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RECENSIONE

Pokémon Unite | Recensione – Ma quindi è un pay-to-win?

Giocare a Pokémon Unite è divertente. Capire come si spendono le sue tra valute... un po' meno.

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a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

Informazioni sul prodotto

Immagine di Pokémon Unite
Pokémon Unite
  • Sviluppatore: TiMi
  • Produttore: The Pokemon Company, Nintendo
  • Distributore: The Pokemon Company, Nintendo
  • Piattaforme: SWITCH , MOBILE
  • Generi: MOBA
  • Data di uscita: 21 luglio 2021

Sto macinando partite su partite di Pokémon Unite, da quando il gioco è uscito. Eppure qualche tempo fa mi ero ripromesso di abbandonare i moba, o almeno quelli di un certo tipo. Quelli in cui giochi anche per 50 minuti una partita che è persa dopo i primi 10, solo perché gli alleati non vogliono arrendersi per trollare gli altri.

Oppure quelle che in cui a tre quarti della partita trovi un compagno di squadra che abbandona perché convinto di essere troppo forte per gli altri scarsoni con cui gioca, e poi perdi. I moba hanno da sempre avuto un grande problema con le community. Come ogni piattaforma accessibile a tutti (leggi: gratis), ci entrano letteralmente tutti. È bello perché puoi giocare con chiunque, ed è brutto perché ti ritrovi a giocare con chiunque.

Vanno prese così le community dei videogiochi multiplayer online, che siano gratis o meno, perché nonostante gli sforzi dei team di sviluppo nel limitare la tossicità attraverso sistemi di report per i giocatori scorretti e penalità agli stessi, ci sono fenomeni che non si possono arginare.

Mi sto fiondando su Pokémon Unite in ogni momento libero per due motivi: le partite durano dieci minuti e non si può dialogare con gli altri giocatori tramite chat. C’è la chat vocale ma può essere disattivata (e fuori dalla partita non funziona) ed i messaggi sono quelli rapidi preimpostati dal gioco, innocui e atti solo a comunicazioni sommarie.

E questa è una situazione molto intelligente per un moba. Anche dopo aver subito una partita tremenda si sono persi al massimo 10 minuti, non c’è frustrazione ma, anzi, la voglia di ripartire subito. E per i giocatori ancora più occasionali ci sono le partite da 5 minuti in arene diverse, che si giocano 3v3 o 4v4, con nuovi Pokémon selvatici e dinamiche di mappa specifiche. Chiaramente l’obiettivo è quello di costruire un’esperienza di gioco cucita addosso a smartphone e tablet. Ma nonostante ciò, l’esperienza su Nintendo Switch è divertentissima e niente affatto secondaria.

Pokémon Unite è semplice da approcciare per una serie di motivi. Il primo è la citata durata delle partite, che sicuramente non scoraggia anche eventuali giocatori novizi. Poi ci sono i Pokémon stessi, che hanno tre abilità in tutto compresa la mossa Unite, la classica “ultimate”, “ultra” o come siete abituati a chiamarla in altri giochi simili. Il tutto in un sistema di gioco che più comprensibile non può essere: livella, sconfiggi gli altri Pokémon, butta a canestro i punti che raccogli nella mappa.

Ma, dopo già le prime partite, i giocatori più esperti cominceranno a trovare una serie di elementi molto interessanti da studiare, da capire e fare propri. Questo è il grande trucco di Pokémon Unite: è fatto per una partitella al volo, ma c’è anche carne sul fuoco per chi vuole rimanere oltre.

Pokémon Unite, il moba per tutti anche se non siete fan dei Pokémon

La mappa principale, quella in cui si giocano match standard e classificati, è composta da due lane e una zona centrale che rappresenta di fatto una gigantesca giungla. I Pokémon sono divisi in cinque ruoli: attaccanti, difensori, supporter, speedster (attaccanti molto veloci, adatti alla giungla) e quelli bilanciati che fanno di tutto un po’. La squadra ideale consta di un Pokémon per tipo, ma niente vieta ai giocatori più esperti e smaliziati di sbizzarrirsi un po’ e provare combinazioni inedite.

L’obiettivo, come detto, è quello di buttare i punti Aeos a canestro. Le zone dove schiacciare però si rompono una volta infilati un certo numero di punti, e si deve avanzare ulteriormente verso la base avversaria. Questo significa che più si è in vantaggio e più in realtà si rischia, perché per ottenere altri punti bisogna scoprirsi di più andando più avanti sulla mappa.

