La musica in Assassin's Creed Valhalla, tra Vikings, folk e trascorsi black metal - Speciale
Un viaggio tra musica e tradizioni dell'antico popolo norreno per scoprire chi è Einar Selvik, il nuovo compositore di Assassin's Creed Valhalla
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a cura di Silvio Mazzitelli
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Ubisoft Montreal
- Produttore: Ubisoft
- Distributore: Ubisoft
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , STADIA , PS5
- Generi: Avventura , Gioco di Ruolo
- Data di uscita: 17 novembre 2020
Dopo oltre due mesi dal reveal ufficiale, finalmente abbiamo potuto vedere il primo gameplay di Assassin’s Creed Valhalla, il nuovo capitolo di una delle saghe più importanti di Ubisoft. Questa nuova iterazione ci permetterà di vivere nella suggestiva ambientazione nordica del tardo IX secolo, che, da quanto visto finora nei diversi trailer, sembra ricostruita con grande cura. Abbiamo già avuto modo di provare Valhalla per ben tre ore di gioco, dove vi raccontiamo nel dettaglio ogni aspetto mostrato anche nel trailer dell’Ubisoft Forward. In questa sede vogliamo invece parlarvi di un altro importante elemento della serie, forse un po’ sottovalutato, ossia la colonna sonora.
La musica in Assassin’s Creed è sempre stata un aspetto estremamente curato, con diversi brani che vengono ancora oggi ricordati, come ad esempio le splendide sonorità ispirate ai toni rinascimentali del secondo capitolo con protagonista Ezio Auditore, rimaste impresse nella memoria dopo averle ascoltate mentre si passeggiava tra i tetti di Firenze o i vicoli di Venezia. Ci sono poi le canzoni da marinai del quarto capitolo, Black Flag, i famosi “sea shanties”, canti marinareschi divenuti collezionabili, da trovare sparsi per le isole dei Caraibi e riproducibili sulla Jackdaw dalla ciurma di Edward Kenway. Molti ricorderanno anche la canzone simbolo della serie, il tema Ezio’s Family del secondo capitolo. Le colonne sonore dei vari Assassins’ Creed sono divenute così amate, in sintesi, da meritarsi un tour mondiale chiamato Assassin’s Creed Symphony, un’esperienza tra il visivo e il sonoro con un’orchestra completa e un coro formato da oltre ottanta persone, giunta anche in Italia lo scorso anno.
Molti compositori hanno messo al servizio della saga il loro talento e per Valhalla ne sono stati richiamati due tra i più significativi, che avevano già creato bellissime musiche per i passati Assassin’s Creed. Questi sono Jesper Kyd e Sarah Schachner. Il primo è un veterano della saga, che si è occupato del primissimo capitolo e dell’intera trilogia dedicata a Ezio Auditore, componendo alcune delle tracce più importanti del franchise. La seconda ha fatto il suo debutto in Unity, anche se non come unica compositrice, per poi occuparsi interamente di Origins da sola.
A questi due veterani nel campo della composizione musicale per l’industria videoludica si unirà ora Einar Selvik, al suo debutto in questo ambiente, ma con un bagaglio d’esperienza enorme in fatto di musica e soprattutto di conoscenze sull’antico mondo nordico. La scelta di Ubisoft di coinvolgere Einar Selvik in Assassin’s Creed Valhalla è probabilmente la scelta migliore che l’azienda francese potesse fare e vi vogliamo spiegare il perché.
Chi è Einar Selvik?
Chi di voi segue il mondo delle serie TV probabilmente si ricorderà di aver già sentito il nome di Einar Selvik, conosciuto anche con il suo nome d’arte, Kvitrafn, relativamente a Vikings. Sin dalla prima stagione, il musicista ha contribuito alla colonna sonora dello show con il suo gruppo, i Wardruna, ed è inoltre apparso come attore in ben due episodi della serie: nel sesto della terza stagione e nel sesto della quarta. In entrambe le occasioni, inserito nel contesto del tempo, lo si può vedere cantare alcuni dei brani più significativi dello show.
Nonostante il suo sodalizio con la serie televisiva di History Channel, la carriera di Einar inizia molto prima. Il suo debutto musicale fu come batterista della band black metal norvegese Mortify, ma il gruppo si sciolse dopo solo una demo. Collaborò poi con altre band fino a diventare, dal 2000 al 2004, il batterista dei Gorgoroth, band molto conosciuta sempre nell’ambito black metal. Nel 2003, insieme a Gaahl, all’epoca suo compagno nei Gorgoroth, e Linda Fay Hella, ha fondato la band Wardruna, che è tutt’ora il suo progetto musicale principale.
