Se volete prenotare PS5 appena sarà resa disponibile, vi raccomandiamo di tenere d’occhio la pagina Amazon dell’edizione standard e quella dell’edizione digitale.
Per PS5 e la next-gen un ciclo vitale di cinque anni? Potrebbero essere troppi
PlayStation 5, secondo indiscrezioni, sarebbe destinata a un ciclo vitale più breve, mentre in altri corridoi si parla dell'erede di Switch. I cicli vitali delle console hanno bisogno di diventare più brevi?
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a cura di Stefania Sperandio
Editor-in-chief
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Sony
- Produttore: Sony
- Distributore: Sony
- Data di uscita: 19 novembre 2020 - 7 novembre 2024 (Pro)
Io ce l’ho, un computer da gaming. Anzi, a dire la verità, ne ho diversi – e non parlo di postazioni di lavoro, parlo di quelle cose che ti porti a casa di tua spontanea volontà. Ne ho uno portatile, con 3 GB di VRAM e di cui mi dimentico puntualmente le specifiche, e ne ho uno da scrivania del quale evito di snocciolare la scheda tecnica, perché è piuttosto imbarazzante non averlo mai usato per giocare (ma è un Mac, a mia discolpa).
Il problema è che, quando non sto giocando per lavoro – lì il discorso è diverso ed esula da questo ragionamento, portato avanti dalla giocatrice – a me serve l’immediatezza, il plug-and-play. Non ho voglia di stare dietro a impostazioni, scalabilità, eventuali inciampi di compatibilità, driver da ottimizzare. Mi trasformo in una giocatrice-media pigra che vuole mettere il disco di gioco, premere sull’icona e partire. È per questo che puntualmente mi appello alle console: accendi, metti il disco o clicchi sulla copia digitale, e sei già pronto. Praticità a prova di Stefania.
C’è un altro problema, però: le mie console diventano vecchie. E, in un mondo dove la tecnologia dedicata ha iniziato a correre a una velocità importante, facendo impennare anche le aspettative di fette del pubblico che si trovano a discutere all’ultimo sangue di teraFLOP – l’importante è discuterne, qualsiasi cosa teraFLOP significhi – lo fanno sempre più rapidamente.
Questione di ciclo vitale
C’è però un vantaggio che i PC da gaming hanno e che le console così come le conosciamo difficilmente riusciranno a proporre: la modularità. Portarsi a casa un PC per giocare, attualmente, significa che dopo un numero di anni a discrezione dell’utente sarà possibile sostituire le componenti che si vuole, per livellare ancora una volta le performance alla qualità che si desidera. Si può giocare con lo stesso PC da gaming anche per dieci anni, se si accetta di vedere scalare via via le performance. Quando si porta a casa una console, invece, normalmente si fa un investimento che ha una durata stimata intorno ai sette anni, ma che non lascia indietro nessuno: il cosiddetto ciclo vitale.
Come fa, però, il concetto stesso di ciclo vitale a sopravvivere in un mondo dove i PC sono modulari, i calcoli iniziano a farsi in cloud, gli smartphone hanno aggiornamenti annuali e propongono fasce di prezzo con specifiche diverse per ogni fascia di pubblico? Il modello delle console, che escono nel 2013 per venire sostituite da un altro modello nel 2020, non risulta allora forse obsoleto? Probabilmente sì. Ed è una consapevolezza alla quale, un passetto alla volta, stanno giungendo anche i produttori: basti pensare che, se un tempo le cosiddette mid-gen erano console che ottimizzavano il design delle specifiche interne, riducendo il corpo della macchina (le famose varianti slim), da questa generazione abbiamo visto diventare una costante le console potenziate.
Xbox One, uscita nel 2013, nel 2016 ha accolto Xbox One X, la console ad oggi più potente al mondo. PlayStation 4 si è fatta affiancare da PlayStation 4 Pro un anno prima, a sua volta per ambire al sogno del gaming in 4K anche su console, mentre Nintendo in precedenza aveva già tentato questa strada anche solo con il caso di New Nintendo 3DS – che peraltro, a differenza delle due citate, “osava” qualcosa proponendo giochi esclusivi non compatibili con la sua sorella minore e meno potente, come Xenoblade Chronicles.
