Planet Zoo, visto in anteprima il nuovo gestionale di Frontier
Planet Zoo, di più di uno zoo, di più di un gestionale
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a cura di Matteo Bussani
I titoli gestionali appartengono a una “nicchia” di mercato che non passa mai di moda. Con fasi alterne, e con un ricambio generazionale costante, il numero di persone che si affaccia a questo mondo con una dedizione pressoché totale è sufficiente a sostenere lo sviluppo di un discreto numero di titoli appartenente al genere.
Alcuni giocatori ritornano ciclicamente sui grandi capostipiti che hanno segnato la genesi e il fiorire delle rispettive serie, ma non si fanno sfuggire mai gli ultimi arrivati. Soprattutto quando dietro di essi c’è una azienda come Frontier che sta definendo, titolo dopo titolo, gli standard qualitativi dovunque abbia deciso di mettere mano. Elite e Planet Coaster, sono a loro modo titoli eccezionali che hanno esaltato rispettivamente micro e macrogestione, pur essendo estremamente lontani fra loro.
Planet Coaster è diventato per gli sviluppatori, e quasi inconsciamente per i fan, il punto di inizio di un vero e proprio brand destinato a crescere con nuovi e sempre più interessanti capitoli. Proprio per il nuovo rappresentante dei “Planet”, circa un mese fa, siamo volati a Cambridge dove abbiamo avuto il privilegio di scoprire in anteprima assoluta il loro nuovo capitolo.
Il secondo passo in questa nuova patria dei gestionali si chiama Planet Zoo.
Welcome to the Zoo
Dai Rollercoaster e ai parchi a tema, si passa agli animali e alla ricostruzione dei loro habitat naturali, per un gestionale che vuole alzare ancora una volta l’asticella in questo genere. Ma quali sono gli ingredienti perfetti di questo mix?
Dal costruire un parco dei divertimenti, fatto di macchine e attrazioni, al realizzare un vero e proprio zoo, passano sostanziali differenze. Se costruisci un ottovolante può rompersi, può passare di moda, può essere da sostituire, ma con gli animali la complessità viaggia su tutta un’altra scala. Ogni animale ha un comportamento che dipende dalle reazioni sociali dei suoi simili, dalla conformazione dell’ambiente, dalle condizione climatiche, dalla sua attitudine definita dal codice genetico e da un paio di variabili apparentemente randomiche.
Il cerchio della vita
Frontier parte dalla caratterizzazione fedele del singolo animale per costruire ambienti verosimili, soggetti ai veri problemi tipici di uno zoo. Un bravo gestore deve pensare prima di tutto alla corretta configurazione degli habitat degli animali con le specie compatibili e la perfetta realizzazione dell’ambiente in cui vivono (dalla configurazione del terreno alla temperatura). D’altronde sono proprio gli animali ad essere concettualmente al centro di uno zoo, e tutto ruota all’interesse che lo spettatore ha nel vedere esemplari ben tenuti, felici in un habitat adeguato per scoprire sempre qualcosa di più a loro riguardo.
Il lavoro di ricerca sulle singole specie, di cui però non sappiamo ancora il numero totale, è stato tenuto dai biologi della facoltà di Cambridge e, sottoforma di schede, ha dato le linee guida per la definizione dei pattern comportamentali dei singoli personaggi, così come di tutte le altre caratteristiche.
Animazioni per ogni animale
Gli alberi di programmazione dedicati ai singoli animali sono sorprendentemente complessi, prevedono centinaia e centinaia di combinazioni, e pensare che essi funzionino per ogni singola creatura ci ha lasciato letteralmente a bocca aperta. Non solo, perché non ci si è risparmiati minimamente né sul dettaglio tecnico, né sulla variabilità fra ogni singolo esemplare, e nemmeno sulle animazioni. Grazie a un intenso lavoro di ottimizzazione su quelle comuni a più specie, c’è stato ampio margine per dedicarsi ampiamente a quelle più caratteristiche di ciascuno. I cuccioli felini, per esempio, se si trovano in coppia si azzuffano, mentre il pavone se a suo agio aprirà la sua folta coda di piume, nello spettacolo di colori che ben conosciamo. E così ne troveremo tantissime altre, per una caratterizzazione che non lascia davvero nulla al caso.