Questo limita fortemente la classica spirale esplosiva dei moba dove i punti esperienza sono individuali (la grande intuizione di Heroes of the Storm fu proprio l’esperienza cumulativa), e nelle mie oltre 100 partite effettuate solo in un paio di casi il risultato era già segnato dopo i primi minuti.

Quindi si farma, si combatte di tanto in tanto per difendere le zone, si avanza e si cerca di limitare l’avanzata degli avversari. Nella mappa ci sono anche i classici boss che aiutano la squadra che riesce ad abbatterli: Rotom dona cento punti e rende tutti i canestri più veloci da schiacciare, mentre Drednaw dona esperienza a tutti e uno scudo che assorbe i danni per qualche tempo. C’è anche Zapdos che plana al centro della mappa quando la partita è nel cosiddetto “final stretch”, ovvero negli ultimi due minuti.

In questa fase della partita tutti i punti che vengono consegnati sono raddoppiati, e sconfiggere Zapdos dona ad ogni Pokémon della squadra 50 punti Aeos e rende tutti i canestri avversari più facili da schiacciare per qualche secondo. Assicurarsi il leggendario Pokémon elettrico significa in molte partite avere la possibilità di ribaltare anche in maniera clamorosa il risultato, perché con un buon teamfight collettivo si riesce a fermare tutto il team avversario e collezionare anche qualche centinaio di punti in poco tempo.

Effettivamente la fase finale della partita è, al momento, troppo incentrata sul vincere lo scontro con il leggendario di prima generazione. Da un lato è un bene perché, anche considerato che il punteggio non è mai visibile durante la partita, si possono ribaltare scontri anche all’ultimo secondo e questo aggiunge imprevedibilità al match. Dall’altro il rischio è quello che il bonus fornito da Zapdos diventi un exploit troppo devastante, soprattutto nei match competitivi ad alto tasso di skill dove i giocatori fanno sul serio.

Al momento, per quella che è la mia esperienza, funziona tutto notevolmente bene. Anche quando si viene accreditati come in vantaggio netto non bisogna mai abbassare la guardia, e questo rende le partite sempre eccitanti, dieci minuti di puro divertimento e concentrazione fino alla fine. Anche dopo le sonore sconfitte mi ritrovo sempre in lobby a partire con un’altra partita il più in fretta possibile.

Anche perché Pokémon Unite è pure solido. Fila liscio a 60fps anche in mobilità, la connessione regge sempre il colpo sia cablata che wireless, e gestire le lobby dei giocatori è semplice. Ecco, quest’ultimo dettaglio è importante soprattutto per chi viene da esperienze online Nintendo che, quasi sempre, non si sono rivelate all’altezza dei marchi che portavano.

Ci si può connettere tramite account Nintendo, ma Pokémon Unite ha anche un suo ID che è utile soprattutto per il crossplay, oppure si può aggiungere tra gli amici uno dei giocatori incontrati nelle partite precedenti. Tutto questo senza nessun intoppo, mai. Abbiamo giocato anche in live insieme su Twitch, ci siamo aggiunti tra gli amici e abbiamo giocato insieme anche dopo. In nessun altro videogioco online apparso su Nintendo Switch è possibile farlo con tale naturalezza. Giusto in Fortnite forse che, guarda caso, non è un first party.

Pad alla mano il gioco è prefetto, perché integra perfettamente i comandi touch di giochi simili su mobile per cucirli intorno al controller, che siano Joy-Con o Controller Pro. La mira assistita aiuta a giocare velocemente e rende le partite accessibili a tutti, ma ci sono tante impostazioni per chi vuole differenziare il proprio gioco, migliorare, o in generale avere un’esperienza più adatta a sé.

Si può arrivare anche a togliere del tutto l’autoaim, passando per una serie di impostazioni che vanno dalla scelta per punti vita rimanenti, vicinanza (con anche la distanza massima di ingaggio) e tanto, tanto altro.

Tutto bello, quindi? Non esattamente.

Roster e sistema economico: si poteva fare di meglio?

Come in ogni moba bisogna notare un certo sbilanciamento in quanto a potenza dei Pokémon nel roster, che attualmente sono venti (Gardevoir è stato aggiunto nel momento in cui scrivo). Una cosa che succede in ogni titolo del genere, ma in questo caso pesa ancora di più per via del numero esiguo di personaggi al lancio, che pure è perfetto però per districarsi bene nel gioco.

