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La photo mode di Ghost of Tsushima è un gioco a parte
Sucker Punch ha realizzato una modalità fotografica "dinamica": ma cosa significa e come funziona? Ve lo spieghiamo noi, foto (e video) alla mano!
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a cura di Paolo Sirio
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Sucker Punch
- Produttore: PlayStation Studios
- Distributore: Sony Interactive Entertainment
- Piattaforme: PS4 , PS5 , PC
- Generi: Action Adventure
- Data di uscita: 17 luglio 2020 - 20 agosto 2021 (Director's Cut) - 16 maggio 2024 (PC)
Adesso che siamo ad un passo dalla prossima generazione di console, possiamo fermarci un attimo e prendere in considerazione quello che ne è stato della corrente, e cosa ci rimarrà una volta che sarà ufficialmente terminata. Ghost of Tsushima, in qualità di ultima grande esclusiva PlayStation 4, fa un ottimo lavoro nel definire la nuova funzionalità chiave della sua gen: la photo mode.
Scattare foto in un gioco è una possibilità che, prima di PS4, non avevamo per niente su console, e che è stata resa possibile grazie all’introduzione del tasto Share sul DualShock 4 e conseguentemente di modalità apposite realizzate perché i giocatori si prendessero il tempo necessario per eseguire scatti quanto più belli gli riuscissero.
Sucker Punch è stato uno dei primi team di sviluppo a farlo e, con inFamous Second Son, ha di fatto fornito quello che sarebbe stato per tutti gli altri un autentico layout, uno schema da seguire in modo da coprire il maggior numero di splendidi mondi che, grazie alle capacità delle vecchie nuove console, è stato possibile per la prima volta elaborare pieni di vita e panorami luminosi, nonché portare – in tutte le esclusive PS4 così come, seppur in maniera forse meno raffinata e mainstream – questa opportunità ad una platea quanto più vasta.
Per quanto ci riguarda, siamo stati completamente assorbiti dalla chance di scattare foto dei nostri videogiochi preferiti in questa generazione – giusto per citare un caso recente, abbiamo oltre 200 foto su The Last of Us Parte II – e salutarla con un titolo della bellezza estetica cristallina qual è Ghost of Tsushima, con una photo mode che reinventa quello schema introdotto nel 2014, è una sorta di commiato perfetto al quale non potevamo rinunciare.
Perché è unica
Con Ghost of Tsushima, Sucker Punch si è calata nel contesto dall’inizio alla fine. Il gioco è ispirato ad un certo modo di fare cinema e in particolare a quello di Akira Kurosawa, maestro giapponese della settima arte, e questo ha avuto due conseguenze dirette sul gameplay. La prima è una vera e propria Modalità Kurosawa che non solo consente di giocare il titolo integralmente in bianco e nero, ma anche di fruire di un audio rivisto appositamente per dargli quel suono da tubo catodico anni ’50 sporco e alto come non siamo più abituati ad ascoltarne.
La seconda, come abbiamo avuto modo di approfondire con il Prof. Dario Tomasi dell’Università di Torino, è la photo mode, che ha un tratto a dir poco speciale rispetto a quelle viste negli altri giochi: è dinamica. Questo aspetto non è casuale ma è anch’esso basato sull’ispirazione acquisita da Kurosawa e dai film sui Samurai, che nella lettura e nell’elaborazione del movimento – specialmente quello sullo sfondo – hanno degli autentici capisaldi.
«Per Kurosawa il cinema è letteralmente motion picture, immagine in movimento», ci aveva spiegato, ponendo l’accento sui due termini, il docente di Storia del Cinema. «Nella sua opera il movimento è fondamentale: da quello delle comparse nelle scene di massa a quello del semplice gesto di un singolo personaggio. È attraverso il movimento che crea la tensione delle sue immagini».
Si tratta anche in questo caso di una grossa citazione, volta a riprodurre lo sforzo del regista che voleva creare in origine «quel fondamentale contrasto fra l’azione e la stasi che spesso la precede (vedi l’iniziale duello di Kyuzo ne I sette samurai). Anche quella di stasi e movimento (di attesa per il gesto e sua attualizzazione) dimostra la componente fortemente dialettica del cinema del regista». Già questo, considerando che parliamo di una modalità “accessoria”, basterebbe a nobilitare il lavoro svolto dalla software house di PlayStation Studios – ma c’è dell’altro.
Come forse avrete notato, ci siamo definiti grandi fan delle foto scattate nei videogiochi, ma non specificamente delle photo mode preposte a questo obiettivo. Al di là dei giochi lessicali, questa è una differenza di non poco conto: amiamo scattare foto premendo il tasto Share sul DualShock 4, ad oggi la soluzione migliore in circolazione per questo proposito (e siamo contenti che Xbox Series X abbia preso nota, in tal senso), ma l’idea di accedere ad una modalità apposita non ci ha mai esaltato particolarmente.
