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Pro
- Finalmente Onimusha 2 su console moderne.
- Buon lavoro di maquillage.
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Contro
- Riuscirà a pareggiare l'offerta ludica di titoli più moderni?
Conclusioni Finali di SpazioGames
Informazioni sul prodotto

- Sviluppatore: Capcom
- Produttore: Capcom
- Testato su: PS5
- Piattaforme: PS4 , XONE , PC , SWITCH
- Generi: Action Adventure
- Data di uscita: 23 maggio 2025
Quando abbiamo ricevuto il codice finale di Onimusha 2 Samurai's Destiny, ci siamo detti che la restaurazione di Capcom continua – e sinceramente non potremmo esserne più felici, visto che stiamo parlando di uno degli attori principali del mercato videoludico giapponese e mondiale da diversi decenni.
Dopo gli anni bui di Resident Evil 6 e un paio di Devil May Cry un po' così, la Capcom dell'ultimo lustro abbondante ha deciso di fare le cose per bene, portando avanti tutti i suoi franchise con episodi convincenti, premiati tanto dalla critica quanto dal mercato.
Dopo Monster Hunter Rise, il trittico di remake dedicati a Resident Evil e Dragon's Dogma II – e in previsione del lancio, nel 2026, del remake di Onimusha – ecco giungere la rimasterizzazione di Onimusha 2, a cui stiamo giocando già da qualche settimana.
Oggi, siamo qui per raccontarvi le nostre prime impressioni.
Cenni storici
Pubblicato tra marzo ed ottobre del 2002 in tutti i territori, partendo dal Giappone natio fino ad arrivare alla nostra Europa, Onimusha 2 Samurai's Destiny era un seguito furbo del primo capitolo della saga Capcom, perché, pur ricollegandosi direttamente agli eventi raccontati nel predecessore, cambiava protagonista e non richiedeva di aver giocato al primo episodio per comprendere a pieno la trama, che comunque era tutt'altro che ingarbugliata.
Stiamo d'altronde parlando di un action game in terza persona vecchio stile che, in linea con i congeneri dell'epoca, non necessitava di chissà quale colpo di scena per attrarre l'attenzione dei giocatori.
La narrativa del gioco, assolutamente non modificata da questa rimasterizzazione, ruotava intorno alla storia di Jubei Yagyu, unico sopravvissuto di un villaggio distrutto dagli scagnozzi di Nobunaga Oda, ed al suo inevitabile percorso di vendetta, che lo avrebbe portato, insieme a diversi compagni, a fronteggiare orde di demoni e di umani dalle intenzioni anche peggiori.
Sviluppato in contemporanea con il primo episodio, Onimusha 2 puntava ad ampliare e migliorare le meccaniche di gioco viste nel capostipite, riuscendo perlopiù nel suo intento e rivelandosi, a conti fatti, il classico sequel più grande, rifinito e divertente dell'originale, col quale pure condivideva tantissimi aspetti di gioco.
La scelta di Capcom di portarlo all'attenzione di una nuova generazione di giocatori appare allora quanto mai sensata tanto nelle modalità dell'operazione in sé, con un costo non eccessivo ed un lavoro che, da queste prime ore, sembra più che discreto dal punto di vista del recupero filologico – dato che il gioco non era mai stato ripubblicato in 23 anni e che risultava al momento ancora intrappolato nella sua esclusività per PlayStation 2.
Niente è cambiato, ma non è un male
Oggi come allora, le somiglianze tra questo franchise e quello di Resident Evil appaiono evidenti, e se, da un lato, questo aspetto potrebbe limitarne l'appeal verso quanti mal digeriscono le prime avventure a base di zombie pubblicate da Capcom, dall'altro non solo bastò a decretare il successo di Onimusha vent'anni fa, ma oggi fa sì che questo episodio (come d'altronde il primo), abbia da giocarsi anche la carta della nostalgia, visto quanto il franchise di Resident Evil sia cambiato rispetto ai titoli dei primordi.
Il numero ridotto di nemici, capaci però di mangiare via grosse fette della barra della salute del protagonista, la risoluzione di puzzle ambientali alternata ai combattimenti, la presenza di erbe per ripristinare la salute ed un approccio più ragionato tanto al combattimento quanto all'avanzamento sono solo alcuni degli elementi che accomunano le due saghe – e che rendono Onimusha 2 sufficientemente diverso dai titoli odierni da attirare anche l'attenzione dei più giovani, probabilmente meno usi a certi stilemi di gameplay.
Per chi, come chi vi scrive, avesse invece già completato il titolo all'epoca della sua prima pubblicazione, questa seconda run appare più come una rimpatriata con gli amici del liceo o un ritorno ai tempi in cui, nel bene e nel male, gli action game erano più lineari e concettualmente semplici.
Ne abbiamo avuto un assaggio con il recente rifacimento in Unreal Engine 5 di Ninja Gaiden II Black, a testimonianza della vasta platea su cui questa tipologia di titoli può ancora contare.
Oggi come allora troviamo apprezzabile la leggera virata di questo sequel verso meccaniche ruolistiche che, pur solo accennate, aggiungono profondità all'esperienza, dalla raccolta di gemme utili a potenziare vari aspetti del personaggio (barra della salute, abilità magiche, armi ed equipaggiamento), alla presenza di semplici missioni secondarie, passando per la possibilità di creare un rudimentale rapporto con i co-protagonisti che accompagneranno Jubei nel suo percorso di vendetta.
Maquillage necessario
Ci soffermeremo meglio in sede di recensione sugli aspetti tecnici di questa rimasterizzazione, ma l'impatto iniziale è buono: l'innalzamento della risoluzione, che era il minimo indispensabile visti gli anni intercorsi, ha donato nuova luce ad un gioco il cui comparto tecnico seppe fare la sua bella figura anche all'epoca della prima pubblicazione.
Interfaccia, font, sfondi, modelli dei personaggi, ambientazioni, sono adesso in alta risoluzione, e basta una rapida occhiata ad uno screenshot comparativo per accorgersi dell'enorme differenza con l'originale.
Gli aggiustamenti alla quality of life che abbiamo maggiormente apprezzato balzano subito all'occhio, ovvero la funzione di autosalvataggio, che riporta il gioco nel gaming moderno, e la possibilità di cambiare arma al volo alla semplice pressione di un tasto, senza passare dal menu e spezzare l'azione di gioco.
Al giorno d'oggi potrebbero essere viste come il minimo sindacale, ma entrambe migliorano consistentemente l'esperienza di gioco e consentono di goderselo al meglio, mentre abbiamo trovato che la possibilità di passare ai 4:3 rispetto ai 16:9 di default rappresenti solamente poco più che una chicca per gli appassionati di vecchia data, visto il ratio nativo dei televisori odierni.
Durante le ore in compagnia del gioco, testato in versione PS4 giocata in retrocompatibilità su PS5, non abbiamo riscontrato cali prestazionali o situazioni problematiche, ma anche su questo aspetto torneremo più approfonditamente tra qualche settimana, quando pubblicheremo la nostra analisi completa del prodotto Capcom.