Si trattava, essenzialmente, della stessa idea degli smartphone: ci puoi fare le stesse cose, ma sul nuovo modello le puoi fare più velocemente, con una resa migliore – anche se ti costa di più. Vuoi spendere di meno? Il vecchio modello è ancora disponibile, scegli quello ideale per le tue esigenze. O, se vogliamo, il modello del gioco scalabile su PC: vuoi un frame rate fuori di testa e risoluzioni altissime? Ci sono delle GPU pensate per te. Vuoi giocare in full HD con fluidità? Ci sono altrettante proposte a prezzi differenti.
Questa ragionamento ha così reso possibile, anche in quest’epoca, un ciclo vitale di sette anni per entrambe le console. Quando PS4 sarà mandata in pensione da PS5 e Xbox One da Series X, entrambe avranno più o meno quell’età, rispettando pienamente le aspettative pre-lancio. Proprio le loro eredi, però, potrebbero invece durare di meno, e a ventilare quello che potrebbe essere un segreto di Pulcinella solo le Gole Profonde della catena produttiva di Sony.
Nelle scorse ore, ha fatto chiacchierare un’indiscrezione anticipata da DigiTimes, secondo la quale PS5 sarebbe destinata ad avere un ciclo vitale di circa cinque anni. Questo, nello stesso pomeriggio in cui gli autori di Suikoden hanno sbancato Kickstarter con la campagna per il loro (pittoresco) Eiyuden Chronicle, precisando nella descrizione che vorrebbero portare il gioco sulla «prossima console di Nintendo», qualora ce ne fosse una in arrivo. Considerando che il gioco di ruolo in questione esordirebbe nell’autunno 2022, significherebbe che, se le aspettative del team giapponese venissero confermate dalla realtà, Nintendo Switch verrebbe sostituita (o aggiornata, attenzione) dopo cinque anni. Proprio come si vocifera per PlayStation 5.
Quanto durano davvero i cicli vitali?
Le chiacchierate relative alla next-gen post-next-gen – perché di questo si tratta, quando si calcola quando PS5 lascerà il campo a PS6, o qualsiasi cosa sia attuale sul mercato in quel momento – innescano legittimamente un interrogativo: i cicli vitali durano davvero sette anni? Quanto sono durati quelli delle console precedenti, per farci un’idea di quanto potrebbero durare i prossimi? O, per essere sintetici e dritti al punto, se spendo i miei soldi su PS5 e Xbox Series X alla fine dell’anno, quanto devo aspettarmi che rimangano sulla cresta dell’onda, prima di sembrare reperti tecnologici ancorati a un modello di business che non tiene più il passo con i tempi?
Abbiamo messo insieme un po’ di dati per aiutarvi a farvi un’idea, che abbiamo raccolto in un grafico.
Per darvi un’idea ancora più precisa:
- PlayStation: 3 dicembre 1994 – 4 marzo 2000
- PlayStation 2: 4 marzo 2000 – 11 novembre 2006
- PlayStation 3: 11 novembre 2006 – 15 novembre 2013
- PlayStation 4: 15 novembre 2013
- Xbox: 15 novembre 2001 – 22 novembre 2005
- Xbox 360: 22 novembre 2005 – 22 novembre 2013
- Xbox One: 22 novembre 2013
- Nintendo GameCube: 14 settembre 2001 – 19 novembre 2006
- Nintendo Wii: 19 novembre 2006 – 18 novembre 2012
- Nintendo Wii U: 18 novembre 2012 – 3 marzo 2017
- Nintendo Switch: 3 marzo 2017
I dati relativi a Xbox One e PS4, per quanto provvisori, ci danno già una certezza: a meno che Xbox Series X e PS5 non escano rispettivamente il 22 novembre 2021 e il 15 novembre 2021 (e sappiamo già che non sarà così), infatti, nessuna delle due arriverà a un ciclo vitale di otto anni, fermandosi ai proverbiali sette.
Ha poco peso, in questo grafico, il dato di Wii U: il ciclo vitale così breve è infatti legato soprattutto all’inciampo della casa di Kyoto nella commercializzazione della sua piattaforma, che come ricorderete finì abbandonata dai third-party, con la sua idea del paddone che venne affinata e resa finalmente accattivante dalla ben più brillante Nintendo Switch.
