Mount & Blade 2: Bannerlord - Provato
Finalmente si ritorna a Calradia, a cavalcare, a combattere e ad assediare in Mount & Blade 2: Bannerlord
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a cura di Daniele Spelta
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: TaleWorlds Entertainment
- Produttore: TaleWorlds Entertainment
- Distributore: Prime Matter
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , PS5
- Generi: Strategico
- Data di uscita: 31 marzo 2020 (Accesso Anticipato) - 25 ottobre 2022
Mount & Blade 2: Bannerlord è un gioco brutto, sporco, pieno di fango fino alle ginocchia, di quelli che nel gergo vengono definiti dei legni. Pensavate che oltre otto anni di sviluppo vi avrebbero garantito un titolo moderno, accogliente e con qualche compromesso che vi facilitasse la scalata verso la corona in questo simulatore di vita medievale? Beh, vi siete sbagliati di grosso. TaleWolrds Entertainment ha infatti preferito rimanere nel solco della tradizione e riprendere la medesima formula che ha garantito al team turco un successo forse inaspettato con il primo Mount & Blade e soprattutto con l’espansione Warband. A noi, sinceramente, va benissimo così e già da questo primo assaggio in Early Access si scorge un potenziale pressoché infinito, come conferma il clamoroso lancio su Steam.
Una Storia tutta da scrivere
Anno 1084, l’impero di Calradia è scosso alle fondamenta da una guerra civile che ha spezzato i domini in tre regni in lotta fra loro. Lungo i confini cresce la pressione delle nazioni indipendenti, pronte a banchettare sulla carcassa di una gloria oramai passata. Mount & Blade 2 è ambientato circa duecento anni prima di Warband e, sotto fittizie spoglie, simula il declino dell’Impero Romano d’Oriente e l’assalto delle tribù barbare, qui ricreate con dei nomi di fantasia da cui traspare comunque con forza il reale background storico.
Le sei fazioni – che diventano otto se si considera l’Impero nelle sue varie parti – sono così caratterizzate da tratti unici, da un modo peculiare di far la guerra, dalla tipologia di truppe a disposizione e da città ed insediamenti dalle architetture specifiche.
Ad esempio, gli Aserai che abitano i deserti meridionali sono i parenti stretti delle popolazioni arabiche e beneficiano di preziosi bonus per le battaglie fra le polverose dune, oltre a possedere una cavalleria cammellata unica. All’opposto, nell’estremo nord vivono i clan dei Battanians – tutti i nomi sono in inglese per ora, vista l’assenza totale di una traduzione italiana – abili arcieri specializzati nella guerriglia fra i boschi, esattamente come le civiltà celtiche e delle isole britanniche. TaleWorlds ha fatto un ottimo lavoro per dare a ciascuna fazione una propria personalità e per conferire al suo mondo di gioco una conformazione geopolitica in continuo movimento esaltata dalla struttura tipicamente sandbox, con alleanze, tradimenti e castelli che passano da un signore all’altro assedio dopo assedio.
Se a livello macro la struttura regge sin da questo accesso anticipato, altrettanto non si può dire per la quest che riguarda in prima persona il giocatore. Lo diciamo senza nasconderci dietro ad un dito: dopo la prima manciata di missioni abbiamo tralasciato la storia per abbandonarci alla totale libertà di essere chi si vuole e dove si vuole in questo lacerato panorama medioevale. Inutile perdere troppo tempo a spiegare le motivazioni errabonde di un protagonista piatto e senza carisma, un personaggio creato da zero la cui vita passata è una pagina bianca di un libro che sarete voi a scrivere riga dopo riga. Questo è l’inizio di un vero e proprio viaggio senza alcuna barriera, un continuo vagare lungo una mappa strategica alla ricerca del prossimo commerciante da aiutare con la sua carovana, della figlia di un contadino da riportare a casa o di un gruppo di banditi da assaltare.
Vassalli e valvassori
Bannerlord è un gioco unico. Trovateci un altro titolo capace di proporre una quest principale trascurabile, una serie obiettivi secondari semplicemente inutili, ripetitivi e proposti da NPC con delle facce a tratti tragicomiche e allo stesso tempo capace di risucchiare ore e ore di gioco senza che ve ne accorgiate. Sì, nella notte sogniamo ancora il vuoto degli occhi di mercati robotici e le loro richieste senza fine, come proteggere l’ennesima carovana o allenare dieci miseri contadini all’uso delle armi. Eppure ogni scusa è buona per partire verso un nuovo villaggio, per cavalcare fra le nevi alla ricerca di quel grano che serve a nutrire il proprio esercito, per culminare alla fine in una sconfinata battaglia campale che coinvolge centinaia e centinaia di milizie. Bannerlord è un inno alla libertà, un’esperienza aperta a qualsiasi tipo di iniziativa.
Superato un tutorial decisamente scarno, ecco che i territori dell’Impero diventano uno sconfinato parco giochi all’insegna del più puro approccio ruolistico. Non stiamo parlando delle numerose statistiche e attributi che contraddistinguono la creazione e la crescita del personaggio e nemmeno della totale personalizzazione dell’equipaggiamento, ma proprio del diventare uno dei tanti ingranaggi che muovono Bannerlord, che sia un commerciante, un mercenario o anche un padre di famiglia. Ad esempio, noi abbiamo passato le prime dieci ore di gioco a rimpinguare le casse dando la caccia ai banditi e saccheggiando qualche carovana sprovvista di protezione. Certo, ci siamo fatti degli inevitabili nemici, ma era una tassa necessaria per accrescere il clan, avere nuove reclute da migliorare e smetterla di andare in giro vestiti come degli straccioni. Va bene che la moda nel medioevo era quella che era, ma una scintillante armatura a placche è decisamente meglio di una misera cotta di cuoio.