Prendendo l’esempio di The Last of Us Parte II, un gioco che si merita fino all’ultimo degli scatti che ci abbiamo realizzato, la photo mode prevede che vi si acceda premendo un tasto ma che, fatta la foto, in uscita dalla modalità, e di per sé già dopo un microscatto, ci si ritrovi nei menu e sia richiesta la pressione di un altro tasto – un altro passaggio mentale di quelli che ti annoi al solo pensiero di compierlo – prima di tornare nel gioco.
Questo, complice il fatto che Naughty Dog abbia realizzato un’interfaccia minimale e tutt’altro che invasiva, ci ha portato spesso ad ignorare la modalità fotografica ed a compiere quegli scatti direttamente in-game, così da liberarci del fastidio dello step aggiuntivo e avere comunque un ottimo risultato.
Ghost of Tsushima fa un passo in avanti notevole in tal senso, e uno di quelli che, al contrario, ci ha avvicinato incredibilmente alla photo mode su PS4 Pro. In virtù dei suoi caricamenti velocissimi, che non abbiamo mancato di sottolineare discutendo delle deliziose attività secondarie come i Racconti Mitici, il salto dal gioco alla modalità fotografica e dalla modalità fotografica al gioco è istantaneo: non c’è alcun tempo d’attesa, neppure risibile, e soprattutto non c’è alcun menu intermedio. Basta premere prima la croce direzionale a destra per entrarci e poi il cerchio per uscirne, e si è subito pronti a compiere l’azione desiderata.
Era esattamente quello che ci serviva per avvicinarci alla modalità, abbattendo così l’ultima remora di una mente pigra e frettolosa come la nostra, insieme ad un ventaglio di opzioni dalla profondità e dalla varietà impressionante. Conoscendoci avremmo scattato ugualmente centinaia (sic) di foto anche senza, visto che l’UI a scomparsa anche quando compare è delicatissima, ma vuoi mettere farle come un vero pro?
Come funziona la Photo Mode di Ghost of Tsushima
Se le premesse sono buone, l’applicazione della photo mode di Ghost of Tsushima è ancora meglio. Come vi mostriamo nel breve video in basso, la modalità fotografica imbastita da Sucker Punch ha una serie di tocchi raffinati (e un solo contro, nella nostra prova) che la rendono un’esperienza da provare assolutamente, che siate o meno appassionati di fotografia videoludica.
Come funziona la magnetica photo mode di #GhostOfTsushima su PS4 Prohttps://t.co/8gjaTsO5R4 pic.twitter.com/4J9xR8xDgd
— Paolo Sirio (@paolosirio) July 20, 2020
Partiamo dall’inizio della clip. Lo studio PlayStation ha pensato bene di aggiungere una voce «Carrellata» che tiene conto dei setup prestabiliti di una nostra inquadratura cui potremmo essere particolarmente legati, con la possibilità di aggiungerne di molteplici, in modo da ottenere subito il risultato desiderato non appena aperta la modalità.
Lunghezza focale, Ruota, Profondità di campo, Distanza Focale, Correzione Colore e Preferenze di Esposizione sono gli strumenti (per quanto estremamente precisi) tipici da photo mode, quelli con cui probabilmente non è il caso di smanettare troppo se non si ha una certa familiarità con la modalità; nel nostro caso abbiamo giocato con la profondità di campo – perché avere la pampa sfocata (o uno qualunque degli altri panorami lussureggianti del gioco) sullo sfondo può creare un effetto niente male – e con la correzione del colore, che è basata sulle stagioni e cambia radicalmente le tinte di una foto, da caldo a freddo in un attimo e non solo.
La photo mode di Ghost of Tsushima è quanto di più on topic si sia visto in questa generazione di console, e in tal senso la chiude a meraviglia. Difficilmente ci era capitato di assistere ad un lavoro così coerente dall’ispirazione all’esecuzione, partendo da un “semplice” omaggio a Kurosawa fino ad arrivare a dettagli come un’intera modalità fotografica incentrata sulla filosofia di cinema dello storico regista (e della sua corrente). Il risultato è molto meno “filosofico” e teorico di quanto si possa immaginare, però, perché il modo in cui Sucker Punch l’ha portato alla vita lo rende non solo bello da concettualizzare ma anche comodo da mettere in pratica, ed è forse questo, alla luce delle tante meccaniche che mette sul tavolo, il suo più grande successo.
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