Se, tuttavia, sommiamo gli anni compiuti dalle singole generazioni già concluse e dividiamo il valore per il numero delle generazioni coinvolte, otteniamo che la durata media del ciclo vitale è pari a 5,6 anni. Se escludiamo i due estremi (prendiamo come riferimento Xbox con soli quattro anni e Xbox 360 con ben otto), la media che otteniamo è di un ciclo vitale di 5,1 anni. Il che ci dice che, se davvero le prossime console dovessero rimanere sotto i riflettori per il tempo suggerito dai rumor delle scorse ore, in realtà si tratterebbe solo di una conferma importante, anche se con una flessione rispetto a quanto fatto da PS4 e Xbox One – con l’aiuto delle eredi potenziate. Eredi potenziate che, oltretutto, potrebbero farsi strada anche nella next-gen.
Quindi cosa aspettarsi da PS5 e Xbox Series X?
La sintesi è che la next-gen potrebbe avere un ciclo vitale più corto delle console che l’hanno immediatamente preceduta, ma in linea con la media di quanto visto dall’avvento di PlayStation sul mercato in poi. Questo, però, in un mercato in continua mutazione per molteplici fattori.
Il primo, è che per quanto Google Stadia sia molto brava a farcelo dimenticare, vivendo fin dal day-one nel controsenso di essere nata morta e soccorsa peggio – almeno per il momento – stiamo campando nell’epoca del cloud gaming. Se Google è partita in salita e con la quinta inserita, con i risultati che abbiamo visto, sia Sony fin dai tempi di Gaikai che Microsoft con il suo Project xCloud vogliono avere un ruolo importante sulla nuvola. Se così non fosse, la compagnia giapponese non avrebbe continuato a investire in PlayStation Now e Phil Spencer non avrebbe sottolineato l’importanza dell’arrivo di xCloud in Game Pass il prossimo autunno.
Se è vero che compriamo sempre più giochi digitali e sempre meno copie fisiche e la cosa ormai ci stupisce ben poco, nel prossimo futuro lo sarà anche che ci abitueremo a giocare anche basandoci sempre meno sui confini della singola piattaforma? Sicuramente, è la prospettiva su cui Microsoft sta puntando tutti i suoi soldi.
Già con il passo per cui comprare un gioco su Xbox One ve lo faceva avere anche su Windows 10 e viceversa, la casa di Redmond aveva messo in chiaro di voler offrire un ecosistema più ampio, che andasse al di là del concetto di generazione e ciclo vitale. Una cosa rimarcata dallo Smart Delivery e dall’idea di Spencer di far uscire come cross-generazionali tutte le produzioni Xbox Game Studios nei primi due anni, privando Series X di esclusive solo sue.
Per quanto a suo modo attenta al cloud, ma in modo molto meno rumoroso, anche Sony si è già espressa chiaramente sul concetto di generazione – e di conseguenza di ciclo di una console: vuole che PS5 possa avere giochi che girano solo su PS5, il che significa che i suoi first-party appositamente sviluppati non potranno accomodarsi, downscalati, su PS4, perché mancherebbero comunque di qualcosa. Una visione in contrasto con Spencer che rimarca che realizzare una produzione cross-gen non sia certo una zavorra per la macchina più prestante, proprio come rendere un gioco scalabile su una vecchia scheda grafica non lo renderebbe meno prestante su un PC con 8 GB di VRAM.
Il secondo fattore, è che per ammissione di alcuni addetti ai lavori stessi (pensate a PlatinumGames), probabilmente è legittimo non aspettarsi un salto tecnologico impressionante come ci è capitato in passato, ad esempio, quando passammo dalle due alle tre dimensioni. Se l’arrivo della profondità aprì prospettive nuove e tutte da scoprire, ora abbiamo già prodotti che sfiorano il fotorealismo, espressioni facciali sorprendenti, ambienti di gioco ricchi e titoli che, se ben ottimizzati, garantiscono dettaglio e fluidità.
Si potrà andare a rimarcare ancora di più questi pregi e a rendere i numeri più prestanti, ma l’effetto wow sarà più per gli occhi allenati che per tutti, come spiegava Atsushi Inaba. A riprova di ciò, Phil Spencer ammette che non è facile spiegare in cosa consisterà la next-gen, entrambi i produttori sottolineano che il passaggio agli SSD renderà le esperienze prive di caricamenti come mai prima d’ora, ma le spiegazioni su come questo avvenga lasciano piuttosto tiepido (e giustamente) il consumatore medio – ricordiamoci la presentazione tecnica di Mark Cerny.
