Man of Medan, il multiplayer che non ti aspetti
Man of Medan svela il multiplayer e tira fuori una carta potenzialmente vincente
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a cura di Matteo Bussani
Un’antologia horror in ambito videoludico è un’idea originale. Nascosta dal più comune fenomeno della serializzazione, questo sistema di pubblicazione non aveva avuto modo di concretizzarsi finora.
Lo hanno fatto con The Dark Picture Anthology i ragazzi di Supermassive Games, che dopo il successo di Until Dawn vogliono continuare sulla medesima strada orrorifica per impressionare e spaventare i giocatori di tutto il mondo.
Il progetto venne annunciato ad agosto 2018 e da quel momento ha attratto su di sé parecchie attenzioni, anche in virtù della sua peculiarità e del ritorno in auge del genere horror, che abbraccia giorno dopo giorno un pubblico sempre più grande.
Il primo capitolo della raccolta si intitola Man of Medan e racconta le vicende intorno al mistero di alcuni relitti marittimi e una nave infestata proprio dall’omonimo personaggio. Il progetto, che abbiamo riassunto rapidamente per chiunque non ne fosse a conoscenza, è stato in realtà mostrato già più di una volta alla stampa. Si configura come una sorta di avventura estremamente votata alla narrativa e dai toni cinematografici che abbracciano registro e regia. Anche il gameplay si vota alla causa e con la dinamica della scelta spinge il giocatore ad affrontare i bivi del racconto, interferendo con la sua tendenza ad adagiarsi sullo scarso dinamismo della pressione dei tasti richiesto con Quick Time Events improvvisi.
In Man of Medan prenderemo le parti di tutti gli attori coinvolti nella vicenda, come marionette ribelli nelle nostre mani. Sopra di noi c’è però un ruolo ben più importante, ovvero chi tira davvero le fila del racconto e dà compimento all’intero intreccio narrativo. E’ il curatore dell’antologia, che racconta la storia che scriviamo. Il suo ruolo rimarrà fisso attraverso l’intera produzione della The Dark Picture Anthology, definendo all’interno della finzione ludica un ulteriore livello di messinscena in un quadro di metanarrativa. Chissà che poi la barriera ludica di questi due piani non vada a sovrapporsi in questo o negli altri capitoli della serie.
Di questo sappiamo effettivamente poco per il momento, perché il gioco si è mostrato a noi nell’evento di prova con una demo che racchiudeva tutte le fasi iniziali dell’avventura. Cominceremo proprio negli anni in cui la realtà è diventata leggenda e l’incidente marittimo ha fatto il suo corso, mentre prendiamo le parti di due giovani marinai della nave Medan. Si tratta del tutorial del gioco, che si conclude con l’inizio dell’avventura vera e propria, ovvero quella dei cinque ragazzi, un po’ troppo curiosi, Alex e Brad, suo fratello, Julia, la sua fidanzata, che a sua volta ha un fratello di nome Conrad, e Fliss la capitana a capo della barca che li porterà sui luoghi dei relitti.
Dopo il riassunto delle puntate precedenti, in che cosa consiste dunque il vero motivo di questa ennesima prova, vicina temporalmente all’uscita del gioco?
Il multiplayer.
Nessuno si sarebbe aspettato di trovare il multigiocatore in un gioco di questo tipo. Di solito quando si pone la narrativa al centro di tutto è difficile che ad accompagnarla ci sia la parola multiplayer. Man of Medan supera i clichè di questo circolo vizioso e prova a scardinare i ranghi con un sistema efficace che abbiamo avuto modo di toccare con mano. Anche perché non è presente in una singola modalità, ma ben due. La prima è una cooperativa a due giocatori, mentre la seconda è una couch-coop fino a 5.
Nel caso della cooperativa online, Man of Medan mette nelle mani di ciascun giocatore certi personaggi, e sostanzialmente divide in due gli oneri dell’avventura singola.
La narrazione separa in più di un’occasione il quintetto e ciò aiuta lo svolgimento della suddivisione delle parti nelle mani dei singoli. Per esempio una sezione con Alex e Giulia, ambientata durante un’immersione non verrà vissuta da entrambi i giocatori; l’altro sarà sulla barca a sviluppare il rapporto tra Fliss e Comrad. Entrambi saranno poi all’oscuro delle scelte dell’altro, se non per piccoli segnali come il puntamento degli occhi durante un’attesa o l’effettivo compimento nei tempi stabiliti di un QTE.
Se il gioco con le sue variabili è l’unica incognita del gioco singleplayer questa modalità introduce il secondo giocatore come ulteriore elemento di sorpresa, aumentando se possibile la natura ansiogena del prodotto. L’unico contraltare sono i piccoli momenti di attesa che si verificano tra le scelte parallele e che rallentano, anche se in maniera accettabile, l’esperienza di gioco. Sale anche il fattore rigiocabilità, con i salvataggi che saranno divisi per ogni singola coppia di giocatori e si potranno avviare partite diverse con altrettanti amici e possibili finali.
Ulteriore aggiunta al pacchetto che aspettavamo è la Movie Night Mode. Si tratta di una modalità multigiocatore locale in cui la storia si sviluppa come in single player, ma il gioco detta i ritmi di scambio del pad (ne viene richiesto uno solo), così che ognuno possa dire la sua di tanto in tanto, e vedere lo svolgimento dell’avventura da spettatore nel resto del tempo. Un escamotage vincente per aiutare anche i più timorosi a giocare in compagnia il titolo. Se ci pensiamo bene, la modalità non è molto dissimile dal giocare scambiandosi il pad come si faceva una volta, semplicemente in questo caso è il gioco che detta i tempi, per evitare che nessuno rimanga fuori dal giro.
A livello tecnico Man of Medan è una chiara evoluzione di quanto raggiunto dai SuperMassive in Until Dawn. Non viene nascosta l’inclinazione del team a ricercare la massima fedeltà delle animazioni e, in generale, uno spiccato fotorealismo degli ambienti e dei personaggi. Come contraltare non possiamo non notare una legnosità di alcuni raccordi e una certa ingessatura di alcuni tra un’animazione e l’altra, sia nei movimenti corporei sia nelle espressioni facciali. Per il momento è un compromesso assolutamente accettabile, anche perché le basi dei modelli che vengono messe in gioco sono di una qualità tale da poter spingere il progetto ben oltre i limiti generazionali.
+ Le due modalità sembrano disegnate a pennello sul gioco
Man of Medan è il primo capitolo della Dark Picture Anthology e come tale vuole fissare uno standard qualitativo e di contenuti di tutto rispetto, che possa inquadrare i Supermassive all’interno di una nicchia di genere dalla consolidata qualità. Non manca praticamente nulla al progetto e, con l’arrivo del multigiocatore e della sua efficacia, possiamo dire che ci siano i margini per un nuovo standard nel sottobosco dei generi “narrativi”.
Voto Recensione di Man of Medan, il multiplayer che non ti aspetti - Recensione
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