Il lavoro sugli animali non si ferma solo al lato “biologico”, ma anche la resa sonora è stata pensata per offrire il massimo della caratterizzazione allo zoo. In natura, così come anche in cattività, gli animali sono molto meno rumorosi di quanto i vari documentari ci inviterebbero a considerare. Talvolta basta il vento a rendere inudibili gli altri rumori al di fuori dei loro versi. Lasciare però grandi silenzi, in un videogioco, darebbe solo l’impressione di un titolo “rotto” che potrebbe addirittura finire con l’essere considerato frutto di un cattivo lavoro svolto in fase di produzione sonora. Per questo motivo i ragazzi di Frontier si sono presi la licenza poetica di inserire ed esasperare i suoni tipici di alcuni movimenti degli animali (come il rumore dei loro passi o dei movimenti), oltre che i loro versi e, riproporli in un armonioso concerto di suoni.
In questo modo non avremo suoni innaturali, ma sufficienti a dare un certo tono sonoro. Tra l’altro per alcuni suoni particolarmente difficili da trovare o da registrare, si è deciso di lavorare in modo costruttivo. I ragazzi del team audio di Frontier ha pensato a meccanismi in grado di produrre un rumore simile all’originale, campionando così quello fatto in casa decisamente meno costoso. Ci hanno mostrato, per esempio, che alcuni passi sulla ghiaia sono stati realizzati con dei guantoni da box spinti su sassolini.
Non solo uno zoo, ma uno zoo interattivo
E tutto quello che vi abbiamo raccontato riguarda solo il contenuto dello zoo. Tutta la parte di macrogestione è presa dal predecessore, Planet Coaster, pur con le ovvie differenze. La fruizione di uno zoo avviene direttamente dai viali, per cui è opportuno gestire al meglio le aree di contatto fra pubblico e animali, lasciando ampi spazi dedicati, oppure sfruttando vetri specchiati, o tenendo pulite le acque e i vetri che li separano.
Oltre a ciò c’è da tenere in considerazione il meteo dinamico, che non avrà solamente influenza sugli accessi e la grafica, ma anche sul terreno che va ad accumulare neve o pozzanghere a seconda delle condizioni atmosferiche.
Infine, come nella realtà, si possono costruire zoo con stili differenti, da quelli coloniali classici, fino ad arrivare a quelli più esotici realizzati secondo la tradizione africana. Qui sta al direttore decidere come sviluppare il piano edilizio del proprio zoo.
Un ultimo aspetto molto convincente della demo hands off a cui abbiamo assistito è quello tecnico. Nonostante la dicitura pre-alpha e un’uscita che non sembra ancora definita, il prodotto che abbiamo visto girare in real time era davvero impressionante. Il passaggio dal minuscolo dettaglio, curatissimo, alla visione d’insieme tutto tranne che ridotta, ci ha lasciato impressionati e con la voglia di scoprire di più relativamente al nuovo titolo della serie Planet.
+ Tutta la tradizione gestionale della SH
+ Animali realizzati a regola d'arte
Planet Zoo è di più di un videogioco gestionale. E’ uno zoo vero che chiede al giocatore di essere il suo direttore. L’attenzione che c’è negli infiniti dettagli, realizzati con l’obiettivo del realismo, va ben oltre le mire videoludiche e proietta sempre di più Frontier nel moderno Olimpo degli studi di sviluppo. Soprattutto nella categoria di quelli che puntano sempre più in alto, senza però dimenticarsi del pubblico che da tempo ripone fiducia in loro.
Voto Recensione di Planet Zoo, visto in anteprima il nuovo gestionale di Frontier - Recensione
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