Insomma, tutti vogliono PS5 e Xbox Series X, ma a parte la tech demo di Unreal Engine 5 e la vivacità del prossimo Ratchet & Clank che hanno avuto reazioni molto positive, è difficile stupirsi quando si assiste all’incolonnarsi di commenti molto simili che si chiedono, davanti a trailer e gameplay di titoli vari, «ma questa è next-gen? Sembra PS4/Xbox One».
Cambierà la fluidità, certo. A volte arriveremo a 120 fps. A volte neanche a 60 fps. I 4K e 60 fps, ci è già stato detto, non sono da intendersi come standard minimo di entrata nella gen, ma ogni sviluppatore deciderà come ottimizzare i suoi prodotti. Quindi cosa definisce davvero il fatto che a fine 2020 entreremo in una nuova generazione? Definisce, probabilmente, che il prossimo sarà il ciclo vitale che più di tutti accetterà il cambiamento del mercato.
Rimanere unici, ma adattandosi
A Nintendo della corsa ai teraFLOP non frega niente. Se gliene fosse fregato, avrebbe rischiato di non dare i natali a un gioiellino come Switch, perché costretta a scalare generosamente le sue performance per assicurarsi l’utilizzo ibrido. Eppure, sono mesi su mesi che si inseguono rumor su una possibile Nintendo Switch Pro, che in realtà sarebbe una sorta di next-gen della casa di Kyoto. Cosa significa? Significa che anche quando sei il maestro della differenza, quando incarni la Nintendo Difference, ci sono regole non scritte che ti suggeriscono che entro alcuni intervalli devi aggiornare le componenti dei tuoi hardware, per rimanere appetibile sul mercato. In qualche modo, ti adatti.
E adattamento è anche una delle parole chiave che ci sentiamo di usare sulla next-gen di Sony e Microsoft. Se i rumor su una Xbox Series S che sarebbe più economica e meno potente sono ormai diventati un ritornello, la compagnia nipponica ha già messo in campo due PS5: una per chi gioca su copia fisica e una per chi vuole solo i giochi in digitale.
Se la modularità di potenza per ora non è contemplata, PS5 arriverà sul mercato già con due diverse varianti, che strizzano l’occhio a pubblici che non sempre si compenetrano (è lo stesso per Switch e Switch Lite, se ci pensate), e che evidenzia l’aver fatto propria la consapevolezza dell’andamento dell’industria: avreste immaginato, nel 2013, che nel 2020 sarebbe stato possibile lanciare una nuova PlayStation digital-only, con buona pace dei giganti del retail? Siate sinceri, su.
Per questo, per quanto possiamo arrovellarci a chiederci cosa possa significare un ciclo vitale più breve per le nuove console, difficilmente riusciremmo a inquadrare una risposta che centri tutti i punti della questione – proprio come nel 2013 non avremmo immaginato GameStop e i suoi fratelli annuire di fronte a una PlayStation 5 che non varia sulla potenza, non varia sul colore della scocca, sul taglio della memoria di archiviazione – no, lo fa nella scelta del formato fisico o digitale, e lo fa nei tempi dei Blu-Ray e dei giochi che pesano in media 40 GB.
Sarà una generazione che dovrà convivere con il cloud. Con la possibilità di scelta tra modelli diversi. Probabilmente, vedrà l’arrivo di altre potenziate mid-gen, mentre la tecnologia a cadenza annuale sarà ancora di più una costante in molti altri campi. E, se in mezzo a tutto questo PS5 e Xbox Series X non saranno in grado di adattarsi, è possibile che possano correre il rischio di sapere di stantio ben prima dei profetizzati cinque anni.
La media ci ha svelato che potenziali cicli vitali di cinque anni sarebbero in linea con la storicità delle console, per quanto ridotti rispetto a quanto fatto da PS4 e Xbox One. Tuttavia, lo scenario ci dice che sarebbero cinque anni con necessarie alte capacità di adattamento, per un salto generazione privo di effetti “wow” da colpo d’occhio, ma con la volontà di dare fin da subito possibilità di scelta tra modelli diversi per soddisfare eterogenee esigenze.
E se nel 2013 difficilmente avremmo immaginato uno scenario iper-digitale per PS5 e Series X, viene da domandarsi dove saranno arrivate le esperienze di gaming prive dalla barriera della singola piattaforma e dell’hardware in locale, da qui al 2025. O, se i rumor si sbagliassero, da qui al 2027.
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