Nel corso degli anni non si è negato infatti ad altri progetti, come ad esempio la collaborazione, nel 2016, con Ivar Bjørnson, della band metal Enslaved, collaborazione sfociata nell’album Skuggsjá (“specchio” o “riflessione” in norvegese) che unisce i ritmi folk di Einar con la potenza del metal di Ivar. La storia di come è nato quest’album è molto interessante, dato che i due iniziarono a collaborare quando nel 2014 il governo norvegese commissionò loro un pezzo per celebrare l’anniversario dei 200 anni dalla nascita della costituzione norvegese. Quel pezzo fu chiamato appunto Skuggsjá. Da qui i due decisero di trasformare quella canzone in qualcosa di più arrivando, a realizzare ben due album: Skuggsjá, appunto, e Hugsjá, uscito nel 2018.
Einar ha iniziato a collaborare con la serie televisiva Vikings dal 2013, dapprima dando in licenza, per la prima stagione, alcuni brani tratti dagli album dei Wardruna, poi venendo coinvolto attivamente al fianco del compositore Trevor Morris nella realizzazione della colonna sonora a partire dalla seconda stagione.
La cosa più interessante di Einar Selvik è la sua visione del mondo, votata alla ricerca delle tradizioni e della cultura antica del suo popolo. In alcune interviste ha infatti rivelato scherzosamente di essere una sorta di nerd della cultura nordica antica. La passione per la ricerca delle sue radici è stata infatti molto meticolosa. Sin da bambino era affascinato dai racconti antichi sia della mitologia che della storia norrena e da questo amore fanciullesco nacque pian piano il desiderio di saperne sempre di più, di imparare tutto sulle tradizioni della sua terra, in particolare studiando l’Elder Futhark, il più antico degli alfabeti runici.
In diverse occasioni Einar ha affermato di sentirsi molto più vicino a questi antichi insegnamenti, trovandoli molto più profondi rispetto alle visioni del mondo delle religioni monoteiste, in cui tutto è diviso in bianco e nero, bene e male, senza una certa elasticità mentale per valutare aspetti più complessi della vita. Per questo motivo ha elaborato una propria religiosità, che ha molti punti in comune con il paganesimo e l’animismo. Questa ricerca spirituale si è poi riflessa anche sul suo modo di fare musica, portandolo a fondare i Wardruna, così da poter trasmettere con le proprie doti musicali le tradizioni della sua terra.
L’eredità delle rune
I Wardruna sono nati dunque dal desiderio di Einar Selvik di creare una band che aiutasse a riscoprire le radici storiche e culturali del suo popolo, in particolar modo quelle legate alle antiche rune nordiche. Secondo il musicista, molte interpretazioni e documenti sulle rune e sulle usanze dell’antico popolo nordico venivano da monaci o studiosi con un background cristiano che non potevano comprendere correttamente queste arcaiche tematiche, per via del loro punto di vista non così distante. La band non ha mai visto nel successo e nella fama il suo obiettivo principale, ma ha sempre cercato, con i propri brani, di trasmettere i profondi insegnamenti delle antiche credenze nordiche, tramite una musicalità perduta che si rifà alla tradizione della poesia norrena.
Nella musica dei Wardruna troviamo la metrica delle antiche narrazioni nordiche, come l’Edda Poetica; i testi sono infatti un mix di norvegese, antica lingua nordica e proto nordica. Questi sono accompagnati da strumenti tradizionali e persino da sonorità prese dalla natura, come lo scorrere dell’acqua o il rumore del vento. Il risultato è qualcosa di unico, un mix tra musica folk pagana e un antico rituale shamanico.
La fedeltà alla tradizione voluta da Einar e dalla sua band è talmente elevata che persino gli strumenti utilizzati appartengono tutti alle antiche tradizioni nordiche, tra tamburi cerimoniali, corni ricavati dagli animali, arpe costruite unicamente con materiali trovati in natura e così via. Il musicista ha raccontato in alcune interviste che il percorso per arrivare a questo risultato è stato molto lungo, dato che le informazioni sulla creazione e l’utilizzo di strumenti così antichi erano ben poche. E non trovando nessuno in grado di costruirli nella maniera voluta dalla tradizione, ha addirittura deciso di provare a farseli da sé, fino a quando non ne è stato soddisfatto.
