficile, pure se tecnicamente sarebbe “solo” un miniboss. Forse anche consapevoli di questo i FromSoftware hanno fatto in modo che nei suoi immediati dintorni fossero reperibili molti indizi su come batterlo. Ormai è comunque ovvio come Sekiro abbia preso una strada tutta sua, pur rimanendo comunque in un riconoscibile contesto Sengoku. Interessante in tal senso il personaggio di Hanbei l’immortale: è infatti una delle figure più citazioniste del gioco. Il fatto che non possa morire è un ovvio richiamo ai Souls e a Bloodborne, ma il nome Hanbei ha un rimando sia storico che cinematografico. Hanbei Takenaka era infatti un capace stratega dell’epoca Sengoku, servitore di Hideyoshi ma che gli annali registrano come deceduto nel 1579, cioè dieci anni prima la data “di comodo” che abbiamo accennato all’inizio di questo diario. Hanbei è anche il nome di uno degli antagonisti del film 13 Assassini (2010) di Takashi Miike, ambientato però nel Periodo Edo, cioè tre secoli dopo. Questo Hanbei ha nel film anche il ruolo di “vecchio antagonista” del protagonista principale Shimada Shinzaemon. In ogni caso rimanete con noi per la prossima puntata!
Voto Recensione di Sekiro: Shadows Die Twice - Recensione
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