Pikachu e Zeraora sono al momento i mostriciattoli più odiati dalla community, ai quali si è aggiunto Absol negli ultimi giorni. Il topastro giallo è il simbolo del franchise, e Zeraora il Pokémon regalato a chiunque abbia fatto accesso nei primi giorni al gioco. Il timore è che ad ogni inserimento di un nuovo Pokémon ci ritroveremo di fronte ad una nuova macchina da guerra per spingerne l’acquisto, salvo poi arrivare il classico nerf nelle prime due settimane. E questo ci porta a parlare del sistema economico di Pokémon Unite, che al momento è il più grande problema della produzione.

Siamo oltre gli standard dei giochi Tencent, perché stavolta siamo di fronte a tre valute diverse, dei menù confusionari e relative spiegazioni su come impiegare le valute talmente raffazzonate e sibilline che, dopo tante ore, anche io faccio fatica a spiegarvelo bene. Ci provo.

Ci sono i gold, la valuta classica con cui si comprano i Pokémon e gli oggetti da equipaggiare agli stessi. Poi ci sono i ticket che si ottengono completando le sfide ed il battle pass (che, anche comprandolo, non ripaga il prezzo una volta completato come ormai è prassi), ed infine le gemme che sono la conversione della moneta reale, con la quale si possono comprare nuovi personaggi al posto dei gold. Un disastro economico al quale si aggiungono i token per potenziare gli oggetti tenuti dai Pokémon, che rappresenta al momento sulla carta l’unica, vera, dinamica pay-to-win del gioco.

Ogni Pokémon può equipaggiare fino a tre oggetti, i quali garantiscono dei bonus e possono essere potenziati di 20 livelli. Velocità aggiuntiva fuori combattimento, scudi, bonus ad attacco e difesa, punti ferita, capacità di colpo critico, e così via. I classici, piccoli, bonus percentuali che sulla carta non cambiano molto, ma che si fanno sentire quando ci si ritrova di fronte a due Pokémon identici ma uno con gli oggetti al minimo e l’altro al massimo del potenziamento.

Vedere un Pokémon che sfreccia via dal fight perché ha potenziato al massimo l’oggetto che gli dona velocità per scappare non è esattamente il picco del divertimento, anche se alla fine conta sempre l’abilità del giocatore. Nonostante gli oggetti diano un bonus reale, giocare male significa perdere nonostante l’accessibilità di Pokémon Unite. Per questo, sebbene lo ribadiamo si tratta sulla carta di un sistema pay-to-win per altro da affrontare con il tedio del farming nel caso non si vogliano tirare fuori soldi, non ritengo ancora il titolo Tencent un gioco che mette eccessivamente all’angolo i giocatori non-premium.

Un sistema che va monitorato, che di sicuro più essere aggiustato al ribasso. Così come tutto il sistema economico, fatto di una masnada di prezzi e valute che sono volutamente confusionarie per spingere in maniera subdola il giocatore a tirare fuori soldi pur di non doversi arrabattare tra conversioni e farming.

Quindi se mi chiedete se Pokémon Unite sia un titolo pay-to-win al momento vi rispondo di no, perché tutto quello che si può ottenere con le gemme (ovvero i soldi) lo si può ottenere giocando tanto e, sostanzialmente, farmando.

Versione recensita: Nintendo Switch

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Voto Recensione di Pokémon Unite - Recensione


7

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • La migliore esperienza online su console Nintendo

  • Divertente e veloce, ma anche strategico e profondo

  • Mira assistita solida e altamente personalizzabile

Contro

  • Sistema economico da rivedere in toto

  • Dinamica pay to win potenzialmente rischiosa in futuro, non adesso

Commento

I moba vanno giocati ed assimilati, per questo ci siamo presi del tempo per dire la nostra su Pokémon Unite – il quale si è rivelato una sorpresa in termini di gameplay, con buona pace dei Pokémon-fan a cui si era gelato il sangue all’annuncio. Un moba realmente accessibile ma allo stesso tempo profondo, per chi vuole investire tempo ed energie nello studio delle sue dinamiche. Con una infrastruttura online, nella gestione della lobby e della lista amici, da cui i team first-party di Nintendo devono solo imparare. Da bocciare invece il modo in cui è composto, ma soprattutto presentato, il sistema economico, un po’ meno la dinamica pay-to-win di cui tanto si chiacchiera in questi giorni. C’è, è reale, ma ancora non così influente da impedire la fruizione del gioco a chi non ha, giustamente, intenzione di spendere un euro in Pokémon Unite.
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