Il tamburo che Einar utilizza è stato realizzato con vera pelle di cervo, che Einar ha cacciato insieme a un cacciatore professionista, per poi provvedere da solo alla lavorazione della pelle in un processo molto lungo, ma che alla fine ha dato vita al suo strumento. Einar, nella sua visione animista, sente che ogni cosa ha il suo spirito, compresi gli oggetti che più hanno significato per le persone. Così anche il suo tamburo ha un’anima, ossia quella dell’animale trasferitasi al suo interno. Proprio per questa profonda ricerca, tra la formazione della band, avvenuta nel 2003, e l’uscita del primo album, del 2009, sono passati ben sette anni.
Allo stato attuale i Wardruna hanno composto quattro album, con un quinto che originariamente doveva uscire quest’anno, ma a causa delle complicazioni dovute alla pandemia è stato rimandato a gennaio 2021. Sicuramente i primi tre album sono i più importanti: fanno parte di un ciclo dedicato alle rune, dove ogni disco si concentra su 8 delle 24 rune totali. Questo trittico si chiama Runajold (suono delle rune) con un sottotitolo che distingue i temi trattati in ciascun album. Il primo, Gap var ginnunga, è uscito nel 2009 e introduce il tema runico legato alla creazione.
Il secondo, Yggdrasil, è legato alla crescita e alle radici spirituali nordiche, anche con canzoni dedicate ad alcune delle più famose divinità norrene quali Odino. In questo album troviamo la canzone Fehu, tra le più celebri e usata anche in Vikings, legata al significato di cui la runa è portatrice: la ricchezza, che può essere un’arma a doppio taglio per l’uomo accecato dall’avidità. Nel 2016 è infine uscito l’ultimo album della triade, intitolato Ragnarok e dedicato alle tematiche di morte e rinascita. Nella filosofia dei Wardruna il Ragnarok non è sinonimo di apocalisse e distruzione, così come spesso è stato interpretato, ma è un simbolo di rinascita e di trasformazione, rappresentate nell’immagine realizzata per la t-shirt ufficiale dedicata all’album: un seme che germoglia sopra la scritta Ragnarok.
Einar ha affermato che se dovesse riassumere in una parola l’intera trilogia, questa sarebbe “natura”. Una parola da intendersi in tutte le sue accezioni, sia come natura umana che come realtà estranea agli uomini, e di cui ogni canzone analizza un aspetto.
Il quarto album, intitolato Skald (dalla parola che indicava gli antichi poeti nordici) è un album acustico che reinterpreta alcune delle vecchie canzoni, mentre ne introduce di nuove che rendono omaggio alla tradizione orale antica, con brani che fanno riferimento a storie narrate nelle ancestrali corti vichinghe, come la saga di Ragnar Lothbrok o il Vǫluspá (o “Profezia della Veggente”, che parla della creazione e della fine del mondo) o che rimandano a figure come Bragi Boddason, il primo poeta nordico di cui sia rimasta testimonianza scritta.
Con queste premesse e la sua vasta conoscenza delle tradizioni e della cultura nordica antica è ora chiaro il motivo per cui Ubisoft si sia affidata proprio a Einar Selvik per rendere la colonna sonora di Assassin’s Creed Valhalla il più fedele possibile all’epoca storica in questione.
Il trailer di gameplay mostrato all’Ubisoft Forward, se ci fate caso, ha come musica di sottofondo un tema dalle tonalità molto simili a quelle ascoltate nella musica di Einar e dei Wardruna in generale (specialmente quando vengono spiegati i raid). Non ci sono ancora dettagli precisi sulla colonna sonora di questo nuovo capitolo, ma al momento Ubisoft ha rivelato soltanto che entro fine anno verrà rilasciato un EP con sette canzoni su Spotify e iTunes, dove saranno presenti diversi pezzi originali realizzati dai Jesper Kyd e Sarah Schachner e una canzone realizzata completamente da Einar per il gioco. Immaginiamo che a ridosso dell’uscita di Valhalla arrivi anche una versione più corposa della colonna sonora, come avviene di consueto, che strizzerà l’occhio agli appassionati.
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Tralasciando dibattiti vari sul gameplay di Assassin’s Creed Valhalla, siamo convinti che la collaborazione che Ubisoft ha messo in piedi con Einar Selvik sia stata la scelta migliore che si poteva fare per una colonna sonora davvero epica. Il musicista, come abbiamo visto, è una persona che ha dedicato tutta la sua vita a divulgare con la sua musica le antiche tradizioni norrene. Chi dunque meglio di lui può occuparsi, insieme ai due veterani Jesper Kyd e Sarah Schachner, della realizzazione della colonna sonora per il nuovissimo Assassin’s Creed? Attendiamo di prestare orecchio al gioco completo, il prossimo mese di novembre, per scoprire quanto le sue composizioni avranno aggiunto all’esperienza.
Voto Recensione di Assassin's Creed Valhalla - Recensione
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