Avremmo potuto spendere i primi passi sulle tracce del nostro passato, seguire la storia principale e invece abbiamo optato per una strada più lucrativa, fatta anche di mercato nero e di scambi commerciali più legali, una solida base che ci ha permesso di entrare nelle grazie di un lord della Vlandia, in quel momento in aperta guerra con le regioni occidentali dell’Impero.
L’arte della guerra
Bannerlord è un flusso in continuo divenire, un fiume in cui vieni travolto da delle onde impossibili da controllare, invischiato in faide feudali, compagnie d’arme improvvisate e spedizioni ai confini dei propri regni, costretto a difendere un castello preso d’assalto o ad attaccare un villaggio rimasto indifeso. Ogni scelta ha le sue conseguenze, una catena senza fine di azioni e reazioni che dà la sensazione di trovarsi all’interno di un mondo vivo e non al cospetto di una creatura ferma e che si muove secondo i tempi di chi sta dall’altra parte dello schermo. Il momento culminante è sempre quello della battaglia, fase in cui Bannerlord resta saldamente legato agli schemi dei suoi predecessori. Chi sperava in combattimenti corpo a corpo fluidi e spettacolari, magari in stile For Honor, rimarrà profondamente deluso.
Attacchi e parate sono ancora legati alla direzione in cui viene orientato il mouse e, se all’apparenza sembrano un inno a dei click forsennati, i movimenti nascondono un lato tecnico decisamente profondo, fatto di tempistiche e infinite caratteristiche proprie di ogni arma. Un’ascia è completamente diversa da una spada corta e allo stesso tempo una lunga lancia risulta ottima durante una carica a cavallo, ma è del tutto inefficace negli scontri ravvicinati.
I compromessi per gli ordini tattici da dare al proprio esercito sono pressoché assenti e per guidare le numerose truppe è ancora necessario incrociare tutte le dita sulla tastiera, per imbastire un assalto o per raggruppare la fanteria mentre si indica un punto sopraelevato per i propri arcieri. La soluzione non è proprio comodissima e, almeno in questo frangente, qualche miglioria per l’UI non avrebbe guastato, soprattutto durante gli assedi che coinvolgono svariate centinaia di truppe.
Trovarsi al cospetto di un castello in fiamme, circondato da possenti onagri e trabucchi, mentre i portoni crollano sotto i pesanti colpi di un’ariete è una pura gioia distruttiva, specialmente per gli amanti della storia medievale e della guerra di quegli anni. In questo aspetto, Bannerlord migliora giusto quel che basta rispetto alle sue solide radici e propone un combat system inizialmente difficile da maneggiare, ma in grado di regalare parecchie soddisfazioni con il passare delle ore.
Il futuro di Bannerlord
Veniamo però alla questione più spinosa: riuscirà Bannerlord ad avvicinare una nuova schiera di fan e ad attrarre anche i giocatori meno abituati a questo tipo di opere aperte e senza una reale guida? Difficile dare una risposta ottimista. Se vi è piaciuto il primo Mount & Blade, vi suggeriamo di lanciarvi a capofitto nel nuovo arrivato senza troppe preoccupazioni. Attualmente il titolo è il perfetto prototipo dell’Early Access, è facile che le ventole del dissipatore della vostra CPU trasformino il PC in un elicottero, le texture caricano a fatica appena viene lanciato il gioco e non mancano crash e salvataggi spariti nel nulla. TaleWorlds è a conoscenza delle problematiche e ha subito rilasciato un paio di patch correttive e, vendendo le ottime vendite al lancio e l’importanza della community – asset fondamentale per le future mod – crediamo che anche i contenuti aggiuntivi arriveranno con frequenza nei prossimi mesi. Al di là di queste piccole migliorie, fatichiamo però a trovare quel cambio di passo capace di aprire Bannerlord oltre alla propria – vastissima – nicchia e, se siete rimasti scottati davanti alla rigidità e alla chiusura del primo capitolo, non crediamo che questa nuova versione possa farvi cambiare idea.
+ Assedi spettacolari
+ Totale libertà
+ Un vero gioco di ruolo
- Troppi copia e incolla
- Il tradizionalismo difficilmente attirerà nuovi fan
Mount & Blade 2: Bannerlord è ben lungi dall’essere un gioco perfetto, dal punto di vista tecnico questo Early Access è ancora acerbo e se ci si sofferma sui contenuti effettivi si rimane freddini davanti a quest fatte con lo stampino, città tutte identiche e personaggi che sembrano dei cloni ripetuti infinite volte. C’è ancora parecchia strada da fare. Nonostante questi innegabili difetti, Bannerlord ha un fascino tutto suo e, con ogni probabilità, è tutto quello che i fan di vecchia data desideravano: qualche piccola miglioria, senza che venisse stravolta l’intelaiatura di base. Questo tradizionalismo è sia croce che delizia, fa subito sentire a casa chi ha speso centinaia di ore nel precedente Warband, ma difficilmente riuscirà a convincere gli scettici.
Voto Recensione di Mount & Blade II: Bannerlord - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Mount & Blade è tornato, più imponente di prima
-
Assedi spettacolari
-
Totale libertà
-
Un vero gioco di ruolo
Contro
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Tecnicamente da migliorare
-
Troppi copia e incolla
-
Il tradizionalismo difficilmente attirerà nuovi fan